2. Grifondoro e Serpeverde.

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Finalmente Hogwarts.

Per Hermione era un sogno diventato realtà. Aveva desiderato vederla così intensamente negli ultimi mesi che gli sembrava di desiderarla da tutta una vita. Percorrere quei corridoi che sembravano infiniti, salire le scale di marmo grezzo e freddo tipico delle più antiche biblioteche, varcare porte di legno antico che conducevano a stanza una più affascinante dell'altra, osservare i dipinti che ritraevano momenti e persone in attimi fugaci di una vita intensa, e in più vederli muoversi come se stessi guardando un film.

E infine, la meravigliosa Sala Grande di cui tanto aveva letto. Nel libro di Storia di Hogwarts c'era anche un disegno che la ritraeva, ma non aveva nulla a che fare con come appariva in realtà. I tavoli pronti ad ospitare mille e più studenti, già apparecchiati per servire la cena di lì a poco, dopo lo smistamento. I camini con al loro interno un fuoco scoppiettante e caldo, così grandi da sembrare veri e propri falò. Le vetrate in fondo alla sala che in quel momento erano scure, rese tali dalla luce pallida della luna e dalle stelle e da un cielo limpido della notte, ma che di giorno ritraevano centinaia di colori che si rifrangevano sul tavolo dei professori e sullo scranno imponente e impreziosito da pietre preziose del preside, il professor Silente, adesso seduto in silenzio a fissare i nuovi alunni che entravano nella sala in silenzio, con lo sguardo che adeguava a destra e a manca, ansiosi di vedere tutto, di osservare tutto nei minimi particolari, anche se avevano un anno interno per imparare ogni singola pietra di quella maestosa sala.

E infine, il tetto. Quella era la vera bellezza della Sala Grande, un vero gioiello per i maghi, tanto che - come aveva letto in Storia di Hogwarts -, alcuni potenti stregoni e streghe, non si erano fatti scrupoli o troppi pensieri nel definirlo uno degli spettacoli più belli del mondo magico e una delle magie più riuscite, benché fosse lì da così tanto tempo che non si sapeva con esattezza chi fosse il vero costruttore di tale spettacolo. Ritraeva perfettamente il cielo notturno che regnava all'infuori di quelle mura, limpido e trasparente, con la luna nascente, le stelle timide che avevano deciso di mostrarsi da poco e alcuno coperta da delle soffici nuvole simili a zucchero filato fluttuanti.

Hermione sentì la ragazza di fianco a sé sospirare di stupore, come probabilmente avrebbe fatto anche lei se non fosse stata già preparata sull'argomento. Si affrettò a spiegargli tutto allora, così, per il gusto di farlo. Non voleva ammetterlo a se stessa, ma glielo stava dicendo soltanto per potersi già creare un'immagine in giro, farsi conoscere come qualcuno di intelligente.

Sentì qualcuno ridacchiare dietro di lei. Una risata che assomigliava più ad un ghigno, una risata di scherno, per questo, Hermione, ancora prima di voltarsi per capire chi fosse stato e per rispondergli a tono, già sapeva chi era.

Draco Malfoy.

La perfidia luccicava nei suoi occhi quando lei li incrociò i suoi, cioccolato e grigio, caldo e freddo, calma e tempesta. Per qualche ragione, sentiva una strana sensazione quando posavo gli occhi su quel ragazzo, una sensazione che non aveva mai provato, e che per questo ne era spaventata, come succedeva sempre quando ad un compito non era sicura di una domanda. Era come attratta da quel Malfoy, ma non per i suoi capelli lucidi o le labbra lunghe e sottili - non era mai stata una ragazza che notava per primo l'aspetto esteriore, anzi, per lei quasi non contava nulla, a volte -, ma la attirava com'era dentro, o meglio, il suo modo di pensare.

Perché trattava male tutto quanti? Perché si rendeva superiore? Cosa gli avevano insegnato i suoi genitori? Poteva cambiare il suo modo di interagire e giudicare le persone? Aveva ancora una possibilità di essere un bambino normale? O era troppo tardi?

Lei credeva di no. In fondo, avevano solo undici anni, quanto potevano essere stati importanti per lui, pressanti a tal punto da plasmarlo già in una figura, uno stereotipo che di sicuro i suoi genitori volevano diventasse di lì ad un'altra decina di anni? Iniziò a considerarla come una sfida, come quando non riuscita a trovare nessuna notizia su Hogwarts; ma qualcosa la bloccava, in quella determinata sfida. In qualsiasi situazione simile lei si era trovata, c'era sempre stata la biblioteca e i libri ad aiutarla, pronti a condividere il loro sapere con lei, accessibili in qualsiasi momento. Ma quel ragazzo, quel Draco Malfoy, come aveva già avuto modo di constatare, era tutto tranne che accessibile a farsi aiutare, o in modo più generale, ad interagire con persone che aveva già classificato come indesiderate, come Hermione stessa.

Gli diede le spalle, e continuò dritta davanti a sé, facendo di tutto per non pensare più a quel ragazzo.

«Grifondoro!».

Mai una parola gli era suonata più bella e confortate come quella appena urlata dal Cappello Parlante, mentre la professoressa McGrannitt glielo sfilava da testa e lei, tutta entusiasta e sprizzante vita da tutti i pori, saltava giù dallo sgabello e si avviava a gran foga verso il tavolo della sua nuova casa, da lì a sette anni.

Ovviamente - neanche a dirlo, lo sapeva anche lei -, aveva già letto tutto anche sulle quattro case della scuola, e appena aveva letto di Grifondoro aveva sperato di poterci entrare, perché da sempre aveva sperato di poter essere ricordata un giorno come un'eroina, ma non una di quelle che si distinguono per le loro gesta o per il numero di persone che aveva salvato, ma per qualcuna che si era distinta per il proprio intelletto, per il proprio sangue freddo, per la capacità di riuscire a trovare la soluzione al più difficile ed intricato dei rompicapi. In alternativa, se Grifondoro non sarebbe stata la sua casa, aveva sperato di finire smistata un Corvonero, la casa degli intelligenti, degli indovinelli e della risposta a tutti i quesiti che ci si riusciva a ponere.

Più di tutto, aveva sperato di non finire in Serpeverde. Hermione si vantava di non essere una persona superstiziosa, o che giudicava un libro dalla copertina in generale - questo assolutamente mai! -, eppure leggere che tutti i maghi oscuri più potenti e minacciosi della storia del mondo magico che avevano frequentato Hogwarts erano usciti da quella casa, gli aveva messo addosso un timore mai provato prima. Lei per prima era sempre stata della convinzione che non si nasceva cattivi, ma ci si diventava, quindi, seguendo costantemente il suo modo di pensare, era arrivata alla deduzione che chi finiva in Serpeverde, aveva un minimo di cattiveria covato nella propria anima, come un piccolo germoglio marcita che quella casa riusciva a far nascere di nuovo, facendo sbocciare una rosa nera come la pece, e cattiva come il male stesso. E lei non voleva assolutamente diventare una persona cattiva, per nessuna ragione avrebbe permesso a qualsiasi persona o cosa di farla ricordare per qualcosa di negativo, malvagio, spezzando i suoi piani di essere ricordata come qualcuno che si era innalzato contro la perfidia e l'avarizia, come qualcuno che aveva passato tutta la sua vita a scagliare incantesimi e pozione in difesa del bene e a danno del male, che opprimeva e schiavizzava una società che, Hermione ne era certa, se risorta a dovere, poteva aiutare non solo se stessa, ma anche il mondo da cui proveniva lei, quello normale, quello che nel mondo magico chiamavano il "mondo dei babbani".

«Draco Malfoy!», esclamò la professoressa McGrannitt.

Hermione girò di scatto la testa verso lo sgabello. Una testa biondo platino stava salendo i pochi scalini proprio in quel momento, per poi voltarsi e sedersi sullo sgabello dove già molti altri ragazzi prima di loro si erano seduti, compresi quelli che erano in quella sala quella stessa sera e quelli che ormai erano troppi grandi per stare ancora tra i banchi di Hogwarts.

Ancora prima di poggiarsi sulla sua testa, il Cappello Parlante esclamò a gran voce: «Serpeverde!». Malfoy, con un sorriso soddisfatto sulle labbra, si alzò e si recò con fare gongolante verso il tavolo della sua nuova casa, dove tutti i ragazzi già appartenenti a Serpeverde strepitavano e si accalcavano per salutare il nuovo arrivato. Bastava vedere lo splendore nei loro occhi e la soddisfazione sulla loro faccia per capire che volevano a tutti i costi quel ragazzino nella loro casa, e questo confermava la teoria di Hermione che Draco proveniva da una delle famiglia più potenti del mondo magico.

Non poté fare a meno di tirare un sospiro di delusione.

Scordati di meWhere stories live. Discover now