36. Ridere per il resto della vita

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Adesso che è calato il buio e si è alzata un po’ di foschia, l’atmosfera mette i brividi. Nel tragitto verso il bar mi imbatto in ogni genere di articolo macabro, dagli scheletri appesi agli alberi davanti alle case, alle decine di zucche ghignanti e di tutte le dimensioni, affacciate alle finestre e nei vialetti. Ovunque, bambini che passeggiano vestiti da vampiri e fantasmi, con cesti colmi di dolci.

Arrivo praticamente senza fiato, perché sono consapevole di essere in ritardo e temo l’ira di Elena. Anche il bar sfoggia le decorazioni tipiche della serata: zucche, scheletri, ragnatele appese al soffitto e luci soffuse. Persino Giulia è mascherata. Porta un grande cappello a punta e una tunica di raso nero. Ha il viso truccatissimo e una parrucca nera lunga fino a metà schiena. Ci sono già tutti, manca soltanto Chri.

Al solito tavolo, un Alex in versione Freddy Krueger, un Michael Myers, sotto la cui maschera sospetto celarsi Luca e l’assassino di Scary Movie (quello con la faccia da fattone, non quello di Scream) che non può essere che Luigi. Cosmery è una strega, Serena è Regan dell’Esorcista con tanto di camicia da notte, lenti a contatto verde vomito e polsi legati con le corde, mentre Carola è Samara di The Ring. Un bel gruppetto davvero.

«Carini, ragazzi. Dov’è Elena?»

«È in bagno a truccarsi,» mi informa Cosmery. «Dice di raggiungerla, così trucca anche te.»

È indubbiamente più gentile dal nostro ultimo scambio di battute. Non infierisco, ho già avuto la mia vendetta. Con certa gente bisogna essere un po’ stronzi, per farsi rispettare.

«Vai, muoviti, che appena arriva Chri andiamo,» mi dice Luigi, alzandosi la maschera per un attimo. Mi chiedo come facciano a tenerla addosso tutto questo tempo. Forse cercano di entrare nella parte.

Comunque un po’ li capisco, questi psicopatici nei film horror. Jason Voorhees, Mike Myers, Pennywise, il clown di It. Dopo un’ora con quella roba in faccia, penso che passerei anch’io il resto della serata ad accoltellare gente per la disperazione. Passando, faccio un cenno a Giulia che mi sorride da dietro il banco.

«Ehi,» esclama «dov’è il tuo costume?»

«Vado a metterlo,» la rassicuro, indicando lo zaino che porto sulle spalle. Annuisce, soddisfatta.

«Elena?» Chiamo, bussando alla porta del bagno.

«Entra, Matti, muoviti. Dai, che il tuo è un trucco lungo.»

«Ma è il bagno delle ragazze,» le faccio notare, facendo una smorfia, mentre mi affaccio. Lei alza un sopracciglio e si mette le mani sui fianchi.

«E allora? Vedi la fila, qui fuori? E poi, non penso che ne approfitteresti.» Mi fa un sorrisino.

Il vestito bianco le lascia le spalle scoperte e una lunga gonna crea la coda dietro di lei. È ingiallito e sporcato ad arte in alcuni punti. Terra e sangue. Il suo viso ha il pallore della morte e gli occhi truccati di nero sono segnati da profonde ombre. Le sue labbra sono rosso ciliegia, porta guanti lunghi fino al gomito che devono essere stati bianchi, ma che ora sono macchiati di grigio e lacerati in più punti. I suoi lunghi capelli sono raccolti con un effetto spettinato che fa molto punk.

«Sei bellissima, Elena,» dico, sinceramente colpito.

«Sei in ritardo, anche se cerchi di comprarmi con i tuoi complimenti,» mi ammonisce agitando un dito. Scuoto la testa, ridendo.

«No, lo penso sul serio.» A quel punto sorride, timida.

«Davvero?» Annuisco con decisione «potrei quasi farci un pensierino.»
Ride e mi dà una gomitata nelle costole.

«Dai, vieni. Spalmati questa roba in faccia mentre io finisco di truccarmi. Uniformemente, mi raccomando.» Eseguo gli ordini.

«Sembra colla. Mi appiccica tutta la faccia.»

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⏰ Last updated: May 16 ⏰

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Universo Dentro - Zenzonelli VersionWhere stories live. Discover now