Zebre oltre il vetro

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Le porte del l'ascensore si aprono sul ballatoio del reparto. Sono le 8.30 quando la porta scorrevole scivola davanti a me ed io con passo sicuro giro a sinistra puntando la seconda porta a vetri che mi separa dalle stanze dedicate alle prove per gli sportivi. Oltre il vetro opaco intravedo diverse figure in piedi e capisco all'istante che i miei "pazienti" sono già arrivati. Mi fermo un' attimo e guardò fuori da una delle finestre del corridoio verso il parcheggio, non vedo alcun pullman, possibile che siano venuti tutti con i propri mezzi? Ma in fondo, a me che cosa cambia? Nulla! Faccio un profondo respiro e mi preparo ad entrare, la mia giornata mi attende oltre quelle porte e io devo fare del mio meglio, mettere da parte la mia anima tifosa e tirare fuori quella professionale. Stringendo forte la borsa che contiene la maglia di Isabella cammino fino alle porte che appena mi avvicino si spalancano.
Di fronte a me si apre la sala d'attesa, lungo le mura sono distribuite le sedie e molti di loro sono seduti, cellulare alla mano e cuffie nelle orecchie.
Davanti a me si stagliano le spalle di un giocatore che in piedi sta parlando e ridendo con un altra persona.
Riconosco le schiena di Higuain che non si accorge del mio ingresso, chi gli sta davanti invece mi vede subito, e' il vicepresidente Pavel Nevdev che con una mano poggiata sul braccio del Pipita lo fa spostare. Gonzalo si gira di scatto e rimane lì a guardarmi per un attimo di troppo, snocciolando un sorrisetto da piaccione e due parole di scusa.
In fondo al corridoio il banco a mezzaluna della reception e' occupato da Miranda che appena mi vede con voce chiara e decisa sillaba un "Buongiorno dottoressa Donati" che se giusto qualcuno aveva qualche dubbio su chi fossi ora ha solo certezze.
Lei mi sorride dalla sua postazione e io con un altro mezzo sorriso la guardò e rispondo: " Buongiorno a lei Miranda e benvenuti signori"
Non aspetto nessun saluto di rimando, non sono qui per fare conversazione, faccio solo un cenno con la testa a Nedved per fargli capire che l'ho riconosciuto come dirigente e poi mi avvio al bancone presidiato da Miranda.
Non sono molti passi ma sono sufficienti a far sì che 25 paia di occhi si posino su di me con espressioni che vanno dallo stupito al semi sconvolto, alcuni anche con evidenti punti di domanda che aleggiano sulla faccia. La cosa un po' mi diverte un po' mi fa sentire un pezzo di carne fresca esposto in una macelleria ma non importa qui i giochi li conduco io e basta. Mentre cammino con la coda dell'occhio li riconosco tutti, uno ad uno, Cuadrado, Barzagli, Chiellini alla mia sinistra; Pjanic e poi lui, l'idolo della mia Isabella. Seduto di fianco a Miralem. È' chinato in avanti, le braccia appoggiate alle ginocchia, tra le mani ha il cellulare, in una orecchio l'auricolare. Non si è accorto di me forse distratto dalla musica, ma Pjanic provvede a svegliarlo dal suo torpore con una discreta gomitata che però non sfugge al mio sguardo.
Lui si gira verso il compagno e vedendo la direzione del suo sguardo alza gli occhi su di me che gli sto passando davanti. Con l'ultima parte di visuale scorgo due pupille verdi che mi seguono, sono effettivamente molto belli e non nego che un brivido veloce mi scorre dalla schiena alle gambe. Non ho tempo di fermarmi ma il mio istinto mi dice che i suoi occhi sono ancora puntati su di me ed è come se li sentissi sulla mia schiena.

DAGLI OCCHI DI P.

Lo schermo mi rimanda le immagini di Twitter, nell'auricolare Luis Fonzie continua a cantare "Despacido". La giornata sarà composta solo da queste visite mediche e quindi scivolerà via abbastanza noiosa.
Mentre fissò il display sento un leggero ma chiaro tocco di Miralem che mi siede accanto. Non gli rispondo subito, tanto sarà un'altra delle varie stronzate per passare il tempo. Mentre sto ancora guardando il cellulare, nel mio campo visivo entrano un paio di tacchi, delle calze nere che coprono una caviglia sottile. Lo schermo perde subito interesse e al secondo tocco di Pjanic alzo immediatamente lo sguardo. I miei occhi percorrono due lunghe gambe coperte dal collant scuro, vedo il bordo di pizzo di un vestito verde, la donna che mi passa davanti attira decisamente la mia attenzione. Fermo la musica e sento l'infermiera dire "dottoressa Donati". Ricordo di aver sentito il nome pronunciato dal nostro staff, ricordo di aver capito che quel nome era quello del medico che ci avrebbe sottoposto ai test. Non ricordo di aver sentito che si trattasse di una Donna! La figura si ferma dritta davanti al l'infermiera dietro il bancone, la vedo solo di spalle e ciò che passa attraverso i miei occhi e' molto più che interessante. Indossa un abito verde scuro, le gambe sono lunghe e snelle. L'abito le calza a pennello, mettendo in risalto la figura...una gran bella figura! Non posso non guardarle il "lato B" anche perché mi gira le spalle e non posso vedere altro, ma ciò che ho davanti e' già splendidamente interessante. I fianchi dalla linea perfetta, forse porta una 42 al massimo, la schiena dritta...mi ritrovo a chiedermi se sotto al vestito indosserà il perizoma! L'abito e' un guanto, se così non fosse qualche segno si dovrebbe vedere, ma non vedo nulla...decido che dev'essere munita dell'indumento.
Continua a darci le spalle e io adesso desidero vederla in volto, voglio vedere che faccia ha...comincio a chiamarla mentalmente sperando che senta il mio richiamo telepatico.
"Girati...dai voltati bella criatura...vuelvete para a mi...por un momento...vamos!"
Il mio implorante pensiero ha effetto...si volta per qualche attimo e...lo stomaco mi arriva di colpo in gola! Per il tempo che impiega a darci il buongiorno e a dirci che avremmo iniziato a breve non riesco a staccarle gli occhi di dosso. Se il lato B mi era apparso bello, il fronte e' magnifico. Occhi scuri, naso diritto e labbra carnose, ben definite. Baciarle deve essere fantastico! Hanno l'aria invitante e morbida, dolce e salato insieme...mi devo fermare! Altrimenti i miei pensieri prendono una piega decisamente troppo "calda" anche perché il resto del corpo..."Madre de Dios" ...non riesco a pensare perché le uniche immagini che passano nella mia mente sono decisamente vietate...e il mio corpo sta iniziando a reagire a quella vista. Devo tornare a concentrarmi sul fatto che è il medico che ci sottoporrà ai test.
Mentre si volta per entrare nell'ufficio i suoi occhi incontrano i miei e l'ondata che mi investe e solo calore che arriva dall'interno.

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