-Mangerò assieme agli altri del corpo di difesa! - esordì Etnia, visibilmente entusiasta. - Mi hanno invitata ad unirmi a loro, così possiamo conoscerci-.
Nux, seduto sul letto con le braccia conserte e la testa a penzoloni, sollevò lievemente lo sguardo. - Bene.. - commentò soltanto.
-Verrai anche tu! - aggiunse la ragazza, mettendosi a sedere al suo fianco, con un meraviglioso sorriso stampato in faccia.
Ma il Trivial scosse la testa, spezzando quasi subito il suio entusiasmo. - Ma no, che vengo a fare... E poi io non ho nulla a che fare con loro-.
-Ma non importa!- replicò lei, poggiando una mano sulla sua spalla - Saranno di certo tutti quanti felici di conoscerti! -.
Quell'insistenza, tuttavia, non fece altro che innervosirlo.
-Etnia, no- esclamò con voce fredda.
Era la prima volta che le si rivolgeva con quel tono, non era un comportamento usuale per lui.
La ragazza aggrottò la fronte e ritirò la mano, confusa. - Ok, se non vuoi venire va bene.. - farfugliò.
Non capiva perché si comportasse in quel modo, tutto ad un tratto. Teneva la testa bassa, neanche la guardava negli occhi.
-Non...Andrò neanche io- farfugliò, avvolgendo le braccia al petto.
Lui dapprima tacque per diversi lunghi secondi, poi sospirò. -Perché?- chiese, senza alzare la testa.
Etnia strinse le spalle. -Non mi va di... Lasciarti solo. E poi, avrò altre occasioni per conoscerli- disse.
Nella stanza calò un silenzio soffocante; la ragazza iniziò a camminare avanti e indietro, mentre Nux se ne stava ancora immobile seduto sul letto.
Solo dopo alcuni minuti, corrosa dall'ansia di non capire che costa stesse accadendo, raggiunse la porta e vi poggiò una mano sopra con l'intenzione di aprirla ed uscire a prendere dell'aria fresca.
-Nux...- farfugliò, chiudendo gli occhi e riempiendo d'aria i polmoni. Non era più certa di voler uscire. -Va...Va tutto bene?-.
Lui questa volta, finalmente, sollevò la testa ed incrociò il suo sguardo.
-Sì, raggiungi gli altri, voglio... restare un pò da solo- confessò.
La ragazza annuì vagamente, ma non se ne andrò; poggiò la fronte contro alla porta e rivolse lo sguardo a terra. Era confusa, non capiva per quale motivo volesse questo, e considerata la situazione lasciarlo da solo adesso era l'ultima cosa che avrebbe voluto.
Tuttavia, si disse che avrebbe dovuto rispettare ciò che le aveva chiesto.
Emise un lungo sospiro e strinse i pugni.
-Va bene, ci vediamo dopo-.
Aprì la porta ed uscì lentamente, sentendo una voragine formarsi nel suo stomaco.
Qualcosa non andava, era palese; e si sentiva così impotente, così incapace.
"Vedrò di fare in fretta" disse tra sé e sé, mentre si incamminava a testa bassa. Il senso di colpa si era fatto opprimente, ma dovette fare in modo di convincersi che stava facendo la cosa giusta. Inoltre, quel giorno Nux era tornato a sentirsi bene; non sarebbe accaduto nulla di brutto, in sua assenza.
Proseguendo silenziosa il suo cammino raggiunse la piccola locanda dove le era stato detto di andare, e vi trovò una decina di individui, principalmente uomini, vestiti ognuno con al propria divisa. Erano seduti ai lati di un grosso tavolondo legno, chiacchieravano rumorosamente tra loro e sorseggiavano una sorta di liquido probabilmente alcolico da dei grossi calici.
-Oh, eccola. Questa è la nuova arrivata, viene dalla città Celeste!- esclamò uno di loro, alzandosi in piedi. -Incredibile, vero?-.
Tutti quanti rivolsero la loro attenzione alla ragazza, che imbarazzata si sforzava di sorridere. All'improvviso tutti quanti avevano smesso di parlare e guardavano lei.
-Dalla città Celeste?- domandò un secondo individuo, sbalordito -Come diavolo sei arrivata fino a quì? E poi, sei sicura che questo lavoro sia adatto a te?-. Si lasciò scappare una fastidiosa risata. -Con quel corpicino, è un vero peccato!-.
-Falla finita, Joe!- lo sgridò subito una delle poche donne sedute a quel tavolo. - Non far caso a lui, ragazza... È un idiota, bravo solo a sparare-.
Etnia assunse un'espressione decisa, ed annuì. -Sì, che sono sicura- esordì rivolgendosi a quel fastidioso individuo -È questo che voglio fare-.
Senza aggiungere altro si mise a sedere a tavola unendosi al gruppo, e consumò un misero pasto assieme a loro. Ascoltò silenziosa i loro discorsi e dovette rispondere ad un paio di domande che le furono poste sul suo passato; ma mantenne un certo distacco per tutto il tempo.
Quando il buio inghiottì la città, iniziò a sentirsi fortemente in ansia. Poggiò le mani sul tavolo e si alzò in piedi, non aveva neanche finito di mangiare ciò che aveva nel piatto.
-Te ne vai già? - chieee qualcuno.
Etnia avvolse le braccia sul petto ed annuì. - Sì, scusate, ci si vede qualche altra volta-.
-Tienti pronta! - le gridò una delle donne, guardandola mentre si allontanava a passo svelto - Vedrai che tra qualche giorno al massimo ti manderanno in missione con noi! -.
Preoccupata e angosciata, Etnia tornò sui suoi passi senza guardarsi intorno, e raggiunse poco dopo la baracca.
Aveva una brutta sensazione, era quasi certa che fosse accaduto qualcosa.
Tutta la sua preoccupazione, tuttavia, svanì di colpo quando raggiunse la baracca e trovò Nux in piedi davanti alla porta, con la schiena poggiata contro al muro e le braccia conserte.
Stava bene.
-Heilà! - esclamò, agitando un braccio per attirare la sua attenzione. Il Trivial si voltò in sua direzione e sorrise, senza dire niente.
-Non so se... Apprezzerò mai la loro compagnia- confessò la ragazza - Ma non sono poi così male... -.
Sì avvicinò a passo lento, e voltò per qualche attimo lo sguardo al cielo; nel buio di quella notte risplendevano una miriade di piccole stelle. Era uno spettacolo davvero unico.
-Tutto bene? - chiese, tornando ad abbassare la testa.
Nux sollevò le spalle, e le fece cenno di entrare. - Scusa se prima sono stato un pò... - farfugliò, imbarazzato.
-Ma no, tranquillo- fece lei, sorridendo.........
Nel cuore di quella notte, il destino gettò sul tavolo la sua carta.
Tutti quanti nel covo dormivano ormai da ore, fatta eccezione per le guardie che a turni facevano da sentinelle sulle mura.
Nella stanza spoglia dove Nux ed Etnia riposavano, vi era un assordante silenzio e l'oscurità lasciava spazio soltanto alla flebile luce bianca della luna che entrava da una finestra rotta.
Mentre dormiva, il respiro di Nux si fece pian piano sempre più pesante, fino a che far entrare aria nei polmoni non divenne davvero troppo faticoso. Fu allora che si svegliò, frastornato, e fu colto da un improvviso dolore profondo al petto.
Mugolando sollevò la schiena e si mise a sedere sul letto, portando entrambe le mani sulla zona dolorante, ma ecco che la sua testa iniziò a girare vertiginosamente; in quel buio non ci volle molto affinché il ragazzo non riuscisse più a distinguere il pavimento dal soffitto, finendo per cadere.
Sbatté la testa contro alla sponda di ferro, e fu trovolto da una serie di forti colpi di tosse che gli impedirono di respirare.
La sua bocca si riempì di sangue; ne percepiva la consistenza ed il sapore ferroso.
Quando Etnia si svegliò, disturbata dal rumore, in fretta e furia cercò l'interruttore ed accese la luce.
Lo trovò a terra.
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BẠN ĐANG ĐỌC
Trivial
Viễn tưởngLa città celeste è un luogo paradisiaco, sorto nel bel mezzo di un arido deserto. Dentro alle sue possenti mura, gli abitanti godono di un lusso a dir poco esagerato, tanto che nessuno di loro è mai destinato a partire alcun tipo di pena. Cibo a vol...