Capitolo 21

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Un senso di mistero mi invase il cuore e la mente, quelle pagine mi avevano trasmesso un forte senso di angoscia e struggimento; non riuscivo a capire cosa si celasse dietro a tutte quelle stranezze che avevo visto legate al professore dagli occhi color menta.
Portai le mani tremolanti al viso per coprire gli occhi, non desideravo vedere più nulla, volevo solamente scomparire e riflettere un po'.

Lasciai cadere il taccuino sul tavolo prima che lui potesse vedermi e provai a sembrare meno confusa di quanto ero.
Christian Miller si materializzò davanti a me guardandomi con uno sguardo interrogativo; probabilmente anche lui percepiva la mia afflizione.
-Cos'hai Sophia? – chiese posando una mano sulla mia spalla.
Scossi la testa e provai ad alzarmi dal divano togliendomi di doso la sua mano, provai a simulare un sorriso sereno affinché lui non capisse quanto ero turbata in quel momento.
-Penso di dover tornare in stanza... – mormorai con la testa china.
Lui portò la mano sotto il mio mento per far incrociare i nostri sguardi. Ma il mio era perso e carico di ansia mentre il suo era tranquillo e rilassato. In quel momento eravamo totalmente opposti, il sole e la luna.
-Resta qui stanotte. –  una dolce preghiera uscì fuori dalle sue incantevoli labbra.
-Rischieremo domani di essere visti. –  sospirai cercando di guardare da un'altra parte.
-Non credi che ne valga la pena? – pronunciò quella domanda consapevole del fatto che non c'era bisogno di una riposta; entrambi ci desideravamo e volevamo stare insieme.
Senza controbattere ulteriormente mi lasciai cadere sul divano e seguendo i suoi consigli mi misi a guardare la tv mentre veniva trasmessa una famosa e noiosa commedia romantica. Dopo qualche minuto, Christian sparii nella sua stanza per qualche istante lasciandomi sola.
-Potresti usare questa come pigiama. – si materializzò vicino al divano con in mano una sua camicia color fiordaliso ben piegata.
-Non vorrei mai rovinare un tuo capo firmato usandolo per la notte. –  affermai seria, nonostante l'idea mi lusingasse non avevo intenzione di approfittarmi della sua gentilezza.
-Ritengo che questo capo abbia più valore e calzi meglio su di te. –  la sua voce divenne carica di tensione e particolarmente roca.
-Mi sta di nuovo lusingando Mr. Miller? – provai a scacciare i pensieri negativi e assecondarlo; mi alzai attratta da lui come una falena dalla luce.
-Assolutamente no Miss White. Le mie affermazioni sono assolutamente e totalmente oggettive, quasi empiriche potrei dire. – un sorriso sghembo comparve sul suo viso.
-Mi risulta difficile crederle professore. –  sussurrai ormai troppo vicina a lui.
-Lasci che la illumini. –  in un istante la camicia era a terra mentre le sue mani erano incollate ai miei fianchi e le nostre labbra si unirono in un bacio passionale.

La luce della luna piena filtrava tra le tende color grigio perla della stanza di Christian, ed io guardavo il fascio di luce non riuscendo più a dormire. Il mio corpo accaldato era incastrato sotto il braccio muscoloso dell'incantevole professore che dormiva come un bimbo.
Ammirai estasiata il suo viso rilassato, le labbra rosee leggermente schiuse e i capelli scompigliati che gli ricadevano sulla fronte liscia.
La sveglia elettronica segnava le quattro del mattino, lentamente scivolai via dalla sua salda stretta e sgusciai fuori dalla stanza. Le piastrelle gelide mi stavano ghiacciando i piedi nudi mentre tornavo nel salottino in cui avevo passato la serata, strinsi sul petto la camicia celeste che mi copriva a malapena il sedere e mi lasciai cadere sul divano di pelle.
Mi balenava di nuovo in testa l'idea di aprire il taccuino e non esitai un minuto di più. Volevo scoprire cosa si celasse dietro le altre pagine avorio che non ero riuscita a vedere. Sperai di trovare qualche risposta ai dubbi che mi assillavano e mi impedivano di dormire.
Saldamente strinsi il quadernino di pelle tra le mani ed iniziai a sfogliare le pagine che ancora non avevo visto. Dopo qualche pagina bianca apparve sotto il mio sguardo tanto incuriosito quanto terrorizzato un altro testo:
" E so molto bene che non ci sarai.
Non ci sarai nella strada,
non nel mormorio che sgorga di notte
dai pali che la illuminano,
neppure nel gesto di scegliere il menù,
o nel sorriso che alleggerisce il "tutto completo" delle sotterranee,
nei libri prestati e nell'arrivederci a domani".
La fine del testo era caratterizzato da una scrittura più tremolante e calcata, come se l'autore di quel testo non riuscisse più a stringere tra le mani la penna con cui stava scrivendo.
All'angolo del testo vi era riportata una data: 13 maggio.
La pagina successiva era bianca, immacolata, non vi era neanche una traccia di inchiostro su di essa; così come la successiva, e anche quella dopo ancora. Non vi erano più pensieri ed emozioni da scoprire, nessun passo in più verso la verità, ero di nuovo bloccata di fronte ad una porta chiusa.
Sentivo la stanchezza sulle spalle, la testa sembrava stesse per scoppiare da un momento a l'altro a causa di tutti quei pensieri che mi affollavano la mente, inoltre, il luogo in cui mi trovavo non mi aiutava a tranquillizzarmi.
Decisi di raccogliere le mie cose e di tornare al dormitorio senza farmi vedere da lui. Pensai che quella sarebbe stata la scelta migliore da fare sia per me che per lui.
Indossai i pantaloni che si trovavano sul divano ed andai alla ricerca della t-shirt del medesimo colore che sembrava come sparito.

The professor Where stories live. Discover now