Capitolo 12

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Sdraiata sotto le coperte, ammiravo la schiena nuda del mio professore mentre si alzava dal letto per rimettersi i vestiti; non potei non focalizzarmi su quelle spalle large, sul sedere muscoloso e marmoreo.
-Ti piace quel che vedi? – mi chiese voltandosi verso di me divertito. Arrossii di colpo per esse stata beccata mentre fissavo nei minimi dettagli la sua corporatura da dio greco.
Senza dire nulla annuii con un sorriso lascivo sulle labbra stiracchiandomi nel mio caldo lettuccio dopo quell'intenso e inaspettato esercizio fisico. Non avevo nulla addosso, c'era solo il lenzuolo bianco a coprirmi il mio corpo che ancora cercava di riprendersi. Invece, Christian Miller in pochi minuti era vestito ed in ordine come quando aveva varcato la soglia della mia stanza un'ora prima.
Si sedette sul mio letto per infilarsi le scarpe costose che aveva lanciato in giro per la stanza, quando era troppo preso dal desiderio per stare attento a dove metteva le sue cose.
-Sta sera che piani hai? - chiese mentre era impegnato con le stringhe senza guardarmi.
-Perché le interessa professore? - chiesi con un tono sarcastico ma anche malizioso; la cosa fece ridere di gusto l'uomo seduto accanto a me.
-Quando mi darai del tu Miss. White? – chiese lasciando stare le scarpe per protendersi verso di me e lasciarmi un rapido bacio sulle labbra.
-Sono stata invitata ad una festa della Alpha Sigma Phi. – affermai alzandomi con le lenzuola attorcigliate attorno al corpo nudo.
Lui si irrigidì di colpo e la sua espressione rilassata lasciò il posto ad una dura e enigmatica.
-Tranquillo. Non succederà nulla di quello che pensi, il ragazzo di stamattina è un amico. –  mi affrettai a tranquillizzarlo, prima che le emozioni negative potessero sovrastare e cancellare tutte quelle belle sensazioni vissute nell'ultima ora.
Nonostante le mie rassicurazioni lui sembrava ormai troppo preso tra i suoi pensieri e la cosa incupì anche mi; mi infastidiva non sapere cosa stesse macinando la sua mente misteriosa. Rividi di nuovo quell'espressione persa nel vuoto che aveva avuto giorni prima.
-Mi dirai mai cosa ti tormenta tanto Christian? - chiesi ad un tratto stanca di assillare me stessa con delle domande a cui non potevo di certo avere una risposta.
In un istante lui tornò dal quello stato di spaesamento e dopo essersi stampato un finto sorriso sulle labbra scosse la testa impercettibilmente: - Mi hai chiamato per nome? E' la prima volta.
Sapevo che aveva cambiato argomenti di proposito, capii da quel gesto che non era ancora pronto ad aprirsi ed io dovevo accettarlo. Sviare il discorso non significava necessariamente che non mi avrebbe mai riferito questo suo segreto, ma solo che non era quello il momento più adatto per confidarsi con me.

"Kath sta sera c'è una festa alla Sigma Alpha Phi. Vuoi fare un salto con me? xxx"
Inviai un sms alla mia amica prima di tornare a fissare l'armadio incerta su cosa indossare per la serata che mi aspettava.
Forse stavo impiegando tanto tempo a decidermi perché la mia testa era troppo piena di pensieri poco puri nei confronti dell'uomo mozzafiato che era appena sgattaiolato fuori dalla mia stanza. E oltre a questi pensieri, vi erano anche altre cose che mi frullavano in testa, come per esempio gli sbalzi di umore di quell'uomo o anche ciò che mi stava nascondendo e quanto potevano cambiare le cose tra noi questi segreti.

Katherine Ivanova non mi deluse, come sempre accettando l'invito non appena arrivò in stanza. Sarebbe venuta al party solo per controllare me e soprattutto per chiarirsi le idee su Lilianne, che a quanto pare non le andava ancora a genio.

Dopo aver indossato un paio di shorts e una t-shirt a righe blu e bianche mi lasciai truccare dalla mia amica bionda che era più esperta di me in queste cose e avrebbe fatto un ottimo lavoro.

Abbandonammo la stanza non appena finì di prepararsi anche lei. Con la coda dell'occhio ammirai la ragazza più alta di me alla mia destra, le donava il rossetto color ciliegia abbinato alla canottiera di seta.
-Oggi Christian è venuto nella nostra stanza. – affermai dopo aver preso coraggio.
-Da quando sei passata da "Mr. Miller" a "Christian"? –  si bloccò in mezzo al corridoio squadrandomi sperando che il mio viso potesse farle capire la risposta.
Mi guardai intorno per assicurarmi che nessuno ci stesse ascoltano, eravamo sole per fortuna perché d'un tratto lei sgranò gli occhi come se in fronte avessi inciso ciò che era accaduto prima che Katherine tornasse in stanza.
-Tu ci sei andata... – cercò di dire portandosi la mano alla bocca non riuscendo a dire una parola in più.
"Brava, ora la tua unica vera amica ti crede una puttana!" la vocina della mia coscienza mi rimproverò severamente. Abbassai istintivamente lo sguardo, dispiaciuta che lei potesse avere un'opinione del genere su di me e iniziai a mordermi il labbro inferiore. Cercai una buona motivazione da darle per farle capire cosa mi avesse spinto a fare tutto ciò.
-Senti, non ti giudico Sophi. Solo non vorrei che ti illudessi, non siete una coppia e non lo potrete essere finché tu studierai qui. –  si avvicinò a me posandomi una mano sulla spalla.
-Non uscirci al cinema, non urlare ai quattro venti che stiamo insieme non vuol dire che non proviamo qualcosa l'uno per l'altra. – borbottai io consapevole del fatto che aveva ragione
-Cosa ti fa credere che lui provi qualcosa per te?
La sua domanda mi lasciò senza parole, non sapevo cosa dire o forse avevo paura di ammettere che ero una povera illusa. Era sciocco anche solo pensare che un uomo maturo come lui potesse innamorarsi di una semplice studentessa conosciuta da poche settimane. Ed era ancora più stupido che io provassi cose tanto importanti per una persona che non conoscevo neanche. Allontanai quei pensieri dalla mente e tornai a pensare al party.
In meno di dieci minuti io e Katherine arrivammo all'edificio in cui si sarebbe tenuta la festa, la musica era molto alta e davanti all'entrata c'erano un gruppo di studenti con le birre in mano che controllavano chi entrasse e chi uscisse.
Nella tasca posteriore degli shorts sentii vibrare il cellulare poco prima di entrare e lo tirai fuori per controllare. Lo schermo illuminato mostrava l'arrivo di una nuova mail.

The professor Where stories live. Discover now