Capitolo 28

12K 415 41
                                    

-Lilianne. –  la mia voce era flebile, quasi impercettibile mentre pronunciavo il nome della ragazza che si trovava a mezzo metro di distanza da noi.
Risuonò nell'aria il suono ritmico e fastidioso che fecero i suoi tacchi sull'asfalto mentre si avvicinava a noi con le braccia incrociate al petto. Il suo corpo minuto era fasciato da un vestito lilla a fiori ed i capelli mossi le ricadevano sulle pallide spalle.
-Non capisco se questa scena sia più comica o più ripugnante. –  affermò lei ormai vicina a noi, il suo sguardo era rivolto solo verso Christian che si trovava ad un passo dietro di me impedendomi di analizzare la sua espressione.

Non capivo che diritto avesse quella ragazzi di trovarsi lì e di infastidire noi due.
-Senti non... – provai a ideare la miglior spiegazione da dare a quella ragazzina impicciona.
-Miller. Quanto è penoso il tuo comportamento, Miller. –  mi interruppe lei rivolgendosi all'uomo dietro di me e calcando di proposito sul suo nome per evidenziare il forte astio che provava nei suoi confronti.
Mi trovai per la prima volta tra loro due, ero tra due fuochi ma la cosa non mi spaventava. Pensai spontaneamente che finalmente avrei potuto scoprire i loro altarini, avrei potuto capire cosa c'era tra quei due svelando anche quell'ultimo segreto che Christian mi aveva nascosto.
-Miss Lilianne credo abbia frainteso...– mi voltai per la prima volta verso di lui mentre pronunciava quelle parole assurde.
Le sopracciglia sollevate e ravvicinate, con al centro della fronte delle rughe mi fece capire che stava provando paura ed imbarazzo verso quella ragazza. Mi sentii ancora più disorientata nel vederlo in quello stato a causa di quella stupida ragazzina.

Spostai bruscamente gli occhi su di lei, la quale mostrava solo ed esclusivamente disgusto attraverso la mimica facciale; le sue guance erano alzate provocando l'innalzamento delle palpebre inferiori mentre il labbro superiore era leggermente alzato.
-È ancora più patetico il fatto che tu voglia far finta di nulla. Ti faccio i miei complimenti. Come rimpiazzo lei non è niente male in fondo Miller. – affermò mentre tratteneva una risata isterica. Nonostante non capissi a cosa si riferisse, le sue parole taglienti mi ferirono.
-Sai Sophia...- inaspettatamente gli occhi verde smeraldo della ragazza erano rivolti verso di me come anche le sue parole -...non sei la prima studentessa che viene sedotta da questo bastardo. La prima è stata Arianne, mia sorella.
Non appena udii quell'ultima frase capii tutto. Finalmente mi fu chiaro il perché del suo disprezzo nei confronti miei e di Christian, capii finalmente di chi fosse il nome pronunciato da lui nel sonno e perché Lilianne mi avesse chiamato "ombra" più di una volta.
Non vi era alcun legame intimo tra loro due, come avevo pensato, lei odiava solo colui che si era avvicinata alla sorella deceduta. Mi sentii un'idiota per non aver capito al volo quello che nascondevano i due, se solo avessi unito i vari pezzi del puzzle avrei colto la verità.
Sconvolta guardai Christian per vedere cosa stava provando in quel momento; lui aveva lo sguardo perso nel vuoto, il dolore che gli aveva provocato quelle parole era chiaro e visibile.
-E mia sorella è morta per colpa sua! –  esclamò Lilianne di colpo con un tono di voce più alto colmo di puro odio.

Quell'ultima affermazione la avvertii come un'altra lama tagliente da aggiungere a quelle che stava infliggendo sia a me che all'uomo accanto a me.
Dopo quelle parole negli occhi di Christian apparvero lacrime che minacciavano di scendere ma che restavano immobili agli angoli degli occhi; la sofferenza in lui aumentava e lo si percepiva da come le mani gli tremavano nonostante volesse mascherarlo stringendole a pugno lungo i fianchi.
Lo fissai incredula, non volevo credere alle parole di quella ragazza; non poteva aver nulla a che fare con la morte di quella povera ragazza. Ne ero certa.
-Non è vero Lilianne. –  controbatté lui a denti stretti interrompendo le mie riflessioni.
-Non provi rimorso stronzo? Per colpa tua lei aveva perso la possibilità di studiare alla facoltà che voleva e poi da un giorno all'altro l'hai abbandonata. –  continuò lei puntando il dito contro di lui per accompagnare il suo discorso accusatorio.
-L'ho fatto perché sono stato costretto. –  il suo tono di voce divenne più deciso, come se cercasse di convincere anche sé stesso con quell'affermazione.
-Ma certo. –  comparve di nuovo un sorriso obliquo sul viso pallido di lei – Tu sei un assassino.
Quella frase mi spiazzò, rimasi totalmente accecata da ciò che aveva detto; era come se una mano di ghiaccio si fosse posata sul mio cuore. Non riuscivo a capacitarmi delle accuse che quella ragazza disperata stava facendo.
-Lilianne... lei è morta a causa di un tumore. –  mormorò lui pazientemente tenendo il capo chino non riuscendo più tollerare la vista di quella donna disgustata.
Una strana sensazione, simile al sollievo sentii nel petto nello scoprire che l'affermazione di Lilianne era solo frutto di una distorsione della realtà a causa dell'odio verso Christian.
-Aria è morta per colpa tua! – urlò lei contro di lui con una voce rotta dal pianto trattenuto.
-Non è vero. –  lui continuava a scuotere la testa come un bimbo che non voleva sentire.
-E ora...– la ragazza dai capelli rossi abbassò il tono di voce facendo intravedere di nuovo un sorriso strafottente -vuoi sostituire Aria con lei? Vuoi espiare le tue colpe con lei?
Le sue insinuazioni mi fecero adirare in modo spropositato ed indignata guardai Christian aspettando che difendesse me o quello che avevamo creato insieme. L'uomo dai capelli ramati teneva ancora lo sguardo basso, non aveva alcuna intenzione di rispondere o contestare tutte quegli insulti sottintesi.
Poi una parola mi rimbombò in testa "Aria", il nome con cui Liliane chiamava la sorella defunta. "Tu sei Aria" aveva detto Christian a me prima che cadessi tra le sue braccia pochi minuti prima.
Era come se il mio cuore precipitasse per poi schiantarsi in un vuoto abisso. Probabilmente le affermazioni di quella ragazza non erano infondate e lui mi vedeva come la copia del suo defunto amore; ero un semplice oggetto che rimpiazzasse il vuoto lasciato dalla sua amata.
Notando che la mia presenza era totalmente inutile, poiché la discussione stava avvenendo solo tra loro due, mi allontanai da loro lentamente avviandomi verso la musica assordante sperando di gettarmi nell'alcool.  Non avevo intenzione di piangere nella mia stanza, volevo solo versare fiumi di vodka nella gola e dimenticarmi di quanto fossi stata penosa nel pensare che quell'uomo mi avesse notata tra tutte le sue studentesse. Lui si era solo servito di me per soffocare il dolore che stava provando.
-Sophia! Aspetta! - sentii alle mie spalle la voce di Christian, il quale immobile non aveva alcuna intenzione di venirmi dietro. Il suo gesto non era sincero, non voleva veramente che mi fermassi lì con lui, voleva solo avere la coscienza apposto.

The professor Where stories live. Discover now