6. Ferite

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Il lunedì sono seduto in fondo al pullman deserto, ampiamente in anticipo perché non ricordo l'orario di partenza, le cuffie nelle orecchie sparate al volume massimo e il cappuccio della felpa tirato fino sugli occhi. L'aria del mattino è già frizzante, tipicamente autunnale, anche se poi, durante il giorno, il sole la scalderà anche troppo.

Ho trascorso la domenica ad aiutare mia madre con il trasloco, cosa che, temo, ci impegnerà per i prossimi dodicimila fine settimana. Non ho voglia di tornare a scuola. Il rientro è comunque un trauma, figurarsi un paese nuovo, una scuola nuova e tutto il resto. Con tutto il resto intendo Chri, naturalmente. Ed Elena. Già, Elena. Il fatto è che mi è simpatica, mi conforta sapere di avere qualche viso amico in classe. Certo, ci sono anche Luca, Luigi, Carola e Alex ma con loro, ancora, non ho avuto modo di parlare molto. Ma proprio me doveva scegliere per fare ingelosire il suo ragazzo?
Devo dire che la capisco, lui non deve essere particolarmente rassicurante come compagno. Senza contare quello che mi ha detto sabato in spiaggia.

Cerco di distrarmi dai pensieri che mi saltano in testa, immaginando noi due soli sulla sabbia e mi volto verso i finestrini. Il panorama è incredibile, con il mare che brilla nella luce del primo mattino. In fondo, riesco a vedere l'isoletta del faro che ho notato sabato mattina, mentre facevo il bagno. Strano non averlo visto la notte del falò. È proprio al centro della baia e si scorge da tutto il litorale. L'unica spiegazione è che fosse spento.

«Affascinante, vero?»
Mi volto e sorrido a Elena che si siede accanto a me.

«È in disuso?» Chiedo.

«Sì, è abbandonato da più di cent'anni. Pare che fosse lì perché la marea allaga spesso l'isoletta d'inverno e, con il mare mosso, gli spostamenti non sono affatto sicuri. Nel tempo, poi, il traffico marittimo si è modificato, quindi non era più necessario un faro in quel punto della baia. Così hanno trasferito il vero faro nell'entroterra. Questa è la versione ufficiale.»

La frase rimane sospesa, quasi a lasciar intendere che ce ne potrebbero essere altre, magari più intriganti.

«E lo lasciano così, a marcire?» Si stringe nelle spalle.

«Il comune parla da anni di raccogliere fondi per ristrutturarlo e renderlo un bene di interesse culturale. Volevano farci una specie di museo. Purtroppo, i fondi non si trovano mai e le pratiche restano insabbiate. Per ora è una meta per i turisti che amano il mistero.»

Assume un'aria cospiratoria e abbassa la voce. «In realtà girano voci. Pare che sia maledetto.»

Poi ride, probabilmente notando la mia espressione. Sorrido anch'io.

«Comunque,» continua «se ti interessa devi chiedere a Chri. Lui adora la storia di questo posto e il faro in particolare. E odia tutti quelli che noleggiano un gommone e vanno a imbrattarlo con i loro pennarelli e la loro spazzatura» Annuisco, cercando di nascondere l'eccitazione al pensiero di avere un argomento per rivolgergli la parola.

Sono proprio uno sfigato. «Magari lo farò,» butto lì con noncuranza e il tono mi sembra sufficientemente neutro.

Alla fermata successiva, sale un gruppetto di ragazzi più o meno della mia età. Riconosco immediatamente il passo sciolto, lo sguardo scazzato, i vestiti e i capelli di chi osa sfidare l'autorità. Non sono alla moda come quelli dei figli di papà di città, con tutte le marche giuste e il modo corretto di portare il pantalone appena sotto l'orlo degli slip, la caviglia scoperta ad arte, ma il messaggio è lo stesso. Una rasata azzardata, un tatuaggio vistoso, un piercing un po' più audace. Si muovono come se il mondo fosse loro, urtando qualsiasi cosa sul proprio cammino, apparentemente incuranti di tutto. Istintivamente, abbasso lo sguardo sul mio smartphone, fingendo di non averli notati. Se attiro la loro attenzione è la fine. So come funzionano queste cose, me lo ricordo bene. Sono "quello nuovo" e pure frocio, se non bastasse. Anche se non sono in prima, rappresento comunque un bersaglio allettante e succoso. Meglio stare alla larga. Non ho nessuna voglia di rotture di palle. Non di nuovo, non qui.

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