Capitolo 11

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La luce del mattino invase la stanza strappandomi da un sonno profondo, i raggi mi colpivano il viso impedendomi di continuare a dormire. Mi stiracchiai nel letto e cercai il cellulare sotto il cuscino tenendo ancora gli occhi chiusi, notai con sorpresa che mi ero svegliata prima che la sveglia potesse suonare.
-Non ti ho sentita tornare ieri notte. - la voce di Katherine risuonò nella silenziosa stanza. Il suo tono era severo e freddo, aprii gli occhi di scatto percependo la tensione che aleggiava in quella stanza. Mi feci coraggio e mi alzai dal letto preparandomi per una lunga e pesante conversazione con la mia amica; la giornata non sarebbe iniziata con il piede giusto se non avessi affrontato con lei quell'argomento.
-Eri con lui vero? - mi fece una domanda che non aveva bisogno di risposta, lei sapeva già che la mia assenza era legata a lui ma probabilmente sperava di sbagliarsi.
Annuii e mi intristii di colpo ricordando come si era conclusa la serata, abbassai lo sguardo sulle mie gambe nude che penzolavano dal letto e ripercorsi con la mente la conversazione che avevo avuto con lui.
I tratti rigidi del viso della mia amica si addolcirono non appena comprese che c'era qualcosa che non andava, qualcosa era andato storto. Si alzò dal suo letto e dopo essersi seduta vicino mi strinse in un abbraccio che diceva più di mille parole. Katherine era una giovane donna molto severa con sé stessa e con gli altri, aveva dei rigidi principi ma più di una volta li aveva messi da parte per aiutarmi e per sostenermi nei momenti difficili della mia vita.
La delusione che provavo verso me stessa si ripresentò violentemente durante la mattina, ogni azione che feci durante la mattina per prepararmi era dominata da un continuo rimuginare su tutte le cose che avrei potuto fare o dire la sera prima per non rovinare tutto.

Nelle prime due ore di lezione distolsi per un po' l'attenzione dai miei problemi e mi focalizzai sulla spiegazione del professore di psicologia di base che approfondì il concetto di percezione e sensazione spiegandone le differenze di significato. Scrivere appunti mi permise di dimenticare che di lì a poco sarei dovuta andare a una lezione molto meno facile de affrontare.
Uscita dall'aula di psicologia di base mi incamminai verso la "bocca del leone", mi attendeva un'ora di filosofia che, per come mi sentivo, sarebbe durata per un tempo infinito facendomi sentire peggio di come mi sentivo già.
Mentre raggiungevo le aule al piano terra tenevo lo sguardo basso senza guardare neanche dove stavo andando, ma quando arrivai davanti alle grandi porte bianche dell'aula una voce maschile, che urlava il mio nome, mi fece voltare. Vidi Zac Bennett correre verso la mia direzione, ogni volta che lo vedevo mi sembrava di guardare un bagnino di Baywatch che camminava a rallentatore. 
-Bennett! - lo salutai lasciandogli due rapidi baci sulle guance quando arrivò davanti a me.
-Allora per stasera ci sei? - mi chiese lui speranzoso saltando i convenevoli.
La sua domanda piombò come un fulmine nella mia testa; mi ero dimenticata totalmente dell'invito e tanto meno avevo avuto il tempo di considerare l'idea di andare alla festa della confraternita. Cercai di sembrare il meno sorpresa possibile per quella domanda; pensai che sarebbe stato davvero crudele fargli capire che mi ero scordata. Nel minor tempo possibile considerai l'idea di andare a quel party, l'unico pensiero che aleggiava nella mia testa era il fatto che avevo bisogno di distrarmi dopo tutta la tensione accumulata a causa della mia situazione sentimentale assai confusa.
-Ci sarò. – dissi in tono arrendevole ma cercando di regalargli un sorriso sincero.
Un'espressione ebete e felice apparve sul viso del gigante biondo e senza alcun preavviso mi prese tra le braccia muscolose sollevandomi da terra e saltellando come un pazzo. Ancora sotto shock ma al contempo divertita scoppiai a ridere per quel gesto inaspettato, mi sentii come una piuma mentre lui si muoveva con me in braccio.
Per fortuna dopo poco mi posò a terra permettendomi di tornare a respirare regolarmente, ma la mia risata spensierata si spense non appena mi accorsi della figura alle spalle di Zac che ci fissava con sguardo truce. Senza accorgermene trattenni per qualche secondo il respiro mentre guardavo il viso di Mr. Miller che aveva assunto un'espressione molto più che infastidita mentre squadrava sia me che Zac.
-Miss White la lezione sta iniziando. O entra in classe o se ne va ad amoreggiare da qualche altra parte. - affermò con un sopracciglio alzato e con un tono duro e distaccato.
Quella freddezza nei miei confronti mi fece gelare il sangue nelle vene; mi sentii rimpicciolire davanti alla sua figura imponente e percepii dal suo sguardo che aveva aumentato ancora di più la distanza tra noi due.
Zac, invece, a differenza mia stava trattenendo un sorriso per quella frase e dopo pochi secondi mi salutò con un cenno e si allontanò.

The professor Where stories live. Discover now