Capitolo 14

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Una luce intensa, calda ed abbagliante stava sommergendo la stanza ed io avrei voluto ignorarla ancora un per un po' sebbene sapessi che non era il caso di arrivare tardi a lezione.
Controvoglia strisciai giù dal letto mentre mi stropicciavo gli occhi socchiusi.
-Buongiorno sorella. - articolai vedendo la ragazza acconciarsi i capelli in un semplice ma sofisticato chignon.
-Buongiorno - non poté mascherare la sorpresa nel vedermi sveglia così presto -Come ti senti? Hai dormito bene sta notte? Hai fatto qualche incubo?
-Pioverà oggi? È nato prima l'uovo o la gallina? - completai ironicamente la raffica di domande con altre che mi erano venute in mente sul momento, per poi chiudermi in bagno.
Il mio viso era pallido, i grandi occhi scuri spenti e le labbra sanguinanti dopo averle a lungo torturate nella notte mentre mi rigiravo nel letto. Avevo trascorso le ore riservate al sonno a rivivere quegli attimi passati al cimitero, rivedevo costantemente gli occhi lucidi e afflitti di quell'uomo distrutto.

Dopo aver indossato una felpa larga e tanto lunga da coprire anche gli shorts di jeans uscii dalla stanza in tutta fretta salutando Katherine con un rapido bacio sulla guancia.
Io e Christian ci saremmo rincontrati alla prima ora di lezione e la cosa mi rendeva irrequieta ed ansiosa. Sapevo di dover far finta di non aver visto nulla il giorno precedente, ma ero terrorizzata dal fatto di potermi far sfuggire qualcosa. Se lui avesse scoperto che lo avevo seguito si sarebbe allontanato da me per non riavvicinarsi mai più e io non potevo perderlo, soprattutto ora che finalmente avevo capito quanto lui contasse per me.
Trovai il professore di filosofia già alla cattedra quando mi intrufolai nell'abitacolo scivolando al mio solito posto, ero in ritardo di qualche minuto ma nessuno se ne accorse.
I nostri sguardi non dovettero cercarsi a lungo, immediatamente si incontrarono ed io riprovai la sensazione e quel brivido che mi avevano sempre trasmesso le sue iridi.
Un lento sorriso sensuale si tracciò sulle sue labbra facendomi perdere un battito, ma subito dopo si voltò di spalle per scrivere alla lavagna.
Kierkegaard era il nome dell'autore del giorno, scritto nero su bianco alla lavagna. La mia penna non si staccò un attimo dal quaderno per l'intera ora, non avendo mai affrontato quel filosofo dovevo raccogliere il maggior numero di informazioni e il mio caro Mr. Miller me ne stava dando una vagonata.
Alle nove e un quarto la lezione era terminata e nonostante si stessero già alzando tutti io non avevo finito di copiare lo schema, avevo le dita impiastrate di inchiostro nero e la testa china sui fogli ammassati sotto il note-book.
-E quindi l'angoscia è, un sentimento della possibilità ed ha anche un aspetto positivo quando viene a incontrarsi con la fede. - mormorai completando con un bel punto a fine frase.
Guardai soddisfatta i miei appunti e non potei trattenere un sorriso d'orgoglio; non avevo perso per strada neanche la minima informazione.
-Dovrei premiare la sua diligenza signorina. - la voce roca mi fece trasalire sulla sedia facendomi anche cadere alcuni dei fogli che stavo ammirando. Mi piegai imbarazzata a raccoglierli con le mani tremolanti per l'emozione di averlo così vicino di nuovo.
-Non volevo spaventarla Miss White. - comparve un ghigno sulle sue labbra carnose.
Mi guardai intorno sperando che nessuno avesse assistito a quella figuraccia e per mia fortuna l'aula era più deserta del Sahara.
-Cosa diceva riguardo al premio, professore? – sbattei le ciglia in modo civettuolo mentre riponevo diligentemente le mie cose nella borsa di pelle blu.
-Cosa desirerebbe mia cara? – posò i palmi sul banco avvicinando il suo viso al mio.
- Non so... - picchiettai le dita sul mento – Forse un invito a cena.
-Potrei organizzare qualcosa nell'aula proiezioni visto che ho ancora io le chiavi.
Ammirai sognante il suo sguardo sereno e giocoso; ma non potei evitare di ripensare a quello che avevo visto il pomeriggio del giorno prima, ripensare alla sua figura in ginocchio davanti a quella tomba mi fece avverti subito una fitta al cuore.
Mi portai istintivamente una mano alla testa cercando di scacciare quel ricordo doloroso per poi abbozzare un piccolo sorriso così da non far trapelare il mio stato d'animo.

The professor Where stories live. Discover now