6. Non l'ho mai detto.

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Alla loro seconda uscita ad Hogsmeade, fu la rivincita di Hermione.

Aveva finalmente avuto la possibilità di visitare la libreria del villaggio, dato che l'ultima volta aveva passato quasi tutta la loro uscita al negozio di Mielandia, e dopo... beh, dopo diciamo che non si sentiva in vena di apprezzare così tanti libri.

Non come adesso. Ron era fuori ad aspettarla, ma Hermione non se ne curò affatto. La scorsa volta era toccato a lei, adesso era il suo turno di aspettare. E poi, a differenza di Hermione, lui era rimasto con altri ragazzi della loro Casa, a differenza della ragazza che era rimasta sola per tutto quel tempo. Beh, non proprio tutto il tempo...

"Smettila di pensarci!".

Hermione cercò di scacciare il pensiero di Malfoy dalla sua testa, e si concentrò sulla scaffale che aveva davanti. Fece scorrere il dito su quei vecchi tomi. Come avrebbe voluto avere il tempo di leggerli tutti, dalla prima fino all'ultima parola, conoscere e comprendere tutto il loro significato. Non che i libri della Biblioteca di Hogwarts non fossero interessanti o che i loro testi di studio non l'affascinassero, ma suo padre gli ripeteva che fin da quando era stata capace di leggere, divorava letteralmente ogni foglio con sopra delle parole incise, come un pozzo senza fine che invece di essere colmo d'acqua, sgocciolava inchiostro.

Era sola nel negozio – a quanto sembrava, i libri della Biblioteca a scuola bastavano ed avanzavano anche per gli altri studenti – quindi la ragazza si sentiva in completa libertà. La cassiera dietro il bancone sembrava allo stesso tempo sollevata e scocciata della sua lunga permanenza: probabilmente ci aveva fatto l'abitudine a non ricevere tanti clienti, ma era contenta di poter vendere almeno uno di quei tomi che chissà da quanto tempo erano lì.

Hermione vagava per gli scaffali, finché un titolo non catturò la sua attenzione. "Il Bacio Scampato: Testimonianza di Maghi e Streghe Sopravvissuti al Bacio del Dissenatore". Hermione non poté fare a meno di raccoglierlo e iniziare a sfogliarlo. Magari al suo interno poteva trovare qualcosa di utile su quei mostri e perché fossero così "interessati" ad Harry. Per la ragazza infatti non era affatto un caso che prima lo avessero attaccato in treno, e poi mentre giocava la partita di Quidditch, costandogli quasi la vita in entrambi i casi.

La ragazza era così concentrata sul libro che non si rese conto del campanello sulla porta che tornò a suonare, segnò che un altro cliente era entrato. Non che gli potesse importare, certo. Quando però sentì la sua voce parlare alla commessa, ad Hermione quasi cadde di mano il possente tomo. Lo richiuse, stringendoselo al petto, e si sporse da uno degli scaffali.

«Temo che qui tu non possa trovare nulla del genere, ragazzino», lo stava rimproverando l'anziana commessa sistemandosi gli occhiali sul lungo e appuntito naso, mentre scrutava con fastidio Malfoy di fronte a lei. La prima volta che l'aveva vista, ad Hermione era sembrata la raffigurazione della Befana nel mondo dei Babbani, con tanto di neo pronto a scoppiare sulla punta del naso e gli occhi grigio acquosi.

«Questa è una libreria, no?», gli rispose Draco, il solito e impeccabile tono di superiorità che lo distingueva da tutti. «Qui si dovrebbero trovare tutti i libri, come dice il cartello fuori», continuò indicando la vetrina.

Lanciando un'occhiata fuori, Hermione notò che Tyger e Goyl erano rimasti nel vialetto ad aspettare il loro amico, invece di seguirlo. "Troppa sapienza in un solo posto", pensò malefica Hermione. Nemmeno Ron e gli altri ragazzi della sua Casa c'erano: probabilmente si erano annoiai troppo anche per dirgli che stavano per andarsene. "Beh, almeno so dove trovarli", si sollevò di morale Hermione, già immaginandosi Ron che si ingozzava di cioccolata e caramelle come l'ultima volta.

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