19. Verso la libertà

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Punto IX del C.E.T.: A nessun Trivial sarà mai concesso alcun potere decisionale.
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Etnia restò in silenzio per una lunga manciata di secondi, sorpresa e dubbiosa allo stesso tempo. Fin da bambina aveva sempre immaginato il mondo fuori dalle mura come una immensa distesa di sabbia cocente disseminata in certe zone di macerie radioattive; perché era così che tutti lo descrivevano.
Tuttavia... In cuor suo aveva sempre sperato che ci fosse qualcosa di più. E sempre aveva messo in dubbio la veridicità delle cose che le venivano dette, seppur fosse stata costretta a fingere di crederci al cento per cento.
Ed ora, ecco che aveva la prova. La prova che quelle che le erano state dette non erano altre che le ennesime bugie, l'ennesimo imbroglio che serviva soltanto a nascondere la verità e favorire l'esistenza del sistema.
-Tu... Come lo sai?- chiese soltanto; e non perché avesse dubbi sulla sincerità di Ed, ma semplicemente perché proprio non sapeva che altro dire in quel momento.
Il vecchio emise un sospiro. -Ci sono stato, là fuori.... Una volta sola, molto tempo fa-. Le si avvicinò e posò entrambe le mani sulle sue spalle. -Non so dirvi dove, ma ci sono altre città in questo maledetto deserto. Trovatele, e sarete salvi-.
La ragazza strabuzzò gli occhi. -Altre città? Dici sul serio?-.
-Io le ho viste- intervenne Nux, a bassa voce -Ne ho vista qualcuna...-.
Etnia questa volta si rivolse a lui. -Ma come... Anche tu sei stato fuori?-.
Al posto di Nux, rispose Ed -Ma certo. È un Trivial, dove pensi che vengano recuperati tutti i materiali utili alla Città?-. Ritrasse le mani e guardò il ragazzo per un istante, prima di tornare a rivolgere l'attenzione a lei. -C'è pieno di macerie là fuori, resti delle città che vennero distrutte durante la guerra. È lì che la Città Celeste si rifornisce... Manda i Trival a recuperare i materiali. Per un certo periodo, sono stato incaricato di aprire e chiudere i cancelli... Ecco perché ho le chiavi-.
Etnia annuì. -Okay, okay...- farfugliò compiendo un giro nervoso su sé stessa. -Nux- disse poi -Quindi tu... Sai come arrivare a una di quelle città?-.
-Orientarsi nel deserto non è facile- rispose lui, abbassando lo sguardo -Ma non ci resta che provare-.
-Dovete muovervi subito- intervenne ancora Ed -Così stiamo perdendo tempo-. Si avvicinò alla porta d'uscita, ed alzò le mani raccogliendo un piccolo oggetto che aveva riposto su una mensola di legno.
Lo mostrò velocemente agli altri; era una chiave. -Questa apre il cancello Nord. Dobbiamo sbrigarci- esordì, afferrando poi un vecchio giaccone. Lo passò a Nux, e gli disse di indossarlo. -Tieni la testa ben nascosta sotto al cappuccio; sei troppo riconoscibile tra questa gente-. Il ragazzo annuì e fece ciò che gli aveva chiesto, mentre il vecchio si affrettava ad aprire la porta. Appena messo un piede fuori, diede una rapida occhiata attorno a sé, e fece cenno agli altri di seguirlo.
Etnia afferrò saldamente la mano del fratellino Timber, che le lanciò uno sguardo palesemente preoccupato. Le sue dita tremavano; poté sentirlo sul proprio palmo. -Andrà tutto bene- gli disse, sforzandosi di allargare un sorriso -Una volta fuori saremo al sicuro-.
Il bambino annuì vagamente, ma non sembrò credere ad una sola di quelle parole. -Mamma e papà...- farfugliò.
La ragazza posò una mano sulla sua testa, e lo avvicinò a sé. -Non devi pensarci adesso... Devi essere forte-. Fece un'altro sorriso, e sollevò il mento del bambino per guardarlo negli occhi. -Sei forte. Vero?-.
Timber fece spallucce, ed iniziò a camminare seguendo Ed. Tirò sù con il naso ed asciugò una lacrima, come non volesse mostrarla alla sorella. -E... Lui?- farfugliò con un filo di voce, indicando il ragazzo che camminava a meno di un metro di distanza. La ragazza tornò ad afferrare la sua piccola mano. -Lui è Nux.... È dalla nostra parte, non ti preoccupare-.
Attraversare la città non fu complicato quanto tutti avevano previsto, grazie al fatto che il vecchio Ed dimostrò di conoscerla a fondo. Forse, molti anni prima, aveva anche assistito alla sua lenta nascita, e ne aveva osservato lo sviluppo, palazzo dopo palazzo. Conosceva ogni vicolo, piazza, strada e scorciatoia come le sue tasche; camminava sicuro, senza mai fermarsi a pensare al percorso da seguire.
Il gruppo, procedendo ad andatura sostenuta, riuscì ad attraversare la città passando quasi del tutto inosservato; incontrarono soltanto un paio di persone, che diedero loro il buongiorno con rapidi cenni del capo.
Quando la parte nord della città iniziava ad essere ormai vicinia, Ed sembrò diventare nervoso. Sapeva fin troppo bene quali rischi stesse correndo, ma la volontà di dimostrare a sé stesso di essere diventato una brava persona gli diede il coraggio di andare avanti.
Voleva salvare quei ragazzi, perché era la cosa giusta.

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Il cancello Nord era un'enorme struttura di ferro battuto dall'aria imponente, ancorato saldamente alle mura delle città. Le sue ante erano gigantesche, sorrette da grandi tiranti d'acciaio. Pareva impossibile che una struttura così imponente non fosse visibile dagli abitanti della città; eppure, delle mura secondarie ne celavano completamente la presenza, proprio come accadeva per la zona delle industrie.
Il modo in cui in quel posto ogni cosa era progettata per essere tenuta nascosta, aveva dell'incredibile. C'erano altre due uscite come quella, e nessuno sapeva niente.
-Dai, facciamo presto- esclamò Ed, infilando la chiave nel grande chiavaccio che bloccava il grande cancello.
Etnia strinse forte la mano di Timber, e lanciò uno sguardo preoccupato a Nux che si era fermato al suo fianco.
-Andrà bene- disse lui, nel vago tentativo di rassicurarla.
La chiave compì un rapido giro all'interno della serratura, fino a che quest'ultima non emise un suono metallico. Le pesanti ante si aprirono con una lentezza snervante, mente davanti agli occhi attenti di tutti si estendeva finalmente l'orizzonte libero.
Sabbia, sole, e cielo.
-Andate, e correte finché non sarete lontani- disse Ed a denti stretti.
Non appena Nux avanzò il primo passo, tuttavia, un suono improvviso si propagò nell'aria, rimbombando violentemente contro le mura di pietra.
Lo sparo di un fucile. Una pallottola si schiantò al suolo, a pochi centimetri dalle sue gambe.
Quattro guardie si calarono rapidamente sulle loro teste, scendendo giù dalle mura con l'ausilio di lunghe corde elastiche. Altre due, armate, si avvicinarono da dietro.
-Maledizione Ed, che cazzo stai facendo?!- gridò una di queste.

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