11. Non più.

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Il freddo era ancora difficile scacciare, così come anche la paura.

Il sollievo che Harry avesse superato la prova aiutava, in un certo senso. Hermione pensava che ciò sarebbe bastato, ma apparentemente non era così. Si chiedeva, distrattamente, se anche gli altri ragazzi che come lei erano rimasti intrappolati e incoscienti nelle profondità del lago del castello, si sentivano allo stesso modo.

Non poteva dirlo di tutti loro, ma a giudicare da come aveva lasciato Ron nella Sala Comune – tutto in feste e allegro così com'era stata anche addobbata l'intera camerata – forse erano sensazioni che solo lei non riusciva a scacciare, almeno non completamente.

Il caldo della sua camera l'aveva aiutata a rilassare i muscoli del suo corpo dolorante, dopo essere stata tesa per un tempo che sembrava infinito, ma presto quel caldo sembrava avere l'effetto opposto su di lei: si sentiva di nuovo oppressa, come se qualcuno gli stesse spingendo quel calore sul suo corpo con troppa forza, troppa violenza.

Il silenzio sotto la superficie del lago... anche quello era stato un problema, un grosso problema, ma presto le feste e le grida di gioia dei suoi compagni di casata alla vittoria di Harry avevano scacciato anche quel pensiero, e proprio come per il freddo che sentiva nelle ossa, ora anche le loro chiacchiere e le loro risate sembravano essere troppo.

Perciò, una volta raccolto il mantello, era uscita – per non dire scappata via – dalla Sala calda e rumorosa per rifugiarsi nei corridoi della scuola, che di certo sarebbero stati abbandonati. Tutti gli studenti di Hogwarts dovevano essere già rientrati nelle proprio camerate, se non per l'ora tarda della sera, almeno per festeggiare la fine della seconda prova. Anche se a vincere era stato Harry, in un certo senso tutta la scuola si sentiva sollevata dall'aver vinto.

Non c'era competizione come avveniva per le partite di Quidditch, dove le casate si sfidavano l'una con l'altra, e anche se straordinariamente per quell'edizione del Torneo Tre Maghi erano stati pescati due partecipanti per Hogwarts – Harry sembrava essere semplicemente circondato da un'aurea di sfortuna, non c'era altra spiegazione, magica e realistica che fosse –, l'iniziale astio e rimorso che la scuola provava per l'amico di Hermione, era stato, se non del tutto, almeno cancellato in parte dalla vittoria che il ragazzo aveva portato alla loro scuola. Per Merlino, persino qualche Serpeverde aveva esultato alle parole del Preside che annunciava Harry come vincitore.

Pensare ai Serpeverde non aiutava, per nulla. Hermione scacciò il pensiero, immaginando di dargli un calcio e spedirlo nel dimenticatoio della sua testa. Per il momento, sembrò funzionare.

Gli altri ragazzi di Grifondoro erano troppo impegnati a ingozzarsi, bere, ridere e chiacchierare tra loro per accorgersi della figura di Hermione, che slittava tra loro indisturbata e silenziosa, una figura in nero che contrastava con il rosso e l'oro che regnava quella sera per Hogwarts come non mai.

Uscì nei corridoi della scuola per trovarli proprio come aveva immaginato, e desiderato: deserti, silenziosi, freddi.

Anche se desiderava stringersi il mantello di più a sé, per scacciare quel freddo, la sua mente la riportò al caldo quasi afoso che aveva sopportato in camerata, così si costrinse a lasciarlo poggiato sulle proprie spalle, aperto. Inalò quell'aria fredda con un respiro profondo, lasciando che un piccolo brivido le percorresse la schiena.

Si chiese di nuovo, forse per la centesima volta da quando era tornata al sicuro tra le mura della scuola e il più lontano possibili dalle acque scure del lago, cos'avesse che non andava quel giorno.

Continuava a pensare... al nulla.

Tutto sembrava sfuggirgli, nessuno die suoi pensieri o delle immagini che gli scorrevano nella mente restavano per abbastanza tempo immobili per permettere alla ragazza di concentrarsi su di esse. Ciò la faceva innervosire.

Scordati di meHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin