Capitolo 1

61.9K 1.1K 91
                                    

Correvo con tutta la forza che avevo nelle gambe, cercando di non perdere il ritmo e soprattutto di non perdere tempo. Ero già in ritardo alla mia prima lezione di filosofia.
Ritenevo a dir poco inutile quel corso che ero costretta a seguire, ma non potevo di certo perdermi le spiegazioni del docente. La mia mente da sempre acquisiva nozioni ascoltando una spiegazione orale piuttosto che studiando un libro di testo in solitudine. Inoltre, ero determinata ad avere buone valutazioni in tutte le materie, anche in quelle più inutili, visto lo sforzo che avevo fatto per entrare alla facoltà di psicologia alla prestigiosa University of Miami, nota come "U.M". Sentivo come se si stesse realizzando un sogno, finalmente per la prima volta nella mia vita stavo facendo quello che mi piaceva e nessuno mi poteva fermare. Ero determinata, ambiziosa e intenta a rendere orgogliosi i miei genitori che si erano sacrificati per farmi arrivare fino a questo punto.
Facendo lo slalom tra gli studenti che chiacchieravano fuori dai vari edifici, intravidi l'aula di filosofia con la porta ancora aperta, felice di non essere in ritardo, mi fiondai dentro e mi sedetti nella prima postazione vuota che intravidi. Esausta mi liberai dello zainetto su una sedia vuota accanto alla mia e cominciai a fare dei respiri profondi per riprendermi da quella folle corsa che aveva già esaurito le mie energie mattutine.
Notai come l'aula non era affollata come negli altri corsi che seguivo.
-Materia inutile, come pensavo. - sbuffai abbassa voce tra me e me osservando l'abitacolo.
L'abitacolo si presentava con dei semplici muri bianchi, in prossimità della cattedra vi erano delle piccole riproduzioni di statue come quella de "Il pensatore" dei busti di antichi di filosofi quali Platone e Aristotele, osservai anche che sulla parete alle mie spalle vi erano copie di quadri tra cui riconobbi "L'uomo vitruviano" di Da Vinci e "La solitudine di Ebdomero" di De Chirico.
Non fui sorpresa nel constatare che come il resto dell'università, anche quell'aula era fantastica in ogni suo aspetto, anche se veniva usata per una materia a cui io non avrei dato così tanta importanza.
Pronta per la lezione, iniziai a tirare fuori il bloc-notes e la bottiglietta d'acqua che avevo gettato con non curanza nella borsa mentre uscivo dalla mia stanza in tutta fretta. 
-Sono Mr. Miller, il vostro professore di filosofia. - sentì la voce roca alle mie spalle di un uomo che era appena entrato nell'aula per poi chiudersi la porta alle spalle.
"Ecco il vecchio decrepito che mi parlerà di tutti quelli schizzati, che per usare un eufemismo chiamano: filosofi." pensai sghignazzando e, senza prestare la minima attenzione alla figura dell'uomo che era entrato, continuai a cercare nella borsa la penna che ero sicura di gettato lì dentro insieme alle altre cose. Mi ero illusa durante le vacanze estive, che una volta arrivata all'università, sarei diventata più ordinata, responsabile e matura ma evidentemente il mio era un caso perso in partenza.
-Eccola cazzo! - esclamai non appena la mia mano trovò la penna, rendendomi conto troppo tardi che avevo attirato l'attenzione di tutti. In un silenzio glaciale tutto il corso di filosofia mi stava fissando, ma soprattutto l'uomo in piedi accanto alla cattedra.
"Mr. Miller? Ma quello quanti anni ha? Non può essere un professore, quell'uomo sembra uscito da una rivista di Dior. Deve essere uno scherzo." mi suggerì la mia vocina interiore.
Non riuscivo a distogliere lo sguardo da quell'uomo, il quale non sembra infastidito dalla mia uscita fuori luogo, anzi, sembra divertito.
-Lei sarebbe...? - chiese il professore incrociando le braccia davanti al petto con un mezzo sorriso da mozzare il fiato. 
Pienamente consapevole di quanto ridicola ero apparsa in quel momento, non potevo di certo nascondermi con la testa sottoterra come uno struzzo, così decisi di affrontare di petto la situazione. 
-Sono White. Sophia White. - risposi.
Intenzionalmente mi presentai alla James Bond, in maniera molto teatrale, tipico della mia personalità. Avevo sempre trovato divertente e intrigante usare citazioni di film o di libri nella vita quotidiana, soprattutto perché in pochi erano capaci di comprenderle davvero.
-Miss. White, sono felice di avere una studentessa così energica nel corso di filosofia. Vorrà dire che oggi mi aiuterà lei con la prima lezione su Hegel. - osservò Mr. Miller grattandosi il mento su cui si intravedeva un accenno di barba color rame.
Rimasi stupita di me stesse per esser riuscita a recepire le sue parole, visto che ero talmente concentrata a squadrarlo nei minimi dettagli. Era un uomo alto, circa un metro e novanta, con spalle large e muscolose, aveva i capelli scompigliati color rame e occhi color verde scuro. Colpiva sicuramente il modo in cui era vestito, sembrava uscito da un film degli anni 40: una camicia bianca e un gilet grigio scuro che si abbinava perfettamente ai pantaloni che gli ricadevano sui fianchi. Non si poteva non rimanere ammagliati dall'eleganza di quell'uomo. Focalizzai poi la mia attenzione sulle labbra, erano perfette in ogni minimo dettaglio e impulsivamente pensai a cosa avrei dato per assaggiarle. "Mayday, terra chiama Sophia!" un segnale di allarme mi risvegliò dal mondo dei sogni erotici che mi stava ormai risucchiando. Dopo aver fatto mente locale e smesso di mordermi il labbro inferiore risposi sorridendo: -Ma certo Professore!
Sin dall'infanzia ero stata una bambina sfrontata e senza peli sulla lingua, tale atteggiamento spesso mi procurava problemi ma in alte occasioni, come in questa, mi salvava il culo.
Mi legai i capelli in una coda alta e con la penna in mano mi preparai a prendere appunti su qualsiasi cosa "interessante" venisse detta, anche se dubitavo fortemente ci fosse qualcosa di intrigante in quella materia. 
-Bene. Avrete sicuramente sentito tutti parlare almeno una volta nella vostra vita di Hegel, padre dell'idealismo tedesco di fine '700, inizio '800. Giusto? - inizio Mr. Miller sedendosi solo parzialmente sulla cattedra mentre una gamba era ben piantata a terra.

Mi chiesi spontaneamente come sarei riuscita ad ascoltare una lezione su Hegel quando a qualche metro da me c'era un uomo così affasciante.
Nonostante mi fossi legata i capelli sentivo ancora caldo, e sapevo chi era la causa di questo sbalzo di temperatura, inoltre la situazione non migliorava quando il suo sguardo si spostava su di me per poi posarsi su altri studenti.
"Dio mio! Quanto è attraente e quanto è snervante il fatto che non fa il minimo sforzo per esserlo." Ero sommersa dai pensieri meno puri al mondo, durante tutta la prima ora di lezione e tutto ciò andava a discapito della mia attenzione verso la spiegazione. Non potei ignorare il fatto che davanti a me la pagina del quaderno era bianca mentre gli altri studenti del corso erano chini a scrivere non si sa cosa su quell'inutile di Hegel. Quel filosofo era nella mia lista nera da quando mi era stato illustrato al liceo dalla mia professoressa di lettere.
-...ora che abbiamo trattato lo spirito soggettivo e oggettivo possiamo parlare di spirito assoluto. E qui abbiamo un'altra terzetta composta da...- mentre lui continuava a spiegare io ricollegai quei pochi neuroni ancora attivi, a seguito del corto circuito provocato da Mr. SonoSexySenzaVolerlo, e riconobbi l'argomento in questione che avevo già approfondito in passato.
-Arte, Religione e Filosofia...- mi ritrovai a dire a bassa voce scarabocchiando l'angolo del foglio davanti a me con disegni astratti.
-Giustissimo, Miss White! - sentii il professore esclamare. Sbarrai gli occhi che tenevo puntati sul foglio, per poi alzare lentamente lo sguardo verso la cattedra. 
Era in piedi vicino alla lavagna con il gesso in mano e con un semplice ma meraviglioso sorriso sul volto che era rivolto unicamente a me. La mia vocina interiore stava cantando "We are the Champions" dalla felicità. Mentalmente benedii tutte quelle ore passate al liceo a studiate con ogni mezzo quel dannatissimo sistema Hegeliano.
-G-grazie. - per la prima volta in vita mia mi ritrovai a balbettare e a sentirmi in imbarazzo a causa di un professore. 
-Ma si figuri. Io la ringrazio per essere già preparata a questi argomenti difficili. Saprebbe dirmi altro per esempio sull'Arte in Hegel? - chiese Miller piegandosi leggermente per poggiare i palmi sulla cattedra e continuando a tenere gli occhi verdi puntati nei miei.
-Bhe...l'arte è il momento in cui l'Assoluto viene colto in maniera immediata, attraverso l'intuizione sensibile. C'è l'arte classica espressa prevalentemente in forma di scultura; all'apice ci sarà l'arte romantica che trova espressione soprattutto nella pittura, musica e poesia. "L'arte romantica segna la morte dell'arte" e si intende con questa espressione che in essa lo spirito raggiunge pienamente la consapevolezza che l'arte è una forma inadeguata di espressione dell'Assoluto. Inoltre, Hegel criticò i sentimenti, le intuizioni dei romantici definendoli come "romantiche fantasticherie", mentre la ragione è principio primo. Una cosa che tra l'altro non condivido. - mi feci sfuggire un commento futile dalla bocca senza riflettere e subito mi morsi la lingua. Per l'ennesima volta mi ero data la zappa sui piedi da sola e mi ero esposta troppo.
-Aspetti. Mi spieghi. Per quale motivo non condivide questa definizione data da Hegel? - chiese lui facendosi serio e avvicinandosi di più ai banchi incuriosito, come se volesse eliminare ogni distanza tra noi e sentirmi meglio.
-Credo che l'intuizione e i sentimenti dell'uomo non vadano poste su un livello inferiore alla razionalità in quanto l'uomo trova sé stesso e si sente sé stesso solo seguendo istinto e il sentimento, non la ragione. C'è più verità e definiamo più "reale" un'emozione spontanea di un qualsiasi altro pensiero strutturato razionalmente. – istintivamente espressi la mia opinione, successivamente a questo intervento mi chiesi se il collegamento bocca-cervello era ormai bruciato o se il collegamento era alla massima potenza e stava dando i suoi frutti.
Mr. Miller, che durante la mia risposta aveva tenuto la testa china, alzò gli occhi su di me stupito non appena conclusi la mia risposta.
-La sua osservazione è molto arguta Miss White. Sono impressionato. – commentò, si vedeva che era sinceramente impressionato dal mio intervento e io ancora di più. 
L'ora si concluse subito dopo, quando la campanella suonò, e contemporaneamente tutti si alzarono dai loro posti. Il professor Miller, ancora fermo vicino ai banchi, non distoglieva lo sguardo da me mentre era seduto sulla cattedra. Mi pervase una strana sensazione, una sorta di imbarazzo misto ad eccitazione, scattai istintivamente in piedi rimettendo in fretta tutte le mie cose nella borsa. Mi volta, prima di varcare la soglia, verso di lui per rivolgergli un ultimo sguardo e quello che ricevetti in cambio fu un sorrisetto malizioso a mezza bocca.
Mi ritrovai a pensare che forse non sarebbe stata tanto noiosa quella materia, soprattutto grazie a quel professore.

The professor Where stories live. Discover now