25. Il villaggio

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Raggiungere quel luogo fu per Nux, ma soprattutto per Etnia, un autentico sollievo. Percorsero le sponde del fiume camminando tra alberi morti ed erbacce che ostruivano il sentiero, finché i loro occhi non poterono scorgere finalmente da vicino i tetti delle case.
Il villaggio non era molto grande; sviluppato proprio davanti ad un piccolo lago, ove le acque del fiume venivano raccolte naturalmente, contava a malapena una decina di abitazioni. Molte di queste parevano essere molto vecchie e malmesse, e questo lasciava presumere che si trattasse di un centro abitato dell'anteguerra, adesso trasformato in un rifugio sicuro per un numero non quantificato di sfollati.
L'atmosfera non era esattamente quella che i due giovani si sarebbero aspettati; una recinzione di legno e pezzi di ferro di recupero circondavano il piccolo villaggio per proteggerlo dai nemici, mentre all'interno molte abitazioni erano danneggiate e riparate alla buona. I tetti presentavano buchi, sui quali era stata sistemata della paglia, e l'atmosfera era nostalgica e silenziosa. Fin troppo silenziosa.
-Ma..- farfugliò Etnia -Siamo sicuri che quì ci abiti qualcuno?-.
Nux non rispose, ma continuò ad avanzare fino a raggiungere un cancello di ferro. Non appena afferrò le sbarre con le mani, una voce proveniente dall'interno lo fece sobbalzare.
-Chi siete voi?-.
Dall'alto di un piccolo fortino, un uomo di mezza età imbracciava un fucile arrugginito puntando la canna proprio verso di loro.
Nux sollevò istintivamente entrambe le braccia in segno di resa e lanciando una rapida occhiata ad Etnia la invitò a fare lo stesso. - Non sparare, stiamo solo cercando un rifugio- disse con un tono di voce sorprendentemente calmo nonostante la situazione. Non c'era da stupirsi, soprattutto perché la morte non sembrava aver mai spaventato quel ragazzo.
Etnia deglutì saliva, pregando dentro di sé che tutto sarebbe andato per il meglio.
-Da dove venite? - chiese ancora l'uomo, aggrottando le sopracciglia.
La ragazza sospirò -Dalla città cel.. -.
-Siamo fuggitivi- la interruppe prontamente Nux.
L'uomo annuì. - Chi vi manda? -.
-Una donna alle rovine ci ha indicato la via- rispose il Trivial, abbassando lentamente le braccia.
Una lunga manciata di secondi precedette la risposta del guardiano, che fece con un braccio cenno di entrare. - Venite, vi diamo da bere-.
Nello sguardo di Etnia si accese una luce non appena ebbe udito quelle parole, e non se lo fece ripetere due volte: seguendo i passi più decisi del fedele compagno, riprese a camminare fino a giungere all'ingresso del villaggio, dove un paio di uomini armati vestiti di stracci li aspettavano con aria sospettosa.
Non appena varcarono l'ingresso si trovarono circondati da una serie di piccole case costruite con legna di fiume e qualche rigiuto, dalle quali spuntavano timidamente alcuni abitanti che li osservavano con timore. Quella gente sembrava molto mansueta, ma semplicemente spaventata da quei due viandanti che non conoscevano. Dovevano aver vissuto esperienze davvero tremende, tanto da essere terrorizzati alla vista di due ragazzi.
Vennero accolti da un uomo anziano con la schiena ricurva che li squadrò entrambi dalla testa ai piedi prima di porgere ad Etnia una borraccia piena d'acqua fresca.
-Un Trivial... - farfugliò tra sé e sé - Interessante-.
La ragazza, esausta ed assetata, si portò la borraccia alla bocca e bevve avidamente. - Come siete giunti fino a quì? - domandò, grattando la barba bianca e incolta.
Nux si lanciò una rapida occhiata attorno.. - Siamo dei fuggitivi, cerchiamo un riparo sicuro- rispose.
L'uomo annuì brevemente, mentre Etnia si staccava la borraccia dalla bocca. - In questo posto sarete al sicuro, ma non possiamo ospitarvi a lungo-.
-Grazie infinite - disse la ragazza, porgendo l'acqua a Nux - Le siamo debitori-.
-Pelle chiara.. - continuò a farugliare il vecchio uomo - Capelli lunghi, bei vestiti... Non sarai mica una cittadina della città celeste? -.
Lei fece per rispondere, ma fu immediatamente messa a tacere da Nux che le toccò il fianco con la mano. - L'ho trovata nel deserto e l'ho portata con me, non ricorda niente-.
Non capiva che motivo ci fosse di mentire; che problema c'era a rivelare la sua provenienza? Avrebbe voluto porre quella domanda, ma si disse che doveva fidarsi di lui: se si comportava un quel modo, di certo un motivo doveva esserci.
-Potete farvi un giro nel villaggio se volete, noi altri siamo molto ospitali- disse ancora il vecchio - Questa sera mangerete con noi-. Fece un passo indietro ed indicò con la mano una delle capanne malmesse che si estendevano a mo di palafitte lungo il lago. - Di solito ospitiamo i viandanti in quella capanna, potete considerarla la vostra casa finché sarete quì-.
I due ragazzi si lanciarono uno sguardo soddisfatto.
-Vi lascio soli, sarete stanchi. Ci vediamo dopo-.
Il vecchio si allontanò senza tornare a voltarsi indietro, e si riunì ad altri abitanti seduti sul bordo di un piccolo porticciolo.
Nux, senza dire niente, si incamminò subito in direzione della capanna che il vecchio aveva indicato. - NON riesco a crederci, sono esausta... - esclamò Etnia, emettendo un lungo sospiro - Spero che ci sia un vero letto in quella capanna-.
Giunti sulla soglia priva di porta entrò per primo il Trivial, trovandosi davanti due piccole stanze: una adibita a gagno, e l'altra munita di una vecchia rete da letto da una piazza e mezza ed un materasso logoro privo di lenzuola. Solo una coperta, ripiegata su sé stessa, era stata sistemata sul comodino accanto al letto.
Anche questa volta il ragazzo rimase in silenzio, ed andò semplicemente a sedersi sul materasso.
-Non è così male- farfugliò la ragazza, trovandosi subito dopo a pensare che forse la sua affermazione era stata fuori luogo. Chissà se ci aveva mai dormito lui, su un letto vero.
-Stai... Bene? - chiese, preoccupata per quel comportamento strano.
Il ragazzo sollevò lievemente lo sguardo ed accennò un sorriso forzato. - Sono solo stanco- disse. Ciò che non diceva, tuttavia, era che in effetti qualcosa non andava. Percepiva uno strano dolore al petto, da quando aveva avuto quegli strani colpi di tosse nel mezzo del deserto.
Etnia annuì. - Posso... Stendermi? Ti spice? - chiese ancora, avvicinandosi.
Nux non disse nulla ma si scanzò di lato per poterle permettere di sdraiarsi. Il suo sguardo era perso nel vuoto, spento.
La ragazza si sistemò sul materasso con non poco imbarazzo; in condizioni normali non lo avrebbe mai fatto, ma nutriva ormai una certa fiducia nei suoi confronti ed inoltre era stanca morta, aveva assolutamente bisogno di recuperare le energie spese in quel folle viaggio. Si distese lungo il materasso e passò una mano dietro alla nuca per sorreggere la testa; fu un sollievo immenso sentir finalmente i muscoli rilassarsi.
Da quella posizione non poté fare a meno di osservare con stupore e tristezza la schiena del Trivial, piena di quelle che sembravano cicatrici causate da una frusta. Ne aveva davvero molte, si accavallavano l'una sull'altra componendo una triste tela, che percorreva tutta la sua schiena pallida come a voler scrivere una triste storia sulla sua pelle.
Era così stremata che dopo pochi minuti, senza neanche rendersene conto, finì per addormentarsi..

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