Capitolo 6

30.4K 683 159
                                    

Le luminose stelle brillavano sopra la mia testa e io potei ammirarle grazie al cielo chiaro privo di nuove, sdraiata sul l'erba fresca mi beavo dello spettacolo notturno.
Da quando ero uscita dall'ufficio di Mr. Miller erravo per il campus senza una meta, sentivo i miei pensieri più forti dei rumori provenienti dagli edifici o dei grilli che cantavano nel buio.
Chiusi gli occhi per qualche istante e, impresse nella mia mente, c'erano solo le sue labbra dolci, umide, voraci che mi avevano fatto perdere ogni contatto con la realtà. Il suo tocco sulla mia pelle mi aveva marchiato come se fosse stato fuoco.
Sentì vibrare il telefono nella tasca per la tredicesima volta. Katherine, preoccupata più del solito, mi stava riempiendo di messaggi da qualche minuto, senza risponderle decisi di avviarmi verso la mia stanza per tranquillizzarla.

-Sono tornata mammina. - affermai una volta aperta la porta della mia stanza.
-Finalmente! Tu mi hai fatto venire l'ansia. Tu... - mi bloccò subito davanti alla porta. Agitata più del solito mi risultò difficile capirla e per lei era difficile esprimersi correttamente, così tra una parola e l'altra imprecava in russo.

-Stai calma. Respira. - la rassicurai buttando i fogli che avevo accartocciato nel cestino e posando le mani sulle sue spalle -Ero nell'ufficio di Miller per parlare dell'esame. Più o meno.
-E questo dovrebbe calmarmi Sophi?! - alzò il tono della voce dopo aver assimilato la notizia.
Mi sedetti sul letto amareggiata e lei lo notò immediatamente che c'era qualcosa che non andava, così placò la sua ira o, semplicemente, rimandò la ramanzina. Cominciai a parlare a raffica raccontandogli gli avvenimenti, alternando la rabbia che mi avevano provocato le sue correzioni e le emozioni forti provate durante il bacio, per poi lasciare spazio alla delusione che avevo avvertito quando mi aveva lasciata sola nel suo ufficio.
La bionda mi ascoltava con gli occhi spalancati, era leggermente stordita e disorientata da tutte le informazioni che le stavo dando e da tutte le emozioni che avevo provato.
-Questo uomo è molto poco professionale. - disse alla fine lei indignata senza scomporsi.
-È l'unica cosa che hai da dire? - le chiesi io sorpresa per il fatto che non avessimo le stesse priorità riguardo a questo argomento.
-Si. No. Ma non so cosa dire. Lui non mi piace. - affermò lei titubante giocherellando con l'anello d'oro che portava all'anulare.
Conoscevo bene i principi della mia amica e la sua opinione su questo argomento, sapevo anche che, per quanto le dispiacesse vedermi delusa o amareggiata, non poteva mentirmi o fingere di essere felice per me. Apprezzavo la sua sincerità.
Dopo poco le chiesi gentilmente di cambiare argomento così da lasciarmi per un po' alle spalle quello tsunami di emozioni, e lei fu lieta di aver del tempo per raccontarmi quello che stava passando con il fidanzato Brett.
"Quello stronzetto" sbuffò il mio demone interiore come ogni volta in cui vedevo o sentivo parlare del compagno della mia amica.

Brett era il tipico ragazzo freddo, per non dire glaciale, che prendeva sempre tutto sul serio e con il quale non si poteva scherzare su nulla; faceva buon viso a cattivo gioco la maggior parte delle volte e, nonostante fossi consapevole che amasse veramente la mia amica, a volte quando lo incontravo non potevo fare a meno di prenderlo in giro per quell'atteggiamento da principino senza reame.

Il mattino successivo a quegli avvenimenti avrei avuto i corsi il pomeriggio e questo mi permise di riposarmi fino a tardi la mattina.
Mi alzai verso le nove e un quarto, dopo una nottata travagliata, passata a sognare gli occhi verdi di una certa persona e il suo sorrisetto sarcastico. Quando mi accorsi di essere sola nella stanza, decisi di trascinarmi nella doccia per rinfrescarmi, lì rimasi per più di venti minuti sotto il getto d'acqua pensando a quanto patetica mi sentivo, quello era l'unico appellativo che potevo affibbiare a una che si faceva prendere in giro da un uomo presuntuoso.
Con la testa poggiata sulle mattonelle fredde pensai che fosse irritante anche solo il fatto che Christian Miller stesse occupando i miei pensieri più del dovuto e più di quanto meritasse.
Quando uscii dalla doccia mi sentii meglio e con in dosso solo l'accappatoio tornai in stanza, raccattai i fogli da lui corretti la sera prima e accesi il laptop cercando di modificare quello che a lui non era andato a genio.
Rilessi i fogli stropicciati prestando più attenzione ai segni tracciati dalla sua penna rossa.
"So io dove gli metterei quella penna" pensai irritata mentre riaprivo il documento word sul desktop. Cancellavo e riscrivevo, cancellavo e riscrivevo perdendo ogni speranza di riuscire a completare al meglio quello stupido lavoro. Non riuscivo a capire come fare sembrare le mie argomentazioni "meno impertinenti" e più consoni ai gusti del professor So-Tutto-Io.
Bling!
Attirò la mia attenzione un suono emesso dal pc che mi avvisava dell'arrivo di una nuova mail. Consapevole del fatto che potesse esser solo pubblicità aprì la casella per eliminarla affinché non continuasse a suonare la notifica distraendomi e irritandomi ancora di più.
Con mia enorme sorpresa mi accorsi di essermi sbagliata; l'e-mail era del professor Miller.
Ancora sotto shock rimasi per qualche secondo bloccata a fissare il monitor, dopo pochi secondi mi accorsi anche di aver trattenuto il respiro a causa di ciò che avevo visto. Riacquisendo un po' di lucidità ripresi a respirare in modo regolare e con la mano che tremava aprii la sua mail.

The professor حيث تعيش القصص. اكتشف الآن