Capitolo 2

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Il sole di settembre mi accarezzava il viso con i suoi raggi, mentre mi rilassavo su una panchina del campus dopo due ore di storia della psicologia e una di psicobiologia.
La mia testa era piena di informazioni utili, che avevo accumulato nel corso delle varie spiegazioni ma, nonostante la mia mente fosse affollata di nozioni, tra i miei pensieri si fece spazio l'immagine degli occhi del giovane e affascinante professore di filosofia.
La mia fantasia cominciò a galoppare e iniziai ad immaginare come le labbra di quell'uomo avrebbero potuto accarezzarmi il collo e che con quelle braccia mi avrebbe potuto stringere a sé, e non avrei potuto fare nient'altro se non ricambiare i baci lasciandogliene alcuni sulla mandibola per poi avventarmi su quelle meravigliose labbra.
-Sophia! Sophia! Ma ci sei? - mi sentii chiamare d'un tratto da una voce femminile.
Ritornai di colpo con i piedi sulla terra ferma dopo un lungo viaggio nel mondo dei sogni e delle fantasie. I miei occhi si incrociarono con due occhi verde smeraldo che mi stavano fissando preoccupati.
Seduta accanto a me trovai Katherine, mia amica da più di cinque anni, una giovane donna bellissima ed elegante. Era poco più alta di me con occhi verdi e capelli lunghi biondo cenere, era originaria dell'est Europa e si era trasferita in Florida quando aveva poco più di undici anni; rispetto a me lei era una donna molto riservata, responsabile e razionale, e spesso tutto questo giocava a suo sfavore facendola sembrare fredda e indifferente rispetto a determinate situazioni o persone.
Io e Katherine eravamo come il bianco e il nero, due opposti che avevano ben poco in comune, ma che nella nostra situazione stavano meravigliosamente bene insieme. Io avevo il compito di sciogliere quella corazza di ghiaccio che indossava per proteggersi da chi avrebbe potuto farle del male, mentre lei si prendeva cura di me e cercava di darmi un limite affinché non facessi sciocchezze di cui mi sarei potuta pentire in futuro.
-Kath! Si, ci sono. - risposi lasciandole un bacio sulla guancia per salutarla.
-Dove stava viaggiando quella testolina? - chiese avvicinandosi e picchiettando sulla mia "testolina" con l'indice sottile.
-Se ti dico che pensavo al mio professore di filosofia estremamente sexy e a quello che gli farei o che mi farei fare? – ammiccai e feci un sorrisetto che lei conosceva ormai troppo bene ed era sinonimo di pensieri poco puri.
-Se mi dicessi questo io ti risponderei che non puoi fare certi pensieri su un professore. - incrociò le braccia poggiandosi allo schienale della panchina e rivolgendo i suoi occhi chiari verso gli studenti che passavano davanti a noi.
-Sei sempre la solita... – sbuffai – Erano solo dei pensieri, non ho commesso un omicidio.
-Mia cara, so che quando ti si pianta in testa un'idea, per quanto stupida possa essere, fai di tutto per realizzarla. Non ci provare. - mi disse contrariata scuotendo la testa.
-Non mi sto facendo idee strane, erano solo fantasie stupide che resteranno a marcire in qualche angola della mia "testolina" – scrollai le spalle e cercai di rassicurarla, facendola anche ridere nonostante il suo dissenso.
-Ho fame Kath! – mi lamentai sdraiandomi con la testa sulle sue gambe coperte da jeans bianchi.
-Che novità. Vuoi andare alla mensa a prendere qualcosa? - mi chiese lei con un sorriso affettuoso mentre mi accarezzava i capelli castani.
-Ma io volevo un bel hamburger con tanto di patatine, e non c'è niente di tutto questo alla mensa. - piagnucolai sfregandomi la mano sull'addome come un bambino.
In quell'istante solo un'immagine era impressa nella mia mente: la "M" di Mc Donald's che torreggiava sulla strada.
-Ho capito già che meta hai in testa. Vado a prendere la macchina dal parcheggio, aspettami all'uscita del campus. – sconfitta dalle mie lamentele si alzò e mettendosi la sua Louis Vuitton in spalla si allontanò.
Quella biondina ormai mi leggeva nel pensiero, oppure, più semplicemente ero diventata troppo scontata. Mentre lei si incamminava verso il parcheggio vidi come molti ragazzi si voltavano a guardare la figura slanciata ed elegante di Kath e di certo non potevi dargli torto, non passava in osservata una ragazza come lei. Tirai fuori dalla borsa la bottiglietta d'acqua, sentendo la gola secca a causa del caldo afoso, e mentre mi alzavo per avviarmi verso l'uscita del campus iniziai a sorseggiare.

Mi trovavo in prossimità dell'uscita dal campus, quando intravidi una figura conosciuta poggiata ad un muretto poco distante da me. Mr. Miller era a pochi passi da me e stava fumando una sigaretta mentre gli occhi erano diretti allo smartphone che teneva nella mano.
Con uno sguardo attento teneva tra le labbra carnose la sua sigaretta e ogni tanto si passava una mano tra i capelli per aggiustarsi il ciuffo ramato.
Mi andò di traverso l'acqua quando i suoi occhi si alzarono dal piccolo schermo, per posarsi su di me e, con la sigaretta ancora tra le labbra, mi fece un sorrisetto chinando leggermente la testa a mo' di saluto.
Piegai leggermente la testa per ricambiare, cercando di rivolgergli il mio miglior sorriso anche se sicuramente non sarebbe stato equiparabile al suo.
Dopo pochi secondi la Ford bordeaux di Kath rallentò vicino all'uscita ed io, senza esitare, salii a bordo provando a non rivolgere più alcuno sguardo a quell'uomo.

Nonostante fossi una ragazza impulsiva ed irresponsabile la maggior parte delle volte, ero consapevole di aver alcuna speranza nei confronti di quel professore, quindi era meglio smetterla con quell'atteggiamento. Per la prima volta la parte razionale stava prevalendo su quella impulsiva, e ciò che mi aveva risvegliato da quei sogni stupidi era la consapevolezza di non potermi permettere di andare incontro a qualcosa che avrebbe potuto rovinare il mio percorso di studi; anche se sentivo una forte attrazione fisica verso Mr. Miller era meglio ignorarla.
-Se quello che stavi guardano era il tuo caro professore di filosofia, allora per la prima volta posso dire di capirti...anche se è sbagliato. - mi sorprese l'affermazione della mia amica che prima di partire, guardò nella direzione del docente.
-Già...- sorrisi lievemente, consapevole che, per quanto le reprimessi, le mie fantasie sarebbero rimaste tali.
Era sbagliato il fatto che quell'uomo mi provocasse tutte quelle sensazioni con un solo sguardo, era sbagliato anche solo pensare che lui potesse mai provare un qualche interesse verso una qualsiasi studentessa. Consapevole di tutte queste cose mi imposi l'obiettivo di trovare altre distrazioni al campus per non rivolgere più alcun pensiero a lui.
-Dimmi, come è la facoltà di giurisprudenza invece? - chiesi dopo alcuni minuti di silenzio che erano stati riempiti solo dal suono di un'orribile canzone alla radio.
-Vuoi sapere come è la facoltà o come sono i ragazzi che seguono i miei corsi? - chiese Kath con un sorrisetto complice trattenendo le risate.
-Sorella, mi sento offesa da queste tue insinuazioni. - la guardai a bocca aperta, mostrando il mio teatrale dissenso rispetto alla sua domanda.
Dopo uno sguardo complice scoppiammo a ridere contemporaneamente per il mio commento, con la mente finalmente libera da pensieri indesiderati mi concentrai sul pomeriggio in compagnia della mia amica.

Tornate nella nostra stanza mi buttai a letto lanciando la borsa e alcune buste su una sedia vicino alla scrivania e chiusi gli occhi. Avevo la pancia piena e il portafoglio vuoto, dopo aver comprato anche qualche nuovo capo d'abbigliamento dopo il pranzo; i miei piedi chiedevano pietà dopo i chilometri che li avevo costretti a fare
-Invece di metterti a sonnecchiare, non dovresti studiare qualcosina? - mi fece notare la mia premurosa e apprensiva amica-mammina.
-Kath, ma sono alla prima settimana! Gli esami sono così lontani...- sbuffai con gli occhi ancora chiusi ignorando il consiglio della mia coinquilina.
-Non puoi fare come sempre e studiare tutto nell''ultima settimana prima degli esami. Non siamo più al liceo. – il suo tono era contrariato.
Aprii un solo occhio e la guardai mentre sedendosi alla sua scrivania apriva un libro che sicuramente pesava quanto un mattone di cemento armato. La mia amica studiosa, non che mia compagnia di stanza, cercava in ogni occasione di portarmi sulla retta via, a volte riusciva mentre in altre il suo sforzo era vano.
In quel caso, Kath riuscì nel suo intento e feci la cosa giusta, mi alzai controvoglia dal letto e decisi di dare un'occhiata al libro di psicobiologia per poi passare a quello di filosofia.
Mi destreggiai tra le componenti del neurone, per poi passare alla divisione della corteccia celebrale e infine mi ritrovai a evidenziare le parti più importante delle critiche rivolte da Hegel verso le altre correnti filosofiche.
"Se Hegel fosse ancora vivo lo farei sdraiare sull'asfalto per poi passargli sopra con un carro armato" mi ritrovai a pensare dopo due ore di studio intenso.


The professor Where stories live. Discover now