9. Geroglifici

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«Mamma? Sono a casa!» Nessuna risposta.

Dal piano di sopra provengono le note di Sally di Vasco, sparata a un volume imbarazzante. Almeno si autogestisce e non mi chiede di suonargliela per l’ennesima volta. La verità è che mi diverto di brutto a prenderla in giro, ma non mi dispiace cantarla per lei. Non sopporto Vasco, ma devo ammettere che questa canzone ha una magia speciale. Immagino quante volte l’abbia fatta ripartire, convinta che nessuno la sentisse, e sorrido tra me. Le somiglia così tanto. Ovviamente, a lei questo non lo direi mai. Ho una reputazione da difendere.

Afferro una mela in cucina e salgo gli scalini a due a due. È in bagno, i capelli raccolti in un asciugamano rosa che fa pendant con l’accappatoio, avvolta in una nuvola di vapore. Quando mi vede, mette in pausa la canzone e mi sorride smarrita. La musica fa questo effetto anche a lei.

«Ciao tesoro, sei già tornato?»

«Già? Mamma, sono le sette. Avrei anche fame.»

«Ah giusto, puoi ordinare una pizza, per favore? Io esco. Sono già in ritardo.» Alzo un sopracciglio, perplesso.

In città, mamma non usciva mai. Anzi, la cosa si faceva pure fastidiosa, alle volte, perché non avevo un minuto di privacy. E ora, dopo nemmeno due giorni dall’arrivo, con tutte le scatole ancora da svuotare, lei mi chiede di ordinare una pizza e si mette pure il profumo che le ho regalato per Natale?

«Che c’è? Tu sei uscito la prima sera. Si vede che l’aria, qui, è festaiola. Esco con la mia collega e qualche sua amica. Una serata tra donne, sai.» E ridacchia un po’ impacciata.

Era troppo tempo che non la vedevo così allegra. Il lavoro che faceva in città le succhiava via la vita. Non era mai uscita una sola volta con le colleghe dell’ufficio. La biblioteca le fa già bene, dopo soltanto un giorno. Soffoco una risatina e penso già a cosa mettere sulla pizza. Cerco su Google il numero di una pizzeria con consegna a domicilio in zona (non che ce ne siano molte), mentre ascolto la voce della mamma che canticchia, correndo da una stanza all’altra e sventrando scatoloni. Una gonna di qua, una camicetta di là.

«Matti, ti ricordi dove ho messo le scarpe rosse?»

«Ma che ne so, mamma, ne hai novantotto paia! Mettiti quelle che capitano!» Le scarpe rosse? Addirittura?

«Uffa quanto sei noioso! Noioso e inutile! Quanto darei per avere una figlia femmina!»
Sei ancora in tempo, penso, ma l’idea della mamma in atteggiamenti intimi con un uomo, mi risulta decisamente nauseante.

Mi scrollo il pensiero di dosso e digito il numero. Quando scende le scale è letteralmente radiosa. Era una vita che non si truccava.

Sally è una donna che non ha più voglia di fare la guerra

«Ciao figlio!» Mi dice, baciandomi sulla fronte.

«Ciao madre,» rispondo, con finta aria di superiorità. «Non fare tardi, eh?»

«Va bene papà.» Poi, più seria «sicuro che non ti dispiaccia restare solo?»

«Scherzi? Ho diciassette anni. Non vedo l’ora di restare solo!» Lei ride e se ne va. Dopo un minuto, fa capolino dalla porta.

«Dimenticato qualcosa?»

«Volevo dirti che scherzavo sulla figlia femmina.» Rido.

«Lo so. Vi sareste già cavate gli occhi.»

Passa quasi un’ora e mezza prima che suoni il campanello. La gente di mare se la prende comoda. È vero che c’è una sola pizzeria con consegna a domicilio per chilometri di costa, però sono abituato a tempistiche decisamente diverse. Sono stravaccato sul divano a guardare una vecchia puntata di Will & Grace in streaming, quella in cui Jack si chiede quando vedrà due gay baciarsi in tv e Will gli risolve il dubbio baciandolo davanti alle telecamere della NBC. Un capolavoro.

Universo Dentro - Zenzonelli VersionKde žijí příběhy. Začni objevovat