29.La Metropoli Sopravvive Ancora

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Il viaggio verso la città fu stremante, ma non appena i profili degli abnormi palazzi apparvero all'orizzonte fu come trovare un bellissimo tesoro.
La metropoli abbandonata era di grandi dimensioni; popolata da palazzi e grattacieli ormai ridotti a cumuli di macerie pericolanti, si estendeva per intero chilometri lungo la terra arida del deserto.
Nux fermò il suo passo voltandosi indietro. -Ci siamo- disse entusiasta -Quella laggiù è la città di cui vi parlavo... Insieme agli altri Trivial venivo portato qui, a recuperare il materiale-. Nel dire quell'ultima frase la sua voce tremò lievemente; le ferite nella sua anima erano troppo profonde per svanire in così poco tempo, perciò il ragazzo sentiva ancora su di sé tutto il peso ed il dolore degli anni passati da schiavo del sistema.
-È...enorme!!- esultò Timber -Ci abitano delle persone?-.
Nux annuì con la testa. -Nel lato ovest della città, sì. Sono in tanti, hanno risistemato un pò di abitazioni-.
-Pensi che ci accoglieranno?- domandò Etnia, che più che entusiasta come il fratello pareva preoccupata per la sorte del gruppo.
Ma il Trivial la rassicurò. -Penso proprio di sì, magari non avranno fiducia da subito, ma non credo ci manderanno via-.
Riprese a camminare in direzione della grossa metropoli corrosa dal tempo e distrutta anni prima dalle bombe, seguito da Etnia e Timber che adesso erano intenti a guardarsi intorno con aria stupefatta.
Lungo le vie della città, innumerevoli resti di automobili giacevano coperti di polvere e vegetazione. Erano ancora visibili alcuni semafori, strisce pedonali e telefoni pubblici, ma quasi tutto quello scenario cittadino era stato aggredito dal ritorno della natura, che in quella zona trovava ombra ed acqua sufficiente a sopravvivere nonostante le calde temperature.
Nux camminava a passo sicuro lungo le strade, ma guardandosi continuamente intorno come se avesse paura di essere spiato da qualcuno che poteva osservarlo da una finestra.
-Qualunque cosa accada- disse poi il ragazzo, voltandosi indietro -Non mostrate nessun tipo di aggressività. Sono armati e non si fanno troppi problemi a sparare-.
Etnia annuì ed accellerò il passo, in modo da stare più vicina al compagno di viaggio.
Attraversaro in silenzio una delle vie principali della città, larga quattro corsie, che attraversava da una parte all'altra l'intero insediamento e ocnduceba proprio alla zona ovest.
Sopra le loro teste, ciò che restava di imponenti grattacieli su allungavano verso il cielo in tutto il loro orrore. Ormai cadenti a pezzi, pieni di vetri rotti e muschio, avevano un'aspetto terribilmente inquietante.
-Guardate!!! Una fontana!!- gridò Timber, alla vista di una vecchia statua ai piedi della quale zampillava un sottile filo di acqua.
- Non gridare, Timber! Non possiamo berla, è contaminata-
Nux si portò le mani sulla testa con aria distratta. -In realtà, se non ricordo male, dovrebbe provenire dal sottosuolo quell' acqua-.
Etnia aggrottò le sopracciglia. -Ah...E quindi?-.
- Non dovrebbe essere contaminata. Comunque l'assaggio prima io- risposte lui -Quantomeno per sentire il sapore-.
La ragazza stava per ribattere ma non fece in tempo, perché lui non appena ebbe finito di pronunciare quella frase si fiondò sulla fontana.
Chinò lentamente la testa e portò le labbra, cariche di cicatrici, vicino all'acqua. Ne bevve un sorso, in modo da poter verificare se aveva un brutto sapore; ma notificando che non era così iniziò a berla a grandi sorsi fino a riempirsi la pancia.
Emise un sospiro soddisfatto e si rivolse agli altri.
-Bevete. Sembra buona-.
-Evvai!!!- gridò il bambino, correndo come un pazzo e gettando la testa sotto alla fondata.
Nux lo guardò divertito e si lasciò scappare un sorriso, che non poté che contagiate anche Etnia.
-Bevi piano, disastro!- lo riprese la sorella - Che ti prendi una congestione-.
Non appena il fratellino su sazio, anche Etnia si affrettò a riempirsi la pancia di quell'acqua fresca; aveva moltissima sete e non avrebbe mai immaginato che avrebbe un giorno apprezzato così tanto un bene che solo adesso si rendeva conto essere così prezioso.
Si pulí la bocca con la mano e rivolse uno sguardo a Nux, che se ne stava immobile appoggiato al muro lì affianco. - Possiamo fermarci un pochino? Sono esausta-.
Il ragazzo annuì. - Va bene, basta muoverci entro mezz'ora o rischiamo che scenda il buio-.
Etnia sorrise caldamente e si avvicinò a lui, assumendo tutto ad un tratto un'espressione desolata che non sfuggì di certo all'attenzione di Nux. - Che cos'hai? - le chiese.
Lei si sistemò al suo fianco come se cercasse conforto, ed abbassò lo sguardo. - Niente, è che... Ancora non riesco a realizzare come la mia vita possa essere cambiata così tanto in pochi giorni. Prima io... Non avevo nessun pensiero, davo tutto per scontato-. Si interruppe per emettere un lento e sofferto sospiro. - Adesso invece sono sporca e stanca, lotto ogni giorno per sopravvivere e non posso fare nessun progetto per il futuro perché non so neanche se lo avrò, un futuro-.
Il ragazzo annuì con un rapido cenno della testa. - Lo capisco-.
Etnia a quel punto restò in silenzio a guardare il fratello che giocava con il getto d'acqua della fontana, ma non riuscì a trattenere a lungo la miriade di sentimenti contrastanti che adesso le si annodavano nello stomaco.
-E poi... - farfugliò - I miei genitori sono morti e questo... Questo proprio non posso accettarlo. Non posso concepirlo, io non voglio vivere senza di loro e... - cessò di parlare all'improvviso scoppiando in un pianto disperato. Non le fu possibile trattenere quelle lacrime che adesso le solcavano le guance.
Nux la osservò per diversi secondi senza sapere che cosa fare, poi le si avvicinò e l'abbracciò. - Sarebbe meglio non pensarci adesso, non puoi essere debole- le disse.
Ma il suo pianto, anziché cessare, divenne più profondo e doloroso.
-Anche Ed... Lui è morto a causa mia. È stata tutta colpa mia- farfugliò. Emotivamente scossa da un dolore immenso che d'un tratto le era salito addosso, Etnia si lasciò andare in quell'abbraccio che tanto la faceva sentire protetta dal pericolo. Restarono entrambi immobili finché lei non smise del tutto di singhiozzare.
-Mi dispiace- disse poi Nux - Ma ora dobbiamo andare, o si farà buio-.
Il gruppo riprese il cammino lungo la strada coperta di vegetazione e auto ricoperte di ruggine, in direzione della parte ovest della Metropoli abbandonata.
-Io lo so che combini- sussurrò Timber nell'orecchio della sorella.
Lei lo osservò con le sopracciglia inarcate - Che vuoi dire? - domandò.
Lui rise e le si avvicinò di nuovo all'orecchio. - Siete due fidanzatini- disse, scoppiando di nuovo a ridere.
Etnia scosse la testa. - Ma che dici!! Non fare il creino! - esclamò, dando un colpo sulla spalla del fratello. Impegnati com'erano a ridere tra loro, neanche si accorsero che Nux, pochi passi avanti a loro, aveva di nuovo sputato una preoccupante macchia di sangue rosso.
Dopo circa mezz'ora di cammino incessante, finalmente il gruppo raggiunse l'insediamento di sopravvissuti: una muraglia fatta di pezzi di ferro e lamiere circondava un gruppo di palazzi che parevano essere stati sistemati alla meglio, con l'ausilio di pezzi di altre costruzioni recuperati quà e là. Non pareva un luogo particolarmente ospitale, ma almeno era sicuro.

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