31. Al Tramonto Della Nostra Vita

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Etnia se ne stava distesa a pancia in su, sopra ad un muretto al perimetro della piccola città. Era stanca, fisicamente e psicologicamente; quel viaggio l'aveva distrutta, ed anche adesso che si trovava in un luogo sicuro non riusciva a darsi pace. Che ne sarebbe stato della sua vita adesso?
Ogni possibilità di ritornare alla città celeste si era infranta, ormai era una fuggitiva, una persona come tante che all'esterno delle mura lotta per la propria sopravvivenza.
Timber le lanciava di tanto in tanto un'occhiata, mentre era intento a giocare a pallone con gli altri ragazzini del covo. Espansivo e simpatico com'era, non ci metteva molto a farsi dei nuovi amici.
Dopo diverse manciate di minuti, Nux raggiunse la ragazza e si sistemò a sedere accanto a lei. Aveva uno sguardo spento, teneva la testa bassa e le mandibole serrate.
Etnia sollevò la schiena e si mise a sua volta seduta, con gli occhi puntati sul tramonto laddove il cielo scompariva dietro ai palazzoni di quella città abbandonata da chissà quanti anni.
-È bello quì... - farfugliò passando le dita tra i capelli.
Il Trivial non rispose ma restò immobile a guardare l'orizzonte, come se la sua mente fosse completamente scollegata dall'ambiente che lo circondava.
Ma una domanda posta dalla ragazza lo riportò immediatamente al presente con violenza.
-Che ti ha detto il medico? -.
Abbassò lo sguardo sulle sue mani, che parevano quelle di un vecchio tanto era stato duro il lavoro al quale era stato costretto in quegli anni, e sospirò lievemente. - È solo tosse, niente di più- disse.
Non le avrebbe mai detto la verità, che senso avrebbe avuto? Niente poteva cambiare la realtà.
La sua vita era quasi giunta alla fine come il sole adesso stava cadendo dietro all'orizzonte; l'unica differenza era che per lui non ci sarebbe mai stata un la nuova alba.
Il breve tempo che aveva vissuto su quella terra era stato solo una grande e dolorosa bugia, e proprio adesso che si era finalmente guadagnato la libertà tanto desiderata si trovava dinnanzi ad una morte inevitabile. Che brutto destino, il suo.
Poggiò delicatamente la testa sulla spalla di Etnia e restarono entrambi immobili, con le facce puntate all'orizzonte, a guardare gli incredibili colori che il sole dipingeva mentre se ne andava via.
La vita di entrambi era cambiata in modo improvviso e radicale, dal momento del loro incontro; e questo adesso li teneva uniti più che mai.
-Sei sicuro..?- sussurrò Etnia, che per niente aveva creduto a quella vaga risposta.
Il Trivial rispose semplicemente di sì, senza mai distaccare lo sguardo dall'orizzonte davanti a lui. Pochi minuti dopo, anche il piccolo Timber raggiunse i suoi compagni, mettendosi a sedere accanto alla sorella. - Guardate che colore!- esultò indicando con un dito il cielo colorato di arancio.
Si rivolse poi agli altri due, allargando un ampio e spensierato sorriso. - Allora ci trasferiamo quì al covo? -.
Etnia restò a guardarlo in silenzio per una manciata di secondi, poi sorrise ed annuì. - Questo è un posto sicuro, e ci sono tante persone come noi. Credo che... Non sarebbe uba brutta idea-.
-Evvai!! - esultò ancora il bambino - Mi sono già fatto tre amichetti- aggiunse.
-Ne sono felice-.
Quando la notte fu scesa, i tre si recarono in una delle capanne e si sistemarono sui letti che erano stati a loro assegnati. Un anziana spiegò loro che se fossero voluti restare, avrebbero dovuto contribuire alle attività del covo facendo ognuno la propria parte per il benessere collettivo.
Etnia ne fu entusiasta: per la prima volta in vita sua avrebbe avuto un compito, e la sua vita avrebbe acquisito un senso anche dopo tutto quello che le era accaduto. Sarebbe stata parte integrante di una piccola società, e sarebbe stata abbastanza occupata da non trovarsi troppo spesso costretta a pensare al suo passato.
-Domani vi sarà spiegato tutto un pò meglio- aggiunse l'anziana, sorridendo.
Nux si mise a riposo in un letto sistemato contro ad un angolo della baracca, con le braccia intrecciate dietro alla nuca e lo sguardo fisso sul soffitto fatto di lamiere. Non riusciva a smettere di pensare alle parole di quel medico, e si chiedeva quanto gli restasse da vivere.
-Buonanotte- disse Etnia, lasciandogli una carezza sulla spalla.

.....

-Quì al covo ognuno svolge un compito preciso-.
Era mattino, il sole splendeva alto nel cielo e gli abitanti del covo erano già tutti svegli; Etnia e Nux furono chiamati a parlare con un individuo che, per quanto riuscirono a comprendere, era un componente della squadra di difesa della città.
-Solitamente le donne si occupano del cibo, della coltivazione anche se abbiamo spazi ristretti e di faccende di questo tipo. Mentre gli uomini- disse voltandosi verso Nux - Solitamente vengono arruolati per la difesa del covo. Non si sa mai cosa può accadere e dobbiamo essere pronti... Inoltre qualche volta organizziamo delle spedizioni per la ricerca di materiali utili-.
Il Trivial annuì senza dire una parola.
-Comunque per il momento siete soltanto nostri ospiti- concluse l'uomo, allargando le braccia. - Fatevi un giro, fate qualche conoscenza, rilassatevi. La vita quì non sarà lussiosa, ma ritengo che sia più che dignitosa-.
Al centro della piccola città costruita con materiali di recupero, vi era allestito un piccolo mercato dove la gente esponeva i propri prodotti in vendita. Verdura, carni, abiti; al covo era stato rimesso a norma il buon vecchio baratto.
Nux si incamminò nel mezzo delle modeste bancarelle, guardandosi intorno con curiosità; quel luogo vantava di una popolazione piuttosto varia: vi erano rifugiati politici, poveracci in cerca di un riparo, ex militari, senzatetto. Ma tutti quanti, nonostante le evidenti diversità, erano dediti alla vita in comunità ed avevano imparato a volersi bene.
Nella profonda misera delle loro vite, rifugiati in quell'ammasso di baracche stretto tra i palazzoni di una città cadente.
-Quanta roba... - commentò Etnia, affascinata dalla varietà della merce esposta. - Possibile che producano tutto quì? -.
Timber teneva ben stretta la mano della sorella, per paura di perdersi tra la folla.
-In effetti è impressionante- commentò Nux. Eppure, nonostante i vari tentativi di distrarsi, non riusciva a togliersi dalla testa il pensiero che tutt quello che stava facendo e tutto quello che stava vedendo, potevano essere le sue ultime esperienze.
Sì disse che avrebbe dovuto godere di ogni istante, fino a che il buio non lo avrebbe portato via.
Era tutto ciò che poteva fare adesso.

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