Capitolo 25

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La notizia su Lilianne mi aveva spiazzato più di quanto pensavo. Iniziarono nella mia testa a formarsi una serie di ipotesi sul perché lei fosse stata in un luogo simile, ma le scartai tutte visto che sembravano tratte da un film horror.
-Come hai fatto a scoprirlo? - chiesi sempre più incuriosita.
-Ho i miei strumenti. – mi rispose facendo comparire uno sguardo enigmatico sul viso.
-Henderson Behavioral Health Center è il nome della clinica. – precisò infine lei.
-Sai per caso anche il motivo del suo ricovero?
-Grave stato depressivo.
Avrei optato più per mania o schizofrenia avendola conosciuta, non mi sarei mai aspettata che avesse avuto quel tipo di disagio psichico. Elencai mentalmente i tipi di depressione che una giovane ragazza del liceo avrebbe potuto vivere: depressione ansiosa, depressione agitata, sindrome maniaco depressiva, disturbo emotivo stagionale oppure depressione reattiva. Mi risultava strano immaginare una ragazza solare e sempre circondata da amici come lei, rinchiusa in una clinica per una cosa del genere.
Purtroppo, la conversazione con la mia amica venne rimandata a causa della lezione a cui mi sarei dovuta recare di lì a poco se non avessi voluto arrivare in ritardo.

-Il sociologo esplica, in sostanza, nei confronti della società che studia, la funzione di testimone, di moralista della società industriale... – la voce della docente dai capelli bianchi era un qualcosa di lontano dalle mie orecchie e soprattutto dalla mia attenzione.
Sebbene provassi estrema rabbia verso Lilianne Moore mi rattristava l'idea di immaginarmela in una clinica con un camice bianco, circondata da persone instabili mentalmente e da psichiatri che la obbligavano ad impasticcarsi ogni giorno.
Quando l'ora di sociologia giunse alla fine mi recai in biblioteca per vedere se Katherine era riuscita a uscire dal suo letto. Con mio sollievo, la trovai ad un tavolino con gli occhi puntati sullo schermo del suo laptop mentre con una mano teneva aperto un libro alla sua sinistra.
Era tutto in perfetto ordine sul tavolo su cui stava studiando a differenza del resto dei tavoli occupati da altri studenti.
Mi lasciai cadere sulla sedia vuota davanti a lei e posai la borsa sul tavolo, dopo aver tirato fuori alcuni quaderni che avevano bisogno di una sistemata.
-Come è andata la lezione? –  mi chiese lei senza distogliere lo sguardo dallo schermo.
-Lezione soporifera. –  mormorai cancellando e riscrivendo appunti.
-Non sono di certo emozionanti come quelle di Miller. –  sghignazzò la mia amica digitando con le unghie laccate sui tasti del pc.
-Suppongo che questa sia comicità dell'est. – la stuzzicai facendole l'occhiolino.
Una smorfia si dipinse sul suo volto facendomi scoppiare a ridere. Non piace a nessuno essere ripagato con la stessa quantità di sarcasmo che butta addosso agli altri.
-Vedo che Miller è diventato il tuo chiodo fisso. – il tono di voce stridulo e contrariato mi era ormai conosciuto, non sentii il bisogno di voltarmi per guardarla.
L'esile figura dai capelli ginger si accomodò senza essere stata invitata al nostro tavolo. Katherine aveva smesso di digitare perché era troppo presa a lanciare occhiate di puro disprezzo verso la ragazza al tavolo.
-Che orecchie lunghe che hai. - Kath imitò la celebre frase della favola di Cappuccetto Rosso.
-Mai tanto grandi quanto l'interesse di Sophia verso il professore. – precisò la rossa incrociando le gambe sotto il tavolo posando gli occhi su di me.
Avrei voluto urlare con la massima potenza della mia voce un grande "Fatti cortesemente i cazzi tuoi!", ma trattenni i miei impulsi mascherandoli con un semplice sorriso disinteressato.
-Il mio interesse non supera il tuo, come vedo. – controbattei.
-Non mi curo di quell'uomo. Volevo solo avvisarti di quello che ti attenderà se ti avvicini a lui. – mi spiegò calcando sull'ipotesi finale che aveva fatto.
-Ci sei andata a letto Moore? –  la voce di Katherine mi impedì di rispondere a tono a quell'illazione o più precisamente ad una minaccia sott'intesa.
In un attimo Lilianne fu in piedi con il corpo proteso verso la ragazza bionda che totalmente impassibile la fissava divertita.
-Rifletti prima di aprire la bocca, cara. O nel tuo paese parlate quando cazzo vi pare? – lo sdegno che nutriva la rossa nell'aver udito una simile domanda le fece perdere il controllo.
La tensione che emanava e le mani strette a pugno di lei mostravano quanto lei si trovasse al limite di sopportazione. La mia amica aveva toccato un nervo scoperto e questo aveva scatenato la furia.
Guardai la mia amica che disegnò sulle sue labbra carnose un sorriso veramente divertito da quella situazione.
-Ragazzina sei ridicola. Sparisci. – le sentii dire; il suo sorriso venne sostituito dal tipico sguardo truce di Katherine Ivanova che avrebbe potuto congelare anche l'inferno intero.
In modo chiaro e con poche parole Lilianne Moore era stata zittita è costretta a ritirarsi.
-Sophia White, prima o poi conoscerai la vera faccia di Miller. – furono le ultime parole di lei prima di sparire dal nostro raggio visivo.
Quella minaccia si aggiunse alle altre che mi aveva già fatto e l'effetto che ebbe su di me fu pare a zero. La quiete dopo la tempesta aleggiava sul tavolo mogano dove ci trovavamo io e Katherine mentre ci guardavamo sconcertate da una simile affermazione.
-Se solo avessi con me un AK-101... – mormorò lei tornando a picchiettare sui tasti.
-Un che? –  chiesi perplessa.
-Fucile d'assalto a fuoco selettivo, calibro 223 pollici con cadenza di tiro di 600 colpi al minuto. –  mi spiegò senza far trapelare alcuna emozione.
Stupore misto a spavento mi fecero rimanere a bocca aperta e con gli occhi sbarrati.
-Scherzavo... – - si affrettò lei a dire -Meglio un AK-12, la canna ha una rigatura migliore. – concluse quasi in un sussurrò così da farsi sentire solo da me.
Mi sembrò quasi di udire una risata malvagia da parte della mia amica bionda e la cosa, finché, era riservata alla rossa, mi poteva solo che divertire.
Continuammo a studiare per il resto della mattinata; mentre io combattevo con il testo di psicopatologia generale, Kath doveva fare una serie di ricerche sulla storia del diritto romano.

The professor Where stories live. Discover now