8. Un Segreto.

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«Dovrei essere geloso?».

Hermione distolse gli occhi dalla pergamena che stava finendo di scrivere. Draco le era di fronte, in piedi di fronte al tavolo, con la sua solita aria saccente ed elegante che faceva a pugni con la Biblioteca del castello. I capelli bagnati gli ricadevano davanti agli occhi, che le sorridevano maliziosi mentre le porgeva un giornale.

Ad Hermione non occorreva leggerlo per sapere che si trattava della Gazzetta del Profeta, con l'articolo di quell'odiosa Rita Sketter. Alzando gli occhi al celo scuotendo il capo, ritornò poi al suoi compiti di Pozioni. Inumidì la penna con dell'inchiostro e riprese a scrivere, cercando di non far guizzare gli occhi sulla foto di lei ed Harry che la fissavano con occhi sgomenti e confusi.

«Non lo so», rispose. «Dovresti?».

Draco ridacchiò silenziosamente e le si sedette accanto, il giornale dimenticato sul sedile di fronte a quello a cui erano seduti. Con un gesto delicato e gentile, le raccolse una ciocca di capelli e prese a giocarci attorcigliandosela intorno alle dita sottili ed affusolate. «Facciamo la misteriosa, oggi?», le domandò con un ghigno sulle labbra.

«Nient'affatto», rispose lei senza distogliere lo sguardo da quello che stava scrivendo. «Penso davvero che dovresti risponderti da solo alla tua domanda».

Con la coda dell'occhio, Hermione lo vide storcere le labbra. «Non credo che ti piacerei, in versione "ragazzo geloso"».

«Ragazzo geloso», ripeté lei con una risata. «E adesso cosa sei? Un "ragazzo menefreghista"?».

«Non starti con il fiato sul collo non vuol dire essere menefreghisti». Draco smise di giocare con i suoi capelli e si avvicinò a lei, poggiandole una mano sul fianco, avvolgendole tutta la schiena, le labbra vicino al suo orecchio, e gli sussurrò: «Posso essere anche un "ragazzo appiccicoso"».

«Facciamo "ragazzo normale", eh?».

Ridendo, tornò a poggiarsi contro lo schienale, senza lasciar andare il suo fianco. «Ragazzo normale», mormorò sottovoce, mentre la bibliotecaria gli passava accanto lanciandogli un'occhiata omicida. Hermione iniziava a pensare che quella donna doveva davvero odiare nel profondo Draco. «Si, mi piace il ragazzo normale», riprese una volta che la donna si fosse allontanata abbastanza per non sentirli parlare.

Hermione non disse nulla. Ripose la penna d'oca, arrotolò la pergamena e chiuse il libro, ponendo tutto nella sua borsa poi. Dopodiché, si concesse – dopo circa tre ore per concludere quel compito – di riposarsi anche lei per cinque minuti, poggiandosi allo schienale di fianco a lui. voltò la testa ed incrociò i suoi occhi.

«Hai fatto altro oggi, oltre a startene rintanata in Biblioteca?», le domandò lui prendendogli la mano, sembrava così piccola tra quelle del ragazzo. Draco ci giocherellò, stringendo e lasciando andare le dita, disegnando qualcosa sul palmo con le sue dita affusolate. Hermione non poté fare a meno di sorridere mentre lo guardava: i suoi occhi erano fissi su quello che stava facendo, come se le loro mani incrociate ed i suoi disegni invisibili a tutti se non a lui stesso, fossero la cosa più interessante e bella del mondo.

Hermione si strinse nelle spalle. «Non molto», rispose. «Lezioni, pranzo, lezioni, l'uovo, compiti... e adesso tu».

«L'uovo?», le domandò lui, alzando lo sguardo su di lei.

«Sì. L'uovo d'oro del torneo di Harry. Non abbiamo ancora capito quale indizio contenga per la seconda prova, ed è importantissimo arrivarci, visto che la prima prova, se non fosse stato per Charlie – il fratello di Ron – sarebbe stata un vero disastro... intendo più di quanto lo è già stato».

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