5. Paura?

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"Andrà tutto bene", si ripeteva Hermione mentre si incamminava verso il bagno del terzo piano, quello perennemente occupato da Mirtilla Malcontenta. «Tyger e Goyl mangeranno i due dolcetti come previsto dal piano, Harry e Ron prenderanno i capelli e mi raggiungeranno nel bagno. Poi berremmo la pozione polisucco e cercheremo di capire la verità su Draco".

Lo voleva davvero scoprire, però?

Era una domanda che la torturava da giorni ormai, e ogni volta la scacciava via, spaventata da quale possibile risposta potesse attenderla. Rimandava sempre la questione con un "adesso non è importante" o con "ci penserò quella sera, quando entreremo tutti e tre nella Sala Comune dei Serpeverde", ma tutto ciò non bastava. La domanda rimaneva conficcata nella sua mente come un chiodo arrugginito conficcato in un palo di legno da anni e anni, profondo e quasi impossibile da sradicare. La tormentava, quasi.

In sé, se fosse stato vero, almeno Hermione sarebbe stata in grado di capire cos'era successo a Draco in quell'estate. Magari era così cattivo in quegli ultimi mesi perché aveva un compito da svolgere, un compito che non voleva portare a compiere ma che gli era stato imposto. Magari da suo padre o da qualcun altro; qualcuno che l'anno scorso aveva provato ad uccidere Harry senza riuscirci, desiderando vendetta dopo così tanti anni passati a recuperare le forze, in attesa di uccidere colui che era stato la propria rovina.

Hermione aveva letto in uno dei libri di storia la descrizione della prima guerra magica, e lì era figurato il nome dei Malfoy. Secondo quanto diceva il libro, la famiglia di Draco si era alleata con Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato quando era in potere e in procinto di conquistare l'intero mondo magico, e quando le cose erano andate male per il Signore Oscuro, la famiglia dei Malfoy si era riuscita a salvare solo grazie alla collaborazione da parte di Lucius nell'individuare gli altri Mangiamorte che avevano aiutato il malvagio mago a salire al potere.

Era stupido da pensare, persino egoistico ed egocentrico, ma per quanto al cosa sarebbe sembrata orrenda, Hermione si sarebbe sentita leggermente sollevata, perché in quel modo avrebbe potuto sapere il motivo per cui era trattata in quel modo. Se Draco era davvero l'erede viventi di Salazar Serpeverde, allora il suo odio aveva un motivo, quasi anche uno scopo, e la colpa non sarebbe stata di Hermione come la ragazza si era azzardata a pensare.

Ma realisticamente, se davvero fosse stato così, non c'era nulla per cui essere sollevati o in qualsiasi modo contenti. Se davvero dietro tuto quello c'era il Signore Oscuro che per la seconda volta in due anni provava a tornare, i ragazzi avrebbero avuto bisogno di trovare prove concrete il prima possibile e portare dai professori e da Silente immediatamente, e fino a quel momento l'unico modo per cercare di trovare risposte era intrufolarsi nei Serpeverde e chiudere una volta per sempre quella storia degli assalti all'interno della scuola. Persino in quel momento, con la bacchetta alla mano, Hermione non si sentiva sicura a camminare per i corridoi tutta sola. Si ripeteva che non gli sarebbe successo nulla di male e che aveva la bacchetta con sé, ripetendo tutti gli incantesimi sia di attacco che di difesa che aveva studiato sui libri e appreso durante le lezioni. Ma sarebbe bastato a tenerla al sicuro? Chiaramente chi stava commettendo quegli assalti non era un semplice mago che si sarebbe fatto mettere nel sacco da una stupida ragazza di dodici anni che sapeva usare la bacchetta un po' meglio degli altri alunni della sua classe. Motivo in più per dubitare che dietro tutta quella storia di pietrificazioni e serpenti ci fosse Draco: parlando in modo schietto, Malfoy non era così bravo negli incantesimi.

Dei passi alle sue spalle la fecero aumentare la presa sulla bacchetta, alzandola davanti a sé e voltandosi di scatto. Chiunque sarebbe stato a provare ad attaccarla. Non si sarebbe fatta colpire mentre gli dava le spalle, ma fronteggiandolo faccia a faccia come faceva una vera strega, che affrontava il suo nemico guardandolo negli occhi.

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