Preda e cacciatore

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Il presidente decide che restiamo a pranzo con la squadra. Sul mio stomaco si deposita un macigno. Sto quasi aspettando con ansia che arrivi il turno di notte. Non posso divincolarmi, non posso andarmene non sono venuta nemmeno con la mia auto. Meglio mettersi il cuore in pace, non sarà un lungo pranzo di lavoro.
Nella sala, apparecchiata in bianco e nero come è giusto che sia, è tutto pronto. Mancano solo i giocatori ma presumo che faranno presto il loro arrivo.
Il nostro tavolo è quello al centro della sala, da cui è possibile avere una visione su tutti gli altri tavoli e viceversa ogni tavolo ha una visione sul nostro.
Prendo posto alla destra del presidente Agnelli, alla sua sinistra Marotta, di fianco a me Nedved, poco dopo essermi seduta vedo arrivare il prof. Castellani e non so perché la sua presenza ha qualcosa di celestiale e rilassante.
"Ben arrivato professore." Dice Andrea tendendogli la mano seguito da tutti gli altri.
Mario sposta subito la sua attenzione su di me.
"Dottoressa Donati, sono veramente lieto di vederla a questo tavolo." Mi parla sorridendomi apertamente.
"Grazie professore...mi sembra ancora un po' strano ma, sono contenta anch'io di essere qui." Sorrido debolmente ma in modo abbastanza convincente.
Mentre anche Mario si siede al tavolo la squadra fa il suo ingresso. Ognuno sembra avere un posto assegnato o per lo meno dei tavoli prestabiliti, dei gruppi formati o qualcosa del genere. Sono a loro agio, in un ambiente che conoscono e che forse imparerò a conoscere anch'io ma per ora tutto mi sembra strano e inusuale.
Vedo Paulo sedersi a tavola con Gonzalo, Duglas Costa, Pjanic e Cuadrado.
Il pranzo inizia, ma la mia fame che di solito non mi abbandona oggi deve trovarsi altrove.
Al nostro tavolo si è aggiunto il mister Allegri. Devo ammettere che la conversazione e piacevole e anche quel poco di cibo che riesco  a mangiare mi sembra piuttosto buono. Partecipo e ascolto alla conversazione ma l'unica cosa che percepisco veramente è la sua presenza, i suoi occhi che so non mi stanno abbandonando.
Dalla mia borsa arriva la vibrazione di un messaggio. Visto che anche il presidente e gli altri hanno risposto ad alcuni messaggi non mi faccio la remora di estrarre a tavola il cellulare. Appena vedo la notifica del mittente vorrei non averlo fatto, il messaggio arriva da lui...e come ti puoi sbagliare!

Lui:
"...ti senti a tuo agio? Mi sembri un po' tesa..."
Non devo rispondere è la prima cosa che mi passa per la mente. Invece non resisto.
Io:
"Cosa vuoi sentirti dire? Non è il mio ambiente ...di certo è il tuo!"
Lui:
"...beh, è il mio lavoro...non pensavo fosse anche il tuo.."
Io:
"Non lo pensavo nemmeno io"
Lui:
"Hai cambiato lavoro dalla sera alla mattina senza saperlo?"
Io:
"No, dalla sera alla mattina mi sono trovata con un lavoro in più ...e non so se è stata una grande idea...attendo con ansia di iniziare il turno di notte! La dice lunga!"
Lui:
"Scoprirai presto se è stata una buona idea..."
Decido di non continuare, non mi piace la piega che sta prendendo la conversazione se ha qualcosa da dirmi me la dica in faccia. Ma poi broglio davvero affrontare una discussione con lui?
L'omino, che intimidito era rimasto nel cassetto in cui lo avevo infilato, spunta fuori all'improvviso.
"Sei ancora convinta che non cercherà una spiegazione? Che la potrai chiudere così facilmente ? Uhm...."
"Non lo so...sinceramente in questo momento...vorrei solo essere fuori di qui...o in un posto che conosco...persino tu mi sembri un volto amico! Vedi come vanno le cose!"
"Grazie! Troppo buona..."
Velocemente arriviamo al caffè e io non ho mai desiderato così tanto la fine di un pasto.
Svuotata la tazzina, chiedo scusa per andare in bagno, ma soprattutto per uscire a fumare. Ho bisogno di un attimo di pausa. Gli uomini al mio tavolo si alzano tutti quando io mi muovo, poi si risiedono mentre mi dirigo verso il luogo indicatomi per trovare la toilette.
Ci sarà un bagno per le signore o qui è tutto in formato maschile? Uscita dalla sala decido che prima di tutto ho bisogno di fumare.
Fermo un inserviente della cucina e gli chiedo se c'è un area fumatori.
"Si signora, una è all'ingresso per gli ospiti...l'altra l'abbiamo creata noi dietro la cucina, sa per gli addetti ai lavori..." Mi sorride simpatico.
"E dove si trova quella dietro la cucina?" Gli chiedo, voglio un luogo appartato, lontano da occhi indiscreti.
Lui mi sorride ancora felice.
"La accompagno..." Mi fa strada attraverso una porta che ci immette in un piccolo giardino e immediatamente dietro la cucina dove stanno iniziando a sistemare tutto.
Lo ringrazio e lui capisce che voglio restare sola.
Accendo la sigaretta  e iniziò a pensare e a chiedermi come sono finita in questo posto, come e perché ho accettato.
Continuo a fumare guardandomi intorno, tutto perfetto.
Ho la mente troppo piena di domande e con poche risposte. Mi metto due dita sulle palpebre per massaggiarle e tentare di rilassarmi.
"Sapevo che non saresti andata in bagno"
La sua voce mi fa letteralmente sobbalzare, non l'ho sentito arrivare e mi sento completamente spiazzata dalla sua presenza. Ha le mani infilate nelle tasche dei jeans, una felpa nera con il cappuccio e nient'altro.
"Cristo santo!!! Ma ti diverti ad apparire all'improvviso!" Gli rispondo innervosita.
"Ha il vantaggio di non dare il tempo alla preda di accorgersi del cacciatore"risponde
"Ti sembro una preda?" Gli dico soffiando fuori il fumo.
"Decisamente! Una preda in trappola!"
"E tu saresti il cacciatore..." Lo dico ridendo e spegnendo il mozzicone nel posacenere.
Evidentemente la battuta non lo fa divertire perché in un secondo mi prende per un braccio e mi trascina dietro il muro che da su una siepe, dove nessuno può vederci.
Mi mette con le spalle al muro, nel vero senso della parola impedendomi con il suo corpo di spostarmi.
Il suo viso è pericolosamente vicino al mio e i suoi occhi ora mi sembrano un mare in tempesta.
"Non scherzare! Non hai idea di quanti cacciatori puoi trovare qui...io sono solo uno dei tanti..."
"Ma io non sono una preda! Né per te ne' per nessun altro! ...lasciami il braccio..."
"No, non sei una preda, vuoi essere la vittima...o addirittura vorresti diventare una cacciatrice"
"Che cazzo stai dicendo? Cosa vuoi insinuare...se hai qualcosa da dire parla chiaro"
"Forse tu dovresti dirmi qualcosa...due giorni fa nessuno ti conosce, ora sei nello staff medico...un bel salto...per farlo forse ti serviva un trampolino..."
Nella mia mente prende forma l'idea di quello che sta insinuando e il sangue inizia a ribollirmi nelle vene.
"Stai insinuando che avrei usato te come trampolino...che ti ho usato per entrare qui? Sei più fuori di testa di quello che pensavo..." Gli dico cercando con uno strattone di liberare il braccio senza riuscirci.
"Spiegami, allora perché non capisco...d'improvviso sei qui...dopo una giornata di test, una visita approfondita che mi ha coinvolto...hai fatto presto...a trovare la strada per raggiungerci...è bastato passare per casa mia oppure qualcun'altro ha avuto il...PIACERE?" Lo dice con un sorriso derisorio è uno sguardo velenoso. E la mia rabbia è arrivata al limite.
Strattonò con forza il braccio e mi libero dandogli uno spintone sul petto che quasi lo fa cadere nella siepe.
"Ascoltami bene, pezzo di stronzo megalomane...non ti permettere mai più di darmi della puttana! Non ti ho chiesto io di venire a casa tua, hai deciso tutto da solo...nella mia vita non ho mai e ripeto MAI usato mezzi che non fossero il mio cervello per arrivare dove sono! Non sai un cazzo di me, della mia vita e di chi sono, quindi non azzardarti a giudicarmi! Non è stata una scopata con te a portarmi qui! Hai la tendenza a darti un po' troppa importanza sai? Detto sinceramente, se avessi calcolato di passare attraverso il sesso per arrivare qui, ti comunico che tu saresti stato l'ultimo della lista, perché detto sinceramente sei un po' bassino per essere usato come trampolino!" E mi volto per andarmene ma senza riuscirci, mi riprende di nuovo per il braccio.
"Allora spiegami, cosa sono stato?..." È Ancora infuriato, ma sta ragionando, lo vedo.
"Niente! Non sei stato niente! Forse un momento di debolezza..."
I suoi occhi tornano ad avere la consistenza del metallo fuso della prima volta, un sorriso di derisione si dipinge sulle sue labbra.
"Davvero non sono stato niente?"mi chiede tenendomi ancora per il braccio. I suoi occhi hanno la proprietà di cambiare a seconda delle sue emozioni e ora mi stanno sfidando, fissandomi come fossero velluto ma pungendo come mille chiodi.
Vuole richiamare alla mia mente ogni attimo passato insieme e in effetti ci riesce. Le immagini scorrono velocemente nella mia mente che però resta troppo offuscata dall'ira, dalla sensazione di offesa e dolore che le sue parole mi hanno lasciato nell'anima come se lei non fosse già abbastanza ferita di suo.
Vorrebbe sentirmi dire che mi sono sbagliata, che non è vero che non è stato niente, che anzi è stato tanto, forse troppo in soli due giorni. Vorrebbe sentirsi dire che come lui non c'è stato nessuno, che ciò che mi ha fatto provare non è paragonabile a niente di quello che ho provato prima, vorrebbe sentirsi dire che è stato il migliore e io so che lo è stato, ma non voglio dargli questa soddisfazione, lo voglio ferire, fargli male dentro come ha fatto con me.
Lo fisso ancora un attimo è convinto che non avrò il coraggio di ripetergli che non è stato niente, ed è lì che io voglio colpirlo.
"Dimmi ancora che non sono stato niente..." Mi ripete, sfidandomi ancora con lo sguardo e stringendomi il braccio.
Lo guardò e parlo.
"Non sei stato nie..."
Non ho il tempo di finire la frase perché la sua mano si posiziona sulla mia nuca e in un tempo brevissimo che non posso quantificare la sua bocca è sulla mia.
Mi inchioda con il corpo al muro. La sua mano tra i miei capelli mi tiene ferma senza via di scampo.
Mentre stavo ancora parlando la sua lingua mi invade prepotente. È un bacio senza via di scampo. Entra nella mia bocca senza chiedere alcun permesso, senza pietà, quasi senza rispetto della mia volontà che si è dissolta al contatto con le sue labbra.
Non so perché ma rispondo a quel bacio rabbioso, che diventa sempre più profondo ed esigente. So che è solo l'orgoglio di un uomo ferito che lo fa reagire così è la mia è la reazione di chi non vuol cedere, di chi vuol dimostrare di non lasciarsi sottomettere.
Le nostre lingue si sfiorano e scontrano in una lotta senza quartiere, violenta e sensuale allo stesso tempo, forte e aspra, dolce e amara, morbida e pungente. Ammetto che l'erotismo di questo bacio mi toglie il respiro, calma e aumenta la mia rabbia allo stesso tempo. In me lottano la voglia di lasciarmi andare e la collera che ha fatto nascere. Sono sempre più schiacciata contro il muro, il suo corpo sempre più premuto sul mio. Il petto incollato al mio seno e la sua eccitazione che sento crescere contro il mio ventre, insieme alla mia intimità che traditrice, come tutto il mio corpo vorrebbe di più.
Devo ribellarmi, togliermi da questa situazione. Cerco di spostarmi ma per tutta risposta mi preme ancora di più contro la parete. Cerco di mettere le mani  sul suo petto per allontanarlo ma blocca subito le mie braccia ai lati della mia testa. Tra le mie gambe una sua coscia mi impedisce di spostarmi. Continuiamo quel bacio folle e senguinario finché non decido di ribellarmi mordendogli il labbro inferiore, stringo in modo deciso ma non troppo forte, quel tanto che basta per farlo allontanare immediatamente, guardandomi in modo stupito e stizzito.
"Selvaggia! Sei come una gatta selvatica graffi, ma prima o poi fai le fusa..."
Lo spingo lontano e riesco a spostarmi dalla scomoda posizione.
"Questa gatta selvatica da oggi per te è solo un medico...anzi, chiamami dottoressa e dammi del lei quando ti rivolgi a me, chiaro?"
Mi volto per andarmene da lui , dall'effetto che ha su di me, dalla sua bocca, dal suo corpo e soprattutto dalle parole con cui mi ha accusato.
"Tornerai a fare le fuse..." Dice mentre mi allontano. Non mi volto a guardarlo continuo a camminare sui miei tacchi malfermi, lo saluto alzando un dito medio nella sua direzione. So che sta ridendo ma la soddisfazione di averlo morso e di avergli fatto il ditone mi fanno sentire meglio.

L'altro battitoWhere stories live. Discover now