7. Qualcosa in cambio

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In classe l’insegnante fa l’appello, ma Chri non è ancora arrivato. Mi muovo cercando invano una posizione comoda sulla sedia dell’ultimo banco, che sono riuscito ad accaparrarmi grazie a una fortuna sfacciata. Il posto accanto al mio, solitamente molto ambito, è deserto perché sono nuovo e tutti hanno già fatto coppia. Il fatto che sia il solo rimasto vuoto mi fa sperare e mi spaventa a morte allo stesso tempo.

Temevo che Elena mi chiedesse di sedersi accanto a me, ma grazie al cielo è in banco con Serena. Anche gli altri del gruppo sono accoppiati: Luigi con Alex e Luca con un altro ragazzo che non ho mai visto. Probabilmente uno che non abita a P. ma in uno dei paesini vicini. Arriva il mio nome e la prof mi rivolge un ampio sorriso.

«Benvenuto Mattia,» mi accoglie. Mi limito a rispondere al sorriso, senza perdere di vista la porta, che resta chiusa. L’appello finisce e inizia la lezione, ma di Chri nessuna traccia.

«A che punto sei con la matematica?» Mi chiede.

«Me la cavo,» rispondo, sperando che non voglia verificare. Invece, mi chiama alla lavagna.

«Non preoccuparti, mi serve soltanto per stabilire il livello. Vorrei capire se ricordate bene il programma dell’anno scorso, prima di partire con quello di quarta.» E mentre lo dice rivolge un’occhiata severa a tutta la classe.

Dalle espressioni smarrite dei miei compagni, deduco che la matematica non deve essere stata recepita granché. Mi alzo e mi dirigo alla lavagna, prendo un gesso e scrivo quello che mi viene dettato. Un’equazione piuttosto semplice; la risolvo senza problemi. La prof sorride e mi sento scioccamente sollevato. Proprio mentre sto per tornare al mio posto, qualcuno bussa alla porta, che si apre senza attendere risposta. Il bidello. Dietro di lui Chri, con la sua solita espressione impassibile.

«Oh, Christian! Ben arrivato!» Il sarcasmo nella voce dell’insegnante è evidente. «Sei in ritardo di quasi mezz’ora già il primo giorno di scuola. Mi auguro che non succeda più. Soltanto perché sei maggiorenne e puoi firmarti le giustificazioni da solo, non significa che tu possa prendertela più comoda rispetto ai tuoi compagni.»

«Mi scusi. Non succederà più.» Non sembra pentito, ma la prof non ci fa caso.

«Va bene, vai al posto. Puoi sederti laggiù, accanto a Mattia, il nuovo compagno.» Chri mi lancia una delle sue interminabili occhiate, ma non cambia espressione. Almeno così mi sembra, ma non posso saperlo con certezza perché indossa i soliti occhiali scuri.

Senza ribattere, si dirige verso il mio banco, getta lo zaino a terra e si stravacca sulla sedia. Lo prendo come un buon segno. Intanto, le mie mani iniziano a sudare.

«Mi piacerebbe che sedessi composto. Sei a scuola, non al cinema. E visto che questa mattina ti sei riposato, vieni pure alla lavagna.»

Si alza e si avvia verso la cattedra, ma la prof lo ferma con un gesto della mano, una nota di esasperazione nella voce.

«Christian, per favore, togliti quegli occhiali da sole. Dove credi di essere, in spiaggia?» Ubbidisce in silenzio, mentre la classe lo osserva senza fiatare.

Alla lavagna non fa una gran figura. Lei, però, non infierisce e lo manda al posto. Quando alla fine si siede di nuovo accanto a me, il suo odore mi investe. Shampoo misto a pelle e sigaretta. Sarà un lungo anno. Alla fine della lezione, quando tutti sono in corridoio per il cambio d’ora, la prof chiama Chri alla cattedra. Resto al mio banco, fingendo di leggere. Parlano a voce molto bassa, riesco a malapena a sentire quello che si dicono.

«Sono molto in pensiero per te. C’è qualcuno che può darti qualche ripetizione?»

Scuote la testa. «Non posso permettermelo.»

«Capisco, ma purtroppo hai grosse lacune. So che sei molto bravo in altre materie. Inglese, per esempio. Letteratura, Storia. Avevi quasi il massimo dei voti, l’anno scorso. E so anche che lavori. La sera, vero?» Chri annuisce e lei accenna un sorriso.

«Ma devi fare in modo di recuperare le basi di terza o non riuscirai mai a seguire il programma di quest’anno.» Mi fa un cenno «Mattia puoi venire qui un secondo, per favore?»

Mi alzo e li raggiungo alla cattedra. «Sì?»

«Vi conoscete già, voi due?» È Chri a risponderle.

«Sì, abitiamo nello stesso paese.» Dal tono che usa, non si direbbe che la cosa sia per lui fonte di entusiasmo sfrenato.

«Appunto. E il caso vuole che siate in banco insieme. Il fatto è che Mattia è molto portato per la materia e mi sembra che abbia solide basi. Mi chiedo se avresti voglia e tempo di spiegare qualcosa a Christian» conclude, rivolgendosi a me.

«Certo, nessun problema,» replico, forse appena troppo in fretta. Azzardo un’occhiata furtiva a Chri, per capire se la cosa gli può andare bene, ma il suo viso, come sempre, è indecifrabile.

«Okay,» dice, semplicemente «grazie, allora.»

«Benissimo, ragazzi. Spero che la vostra collaborazione porti dei frutti.» Raccoglie le sue cose ed esce dall’aula.

Chri ed io restiamo per un po’ lì, in silenzio. Vorrei aggiungere qualcosa, ma non so se lui vuole farlo davvero o se l’ha detto soltanto per accontentare la prof.

«Non lo devi fare per forza, Metropoli,» dice, senza guardarmi.

«Nessun problema.»

«Questo l’hai già detto.» Sorride e pianta gli occhi nei miei. Inizio a sciogliermi, spero non si veda.

Mi stringo nelle spalle. «Lo so. Ma non lo faccio per niente. Conto su qualcosa in cambio.»

Chri si acciglia e una strana luce si accende nei suoi occhi. Cerco di ignorarla e proseguo: «mi dicono che sei un esperto della storia del faro. Mi piacerebbe che mi raccontassi qualcosa.»

Il suo viso si illumina, per la prima volta da quando lo conosco. «Ti interessa il faro?»

«Un po’,» dico con un’alzata di spalle.

Chri ride, sarcastico. «Il faro o ti interessa o non ti interessa. Non può interessarti “un po’”.»

«E perché?»

«Perché è una storia maledetta. E da quando la conosci, ne fai parte. Sei disposto a correre il rischio?»

Assume un tono solenne, ma si vede che sta scherzando e comincio a sperare che, magari, si nasconda una creatura socievole dietro quella maschera da serial killer.

«Sì,» mi limito a dire, mentre osservo la sua bocca curvarsi in un sorriso.

Universo Dentro - Zenzonelli VersionWhere stories live. Discover now