10. Riconoscenza

155 26 9
                                    

Etnia aggrottò la fronte le sfuggì un sorriso. -Ti pare?- ripeté -Ma come, non ne sei sicuro?-.
Il ragazzo alzò le spalle, ed il suo volto restò impassibile. -Nessuno mi chiama mai per nome- rispose. Tornò ad abbassare a terra lo sguardo, con aria pensierosa; adesso aveva le dita delle mani intrecciate tra loro, in un pugno stretto.
La stanza fu avvolta nuovamente nel silenzio, mentre lei rimase immobile a guadarlo. Sentiva di essere a buon punto; forse se avesse continuato a parlargli, sarebbe riuscita ad instaurare un qualsiasi tipo di rapporto che le avrebbe permesso di salvarsi la pelle. Non sperava certo di diventare sua amica o qualcosa del genere, ma contava almeno sul fatto di poter far nascere in lui della compassione.
Il Trivial rimase immobile a lungo, con gli occhi fissi sul pavimento e la testa bassa; poi, all'improvviso, alzò lo sguardo. Il suono di una voce provenne dal corridoio oltre la porta chiusa.
-Cercate anche da quella parte, muovetevi!-.
Il suo sguardo si rivolse alla ragazza per un brevissimo istante, poi scattò in piedi con un balzo. -È il mio momento!- esclamò allargando un ampio sorriso.
-Aspetta!- disse lei, portando avanti entrambe le braccia -Ti prego non portarmi da lui! Mi ucciderà!-. Il Trivial tuttavia non diede alcuna importanza a quelle suppliche; le si avvicinò velocemente, e la afferrò bruscamente per le spalle alzandola da terra con una forza che poco si addiceva alle sue dimensioni. La ragazza iniziò a divincolarsi ma non poté gridare, per evitare di attirare l'attenzione di coloro che la stavano cercando. Poté soltanto impegnare tutte le sue forze nel tentativo di liberarsi dalla presa; tentativo che si rivelò assolutamente inutile.
Il Trivial la afferrò per i capelli con la mano sinistra, mentre teneva la destra avvolta attorno al suo busto, bloccandola contro di sé.
-Ti prego non farlo...- farfugliò Etnia, già esausta, cessando improvvisamente di muoversi -Non farlo...-.
Lui, tuttavia, non la ascoltò neppure questa volta; iniziò a spingerla avanti, costringendola a camminare in direzione della porta, senza mai liberarla dalla presa. -Mi sarà riconoscente..- sussurrava, mentre la spingeva -Lui mi sarà riconoscente-.
Giunti ormai davanti alla porta, si liberò una mano per poter rimuovere la spranga di ferro che bloccava la porta, mentre con l'altra continuava a tenere Etnia bloccata.
La spranga fu sganciata, e cadendo a terra causò un rumore acuto ed assordante che si propagò nell'ambiente. Il Trivial aprì la porta con un gesto deciso, e spinse fuori per prima la ragazza. Nel momento in cui Etnia varcò la soglia, ancora bloccata dalle braccia di lui, sentì che ogni speranza era andata persa.
Le pareva già di sentirsi addosso le mani di tutti gli altri. Fu un sollievo immenso per lei notificare che, invece, il corridoio era vuoto da entrambi i lati; il gruppo doveva essere già passato oltre.
Anche il ragazzo sembrò esserne stupito, a giudicare dal modo in cui si voltava a destra e sinistra in cerca dei suoi compagni. Lo fece un paio di volte, poi rivolse la sua attenzione alla porta che conduceva all'esterno. -Anche meglio- disse -Ti consegnerò a lui direttamente-.
Riprese a camminare ancora più velocemente, ignorando le suppliche della ragazza che ormai, esausta, aveva del tutto smesso di agitarsi. Ormai era più che sufficiente un solo braccio per bloccarla, mentre usando l'altro poté aprire facilmente la porta e gettarsi sotto ai raggi scottanti del sole.
La sabbia brillava ed emanava un calore che pareva potersi percepire persino attraverso le suole delle scarpe. Il Trivial diede uno strattone alla ragazza per invitarla a muoversi, e lei non poté far altro che farsi forza ed avanzare. Si vide condurre dietro al capannone, laddove secondo l'attuale posizione del sole si era creata una grande chiazza d'ombra; e proprio lì, seduto su una sdraia da mare, c'era il capo. Lo stesso uomo ben vestito che aveva già incontrato poco prima. 
-L'ho presa io!- iniziò a gridare il ragazzo, agitando il braccio libero in aria, per attirare la sua attenzione -L'ho presa io!- continuò.
L'uomo, la cui testa adesso era coperta da un grosso cappello bianco, si voltò in loro direzione e notificando la presenza della ragazza si alzò in piedi. Fece un rapido cenno con la mano, per ordinare al Trivial di avvicinarsi.
E così lui fece; spinse Etnia fin davanti alla sdraia. Lei non faceva che guardarsi intorno, esasperata, cercando una qualunque via di fuga da quella situazione pericolosa; inutile dire che non c'era.
-Bene bene bene, che abbiamo qui?- esclamò l'uomo, rivelando una voce profonda e pulita. I suoi occhi pungenti la scrutarono dalla testa ai piedi, ed il suo volto assunse un'espressione di apprezzamento; percorse il profilo del suo corpo, finché non si soffermò sul lato del volto che il Trivial le aveva colpito. Notò la chiazza rossa che vi si era formata, e restò fermo a guardarla per diversi secondi.
Etnia trattenne il fiato, terrorizzata. Si chiedeva se l'intenzione di quell'individuo fosse ucciderla, o qualcosa di ancor peggiore.
L'uomo, dopo aver osservato il suo volto a lungo, si voltò di schiena e recuperò da terra un oggetto che Etnia non riuscì ad identificare, siccome a causa dell'angolazione da cui lo guardava poteva vederne solo una piccola parte.
-Mi sarà garantito l'accesso?- domandò il Trivial rompendo il silenzio che si era creato; il tono della sua voce lasciava trasalire una gioia immensa. Non la smetteva di agitarsi, pur continuando a tenere stretta Etnia; dopotutto, lei era il suo biglietto per lo Halle.
L'uomo dai bei vestiti, tuttavia, non sembrò altrettanto soddisfatto della situazione. L'oggetto che aveva appena raccolto da terra era un tubo di ferro; Etnia poté vederlo, non appena tornò a voltarsi verso di loro.
Nessuno ebbe il tempo di fare niente, perché il colpo arrivò con una rapidità ed una forza assurda.
Colpì il ragazzo, dritto nella nuca. Si udì un colpo sordo, ma non un solo suono uscì dalla sua bocca; si limitò a stringere i denti per sopportare il dolore, ed assumere un'espressione stupefatta.
Un secondo colpo, assestato meglio del primo, lo colpì sulla fronte. Questa volta il ragazzo mollò la presa su Etnia, per coprirsi con entrambe le mani laddove era appena stato colpito.
-Bastardo inutile!- gridò l'uomo -Le hai rovinato la faccia! Doveva essere mia, che cosa me ne faccio adesso?!-. A quel grido seguì un ultimo colpo, che diede il tempo alla ragazza adesso libera di indietreggiare. Tentò di scappar via, ma una mano dell'aggressore la afferrò per il colletto della maglia.
-Dove pensi di andare, puttana?!- sbraitò l'uomo, gettando a terra l'arma per poter afferrare la ragazza con entrambe le mani. Lei tentò ancora una volta di divincolarsi, scoprendo che quella stretta era molto più debole rispetto all'altra; di fatti, premendo le mani sul petto grassoccio dell'uomo riuscì a spingerlo indietro, liberandosi nuovamente. D'istinto gli sferrò un calcio all'altezza delle ginocchia, e balzò indietro in modo da allontanarsi da lui.
Il cuore nel suo petto batteva all'impazzata.
Respirando con affanno volse la sua attenzione al Trivial, e vide che era rimasto ancora immobile nella stessa posizione in cui lo aveva lasciato. Si copriva la testa con entrambe le mani, e guardava in basso. Sembrava un robot spento.
-Nux!- gridò, tentando di attirare la sua attenzione.
Udendo il suo nome, finalmente il ragazzo si voltò seppur lo fece con una lentezza allarmante. C'era un espressione disperata, dipinta sul suo volto. Etnia si disse che non intendeva affatto abbandonarlo lì. Corse verso di lui, e senza pensarci troppo lo afferrò per il polso; dapprima dovette ritrovarsi a tirarlo, poi sentì che lui aveva improvvisamente smesso opporsi, seguendola di sua volontà.
Fu così che entrambi si ritrovarono a scappare senza meta, correndo sulla sabbia scottante.

Trivial حيث تعيش القصص. اكتشف الآن