18. Fari, marinai e fantasmi

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Entro in classe praticamente in stato catatonico. Mi siedo e non ho nemmeno la forza di sorridere a Chri, che mi scruta a lungo prima di voltarsi di nuovo.

«Pare che tu abbia fatto le ore piccole,» sussurra, sporgendosi appena verso di me, gli occhi fissi sulla lavagna.

«Quel diario è una figata,» rispondo.

«Sei andato avanti?»

«L’ho finito.»

«L’hai letto tutto?» Mi guarda colpito e io provo una punta di orgoglio. Annuisco di nuovo.

«Alla faccia di chi stava praticamente per mollare a metà!»

«Lo ammetto, da un certo punto in poi non riuscivo a smettere. Non nego di aver saltato qualche guasto al bruciatore e qualche ricetta di pesce in umido, però.»

Lui ride «aspetta di vedere il faro, allora.» Alzo gli occhi su di lui. Di colpo mi è passato il sonno.

«Mi ci porteresti?» Chiedo, speranzoso.

Chri sorride. «Certo. Ti va domani? È sabato, la sera non lavoro per via della festa e se saltiamo la scuola abbiamo tutto il giorno. La traversata è un po’ lunga e faticosa, devo avere il tempo di riprendermi un po’, prima di rifarla all’indietro.» Il cuore inizia a battere forte.

Inviterà anche gli altri, mi dico. È impossibile che lo chieda solo a me. «Okay,» dico, sperando che il casino che ho dentro non si noti.

Mentre l’insegnante della prima ora si siede e inizia l’appello, Chri si sporge di nuovo verso di me. «Ehi Metropoli, mi raccomando. Che resti tra noi.» Deglutisco a vuoto.

Le parole mi si sono incollate in gola. Fingo che sia perché non voglio farmi beccare a chiacchierare e mi limito ad annuire. Il segreto mi accompagnerà nella tomba, lo giuro.

All’intervallo sono talmente distrutto che non mi alzo dalla sedia. Resto lì, con il mento appoggiato alla mano e fingo di leggere un romanzo tascabile. In realtà, non so neanche di cosa parli. Nella mia testa si susseguono immagini confuse di fari, marinai e fantasmi. E altre scene più allettanti che coinvolgono Chri con pochissimi vestiti addosso. L’idea di noi due, soli, su uno scoglio sperduto in mezzo al mare, è così eccitante che io stesso non avrei osato inventare di meglio.

Mi si avvicina Elena e non me ne accorgo neanche. «Che hai fatto, Matti? Sembri uno zombie!» Alzo gli occhi a fatica dalle pagine. Le palpebre sono molto pesanti.

«Sono stato in piedi a leggere,» rispondo, sperando che se ne vada.

Si siede accanto a me. «Doveva essere un libro interessante.» Mi stropiccio gli occhi e sbadiglio.

«Molto.» Intanto, arriva Chri, di ritorno dal cortile. Odora leggermente di sigaretta, ma non è fastidioso. Anzi.

«Posso riavere il mio posto, Elena?» Le chiede con una punta di ironia, ma il tono è gentile. È di buonumore.

Lei si alza «okay, ragazzi, vi lascio soli,» dice. Mi sembra di avvertire una nota di malizia nella sua voce e giurerei di vedere Chri arrossire appena e lanciarle un’occhiata strana.

Ho il sospetto che lei abbia capito qualcosa, ma ho così sonno che le mie percezioni non sono per niente affidabili. E poi, al momento, non ho nemmeno la forza di preoccuparmene.

«È meglio che ti fai un sonnellino oggi,» mi suggerisce senza guardarmi «saltiamo la matematica.»

Scuoto la testa. «No, no ci sono. Super caffè e mi riprendo. Promesso. Abbiamo saltato anche ieri.» Un’ombra passa sul suo viso.

Universo Dentro - Zenzonelli VersionWhere stories live. Discover now