22. Le rovine

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Quelli che un tempo erano stati dei grandi e lussuosi palazzi, adesso si presentavano come delle tetre chiazze scure che interrompevano la monotonia del paesaggio desertico.
Molte di queste strutture versavano in uno stato di abbandono totale, piegate dalla forza del tempo e corrose dalla sabbia e dal vento; altre, invece, era già cadute a terra da un pezzo, o si reggevano ancora affidandosi alle poche porzioni di muro rimaste intatte.
L'attenzione di Etnia fu subito catturata da un palazzo che era nettamente più alto degli altri, ed aveva tutta l'aria di essere stato a suo tempo dimora di uffici di una certa importanza. La parte inferiore di quella possente struttura era ancora semi intatta, mentre dalla metà in su le pareti avevano iniziato a sgretolarsi e la struttura intera a storgersi verso sinistra; all'apice, infine, era ancora presente un oggetto sferico, sul quale probabilmente vi era inciso un logo, ormai completamente sbiadito.
-Quello è il grattacielo- disse Nux, notando il suo interesse.
La ragazza annuì senza smettere di guardare davanti a sé, sbigottita -È... Incredibile. Quindi... C'era un'intera città, qui.. Non meno grande della Città Celeste-.
-Pare di sì.. - farfugliò lui.
-Quanta di questa roba ci sarà in giro per il mondo?! -.
-Suppongo... Molta più di quanto immagini. Pare che i predecessori avessero costruito ovunque..-. Nux le fece poi cenno con la testa di continuare a camminare -Verrà buio se non ci muoviamo-.
Il sole, ormai, stava scendendo dietro alla vecchia città in rovina, colorando le pareti di rosso, e la temperatura aveva già iniziato a scendere con rapidità.
Etnia seguì Nux, che aveva già iniziato ad addentrarsi nelle rovine. Notò che vi era una strada che pareva percorrere quella città da cima a fondo; una strada battuta da molte suole, a giudicare dall'ottimo stato in cui versava. Dunque, era evidente che quel posto fosse frequentato da un numero piuttosto ampio di persone ogni giorno.. Ma perché?
La risposta arrivò poco dopo, quando Nux indicando un palazzo ormai del tutto crollato disse: -Quello è stato probabilmente buttato giù volontariamente. Vedi? Hanno già portato via i materiali più interessanti. Ferro, acciaio e parti di legno ancora integre-.
Quella città in rovine, come quasi tutte le altre presenti sul territorio, era diventata una specie di luogo di rifornimento per i sopravvissuti che vivevano oltre le mura accoglienti della città Celeste. Con scarsezza di risorse e denaro, moltissime persone avevano dovuto affidarsi a questo per erigere una baracca calda in cui vivere.
-Ci sono anche vecchie città messe molto meglio di questa.. Alcune sono abitate- aggiunse il Trivial.
-Incredibile- disse lei -E pensare che alla Città Celeste ci hanno sempre detto che non vi era nulla oltre le mura, e invece... Città, persone, e chissà che altro. Tutto questo mi sembra dannatamente folle-.
Ripresero a camminare, ma la mente di Etnia iniziò a vagare tra i ricordi. Ricordi di com'era la sua vita prima, ricordi di tutto quell'entusiasmo provato nello scoprire che il mondo era probabilmente molto più grande di quello che le era sempre stato fatto credere. I suoi pensieri si posarono su Ed, e su tutte le verità nascoste che le aveva svelato. Era ovvio ormai: alla Città Celeste raccontavano tutte quelle sciocchezze per nascondere la verità; e la verità era che il mondo era sopravvissuto a qualcosa di apocalittico, forse una guerra. La verità era che la città Celeste era un paradiso costruito in mezzo ad un inferno di devastazione, e che in questa devastazione vivevano e sopravvivevano chissà quante persone.
-Sbrighamoci- disse Nux. Il cielo si stava scurendo, e loro non avevano alcun riparo per la notte.
Etnia seguì i passi decisi di Nux, che si muoveva tra le rovine come se le conoscesse alla perfezione; e probabilmente era così. Probabilmente era già stato in quel luogo più volte come schiavo per recuperare materiale, perché di certo anche la città Celeste si riforniva in luoghi come quello.
Il ragazzo si avvicinò ad un palazzone grigiastro, e diresse il suo sguardo verso un vecchia signora della quale finora non si era affatto notata la presenza. La vecchina, china a terra intenta a recuperare dei mattoni rotti, stava pian piano riempiendo un carretto sgangherato mostrando un'espressione molto stanca sul viso rugoso. Il carretto era ormai quasi pieno, e lei si apprestava a recuperare gli ultimi pezzi che avrebbe poi sistemati in equilibrio sulla pila.
Notando la presenza dei due giovani la vecchia si alzò in piedi, e li osservò in silenzio. Sul suo volto comparve un'espressione di profondo stupore quando si rese conto che uno di loro era un Trivial. Lo riconobbe subito, a causa della sua calvizia e delle cicatrici fin troppo evidenti che il ragazzo portava sulle labbra.
-Mio Dio... Tu sei... Tu sei...-.
Nux restò in silenzio e la osservò a sua volta, mentre Etnia gli afferrava il polso perché avrebbe soltanto voluto andare via. Per qualche ragione si sentiva terribilmente spaventata da quella donna, e non perché credeva potesse essere un pericolo ma perché non aveva mai visto una persona come lei. Vecchia, vestita di stracci, mezza sdentata e ricurva, esprimeva tutto il disagio e la precarietà della vita là fuori.
-Sei.. Un Trivial- concluse la donna. Si passò una mano sulla fronte sporca per asciugare qualche goccia di sudore, senza mai staccare gli occhi di dosso a Nux. -Com'è possibile? Come diavolo hai fatto a scappare?-.
-Cerchiamo un luogo sicuro, ma non sappiamo dove dirigerci- disse lui, completamente incurante della domanda -Sai indicarci una direzione?-.
Ma la vecchia, avvicinandosi di qualche passo, rivolse la sua attenzione ad Etnia. -E questa ragazza?-. Avanzò di cinque o sei passi, finché non le si trovò proprio davanti; e mentre lei stringeva il polso di Nux sperando che avrebbe allontanato quello strano individuo, la vecchia allungava una mano e le sfiorava i capelli. -Incredibile... Sono bellissimi. Tu sei bellissima... Guarda che occhi, guarda che capelli...-. La osservò con stupore e meraviglia, poi si aggrottò di colpo. -Non sarai mica.... Non sarai mica..... Della città Celeste-.
La ragazza annuì timidamente. -S-Sì signora.. La prego, ci indichi la via-.
La povera donna quasi si mise a piangere dalla gioia. -Non posso crederci... Voi... Siete la dimostrazione esistente che un ricongiungimento di tutta l'umanità è possibile...-.
-La via- commentò Nux piuttosto freddamente -Il buio sta arrivando.. Ci serve una direzione-.
A quel punto, finalmente, la vecchia donna fece un passo indietro ed allungando una mano indicò un punto all'orizzonte, oltre le rovine, oltre il confine tra la sabbia e il cielo. -Da quella parte.. Due ore di cammino.. Troverete un fiume. Percorrete la sponda per qualche centinaia di metri e troverete un'oasi ed un villaggio di palafitte. Lo chiamano il villaggio dell'acqua ed è... Un posto sicuro e tranquillo. Là c'è solo brava gente... Se vi accettano, siete salvi-.
I due giovani si scambiarono un rapido sguardo. -Due ore sono troppe- farfugliò Nux -Ormai è quasi buio.. Non possiamo incamminarci-.
Sul volto di Etnia comparve uno sguardo palesemente preoccupato. -Quindi che si fa, Nux? Non possiamo certo tornare indietro-.
Il ragazzo annuì con la testa -Ma non possiamo neanche avanzare.. Dovremo fermarci qui, e tornare ad incamminarci domattina-.
-Coosa!?- esclamò lei -No no no, non possiamo passare la notte in questo posto... È... Terrificante-.
-Se entriamo in un edificio saremo nascosti e protetti... Almeno, meglio di qua fuori-.
-Ma...-.
-Tu non sei nella condizione di camminare ancora, Etnia. E poi.. Sarebbe comunque meglio evitarlo-.
La vecchina raccolse gli ultimi mattoni rimasti a terra, poi sollevò i manici del carretto con una certa fatica. -Buona fortuna ragazzi... Io devo scappare-.
Si mise in cammino, e mentre si allontanava disse anche: -Ho una carovana... Vi porterei con me, ma i miei compagni non accetterebbero mai la presenza di una fortunata della città Celeste. Se siete bravi a nascondervi, sarete più al sicuro qui-.
Poco più di un minuto dopo, i due ragazzi erano soli, con il buio ormai sceso, nel mezzo di una terrificante città fantasma pronta a cadere a pezzi.

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