Capitolo 20

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Lilianne Moore era la personificazione del risentimento, dell'astio e di tutto quello di nero ci potesse essere nel cuore di qualcuno. Le si leggeva negli occhi che odiava Christian con ogni cellula del suo corpo; questo non riusciva a nasconderlo neanche se si fosse sforzata.
Cercai per un istante di sospendere il mio giudizio, in fondo non avrei potuto mettere la mano sul fuoco per quell'uomo dopo tutto quello che era successo. Il fatto che Lilianne lo odiasse non significava necessariamente che le sue parole fossero pure invenzioni.

-Che vuoi dire con questo? Non puoi essere più precisa? – chiesi istintivamente; quella carogna aveva raggiunto il suo obiettivo, rendermi irrequieta e piena di dubbi.
-Sappi solo che qualunque donna starà vicino a lui diventerà solo un'ombra. –  proferì le ultime parole senza guardarmi ma fissando il vuoto; come se potesse vedere nella notte il suo passato o il mio futuro.
Immobile, come se fossi stata pietrificata da Medusa, la osservai mentre si allontanava.
Esistevano dubbi che andavano risolti, altri che non potevano essere risolti ed altri ancora che era meglio non risolvere mai, mi sfiorò l'idea che i miei dubbi si potevano riconoscere nell'ultimo caso. Mi allarmava l'idea di scoprire che dietro al sorriso giocoso di Christian e dietro ai nostri momenti passionali si celasse uno sconosciuto o, come veniva descritto da Lilianne, un bastardo senza cuore.
Scacciai all'istante quelle idee negative che si erano piantate nella mia testa e mi alzai per tornare in stanza, pregando che la mia amica e il suo ragazzo avessero risolto ogni dissidio.

Una volta arrivata dentro al dormitorio femminile vidi uscire Brett come un razzo dalla porta della camera che condividevo con Katherine. Non mi degnò di uno sguardo mentre sfrecciava nel corridoio. "Ciao anche a te" pensai tra me e me.
Entrai subito dopo la sua uscita nella mia stanza; trovai la mia amica seduta a terra con l'acconciatura rovinata, il trucco sbavato e le gotte rosso scarlatto.
Richiusi silenziosamente la porta e mi sedetti a terra accanto a lei aspettando pazientemente che si sentisse pronta per raccontare gli avvenimenti che l'avevano portato a quello stato.
-I-Io... V-voglio... cioè non voglio...– in modo confuso provò a formulare un periodo con un qualche senso logico, ma l'agitazione le impediva di esprimersi -Cazzo! Lingua di merda! - imprecò portandosi le mani tra i capelli e stringendoli tra i suoi piccoli pugni.
-Katya...- richiamai la sua attenzione con il nome che usava la sua famiglia, che solitamente la riusciva a calmare -Ascoltami io so che tu ami Brett come non hai mai fatto in vent'anni della tua vita, ma devi comprendere la sua situazione. Lui vorrebbe solo essere all'altezza...
-All'altezza di cosa? Non c'è altezza, siamo sullo stesso livello! - alzò la voce sempre più.
Potevo capire la sua preoccupazione, il dolore di una donna innamorata aveva una potenza tale da poter spazzare via una città, più di quanto avesse mai fatto un tornado nella storia dell'America. Mi straziava vedere la mia amica così triste e dispiaciuta.
-Prova a calarti nei suoi panni. Lui sente di dover fare di più per una donna che ha già tutto. Lui combatte per renderti orgogliosa di lui. Ogni goccia di sangue che hai visto era una parte di sé che lui sacrificava per te. –  tentai di spiegarle il punto di vista di Brett in modo pacato e placido sperando che lei riuscisse a comprenderlo di più.
Katherine Ivanova, era una ragazza tenace che non manifestava di fronte a nessuno le sue fragilità, non capitava mai che la si vedesse piangere; poteva sembrare quasi che i suoi occhi color mare, spesso glaciali, potessero far congelare le lacrime impedendo loro di scenderle lungo il viso. Ma in quel momento, mentre ascoltava le mie parole e guardava il muro bianco davanti a sé, un insieme di lacrime le scivolarono sulle guance.

Spontaneamente la strinsi a me in un abbraccio infinito, che sarebbe dovuto durare tutta la notte. La strinsi a me con tutta la forza che avevo in corpo.

-Cosa importa se un abbraccio può rompere le costole, quando può aggiustare il cuore? – mormorai tra i suoi capelli le parole che mi diceva mia madre quando ero piccola.

The professor Where stories live. Discover now