4. Punizione per punizione.

252 18 5
                                    

Eccoli lì, ammassati come delle pecore tutte intorno a Draco Malfoy. Hermione non poteva fare a meno di ridacchiare mentre si avvicinava a loro attraversando il parco a grandi falcate, non vedendo l'ora di vedere la faccia di Draco dopo averglielo detto. Meglio dirglielo in privato o davanti tutti i suoi amici? Come sarebbe stata la sua reazione in un situazione o nell'altra?

Hermione non era mai stata una ragazza a cui piaceva vantarsi, soprattutto perché gli piaceva tenere le sue cose in privato. Come per esempio quel giorno: non aveva detto ad Harry e Ron di quello che stava per rivelare a Draco, ma la vedeva come una cosa necessaria. Magari gli avrebbe fatto tenere i piedi per terra – letteralmente – la prossima volta. Quel libro misterioso chiamato Draco Malfoy oggi stava per perdere qualche pagine, Hermione se lo sentiva.

Rispetto a quella mattina, i ragazzi intorno a Draco erano di meno. Solo tre ragazzi, ed Hermione li conosceva tutti abbastanza bene di faccia per sapere che erano degli stupidi. Probabilmente non avrebbero nemmeno capito quello che stava per dirgli. Ma Draco sì. Oh, lui l'avrebbe capito e come. Come avrebbe gestito la faccenda di fronte ai suoi amici? Se ne sarebbe vergognato? Sarebbe scappato via? O si sarebbe limitato a insultarla come faceva sempre?

Tutti si voltarono verso di lei quando Hermione si fermò a pochi passi dal loro gruppetto. Era così ridicoli tutti insieme che per poco la ragazza non gli rise in faccia quando si voltarono verso di lei con un'espressione confusa sul volto. Cosa poteva mai volere una sapientona come lei da delle persone come loro? Draco fu l'ultimo a voltarsi, quello strano luccichio che gli illuminava sempre gli occhi ogni volta che si incrociavano che non mancò di farsi vedere.

Fu proprio lui a parlare per primo. «Che vuoi, Granger?».

«Ti ricordi la bravata che hai combinato stamattina?».

Delle risatine giunsero alle spalle di Draco, i suoi amici divertiti al ricordo del loro "scherzo". Si poteva essere così stupidi e insensibili del ridere di qualche scherzo andato così male? Per quanto ne sapeva Hermione, Harry poteva finire anche espulso come conseguenze del guaio in cui si era cacciato, e di certo lo sapevano anche loro. Ma ciò non sfiorava per nulla le loro piccole menti. Per lui bastava farsi una risata e andare avanti così.

"Vediamo se continuate a ridere".

«Certo», rispose Draco. «Perché?».

Hermione non indugiò ancora. «Harry è diventato Cacciatore della squadra Grifondoro».

Le risate si spensero all'istante, con grande piacere di tutti. I ragazzi alle loro spalle spostarono tutti insieme lo sguardo su Draco, aspettando, come Hermione, una sua reazione. Vederli così sconcertati, così insicuri, fece sentire non bene, benissimo Hermione. Quella era solo una piccola, piccolissima rivincita considerando quello che avevano combinato quel giorno. Draco se ne stava zitto, un rossore che gli saliva dal collo fino alle goti. Stava contendendo la rabbia, un urlo di frustrazione, questo lo sapeva la ragazza, ma non avrebbe mai perso le staffe di fronte ai suoi fidati scagnozzi. Hermione sapeva anche questo. E la cosa la divertiva, se possibile ancora di più.

Già che c'era, la ragazza rigirò ancora un po' di più il coltello nella piaga. «La McGrannitt pensa che sia uno dei migliori che lei abbia ma visto in tutta la sua vita, e penso che lei ne abbia visti nella sua lunga, lunga vita. Dicono anche che potremmo vincere la coppa quest'anno al campionato. Tu sei così bravo, Malfoy? No, non penso. Dopotutto, il professori Piton non ti ha chiamato dopo stamattina, mi sbaglio? Su, non fare così, dopotutto dovresti essere contento: se non fosse stato per te, la professoressa non si sarebbe mai accorta di quanto fosse grande Harry a cavallo di una scopa volante, quindi... grazie, Malfoy. Anche a nome di Harry».

Scordati di meWhere stories live. Discover now