3. Quello che importa davvero.

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Un gruppo di ragazzi Serpeverde le passarono di fronte mentre era seduta su una panchina a leggere uno dei libri appena presi in prestito dalla biblioteca. I cinque ragazzi la lanciarono un'occhiata a metà tra lo sprezzante e il divertito. Alcuni si fermarono per più di un minuto per guardarla come se fosse effettivamente un pezzo da museo, ma non uno di quelli che ammiri per la loro bellezza, ma come uno di quelli che li guardi e ti chiedi "Ma chi diamine ha creato una cosa del genere?" senza riuscir ea trovare una risposta.

Hermione li ignorò, continuando a leggere il suo libro. Presto sentì i loro passi che si allontanarono, segno che si erano scocciati di prenderla in giro. I primi giorni era stato difficile: per una ragazza che non desiderava molte attenzione, ritrovarsene così tante nel giro di un giorno era stato destabilizzante, in più erano tutte occhiatacce da parte della casa fondata da quel traditore di Salazar Serpeverde. ci trovavano davvero tanto gusto a prenderla in giro, a fissarla, a sbeffeggiarla. Per quanto la ragazza li ignorasse, loro non volevano lasciarla stare per nessuna ragione.

Il motivo?

Uno nome.

Draco Malfoy.

Dopo la sua sparata nel parco di fronte a tutti i giocatori della squadra di Serpeverde e Grifondoro, i giorni a scuola erano diventati un inferno, facendo sperare ad Hermione, ogni mattina che si alzava la sera, che magari nelle prossime ore sarebbe andata meglio, o che almeno l'ora di andare a letto sarebbe arrivata il prima possibile. Per qualche ragione, le dodici ore di una giornata sembravano essersi allungate a settantadue, e quando quei ragazzi la prendevano in giro di fronte a tutti gli altri ragazzi delle altre case, i minuti sembravano diventare ore intere, dove Hermione si sforzava di non piangere, di non dargli soddisfazioni, di non maledirli, di non scappare, di non saltargli addossi.

Alla fine, Draco lo aveva fatto. Ad Hermione non importava che la chiamasse "mezzosangue" in privato, quando erano da soli in una classe o in corridoio. Una sola persona sarebbe riuscita a gestirsela senza alcun problema, proprio come aveva fatto con Draco sul treno la prima volta che lo aveva incontrato e anche altre.

Ma non avrebbe mai voluto che lo facesse in pubblico. I Malfoy, come ormai sapeva benissimo, erano influenti, forse anche troppo. Hermione sapeva che nel momento in cui Draco l'avesse presa in giro chiamandola in quel modo, la "moda" sarebbe scoppiata. Fino a quel momento, la nuova società che stava provando a crescere nel mondo dei maghi dove non c'era differenza tra sangue puro e sporco era l'unico motivo per cui Hermione e altri come lei non venivano derisi in quel modo, ma quando un purosangue nobile componente di una famiglia illustre come quella di Draco rompeva quel muro con una sola parola... beh, tutto andava a rotoli, mandando quel leggero, fragilissimo equilibrio al diavolo e rovinando la vita di coloro come Hermione.

Facendo un respiro profondo, Hermione riprese la lettura del suo libro provando a distrarsi da tutto quell'odio che c'era nell'aria in quegli ultimi giorni ad Hogwarts. Provava sempre a distrarsi, perché quello era l'unico modo per riuscire a non starci male, e grazie a Merlino la ragazza aveva con sé fantastici amici come Harry, Ron, Hagrid e persino Neville. Anche le lezioni erano un sollievo, perché lì i professori non permettevano per nessuna ragione che certi insulti o certe parole fossero pronunciate in classe, quindi almeno in quelle ore Hermione poteva stare tranquilla.

«Ti vergogni di far vedere in giro la tua faccia?».

Hermione si impose di non staccare gli occhi dal libro mentre rispondeva. «Tu dovresti vergognarti anche solo di respirare l'aria di questa scuola».

Hermione sentì Draco grugnire, forse voleva essere una risata non riuscita troppo bene. «E tu ne dovresti essere onorata».

«Hai stancato con questa storia della superiorità, Malfoy».

«E tu hai stancato con la tua presenza».

Hermione sbatté con forza il libro, chiudendolo. «Cosa vuoi ancora da me?», gli sbraitò contro senza farsi troppi problemi che qualcuno potesse essere in giro a sentirli. Gli unici momenti che Draco gli rivolgeva la parola era quando lui per primo era certo che nessuno li vedesse, quindi non aveva niente da temere. «Mi hai già chiamato mezzosangue davanti ai tuoi amici idioti, davanti i miei amici. Mi stai rovinando tutte le tue giornate con gli altri stupidi della tua casa che hanno seguito il tuo stupido esempio prendendomi sempre in giro. Cosa vuoi ancora da me?!» .

Draco la guardò per diversi minuti senza dire nulla. I suoi occhi grigi, per la prima volta da quella che ad Hermione era sembrata una vita intera, non avevano quella scintilla di odio che li caratterizzava dall'inizio dell'anno. Quel grigio sembrò parlarle, dirgli qualcosa che soltanto lei sarebbe riuscita a capire, ma non ci riuscì, e non volle. Perché anche solo pensava ancora di provare a capirlo? Perché aveva ancora quel desiderio? Draco Malfoy era una spina nel fianco, un dolore ogni volta che lo incrociava nei corridoi della scuola con il suo gruppo di amici. Allora perché, per Merlino, ci pensava ancora? Adesso basta. Doveva mollare, o almeno provarci. Sarebbe stato meglio per entrambi.

«Sai qual è la cosa peggiore?», continuò lei. «Che a te non importa nemmeno di aver autorizzato gli altri idioti di questa scuola a prendermi in giro ogni dannata volta che mi incrociano nei corridoi. Probabilmente sei così stupido che non hai nemmeno capito cosa sta succedendo, a cosa hai dato inizio. E non ti importa nemmeno di saperlo. Perché per Draco Malfoy importa solo la sua immagine pubblica, quello che gli altri diranno di lui, quello che suo padre penserà di lui o gli dirà una volta finito quest'anno, perché questo è quello che importa davvero». Hermione riprese la sua lettura. «Vattene adesso. Merlino non voglia che qualcuno dei Serpeverde giri il corridoio e ti veda parlare con una "sporca mezzosangue", no?».

Draco, di nuovo, non rispose.

«Vai», lo spronò Hermione.

Il ragazzo le lanciò un ultimo sguardo, prima di voltarsi ed andarsene.

Scordati di meWhere stories live. Discover now