13. Fine di tutto, o inizio di qualcosa - pt.2

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Punto VI del C.E.T.: A nessun Trivial sarà mai permesso l'accesso alla Città.
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Nux si avvicinò senza mostrare alcuna titubanza, e giunto dinnanzi al cancello lasciò che Etnia poggiasse i piedi a terra. La ragazza dapprima barcollò lievemente, poi ispirò una grande boccata d'aria e sollevò lo sguardo.
Mentre il Trivial osservava con sguardo neutro l'individuo che adesso era intento a far girare una chiave nella serratura del cancello, lei aveva improvvisamente assunto un'espressione stupita spalancando le palpebre e la bocca.
-E..Ed?- farfugliò. Il vecchio aprì finalmente una delle ante di ferro e fece cenno ai due di avanzare, lanciandole un'occhiata severa senza però dire nulla. Pareva volesse incenerirla solo con lo sguardo.
La ragazza fece un passo in avanti, e subito la sua testa riprese a girare. Perse per un attimo l'equilibrio, ma Nux tornò ad afferrarla prima che potesse cadere; prese poi il suo braccio sinistro e se lo passò dietro alla nuca, in modo tale che lei potesse reggersi sulle sue gambe senza rischiare di finire con la faccia a terra. La ragazza emise un sospiro tremate, e lo lasciò fare; seppur con evidente titubanza, riuscì ad avanzare lentamente.
Si sentiva debole, inutile; e quella situazione la stava mettendo anche parecchio a disagio. Se non fosse stato per le fitte di dolore che percepiva provenire dalla ferita, si sarebbe di certo allontanata da lui.
Si impose di tenere duro, avanzando un passo alla volta; e mentre i suoi occhi seguivano i movimenti del vecchio che apriva loro la strada, una sensazione di disagio si fece strada nella sua mente. Sentì un improvviso peso sullo stomaco.
Era stata una stupida.
Il vecchio l'aveva avvertita più di una volta, le aveva detto di non andare in quel posto, le aveva fatto notare a quali rischi stava andando incontro... Ma lei non lo aveva ascoltato. Era troppo presa dall'emozione, dalla voglia di fare qualcosa di diverso... La stupida incoscienza di una ragazzina viziata. Ecco cosa l'aveva spinta a farlo.
Sospirò ancora, tentando di non pensarci troppo. Era stupita del fatto che, nonostante questo, Ed adesso avesse deciso di aiutarla. O meglio, aiutarli.
Strinse il pugno della mano con cui si reggeva a Nux, e si voltò per un attimo verso di lui senza dargli il tempo di ricambiare lo sguardo.
Si chiedeva anche cosa avesse convinto quel ragazzo a cambiare idea e salvarle la vita, e si domandò cosa stesse pensando adesso...
Il suo volto pareva preoccupato. Teneva le mandibole serrate e la testa alta.
-Da questa parte- disse il vecchio, dopo aver accuratamente richiuso il cancello. Si fece seguire lungo una strada di terra battuta, che attraversava un praticello costeggiante le mura. Nux guardò i fili d'erba verde con un'espressione confusa, voltandosi a destra e sinistra più volte. Non era abituato a vedere di così verde e rigogliosa. Nei luoghi in cui era nato e cresciuto lui, non v'era che sabbia, rocce e ciuffi secchi dal colore giallognolo.
Le prime abitazioni appartenenti alla Città Celeste erano visibili in lontananza, mentre il gruppo proseguiva il suo cammino. Etnia sentì il suo cuore riempirsi di gioia, mentre ne osservava le mura bianche e le finestre colorate. Fu indescrivibile ciò che provò guardando quello scenario per lei così familiare... Era quasi a casa.
Tuttavia, il vecchio deviò la direzione di marcia e si avvicinò piuttosto ad un casottino dall'aria malmessa costruito proprio contro alle mura. Non sembrava aver intenzione di andare alla città; mentre camminava, si voltava continuamente indietro per assicurarsi che gli altri due stessero continuando a camminare. Sembrava piuttosto nervoso, come ci fosse qualcosa che lo preoccupava in modo particolare.
E come biasimarlo? La situazione attuale non era certo delle migliori.
-Da questa parte- disse in modo freddo, avvicinandosi alla porta d'ingresso del casottino.
Etnia stava per chiedere perché non stessero andando in città, dove avrebbe chiesto aiuto ai suoi genitori; ma un secondo sguardo truce da parte di Ed la mise a tacere. Pareva davvero volerla prendere a sberle.
Degluitì e rimase in silenzio mentre il vecchio apriva la porta, per poi lasciar passare i due ragazzi. Osservò Nux mentre avanzava a pochi centimetri di distanza da lui, con un'espressione indecifrabile sul volto rugoso; poi richiuse accuratamente l'ingresso ed il corridoio divenne improvvisamente buio. Accese la luce premendo un interruttore posto su muro che cercò a tastoni, e fece cenno al ragazzo di condurre la ferita fino al divano che giaceva nel salottino.
Nux annuì, e così fece. Aiutò Etnia a sedersi lì sopra, poi indietreggiò di un passo restando immobile a guardarla. Anche lei fece lo stesso; alzò il volto, contorto in un ghigno di dolore, e ricambiò lo sguardo.
Il Trivial sembrava già più rilassato: i suoi occhi chiari la guardavano fissa, ed aveva le sopracciglia leggermente inarcate.
-Questa è una follia-. La voce di Ed si propagò nella stanza mentre era intento a raggiungerli, varcando la soglia. Si avvicinò e restò qualche secondo a guardare Nux con aria pensierosa, poi rivolse la sua attenzione alla ragazza.
-Tu... Sei proprio una cretina- grugnì, aggrottando la fronte e stringendo i pugni.
La ragazza scosse lievemente la testa ed assunse un'espressione stupita -Ma..-.
-Hai messo in pericolo la tua vita in modo del tutto inutile- la interruppe lui, alzando il tono delle voce -Hai acceduto ad un luogo proibito, tu sei fatta scoprire ed hai causato un caos indicibile... Adesso potrebbero ancora cercarti, lo sai?!-. Sbatté un pugno contro al bracciolo del divano, e continuò a gridare a pochi palmi dalla sua faccia. -E come se non bastasse adesso, grazie a te, c'è un Trivial nella Città Celeste!!-.
Etnia questa volta ebbe l'impulso di rispondere a tono. -Grazie a me?!- gridò -Sei tu che l'hai lasciato passare!-.
Ed strinse i denti mostrando tutta la sua rabbia, ed alzando una mano le mollò un sonoro schiaffo proprio sulla guancia, il cui suono acuto rimbalzò sulle pareti della stanza.
Tutto taque per qualche secondo. Nux osservò la scena completamente immobile, e nessuna espressione di rabbia o stupore apparve sul suo volto; dopotutto, scene come quella erano per lui una cosa del tutto normale.
-Idiota!- gridò il vecchio, ritraendo la mano.
La ragazza restò ferma sul divano, con la bocca spalancata e lo sguardo basso; non riusciva a credere che l'avesse fatto davvero. Il dolore acuto che sentiva provenire dalla sua pancia adesso si era unito al bruciore della guancia appena colpita; e qualche lacrima sfuggì dal suo controllo, scendendo giù fino alle labbra. In quel momento pensò che non dovesse avere un bell'aspetto; ma quella idea così palesemente fuori luogo fu soppressa immediatamente dalla coscienza che le imponeva di pensare a ben altro.
Ed sembrò piuttosto pentito di quello che aveva fatto; girava su sé stesso e si guardava intorno come non sapesse che cosa dire. Infine, con aria dispiaciuta, si voltò nuovamente verso di lei e disse:
-Dai, fammi vedere quella ferita-. Le si avvicinò ed afferrò un lembo della sua maglietta, mentre Etnia lo guardava immobile, come fosse diventata di pietra.
-..Posso?- domandò il vecchio, sollevandola lentamente. Notò subito il foro che il proiettile aveva creato nella sua pelle; per sua grande fortuna, pareva averla colpita vicino alla vita, in un punto in cui probabilmente non aveva creato lesioni interne. Ed osservò bene la ferita, e notò che non vi era il foro d'uscita: il proiettile doveva essere ancora dentro.
-Dobbiamo toglierlo- disse, accennando un sorriso -Farà un po' male... Ma guarirai presto-.
La ragazza non disse nulla, ma si lasciò cadere distendendosi su divano, e trattenendo il fiato volse ancora una volta lo sguardo a Nux. Se ne stava fermo a guardare con curiosità; aveva quasi un'aria innocente, adesso. I numerosi graffi e i lividi che portava sul torso erano in parte nascosti sotto le chiazze di terra e di polvere che sporcavano la sua pelle chiara.
Etnia sprofondò la testa sulla stoffa morbida e guardò i suoi occhi, così intensamente azzurri, così profondi. Pensò che quella pazzia non era stata del tutto inutile: perché per quel ragazzo, era stata forse l'unica opportunità di salvezza.
E per quanto riguardava il vecchio... Aveva ragione, ad essere infuriato con lei. Ma apprezzava profondamente il fatto che, nonostante tutto, adesso si prestasse a soccorrerla come meglio poteva.

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