Desiderio

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Alla guida con Paulo
Mi sembra impossibile! Ha accettato! Mi lascerà intrare nella sua vita.
Mentre guido non riesco a pensare ad altro. Dentro sento solo la gioia di sapere che da ora è solo mia.
"Lo sai che le persone non si possiedono come gli oggetti vero?" Mi sussurra la mia vocina coscienziosa.
"Certo che lo so! Ho detto "mia" perché ha accettato di lasciarsi andare..."
"Uhm...diciamo che ha accettato di provarci..."
"Che palle! Ma non puoi essere felice per me senza fare la punta ai chiodi per una  volta?"
"Sì certo che sono contenta per te! Ma stai attento, lei non è una delle solite ragazzette che ti porti a letto e di cui ti scordi il giorno dopo...lei è una DONNA è questo è già un passo avanti nelle tue scelte femminili...ma a parte ciò...è una donna che ha vissuto e sofferto, non si lascerà trattare come la modella di turno! E se lo fai sarò io a non rivolgerti più la parola!"
"So tutto! Non la farò soffrire...è troppo grande questo sentimento per gettarlo nel cesso come se niente fosse!"
La mia vicina amica si ammutolisce e io continuo a guidare piano, diretto verso casa. Attraverso Torino che di solito è così caotica mentre ora è sonnolenta è quasi deserta.
Le strade sono sgombre a parte qualche spazzino, qualche giornalaio che ritira i quotidiani, alcuni bar che aprono presto ed io che guido con un sorriso ebete sul volto.
E poi c'è quest'auto che sta dietro di me da un pezzo e ogni tanto i suoi fari riflessi nello specchietto mi infastidiscono.
Volendo potrebbe anche stare un po' più lontano dal baule della mia macchina! Detesto quelli che ti stanno attaccati alla targa, spero che giri presto.
Senza traffico è immerso nei miei pensieri, non ci metto molto ad arrivare a casa. Mentre apro con il telecomando il portone del garage noto che l'auto scura alle mie spalle è ancora lì, anche piuttosto vicina a me, questo stronzo ha fatto la stessa mia strada standomi francobollato.
Appena vedo il portone aprirsi a qualche metro di distanza non resisto alla tentazione di dare un colpo di freni e rischiare di farmi tamponare dall'autista che mi segue, metto la freccia all'ultimo, spingo il freno e lo vedo con uno scatto evitarmi per un pelo e tirare dritto.
"Stronzo! Così impari a starmi appiccicato al culo!"
L'auto gira l'angolo di casa, svoltando nella via di fianco, diretta chissà dove mentre io entro in garage e chiudo il cancello.
Sono quasi le quattro del mattino e cercando le chiavi mi accorgo di non aver preso la chiave dell'ingresso posteriore, mentre scendevo nell'intento di rincorre Caterina ho afferrato il mazzo di chiavi di mia mamma che ha solo la chiave del portone principale.
Non importa, farò il giro ed entrerò da davanti.
Svolto l'angolo diretto all'ingresso e quando alzo gli occhi vedo ferma al lato della strada, l'auto che mi seguiva.
Per un istante ho un brivido ma passa subito e il sangue inizia scorrermi veloce nelle vene.
"Bastardo!" Dico piano.
"Stai attento..." Mi sussurra la cosciente vocina.
"Se questo stronzo cerca rogna ha trovato pane per i suoi denti!"
Aspetto un attimo fingendo di guardare il cellulare per vedere se il tipo se ne va, ma niente, rimane fermo davanti all'ingresso a bordo strada e io a quel punto ho già lasciato salire troppo la rabbia per fregarmene ed entrare a casa.
Mi avvicino con passo veloce, lo devo cogliere di sorpresa. In un attimo sono di fianco alla portiera del passeggero che ha i vetri oscurati, come tutta la vettura del resto.
Sento scattare la chiusura della portiera, afferrò la maniglia, pensando che la stia chiudendo invece il bastardo ha aperto la porta, segno che mi stava aspettando.
Apro la portiera con uno scatto e mi abbasso per vedere il guidatore in faccia, con le parole già pronte ad uscire.
La luce dell'abitacolo si accende è appena guardo dentro resto immobile nello scoprire chi è al posto di guida, mentre la sua voce, ferma mi dice una sola parola.
"SALI!"
E non è un ordine che posso ignorare.
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La visita di controllo di Alicia è fissata per le 11 del mattino. Appena mi sono svegllia ho informato Anna che non sarei stata presente causa dolori alle ferite di guerra, si è preoccupata di sapere come stavo e che farmici avevo assunto e io l'ho pregata di farmi sapere l'esito della visita di controllo, che, come immaginavo è andata bene.
Il resto della mattina lo trascorro a casa, beandomi della tranquillità del mio appartamento.
Continuo a ripensare a ieri sera, alle parole di Paulo, alle mie, alla scelta che ho fatto.
Sarà stata la cosa giusta? Ora a mente più lucida i dubbi mi assalgono, la paura torna a far ragionare la mia mente nella direzione in cui è andata la mia vita fino a questo momento.
Forse non avrei dovuto cedere, non dovrei trascinarlo in questa storia che nasce già difficile, complessa, già zoppa per colpa mia.
"Adesso basta! Stai tornando a fare i soliti discorsi, la solita inutile litania...per una volta, dico, UNA volta che hai preso una decisione fuori dai tuoi schemi, la vogliamo vivere questa cosa oppure no?"
"Sì che voglio viverla ma non è così semplice..."
"È MOLTO semplice...sei tu che complichi tutto...lui ti ama, tu lo ami...quello che succederà lo affronterete mammano che si presenta!"
L'omino del mio inconscio stamattina è particolarmente agguerrito, non sente ragione se non le sue.
Decido di lasciarlo perdere, pranzare e prepararmi per andare all'allenamento a Vinovo, oggi è stata richiesta la mia presenza per un giro di visite agli infortunati e non posso  e non voglio sottrarmi.
Mentre mi preparo per uscire mi capita di guardare spesso il cellulare. Mi sembra strano che dopo tutto ciò che è accaduto ieri sera Paulo non mi abbia scritto nulla, nemmeno un messaggio per chiedermi come sto.
La cosa muove dentro di me una sensazione strana, una leggera angoscia, una lieve paura che viene da lontano.
"Potresti anche essere tu la prima a scrivergli per una volta..."
L'omino in effetti ha ragione, in fondo è sempre stato lui a farsi sentire per primo.
Guardo l'orologio e mi rendo conto che probabilmente l'allenamento e' già iniziato e non vedrebbe comunque il mio messaggio, quindi tanto vale lasciar perdere.
Guido tranquilla in direzione del campo di allenamento, i dolori fortunatamente si sono attenuati del tutto, non sono nel pieno delle mie forze ma sono stata molto peggio di così.
Parcheggio nella zona riservata al personale, intravedo la macchina di Paulo posteggiata qualche posto in la, di fianco c'è anche la cinquecento, forse Alicia è venuta a vedere il figlio allenarsi.
Entro nello Juventus center e da lì mi dirigo al campo. Finalmente indosso qualcosa di adeguato alla situazione, una delle tute di allenamento della squadra, i capelli sono legati in una coda, il trucco praticamente assente e tutto questo messo insieme mi fa sentire più a mio agio.
L'allenamento si sta svolgendo come al solito, anzi è già in una fase inoltra, la partitella finale è cominciata.
In mezzo al campo riesco a scorgere immediatamente la sua figura, si muove veloce, scarta un paio di compagni ma il tiro finale è piuttosto fiacco.
Lo staff mi avverte che posso andare nella stanza medica del centro per effettuare le visite sugli infortunati che sono a riposo e così faccio, lanciando un ultimo sguardo al campo e in quel momento anche lui mi vede, i suoi occhi incrociano i miei.
Anche se la distanza che ci separa è notevole sento una scossa percorrermi la schiena.
Il pensiero che in effetti siamo una coppia fa fare una capriola al mio stomaco, ma in quegli occhi che mi fanno sempre provare migliaia di sensazioni vedo anche qualcosa che fa scattare un campanello d'allarme nel mio cervello.
"Ti stai auto suggestionando! Come sempre!" Mi dice l'amico invertebrato e cercando di nascondere o ignorare quel campanello acceso dal mio sesto senso decido di non pensarci.
Svolgo le visite assegnate con la massima precisione e attenzione anche se la stanchezza si fa sentire.
Alla fine del mio lavoro riemergo dall'ufficio pronta a fare rapporto al mister sulla situazione degli infortunati.
Mentre richiudo la porta alle mie spalle incrocio Alicia nel corridoio .
"Hola dottoressa! Come stai!"
Mi viene incontro tendendo le braccia e salutandomi con due baci sulle guance.
"Alicia! Ho saputo che è andato tutto bene, Anna mi ha informato...sono contenta per te!"
"Gracias! Ma è soprattutto merito tuo se ho evitato l'intervento..."
"No, Alicia, è merito di Anna che ti ha rimesso in sesto"
"Sei troppo modesta..." Mi risponde lei con un sorriso dolce che mi ricorda sempre quello di Paulo.
Mentre sto formulando questo pensiero lui appare dal fondo del corridoio diretto allo spogliatoio, si avvicina a noi e mentre avanza il cuore prende a battermi più forte.
Vederlo così, sudato, con i capelli che ricadono sulla fronte a piccole ciocche fa scattare in me il desiderio, quello fisico e carnale, di averlo solo per me, in qualunque posto, momento o luogo, ma poterlo sentire ancora mio.
La mia mente si annebbia nello scorrere di immagini che nulla hanno a che fare con il ruolo che ricopro in questo posto è in questo momento, ma in fondo che importa? Lui vuole essere mio e io sento di voler essere sua quindi perché non dovrei provare quello che provo?
Saluta Alicia con un bacio sulla guancia, mentre lei dice di voler andare a prendere un caffè e ci lascia soli, lanciando al figlio uno sguardo che non so decifrare, una comunicazione comprensibile solo a loro.
Alicia si volta e se ne va, ma il traffico nel corridoio non ci consente di restare soli, gli rivolgo solo un breve sorriso un po' ebete, ancora persa dietro le mie fantasie erotiche che spero di poter mettere in pratica su di lui il prima possibile.
Si guarda intorno un attimo come se stesse cercando qualcosa o qualcuno, o meglio se stesse cercando di non farsi vedere da qualcuno.
Il suo sguardo è strano, sembra quasi sospettoso, ma dietro le sue pupille c'è qualcos'altro che non riesco a decifrare a cogliere.
Di nuovo quel campanellino d'allarme torna a farsi sentire nella mia mente e cerco di ignorarlo.
In un momento in cui pare non passare nessuno parla rapidamente.
"Come stai?" Mi chiede
"Meglio, molto meglio grazie..."
"Sono contento...senti, non ho molto tempo ma ho bisogno di parlarti...non qui ovviamente...sei libera stasera?"
"Si, non ho impegni..."
"Bene..."
Nel corridoio non c'è più nessuno e quelle parole, "devo parlarti..." Continuano a far squillare quel campanello che ora sembra aver aumentato il suo volume.
Lui forse percepisce qualcosa mentre si sposta con noncuranza il ciuffo che continua a ricadergli sulla fronte.
È inquieto, lo percepisco chiaramente e l'ansia inizia a salire anche in me.
Ho la sensazione che ci sia qualcosa che non so, qualcosa che forse si metterà in mezzo, oppure lo ha già fatto.
Mi guardo intorno velocemente e accorgendomi che non c'è nessuno scollego la mente e lascio che l'istinto abbia il sopravvento sulla mia volontà.
Prendo la  sua mano e con la spalla apro la porta del mio ufficio.
Lui non ha tempo di reagire o forse è colto talmente di sorpresa dal mio gesto che non si oppone.
La stanza è in penombra, quasi buia, in ogni caso il passaggio dai neon del corridoio al nero  non illuminato lascia entrambi accecati.
"Caterina, ma che..."
La mia vista si è già abituata all'oscurità e conoscendo la stanza riesco ad accendere la lampada che illumina l'angolo dove si trova il piccolo salottino del mio ufficio.
Non gli lascio il tempo di parlare. Non gli lascio nemmeno il tempo di pensare e tanto meno voglio che inizi a farsi e fare domande.
Mi avvento sulla sua bocca in un bacio deciso, che zittisce e pretende di più, molto di più.
Non si oppone alla mia invadenza, anzi ricambia con lo stesso ardore.
Infilò le mani sotto la maglia che indossa, decisa a levarla di mezzo e così faccio, con la sua collaborazione.
"Cate...che cosa vuoi fare?..."
La maglia è per terra e la mia bocca si è già avventata sul suo collo, le mie narici sentono il suo odore, la bocca assapora il gusto della sua pelle con quel sapore leggermente salato del sudore che ha ancora addosso, la cosa non mi da alcun fastidio anzi, aumenta il mio desiderio.
"Non indovini che cosa voglio?"
Rispondo mentre  continuo a gustare la sua pelle e lasciò scivolare le mani lungo il petto, l'addome e fino al bordo dei pantaloncini.
Il suo respiro è diventato irregolare, sul mio pancia sento la sua eccitazione e la cosa mi fa sentire forte.
"Asi me mato...mi fai impazzire...lo sai nina?..." Sussurra
"È quello che voglio...ti voglio...ti voglio mi amor...ti voglio adesso, voglio averti solo per me ...ora, qui..."
Non ho bisogno di aggiungere altro. Prende possesso della mia bocca con quella sensualità che gli è propria. Mi toglie la felpa, e la maglia che indosso sopra a un reggiseno sportivo.
Lascio scivolare le mani sotto i suoi pantaloncini e li abbasso.
Scendo lasciando sui suoi addominali una scia di baci.
"Dios...non ho nemmeno fatto la doccia.."
Sorrido.
"Ed è così che ti voglio..." Dico prima di ritrovarmi in ginocchio e lasciare che la sua eccitazione scivoli tra le mie labbra.
Si appoggia alla porta. Alzo gli occhi e lo vedo buttare la testa all'indietro, le labbra socchiuse a cercare aria e quel gemito che non riesce a trattenere.
La sensazione di onnipotenza che provo è totale.
Le sue mani si infilano nei miei capelli quasi a volermi guidare ma non ne ho bisogno, riesco a sentire le sue sensazioni come se fossero le mie.
Tirandomi leggermente i capelli mi scosta e mi costringe a rialzarmi.
"Se non ti fermo finisce qui...e non voglio..."
In un attimo mi sfila i pantaloni della tuta, scarpe, intimo, è tutto ciò che che separa la mia pelle dalla sua finisce sparso, o appeso ai nostri corpi che non hanno tempo e pazienza di attendere ancora, di restare ancora separati.
Come fossi una piuma mi alza e mi ritrovo stesa sul divano dell'ufficio, il suo corpo su di me, la sua bocca che si posa sul mio seno, le sue dita che trovano la mia intimità strappandomi un gemito sommesso, mentre il mio bacino si muove verso di lui.
Con un movimento preciso e naturale lo sento entrare dentro di me e un senso di euforia sembra impossessarsi del mio essere.
Non ci sono parole. I nostri sguardi si incontrano e nei suoi occhi credo di vedere quello che lui può guardare nei miei, desiderio, passione e amore, si, sono certa che anche il sentimento è lì, nei nostri occhi .
I suoi movimenti diventano presto incalzanti e rapidi, so che ci vorrà poco prima che riesca a portarmi all'apice del piacere, ma il tempo che abbiamo è minimo, il luogo non è quello appropriato, il rischio di essere scoperti con tutte le conseguenze che ne possono conseguire rende questa situazione ancora più eccitante, in bilico tra il proibito e il segreto.
Tutto nella mia mente passa in secondo piano, solo lui è il centro della mia attenzione, fisica, mentale, emotiva.
"Paulo..." Il suo nome mi sfugge in un soffio, rotola tra un sospiro e un lamento.
"Sono qui amor...non riesco a resisterti..."
Vado incontro alle sue spinte ravvicinate e rapide e in pochi attimi sento arrivare il piacere che esplode come un vulcano e mi travolge.
L'orgasmo mi scuote dentro e sento la mia voce uscire in un grido che non conosco, che non credo di aver mai fatto, lui rapidamente mette una mano sulla mia bocca a smorzare quel suono.
Lo sento godere, chiudere gli occhi e appoggiarsi al mio seno, levare piano la mano dalle mie labbra e lasciare che i nostri respiri si rincorrano.
Il suo respiro mi accarezza la pelle mentre le mie dita si infilano nei suoi capelli in una carezza possessiva. Lo sento così mio che non vorrei più lasciarlo andare.
"Vorrei restare ad ascoltare il battito del tuo cuore..." Mi dice "...e il tuo respiro tornare regolare..."
Alza la testa e mi guarda e mi chiedo come posso provare un sentimento così forte per lui, entrato nella mia vita da così poco.
"...voglio tenerti tra le braccia mentre ti addormenti, dopo aver fatto l'amore, ogni sera, ogni notte...ogni giorno"
"Lo so..." Rispondo ancora avvolta dalla nebbia del piacere.
Dal corridoio arrivano delle voci, qualcuno cerca Paulo e in un istante siamo catapultati di nuovo nella realtà.
Ci alziamo e come fossimo due ladri ci rivestiamo in fretta, cercando di ricomporci con sembianze più o meno credibili.
Le voci si rincorrono fuori dalla porta.
"Aspetta che passino prima di uscire.." Gli dico
"Mi sembra una buona idea...altrimenti dovrei giustificare la mia presenza qui"..
Sorrido. Mi avvicino al battente aspettando di sentire silenzio.
Le voci si allontanano, apro piano la porta per sbirciare, la via è libera e faccio segno a Paulo di andare. Esce velocemente guardandosi intorno un attimo. Poi rischiando, si volta a darmi un bacio. Lo guardo storto, ma con un sorriso che non riesco a trattenere mentre lo vedo avviarsi verso lo spogliatoio. Continuo a sorridere mentre rientro nel mio ufficio per prendere la mia borsa, inconsapevole che ci sono occhi che ci sorvegliano e a cui  non è sfuggito nulla di tutta quella situazione.

Spazio autrice

Carissime, ecco il nuovo aggiornamento...spero che vi piaccia e insinui in voi qualche dubbio o almeno faccia sorgere qualche domanda...chi segue Paulo nella notte torinese? Di chi sono gli occhi che spiano lui e Caterina?
Da questo momento in poi le cose cambieranno rapidamente, svolte e...chissà cos'altro...non date nulla per scontato.😉
Scrivete le vostre ipotesi, le vostre opinioni e pensieri, mi piace leggere i vostri commenti.
Attendo le ⭐️ e come sempre vi abbraccio forte. Velmachelly

L'altro battitoWhere stories live. Discover now