1. Primo Incontro.

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La ragazza scorrazzava per tutto il treno, fermandosi di tanto in tanto per gettare qualche occhiata nei vari angoli del corridoio oppure chiedendo nei vari scompartimenti se qualcuno aveva visto quel dannato rospo di Neville Paciock.

Era capitata nel più strambo degli scompartimenti, proprio il suo primo giorno di scuola. Era così entusiasta: quella stessa notte non era riuscita nemmeno a chiudere occhio tanto era la gioia che provava soltanto nel pensiero di quello che sarebbe successo l'indomani mattina e per tutto l'anno a venire. Continuava a tremare per la felicità, a sorridere per l'entusiasmo e a tenere gli occhi fissi su qualche libro che i suoi gli avevano concesso di comprare mesi prima che iniziassero le lezioni. Lo aveva fatto, ovviamente, per potersi tenere preparata, per non sembrare completamente scema il suo primo giorno di scuola, nonché il suo primo giorno nel modo magico.

Inutile raccontare lo shock che aveva provato quando aveva ricevuto la lettera. Non aveva il minimo sospetto di ciò che era veramente, e tantomeno lo erano i suoi genitori, che erano rimasti sconcertati quasi quanto lei, ma mentre il loro era uno stupore più che altro... repressivo, che era sembrato agli occhi di Hermione addirittura calcolato, lei era rimasta piacevolmente colpita da una tale notizia. Era sempre stata una ragazza a cui piaceva curiosare in giro, pronta a ficcare il naso in qualsiasi posto gli era vietato o che gli stimolava la minima curiosità. Per molti era un difetto, come diceva suo padre - «Prima o poi ti caccerai in un guaio serio, Hermione, meglio che mi ascolti. Però, tuttavia, l'ameno così potrai capire cosa significa impicciarsi negli affari altrui, in caso ti beccassero», gli ripeteva sempre, con una piccola punta di orgoglio -, ma per lei non era assolutamente così: perché restare in una medesima posizione, in un luogo o in un pensiero che ormai si conoscevano a memoria, se si poteva vedere, apprendere e conoscere molto di più?

Ecco come la pensava lei: la curiosità, la sete di conoscenza, la voglia di mettersi alla prova, il desiderio di far vedere agli altri di che pasta si era fatti, erano i suoi tratti caratteristici, insieme ai pregi e ai difetti, ma erano anche il suo pensiero, il suo punto fisso, il suo modo di pensare. Per questo, mentre leggeva la lettera, con le mani che gli tremavano e un sorriso sulle labbra a trentadue denti che non era riuscito ad andar via per nemmeno una settimana, era rimasta entusiasta. Maggior gioia gli aveva procurato il fatto di aver fatto ricerche dappertutto nel suo piccolo paesino e pure nella grande e potente Londra, senza però trovare alcuna notizia riguardante Hogwarts. Per lei era stata una sfida che aveva accettato quasi con noia, il fatto di informarsi su tutto ciò, ma poi era arrivata questa segretezza, questo silenzio muto da parte di tutti i libri, i film e le biblioteche che gli avevano concesso sempre tutta la sapienza che lei desiderava, e la sfida era diventata molto più interessante, una corsa contro il primo settembre, per vedere chi arrivava prima, se il treno al binario 9 e 3/4 o la sua conoscenza sfamata, finalmente saziata.

Gli dispiaceva ammetterlo, ma quella sfida era stata persa.

Quando una mattina avevano bussato alla porta, Hermione non si sarebbe mai aspettata di trovare un mago in persona. A quanto sembrava, per i mezzosangue come lei, tutto ciò era normale: mandavano un mago per spiegare tutto ai genitori e al mago in persona, in modo che il viaggio dal mondo dei babbani a quello della magia non risulti troppo brusco. Era stato quello stesso mago a regalargli il tomo "Storia di Hogwarts", che gli aveva aperto la mente e fatto conoscere un altro mondo. Un mondo fatto di magia, pozioni, creature fantastiche e eroi veri e propri. E sempre lo stesso mago gli aveva mostrato l'entrata per Diagon Alley, dove aveva potuto comprare tutti i libri che adesso conosceva a memoria e gli permettevano di non fare brutta figurata con qualsiasi altro mago, preparata com'era.

Ma tutto era andato quasi in rovina quella stessa mattina quando, entrando nel treno, aveva trovato la maggior parte degli scompartimenti vuoti e si era dovuta accontentare del primo che gli era capitato. Aveva sperato di potersi sedere di fianco ragazzi con la mente già piena di magia e incantesimi, o almeno di qualcuno che era eccitato quanto lei per tutto ciò che li stava aspettando, o ancora qualcuno da poter sorprendere raccontandogli tutta la storia della più grande scuola di magia e stregoneria. Invece, era capitata con le pecore nere del primo anno.

Scordati di meWhere stories live. Discover now