15. Nuove prospettive

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Punto VII del C.E.T.: Ad ogni Trivial verrà consegnata una razione di Spray al giorno, salvo eccezioni.
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Lo sguardo perso di Nux era adesso rivolto verso i palazzi della Città Celeste, con i loro colori armoniosi e le loro forme regolari. Li osservava in silenzio, percorrendone i profili dei tetti, senza dire una parola.
Anche Etnia adesso stava zitta, con il fiato mozzato. Poteva solo immaginare che cosa lui stesse provando in quel momento: vedere cadere in mille pezzi ogni sogno e sicurezza che avesse mai avuto, trovarsi catapultato in una realtà a lui sconosciuta senza più una meta... Dopotutto, quel ragazzo aveva creduto fermamente in tutto ciò che faceva.
La ragazza si voltò a guardarlo. Con un movimento lento sollevò una mano e la avvicinò al suo volto, per sfiorare con un dito la cicatrice che lo percorreva quasi interamente, in orizzontale, all'altezza delle gote. Lui si mosse lievemente non appena percepì il contatto, ma continuò a fissare l'orizzonte senza dire o fare niente.
-Chi ti ha fatto questa?- domandò Etnia, mentre con lo sguardo percorreva il profilo del suo volto fino a soffermarsi sulle labbra, adesso socchiuse, ricoperte di tante cicatrici che le percorrevano in verticale.
Nux finalmente si voltò verso di lei, e la guardò negli occhi. La tristezza che in quel momento stava provando era visibile da ogni suo piccolo movimento. -Che cosa?- chiese con un filo di voce.
-La cicatrice- rispose Etnia. Tornò a posarvi un dito sopra, accennando un sorriso. -Questa-.
Il ragazzo restò in silenzio a guardarla per una lunga manciata di secondi, come non sapesse cosa dire. Poi rispose. -È successo tempo fa... È stata fatta con una frusta di cuoio-.
Lei strabuzzò gli occhi. -Una frusta?- ripeté.
Nux annuì spostando lo sguardo a terra. -Il capo fu buono con me... Avrebbe dovuto colpirmi sugli occhi. Gli altri mi dissero che aveva solo sbagliato la mira, ma non è così...-. Si fermò per un attimo, ed intrecciò le dita delle mani. -Lui era fiero di me e del mio lavoro.. Ha voluto risparmiarmi-.
Udendo quelle parole Etnia non riuscì a far altro che tacere; un brivido le percorse la schiena interamente, e sentì una sensazione di sconforto assalirla. Non poteva capacitarsene: era stato colpito in faccia con una frusta che avrebbe dovuto accecarlo, invece era stato solo sfregiato sulle guance; e lui, per questo, ringraziava.
Fino a che punto la sua mente era sottomessa a quelle regole disumane?
Era evidente che ritenesse sé stesso niente più che un oggetto. Non metteva mai in discussione gli ordini o gli atti compiuti dalle persone che lo avevano usato, non reputava le loro azioni scorrette o ingiuste, e non gli importava affatto delle sue stesse condizioni fisiche.
Era questo che veniva insegnato ad ogni Trivial?
Lavora, sii sottomesso e credi a ciò che ti viene detto.
-Una persona che ti fa del male non può essere buona- disse la ragazza, notando con sorpresa che la sua stessa voce tremava.
Nux continuò a guardare per terra, e sembrò essere tornato a cercare la coccinella. -La sofferenza è nulla- disse poi, scuotendo lievemente la testa -Siamo solo di passaggio... E dobbiamo mettercela tutta, per guadagnarci un posto...-.
-Nux- disse lei, poggiando una mano sulla sua spalla -So che probabilmente non crederai alle mie parole... Ma ho bisogno che mi ascolti-.
Il ragazzo annuì vagamente, anche se dall'espressione sul suo volto non sembrava particolarmente interessato a sentire ciò che lei voleva dire; pareva scollegato dalla realtà, confuso, avvolto in altri pensieri.
-La vita non è solo quello che hai visto tu... E neanche solo quello che ho visto io finora- esclamò lei -C'è molto di più. La realtà non è quella che credi. In quel posto ti hanno solo sfruttato, ti hanno fatto del male, ti hanno raccontato stupide storie affinché tu avessi un obbiettivo per continuare a lavorare sodo-. Lei stessa sentiva il cuore spezzarsi, mentre diceva quelle parole; sapeva bene che se Nux avesse deciso di credergli, si sarebbe sentito smarrito, e stupido.
Lui, tuttavia, mantenne un'espressione neutra. -Solo lavorando sodo si raggiunge la salvezza- disse.
Etnia sospirò. -Non c'è nessuna salvezza...- disse.
Lui, udendo quella frase si voltò di scatto. -Certo che c'è!- esclamò, alzando il tono della voce. I suoi occhi sembrarono illuminarsi, improvvisamente, di una luce nuova. -Nello Halle ci sono prati verdi, c'è cibo e acqua per tutti e il sole non brucia la pelle. Tutti coloro che vi accedono posso riposarsi in eterno, possono vivere un'altra vita ma molto migliore di ques..-.
-Puoi riposarti già adesso, sei vuoi- lo interruppe la ragazza, sorridendo. -Perché sei libero ormai, e nessuna di quelle persone ti toccherà mai più... È questa quì la vita che devi vivere, Nux; non quella che pensi verrà dopo-.
Quelle parole lo lasciarono disarmato, tanto che si ritrovò a fissarla con aria persa senza dire più una parola. E doveva avere un'espressione piuttosto buffa, perché Etnia gli diede una pacca sulla testa e si mise a ridere.
Era molto bello, sul suo sorriso; quel modo tutto suo di piegare le labbra e storgere la testa di lato. Il Trivial questo pensava, mentre la osservava in silenzio.

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-Allora... Ti senti meglio?- chiese Ed, puntando i palmi sul tavolo di legno.
La ragazza era lì seduta, con qualche scatoletta di latta davanti a sé; alcune contenevano carne in gelatina, altre pesce, altre ancora verdure.
-Sì- rispose accennando un sorriso -Ma non ho molta fame-.
Il vecchio annuì comprensivo. -È abbastanza normale, non preoccuparti...-. Si fece poi tutto d'un tratto più serio, e le puntò addosso uno sguardo piuttosto preoccupato. -Sai... Sto rischiando molto, tenendovi quì... Dovrete trovare un'altra soluzione-.
Etnia pensò in silenzio per qualche manciata di secondi, fissando l'etichetta di una delle scatolette mentre la girava tra le sue mani. -Io devo tornare a casa, dalla mia famiglia... Ma che ne sarà di Nux?-.
Per coincidenza, proprio mentre pronunciava quella frase, il ragazzo entrò nella stanza. Sembrava piuttosto rilassato; forse la loro conversazione di poco prima lo aveva tranquillizzato.
Etnia si voltò verso di lui ed istintivamente sorrise. -Hai fame?- chiese, porgendogli una delle scatolette. Lui, tuttavia, non le rispose; rimase lì immobile a guardare l'oggetto che lei gli stava porgendo, come se non sapesse neppure che cosa fosse.
E solo poco dopo, la ragazza, poté notificare che era effettivamente così.
-Lui non mangia- intervenne il vecchio, avvicinandosi -Non sa neanche cosa sia quella-. Afferrò la scatoletta che Etnia reggeva in mano e la posò sul tavolo, poi si rivolse a Nux.
-Ci penso io a te, ragazzo. Seguimi-.
L'uomo si avviò lungo il corridoio, seguito dal Trivial che non esitò a fare ciò che gli era stato chiesto. Incuriosita dalla strana situazione, anche Etnia si alzò dal tavolo, seppur questo le costò l'ennesima fitta di dolore. Percorse il corridoio a denti stretti, finché non raggiunse la camera da letto. Qui, con aria neutra, Ed stava frugando tra i cassetti del mobile alla ricerca di qualcosa.
Ne aprì quattro, poi si mise a rovistare nel quinto, posto in basso; e proprio lì, sotto ad una quantità incredibile di cianfrusaglie inutili, trovò l'oggetto di cui era alla ricerca.
Lo estrasse dal cassetto e lo sollevò in aria, forse per leggere l'etichetta attacca sotto. Si trattava di una bottiglietta spray, o qualcosa di simile.
Etnia la guardò con aria interrogativa, mentre Nux aveva già fatto un passo avanti, mostrando parecchio interesse per l'oggetto in questione. Sul suo volto era comparsa un'espressione entusiasta, come quella di un bambino che scarta il pacco di Natale.
-Da quanto tempo sei a secco, ragazzo?- chiese il vecchio, avvicinandosi a lui con la bomboletta in mano.
-Da tutto il giorno- rispose lui, euforico.
-Okay- disse l'altro -Stai fermo-. Sollevò la bomboletta e la posizionò davanti alle labbra del Trivial. Quando premette il pulsante, il liquido vaporizzato che si posò sulla sua pelle la colorò d'argento; e maggior quantità di prodotto vi finiva sopra, più il colore risultava visibile.
Nux non mosse un solo muscolo. Restò immobile, con la bocca chiusa e le labbra strette, fino a che Ed non ritrasse la bomboletta riponendola al suo posto.
Etnia guardò il Trivial, che adesso aveva la bocca imbrattata di quella roba; poi volse l'attenzione al vecchio. -Come fai ad avere quella bomboletta?- chiese.
Lui fece spallucce come a dire che non aveva importanza. -Pensa a mangiare anche tu, Etnia- le disse poi.
La ragazza, tuttavia, non si diede per vinta. -No Ed, adesso mi devi delle spiegazioni-. Strinse i pugni e lo guardò dritto in faccia: -Sei informato su tutto, hai le chiavi dei cancelli, hai un fucile in casa, ed ora anche quello spray....-. Inspirò una boccata d'aria e concluse, alzando al voce: -Devi dirmi chi sei-.

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