➥ ottantatré

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"Non devi preoccuparti, sono sicura che Vincent saprà cosa fare." provai a consolare la mia amica però in verità non avevo idea di cosa dire davanti a quello che stava succedendo.

Non si sa come, ma Grace è riuscita ad ottenere un'udienza di fronte al giudice per la custodia di Becca.

"Sono completamente sicura che sarà Vincent a vincere l'udienza." accarezzai la sua schiena. "Lui ha lottato per Becca, non le è mai mancato niente, ha un lavoro stabile, una casa, le da amore ed è un padre responsabile, credo che se il giudice gli togliesse la custodia andrei a colpirlo dritto in faccia."

Charlotte riuscì a ridere alle mie parole ma dopo la sua espressione divenne nuovamente seria e preoccupata.

"Lo ami molto, vero?"

Charlotte sorrise.

"Realmente amo molto entrambi e mi fa male vedere quello che devono passare il mio ragazzo e la sua adorabile bambina."

"In tutto questo, Vincent come la vive?" domandai guardando l'ora sul mio cellulare.

Harry dovrebbe arrivare in pochi minuti.

Charlotte guardò un punto fisso e le sue sopracciglia si aggrottarono.

"La verità è che è tranquillo."

"Lo vedi?" le dissi abbracciandola. "Se lui è tranquillo allora anche tu dovresti esserlo."

La mia amica negò con la testa.

"Lui sembra così, però so che dentro ha paura di perdere sua figlia."

Quando stavo per aprire la bocca per poter continuare a parlare, sentimmo qualcuno bussare alla porta.

"Vai, non stressarti per questo e goditi il tuo appuntamento." Charlotte mi sorrise.

"Sicura?" domandai, la mia mano era ancora sul suo braccio. "Da quando abbiamo iniziato l'università non abbiamo avuto tempo per noi, posso dire ad Harry che si fotta e basta."

Questa volta Charlotte rise di gusto.

"No, di fatto stavo pensando a come cacciarti da qui per stasera, devono venire Vincent e Becca."

Spalancai la bocca sorpresa.

"Sei cattiva."

Sentimmo bussare alla porta con più insistenza.

"Arrivo!" gridai, Charlotte si tappò le orecchie con le mani.

"Affrettati!"

Saluto Charlotte con un abbraccio.

"Prenderemo definitivamente a calci in culo i nostri ragazzi e avremo la nostra serata tra ragazze con due bambole voodoo di Grace e Emily."

Risi ignorando il fatto che Charlotte avesse chiamato Harry 'il mio ragazzo'.

Camminai verso la porta, la aprii e Harry era appoggiato alla parete, con il suo cellulare in mano, entrambi eravamo vestiti abbastanza eleganti ma non troppo, dato che rimanemmo d'accordo che non sarebbe stato niente di stravagante.

"Chi è la maledetta con cui tradisci il nostro amore?" domandai scherzosa.

Harry sorride e si porta una mano al cuore.

"Mi ferisce la tua sfiducia."

"E a me fa male che tu sia impaziente." roteai gli occhi.

"Dovresti abituarti a questo." si avvicinò e baciò le mie labbra. "Ciao."

Sospirai.

"Ciao."

(...)

Dopo aver mangiato in un ristorante dove i piatti piccolissimi non mi avevano riempita per niente, Harry comprò due hotdog per entrambi.

"Non posso credere che tu mi abbia fatto spendere soldi in quel posto per poi comprarti un maledetto hotdog." Disse Harry mentre guidava.

"Non mi sono riempita." fui sincera.

Harry passò così quasi tutta la strada fino a non si sa dove, dicendo che ancora non sa perché gli piaccio.

Volevo colpirlo.

"Siamo arrivati."

Aggrottai le sopracciglia nel vedere che eravamo in una specie di campo.

Uscii dalla macchina e camminai verso di lui.

"Senti, capisco che ti sia pentito di provare dei sentimenti per me ma ti prego non uccidermi qui, almeno fallo in città dove qualcuno possa vedere il mio corpo senza vita."

"Smettila di dire cazzate e cammina." mi spinse lentamente e mi obbligai a camminare.

Dopo aver camminato cinque minuti, potei vedere cosa c'era in quel posto.

Sentii il mio cuore battere con rapidità quando vidi ciò che si trovava di fronte a me.

"Oh Dio Harry!" gridai emozionata. "Saliremo su una mongolfiera?!" non riuscii a smettere di gridare, mi stavo comportando come una bambina.

Una mongolfiera colorata stava giusto di fronte a noi.

Harry mi abbracciò da dietro e avvolse le sue braccia attorno ai miei fianchi.

"Ti piace?" mormorò al mio orecchio.

Cominciai a saltellare emozionata.

Un uomo chiamò Harry e entrambi camminammo -o meglio- corremmo per il mio entusiasmo.

Ero così concentrata nel parlare di quando tutto ciò fosse bello che non mi resi conto che ci eravamo già alzati in volo, non riuscivo a smettere di saltellare.

"Se continui così ci farai scendere." Harry rise quando colpii la sua spalla. "E guarda che riuscire a fare tutto mi è costato un occhio della testa."

"Harry questo è davvero fantastico!" mi girai verso Harry e lo abbracciai.

"Mi fa piacere che ti piaccia." disse una volta che ci separammo.

"Davvero grazie per questo Harry, non posso crederci." baciai le sue braccia e mi girai per ammirare le luci di New York.

"Benissimo, perché adesso posso domandarti quello che voglio chiederti."

Senza tener conto che gli stavo dando le spalle, feci una smorfia di confusione.

"Carissima vicina che ha preso gusto nel darmi fastidio, credo che tu lo abbia nel sangue, ti piacerebbe essere la mia ragazza?" ancora una volta, mi abbracciò da dietro e accarezzò i miei fianchi. "Saremo fastidiosi insieme se accetti."

19B Where stories live. Discover now