13. Gelosia

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Il giorno dopo, sul pullman, Elena è carina e sorridente, come al solito, ma non accenna al nostro intermezzo. Mi sento sollevato ed entro a scuola pesando una tonnellata in meno, anche se so che sarà solo una questione di tempo.

Chri è già seduto al suo posto. Bene, penso. Oggi non è in ritardo. Però, mi avvicino al banco e lui non alza nemmeno la testa. Lo guardo meglio, non mi sembra ci siano nuovi lividi. Sono felice, ma il suo atteggiamento mi delude un po’. Chissà perché, dopo il pomeriggio da me, pensavo che sarebbe stato più amichevole. Un saluto, qualche parola, un sorriso. Non che arrivasse a chiamarmi per nome o a darmi pacche sulle spalle come agli altri però...

Mi siedo e inspiro a fondo per farmi coraggio.

«Ciao,» tento, esaminandolo di sottecchi per captare qualche indizio che mi chiarisca le ragioni del suo umore.

«L’hai lasciato da me, ieri,» gli comunico, mentre poso il suo quaderno di matematica sul banco.

Non si volta nemmeno. Alza il mento in quello che mi sforzo di interpretare come un cenno di ringraziamento, ma non risponde. Stringo la mascella, deluso.

Intanto, arriva Elena. «Ciao Chri,» lo saluta allegra.

«Ciao,» borbotta senza guardarla, la voce spenta. Lei si mordicchia il labbro, turbata, ma è solo un attimo.

Sta già sorridendo di nuovo quando si volta verso di me. «Ehi, Matti, che fai sabato sera?» Mi chiede.

Finalmente Chri alza lo sguardo. Lo sposta da Elena a me, incredulo. Io divento di pietra. «Non lo so,» riesco a dire «non ho grossi impegni qui, conosco solo voi.»

«Appunto, quindi sei prenotato,» mi informa con un sorriso appiccicoso e si allontana.

Non ho idea di cosa le sia saltato in mente. Mi chiedo perché non me l’abbia chiesto in pullman, da soli. Ma, di fronte allo sguardo ferito di Chri, mi viene un sospetto. Se voleva farlo ingelosire, questa volta ci è decisamente riuscita.

Certo che è proprio pazzo, prima mi spinge tra le sue braccia e poi si incazza. E più fa così, più mi piace, maledizione. Non sopporto l’idea che sia geloso di lei, ma tollero ancora meno il pensiero che ce l’abbia con me.

«Non è come pensi,» sussurro «per niente.»

Si mette sulla difensiva, «Perché, cosa credi che pensi?»

«Tra me ed Elena non c’è nulla.»

«È un piccolo paese. Lo so che vi siete baciati, è inutile che lo neghi.» Mi acciglio. Decisamente le voci girano.

«Senti, non…» inizio, ma mi interrompe con un gesto.

«Non ho tempo per queste stronzate. Ti ho detto che non me ne frega un cazzo, okay?»

«Lei vuole solo farti ingelosire, Chri» insisto, cercando di sembrare convincente, ma sono confuso anch’io.

Sembrava sincera, ieri, quando mi diceva che non c’è nulla tra loro, ci ho quasi creduto. Adesso, però, non so più cosa pensare. E a dirla tutta non me ne importa niente. La sola cosa che voglio è che lui torni a sorridermi come ieri. Chi se ne frega, di Elena. Voglio solo piacergli, in qualsiasi modo, anche solo come amico. Mi sta bene comunque. L’importante è che non mi odi. Ed Elena, con i suoi giochetti di merda, lo sta allontanando di nuovo.

Fa un mezzo sorriso, ma non c’è allegria nei suoi occhi. «Senti,» esordisce con falsa pazienza «te l’ho già detto e te lo ripeto, perché evidentemente non sono stato chiaro: te la puoi scopare, te la puoi pure sposare. Basta che la finisci di rompermi le palle. Non me ne frega un cazzo. Un cazzo, capito? Né di lei, né di te. E adesso stai zitto perché ho un fottuto mal di testa e la tua voce insopportabile mi dà sui nervi.» Sbatte il libro di matematica sul banco e mi volta le spalle.

All’intervallo, prendo Elena da una parte. La trascino letteralmente via dalle sue amiche. «Perché hai fatto quella piazzata davanti a Chri?» L’aggredisco. Sono incazzato, e si vede.

Lei cade dalle nuvole. «Di cosa parli?»

«Di sabato.» Improvvisamente, sembra capire.

«Guarda che non è come credi. Si esce tutto il gruppo, non siamo mica solo io e te.» Adesso sono imbarazzato, perché avevo capito tutt’altro.

Ma non sono il solo, a quanto pare. «Beh, non è quello che crede lui.»

Elena sorride. «Matti, dammi retta, ti fai troppi problemi. Che ti ha detto?»

«Che non gliene frega un cazzo.» Che possiamo fare quello che vogliamo, sto per aggiungere. Ma lo tengo per me.

Lei sposta la testa di lato e sorride. «Quindi?»

«Quindi cosa? Mi ha trattato malissimo. È ovvio che sia incazzato.»

Elena ride. «È di Chri che stiamo parlando?» Mi chiede, retorica «quando mai è gentile?»

In effetti. Che mi sia fatto una valanga di viaggi, come al solito? Possibile? Scuoto la testa, confuso. «Forse hai ragione.»

«Non capisco perché ti importa tanto di lui,» commenta, pensierosa.

La guardo, ammutolito. Merda. Sento la faccia bollente e le mani fradice. Deglutisco. Lei si acciglia e mi fissa a lungo, ma poi sorride di nuovo. «Ci vediamo, Matti,» mi liquida.

E mi molla lì, in piedi in mezzo all’atrio come un cretino. Lui è pazzo e io sono irrimediabilmente fregato.

Universo Dentro - Zenzonelli VersionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora