37. Illusioni Pt. 2

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-Mangerò assieme agli altri del corpo di difesa! - esordì Etnia, visibilmente entusiasta. - Mi hanno invitata ad unirmi a loro, così possiamo conoscerci-.
Nux, seduto sul letto con le braccia conserte e la testa a penzoloni, sollevò lievemente lo sguardo. - Bene.. - commentò soltanto.
-Verrai anche tu! - aggiunse la ragazza, mettendosi a sedere al suo fianco, con un meraviglioso sorriso stampato in faccia.
Ma il Trivial scosse la testa, spezzando quasi subito il suio entusiasmo. - Ma no, che vengo a fare... E poi io non ho nulla a che fare con loro-.
-Ma non importa!- replicò lei, poggiando una mano sulla sua spalla - Saranno di certo tutti quanti felici di conoscerti! -.
Quell'insistenza, tuttavia, non fece altro che innervosirlo.
-Etnia, no- esclamò con voce fredda.
Era la prima volta che le si rivolgeva con quel tono, non era un comportamento usuale per lui.
La ragazza aggrottò la fronte e ritirò la mano, confusa. - Ok, se non vuoi venire va bene.. - farfugliò.
Non capiva perché si comportasse in quel modo, tutto ad un tratto. Teneva la testa bassa, neanche la guardava negli occhi.
-Non...Andrò neanche io- farfugliò,  avvolgendo le braccia al petto.
Lui dapprima tacque per diversi lunghi secondi, poi sospirò. -Perché?- chiese, senza alzare la testa. 
Etnia strinse le spalle. -Non mi va di... Lasciarti solo. E poi, avrò altre occasioni per conoscerli- disse.
Nella stanza calò un silenzio soffocante; la ragazza iniziò a camminare avanti e indietro, mentre Nux se ne stava ancora immobile seduto sul letto.
Solo dopo alcuni minuti, corrosa dall'ansia di non capire che costa stesse accadendo, raggiunse la porta e vi poggiò una mano sopra con l'intenzione di aprirla ed uscire a prendere dell'aria fresca.
-Nux...- farfugliò, chiudendo gli occhi e riempiendo d'aria i polmoni. Non era più certa di voler uscire. -Va...Va tutto bene?-.
Lui questa volta, finalmente, sollevò la testa ed incrociò il suo sguardo.
-Sì, raggiungi gli altri, voglio... restare un pò da solo- confessò.
La ragazza annuì vagamente, ma non se ne andrò; poggiò la fronte contro alla porta e rivolse lo sguardo a terra. Era confusa, non capiva per quale motivo volesse questo, e considerata la situazione lasciarlo da solo adesso era l'ultima cosa che avrebbe voluto.
Tuttavia,  si disse che avrebbe dovuto rispettare ciò che le aveva chiesto.
Emise un lungo sospiro e strinse i pugni.
-Va bene, ci vediamo dopo-.
Aprì la porta ed uscì lentamente, sentendo una voragine formarsi nel suo stomaco.
Qualcosa non andava, era palese; e si sentiva così impotente, così incapace.
"Vedrò di fare in fretta" disse tra sé e sé,  mentre si incamminava a testa bassa. Il senso di colpa si era fatto opprimente, ma dovette fare in modo di convincersi che stava facendo la cosa giusta. Inoltre, quel giorno Nux era tornato a sentirsi bene; non sarebbe accaduto nulla di brutto, in sua assenza.
Proseguendo silenziosa il suo cammino raggiunse la piccola locanda dove le era stato detto di andare, e vi trovò una decina di individui, principalmente uomini, vestiti ognuno con al propria divisa. Erano seduti ai lati di un grosso tavolondo legno, chiacchieravano rumorosamente tra loro e sorseggiavano una sorta di liquido probabilmente alcolico da dei grossi calici.
-Oh, eccola.  Questa è la nuova arrivata, viene dalla città Celeste!- esclamò uno di loro, alzandosi in piedi. -Incredibile, vero?-.
Tutti quanti rivolsero la loro attenzione alla ragazza, che imbarazzata si sforzava di sorridere. All'improvviso tutti quanti avevano smesso di parlare e guardavano lei.
-Dalla città Celeste?- domandò un secondo individuo, sbalordito -Come diavolo sei arrivata fino a quì? E poi, sei sicura che questo lavoro sia adatto a te?-. Si lasciò scappare una fastidiosa risata. -Con quel corpicino, è un vero peccato!-.
-Falla finita, Joe!- lo sgridò subito una delle poche donne sedute a quel tavolo. - Non far caso a lui, ragazza... È un idiota, bravo solo a sparare-.
Etnia assunse un'espressione decisa, ed annuì. -Sì, che sono sicura- esordì rivolgendosi a quel fastidioso individuo -È questo che voglio fare-.
Senza aggiungere altro si mise a sedere a tavola unendosi al gruppo,  e consumò un misero pasto assieme a loro. Ascoltò silenziosa i loro discorsi e dovette rispondere ad un paio di domande che le furono poste sul suo passato; ma mantenne un certo distacco per tutto il tempo.
Quando il buio inghiottì la città, iniziò a sentirsi fortemente in ansia. Poggiò le mani sul tavolo e si alzò in piedi, non aveva neanche finito di mangiare ciò che aveva nel piatto.
-Te ne vai già? - chieee qualcuno.
Etnia avvolse le braccia sul petto ed annuì. - Sì, scusate, ci si vede qualche altra volta-.
-Tienti pronta! - le gridò una delle donne, guardandola mentre si allontanava a passo svelto - Vedrai che tra qualche giorno al massimo ti manderanno in missione con noi! -.
Preoccupata e angosciata, Etnia tornò sui suoi passi senza guardarsi intorno, e raggiunse poco dopo la baracca.
Aveva una brutta sensazione, era quasi certa che fosse accaduto qualcosa.
Tutta la sua preoccupazione, tuttavia, svanì di colpo quando raggiunse la baracca e trovò Nux in piedi davanti alla porta, con la schiena poggiata contro al muro e le braccia conserte.
Stava bene.
-Heilà! - esclamò, agitando un braccio per attirare la sua attenzione. Il Trivial si voltò in sua direzione e sorrise, senza dire niente.
-Non so se... Apprezzerò mai la loro compagnia- confessò la ragazza - Ma non sono poi così male... -.
Sì avvicinò a passo lento, e voltò per qualche attimo lo sguardo al cielo; nel buio di quella notte risplendevano una miriade di piccole stelle. Era uno spettacolo davvero unico.
-Tutto bene? - chiese, tornando ad abbassare la testa.
Nux sollevò le spalle, e le fece cenno di entrare. - Scusa se prima sono stato un pò... - farfugliò, imbarazzato.
-Ma no, tranquillo- fece lei, sorridendo.

........

Nel cuore di quella notte, il destino gettò sul tavolo la sua carta.
Tutti quanti nel covo dormivano ormai da ore, fatta eccezione per le guardie che a turni facevano da sentinelle sulle mura.
Nella stanza spoglia dove Nux ed Etnia riposavano, vi era un assordante silenzio e l'oscurità lasciava spazio soltanto alla flebile luce bianca della luna che entrava da una finestra rotta.
Mentre dormiva, il respiro di Nux si fece pian piano sempre più pesante, fino a che far entrare aria nei polmoni non divenne davvero troppo faticoso. Fu allora che si svegliò, frastornato, e fu colto da un improvviso dolore profondo al petto.
Mugolando sollevò la schiena e si mise a sedere sul letto, portando entrambe le mani sulla zona dolorante, ma ecco che la sua testa iniziò a girare vertiginosamente; in quel buio non ci volle molto affinché il ragazzo non riuscisse più a distinguere il pavimento dal soffitto, finendo per cadere.
Sbatté la testa contro alla sponda di ferro, e fu trovolto da una serie di forti colpi di tosse che gli impedirono di respirare.
La sua bocca si riempì di sangue; ne percepiva la consistenza ed il sapore ferroso.
Quando Etnia si svegliò, disturbata dal rumore, in fretta e furia cercò l'interruttore ed accese la luce.
Lo trovò a terra.

Trivial Nơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ