Partita a scacchi

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Isabella è esattamente nel posto in cui l'ho lasciata, del resto non potrebbe essere altrimenti.
Mi faccio consegnare la sua cartella dalla sala infermieri, non ho indossato il camice e quindi non posso entrare nella sala.
Dai dati trascritti tutto sembra procedere bene, tranne i globuli bianchi che continuavano ad essere troppo alti. Forse è causato dal virus che l'ha colpita, oppure no, ma lo saprò con certezza solo tra qualche giorno.
Ripongo la cartella nello schedario degli infermieri.
Esco dalla cabina riservata al personale infermieristico  diretta al mio ufficio due piani più in basso.
Mentre chiudo alle mie spalle la porta del reparto l'ascensore si apre e ne esce Miranda.
Non sono preparata a incontrarla, non ho maschere sul mio volto per depistare le mie sensazioni e lei ci mette meno di un secondo a capire che sto male, anzi, molto più che male.
"Che ci fai qui? Non sei di turno!...cosa è successo? E non dirmi. Niente perché ti mando in rianimazione ma non per fare il medico!"
A Miranda non so mentire e in fondo so che sono qui perché è l'unica persona che volevo incontrare.
"Cosa è successo? Beh, di tutto mi sembra l'affermazione giusta..."
Mi prende per mano e mi trascina in una stanzetta con scritto "riservato al personale"
"Fammi il riassunto veloce...parla!"
L'imperativo pronunciato non mi dà scampo.
"Riassunto veloce? Ok...ieri sera sono stata male, lui mi ha accompagnato a casa, gli ho raccontato tutto di me, ha detto che mi ama e io ho accettato la sua affermazione perché lo amo altrettanto, oggi sono stata al center, l'ho visto parlare con la sua ex, ho origliato la conversazione e ho scoperto che è incinta, aspetta un bambino da lui! STOP! Fine della storia! Sono stata veloce?"
Non dice niente. Mi guarda solo dritta negli occhi.
"Porco cazzo! Cosa vuoi fare ora? Sei qui per non tornare a casa?"
L'intuito di Miranda è infallibile. Sinceramente, non avevo pensato razionalmente di non voler tornare a casa, ma ora che mi fa riflettere sulla cosa ha ragione, è più che probabile che mi venga a cercare li.
"Si, non voglio tornare...resterò qui stanotte" dico con calma.
"Non se ne parla! Sto smontando, vieni a casa con me!"
"Miranda non voglio crearti problemi.."
"È quali problemi? Vivo sola, un po' di compagnia mi fa piacere e tu non sei in grado di gestire questa cosa...prendo la borsa e andiamo."
Non replico, non insisto, non servirebbe a nulla.
La aspetto fuori dalla porta del reparto. Meno di cinque minuti dopo e di ritorno, vestita in borghese è pronta per uscire.
Prendiamo insieme l'ascensore e in quel momento ho un lampo.
"Miranda, dove hai la macchina? Parcheggio interno o esterno?" Domando
"Credi che sia qui fuori ad aspettarti?"
"Se un po' lo conosco si..."
"L'auto comunque è nel seminterrato..." Mi dice
"Meglio..."
Arrivate al piano terra chiedo a Miranda di dare un occhiata in giro.
Il buio, i lampioni, il traffico del parcheggio non permettono una visuale perfetta.
Scendiamo nel seminterrato. Salgo sulla Panda e mi allaccio la cintura.
L'auto parte e imbocca la rampa di salita del parcheggio. Ci avviamo alla sbarra di uscita del personale.
A pochi metri di distanza la voce di Miranda mi strappa ai miei pensieri.
"Cazzo! È qui!"
Il cuore mi arriva in gola in un istante, con lo sguardo localizzo subito la sua auto ferma non molto lontano dalla barra.
"Mettiti giù! Abbassa la testa...apro con il telecomando! Speriamo non si accorga di me e decida di fermarmi!"
La sbarra si alza e Miranda cerca di tenere il volto girato per non farsi notare, in fondo lui non sa che auto ha.
Resto accovacciata sotto il cruscotto mentre lei svolta immettendosi in strada senza essere fermata.
"Via libera, non mi ha visto! Furbo però! Sapeva che se eri qui avresti dovuto passare da questa uscita...invece di cercarti per tutto il parcheggio..."
"Si è furbo lo so! Probabilmente ha già setacciato il parcheggio e visto la mia auto..."
"Allora starà ad aspettare per un pezzo!" Dice Miranda scoppiando a ridere.
La sua risata contagia anche me. Sembriamo due latitanti in fuga e la cosa è abbastanza assurda, se solo per me non fosse così tragica.
La casa di Miranda è nella compagnia appena fuori Torino. L'ambiente rustico e accogliente mi mette a mio agio.
Con gentilezza mi porge un accappatoio.
"Grazie! Ho bisogno di levarmi il suo odore di dosso!"
Lei non dice niente, mi sorride e basta e io mi avvio verso la doccia.
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Merda! Sono tre ore che aspetto! Ormai sono passate le nove di sera. Nella mia testa si fa strada il pensiero che se si trova ancora qui probabilmente resterà per tutta la notte e io non posso passare tutto questo tempo nel parcheggio.
Guardo lo specchietto per vedere se il suv nero che temo compare all'orizzonte.
Per ora non c'è traccia della macchina.
Decido di fare un giro nel parcheggio per verificare se la sua auto è ancora qui.
La vedo ancora posteggiata allo stesso posto.
"È ancora dentro..."
"Oppure è uscita e non te ne sei accorto..." La mia vocina saggia mi dà un suggerimento a cui ancora non ho pensato. Come può essere uscita senza che me ne accorga? Avrebbe dovuto comunque passare dalla sbarra?
"Oppure..." Sibila ancora
"Oppure...qualcuno l'ha fatta uscire? Qualcuno l'ha coperta! Si ma chi..."
La soluzione attraversa la mia mente come un lampo.
"MIRANDA!!! Cazzoooooo!!!"
"BINGO!!!" La coscienziosa mi sta decisamente sfottendo
"Come ho fatto a non pensarci prima!" Batto la fronte sul volante dell'auto
"Coglione! Coglione! Coglioneeeee! SONO UN COGLIONE!!!"
"Posso non darti torto questa volta?"
"Simpatica!"
"È stata più furba di te! Te lo avevo detto che è una donna da non sottovalutare! Voleva evitarti e ci è riuscita! Non ti capita spesso di essere messo all'angolo eh? Come ci si sente?"
"Sei fastidiosa! Non sono stato messo all'angolo! Questa è una partita a scacchi...devo ragionare ad un altro livello...devo prevedere le sue mosse..."
"Prima devi recuperare questa...e ti ha appena mangiato una pedina...attento allo scacco al Re!"
"Quello non succederà...lasciami pensare...se vuole evitarmi di sicuro non è andata a casa sua, sa che la cercherei li...può essere da sua zia..."
"Ma tu non sai dove abita sua zia..."
"Ma so dove ha il negozio di abbigliamento...posso verificare se è lì..."
"E se anche fosse, credi che un suo famigliare ti direbbe dove si trova?"
"Tentar non nuoce"
Avvio l'auto in direzione centro città dove so di trovare il negozio della zia di Caterina, so che si chiama "Segreto" ci sono passato davanti diverse volte, in città è molto conosciuto.
Dallo specchietto retrovisore non scorgo nessuna macchina scura che mi segue. Questa cosa sta diventando un ossessione, lo so, ma devo stare attento, non solo per me ma anche e soprattutto per lei.
Arrivo velocemente in centro, trovo parcheggio in una stradina laterale dove sono a forte rischio di multa, ma francamente me ne infischio.
Metto un cappellino con la visiera e scendo, in questo modo spero di non essere riconosciuto.
"Sei un genio del travestimento!" Mi dice con derisione la vocina, ma io non la ascolto.
Faccio il giro del palazzo che ho di fronte e poco più in là scorgo l'insegna del negozio, sotto i portici.
Da poco sta cadendo una poggia leggera, di quelle che ti penetra nelle ossa. Resto al riparo dei porticati e facendo finta di interessarmi alle altre vetrine arrivo davanti all'ingresso.
Le luci sono accese. Il negozio ha due ingressi. "Segreto- uomo" e "Segreto-donna".
Resto a guardare un attimo l'esposizione. Si tratta di una boutique, più che di un negozio di abbigliamento. Le grandi firme esposte non sono certo di quelle alla portata di tutti. Armani, Dolce&Gabbana, Gucci, Manolo Blanik, Jimmy Choo e via di questo passo.
Forse qualcosa qui l' ho già comprata, ma non ricordo chiaramente e in ogni caso lo shopping in questo momento non è la mia priorità.
"Sì ma dovrai fingere che lo sia...vuoi entrare per comprare il pane?" La coscienziosa amicano non ha alcuna fiducia nelle mie possibilità e continua a punzecchiarmi.
"Lo so! Cercherò di comprare qualcosa..."
Fingendo di guardare la merce esposta cerco di vedere chi si muove nel negozio. Un paio di commesse giovani e carine, stanno servendo degli acquirenti.
Alla cassa è ferma una signora sulla cinquantina o poco più. Una bella signora. Non troppo alta, vestita con un abito scuro, giacca e pantaloni, capelli castani come quelli di Caterina ma con una lunghezza che arriva alle spalle. Ha una figura snella, ben tenuta, da giovane deve essere stata molto bella. Alza gli occhi dal ricevitore di cassa e guarda all'interno del negozio. La somiglianza con Caterina è innegabile, con lineamenti un po' meno fini, più marcati, forse leggermente più spigolosi, ma sono chiaramente consanguinee,  così come non si può negare che è davvero una splendida donna.
"In questa famiglia hanno i geni della bellezza femminile incorporati!" Esclama la coscenziosa.
"In effetti... Chissà com'era la mamma di Cate..."
Il pensiero è abbastanza assurdo in questo momento e decido di metterlo da parte.
Entro nel negozio, star fuori a contemplare la vita che ci scorre dentro non mi servirà a niente.
Un cordiale "buonasera" mi accoglie appena varco la soglia.
Ricambio e iniziò ad aggirarmi tra gli stand.
Nessuno mi ha riconosciuto, o almeno così pare. Scorro un po' di abiti in esposizione guardando più che altro cosa fanno commesse e proprietaria.
Per qualche minuto non accade nulla. Le due ragazze sono intente a prendere le misure per quello che mi sembra aver capito essere un futuro sposo.
La zia  rimane dietro il banco, ogni tanto va nel retro bottega ma torna subito non perdendo di vista né le sue sottoposte né me, che vago come un anima in pena.
Mi lascia guardare tranquillamente, non è invadente come molte commesse di altri negozi, sa che sono qui e prima di intervenire chiedendomi se ho bisogno d'aiuto non mi importuna.
L'esposizione è interessante, lo ammetto, se non fossi qui per altri motivi...
In ogni caso nulla si muove e se vado a vanti così non arriverò da nessuna parte.
Devo muovermi e se necessario giocare a carte scoperte, non ho più nulla da perdere.
Decido di prendere una camicia bianca, quella va sempre bene. Con l'indumento in mano mi dirigo alla cassa.
"Buonasera...ha fatto un ottima scelta! Lei è giovane ma ha ottimo gusto!" Mi dice la zia.
"Grazie, ci sono cose che non vanno mai fuori moda..." Rispondo
"Concordo pienamente..."
Mette la camicia in un elegante borsa scura con il nome del negozio e batte lo scontrino alla cassa.
Devo fare qualcosa! Oppure uscirò da qui con un nuovo acquisto e senza aver cavato un ragno dal buco.
Mentre penso, la fortuna mi assiste. Il cellulare posato di fianco alla cassa squilla in modo basso, butto l'occhio sul display e vedo il nome di Caterina apparire.
La zia che sta facendo lo scontrino si interrompe all'istante e scusandosi risponde alla chiamata.
Non resta di fronte a me a parlare ma va dietro il separe' che divide la cassa dal negozio.
Per sentire quello che dice devo usare tutte le mie capacità uditive visto che parla ad un tono piuttosto basso
"Tesoro...va tutto bene?...come sei stata male? Ieri sera? Hai chiamato Anna...sei tornata a casa da sola??? Ma non dovevi restare....sei venuta via prima...e perché?...è un discorso troppo lungo??? ...mi rispondi sempre così! Lo so che è successo qualcosa, non sono scema!....come sarebbe a dire che è finita...e naturalmente non ne vuoi parlare...si , lo so non al telefono...ma...e quindi? ....COSAAA??? E come l'hai saputo? ...oh tesoro! Non devi pensare nemmeno per un attimo....NO, NO, NO! non è colpa tua!... Vieni a casa, così ne parliamo...uhm, uh, si, ho capito....quindi resti da Miranda?...va bene...ci sentiamo più tardi? Come vuoi...ok...buonanotte tesoro mio!...ah, Katy? Pensa con il cuore per una volta...se puoi! Ciao"
Ascolto tutta al telefonata e capisco che si trova a casa di Miranda' avrei potuto arrivarci da solo quando ho capito perché non l'ho vista uscire.
Miranda è un porto sicuro. Una persona al di sopra delle parti, al di fuori della storia ma presente nella sua vita.
La zia ritorna.
"Mi scusi..." Sembra meno sorridente di prima
"Di nulla signora..."
Batte lo scontrino e mi porge la confezione. Pago in contanti per non usare la carta di credito che rivelerebbe il mio nome.
"Grazie signora, arrivederci" dico afferrando la busta ed è in quel momento che lei mi spiazza.
"Arrivederci e grazie a lei signor Dybala..."
Mi blocco con il braccio alzato per prendere il mio acquisto, mi ha riconosciuto.
"Mi ha riconosciuto!..." Dico dando voce al mio pensiero"
"Dal momento che è entrato..." Risponde
"...e non credo sia venuto per caso stasera..."
Touche!
Dire che sono imbarazzato è poco, ma a questo punto le carte sono in tavola.
"No, non per caso..."
"Allora immagino che la telefonata sia stata provvidenziale è molto interessante..." Mi guarda dritto negli occhi, senza timore, con un sorriso lievemente tirato.
"Direi di sì..."
Scuote appena la testa.
"Beh, se permette le do un consiglio: conosco mia nipote e se la sua intenzione è quella di affrontarla adesso non le sarà facile e francamente nemmeno tra un po' di tempo...non è una persona che torna sui suoi passi e lei...ha agito in un modo che difficilmente potrà farla ricredere..."
"Lo so signora...ma io..."
Non mi lascia finire, alza la mano in segno di stop e io mi blocco.
"Non è con me che deve sfoderare le sue giustificazioni....faccia quello che ritiene giusto...ma poi accetti la risposta che le viene data e continui la sua vita, così come deve continuare quella di Caterina, nel miglior modo possibile...ha già sofferto abbastanza."
A quelle parole faccio solo un segno di assenso.
Non ho nulla da dire a questa donna che mi mette davanti ad una verità assoluta. Lei ha sofferto anche troppo, non c'è niente di più vero, ed io che volevo alleviare le sue sofferenze, essere il suo cambiamento, essere il suo futuro, le ho dato il colpo di grazia.
Con questa consapevolezza l'unica cosa che devo fare è uscire da qui con le pive nel sacco. Io ho creato questo casino e io mi merito il macigno che sento poggiare sulle mie spalle.
Mi volto per andarmene, ma la voce  della zia mi richiama.
"Signor Dybala? Sta dimenticando i suoi acquisti..."
Perso nei miei pensieri stavano lasciando ciò che ho comprato.
Torno sui miei passi e afferrò i manici della busta.
"...non si scordi lo scontrino..."
Infila nella borsa lo scontrino fiscale, ma mi accorgo che è avvolto in un altro pezzo di carta, forse la ricevuta della carta di credito, ma ho pagato in contanti...vuoi vedere che...
Alzo lo sguardo e incontro i suoi occhi e un leggero sorriso sul suo volto, credo di capire, ma non voglio esultare prima del tempo.
"Grazie signora!" Dico piano
"...le auguro di indossare quella camicia per qualcosa di importante..."
"Non sa quanto me lo auguro anch'io...grazie...arrivederci."
Esco dal negozio con un piccolo segno di speranza nel cuore.
Aspetto di voltare l'angolo per frugare nella busta.
Trovo subito i due biglietti. Uno è effettivamente lo scontrino fiscale, lo rimetto dentro a caso, non è ciò che mi interessa.
L'altro invece è un piccolo foglio di un blocco di quelli che si tengono di fianco al telefono per appunti veloci, sul bianco della carta è scritto il nome di Miranda e il suo indirizzo.
D'istinto porto al cuore quel piccolo foglio di carta. Da solo ci avrei messo un sacco di tempo a trovare l'abitazione dell'infermiera, quel foglietto e il mio appiglio, l'ancora che cercavo e che non posso farmi sfuggire.
Torno in auto e metto in moto in direzione casa di Miranda. Cosa mi aspetto? Cosa dirò? Cosa farò una volta li? ...ancora non lo so.
Intanto guido, veloce ma non troppo, ho bisogno di pensare. Ora so dove si trova, so anche come si sente, posso anche immaginare come reagirà alla mia vista...
"È tu? Cosa farai davanti a lei? Cosa sei disposto a fare?" Mi domanda con un filo di saccente cattiveria la mia amica.
"Io? Io, sono disposto a tutto per lei...anche supplicare, mettermi in ginocchio, strisciare e flagellarmi se necessario!"
"Però! Alla supplica con strisciamento e mortificazione non ci eri mai arrivato!"
No, non ci ero mai arrivato e non ho mai pensato di prendere in considerazione la cosa fino a questo momento, ma lei...lei è un'altra cosa, un altro mondo, un altra possibilità,un altra vita.
"E se non andasse come vuoi? Se lei non fosse disposta a tornare da te...dovresti prendere in considerazione l'ipotesi di un rifiuto..."
Nel profondo della mia mente quell'ipotesi c'è già! Ma non voglio lasciarla prevalere, non voglio lasciarla emergere dai pensieri più lontani, dalle immagini più nere.
Mi sto avvicinando sempre di più a casa di Miranda e le idee invece di chiarirsi si confondono, si sovrappongono, si complicano e il cuore batte sempre più forte.
Mancano pochi metri alla casa dell'infermiera quando da una stradina laterale sbuca un auto che si posiziona dietro di me, un brivido freddo mi corre lungo la schiena.
Non ho il tempo di formulare il pensiero che l'auto mi sorpassa e con chiarezza riconosco il suv scuro della sera precedente, scompare dietro una curva e per un attimo ho l'impressione di essermi sbagliato, che la mia sia solo suggestione.
Ma dietro la curva la sagoma del suv è messa di traverso a sbarrarmi la strada e io sono costretto a inchiodare per non tamponarlo.
"Merda!"
L'autista scende e mi fa cenno di parcheggiare. Non ho scelta e quindi posteggio appena fuori dal ciglio della strada.
Non dice niente ma  è chiaro che aspetta che salga in macchina e così faccio.
L'auto parte mentre la mia rabbia cresce e lui inizia a parlare.
Parola dopo parola, sillaba dopo sillaba demolisce ogni mia intenzione, ogni mio desiderio di andare da lei fino a non lasciarmi più scelta.
Sono un topo in trappola. Un topo che si è messo in trappola con le sue mani.
Ma qualcosa nelle sue parole, lascia uno spiraglio, ascoltando bene ciò che dice ho come l'impressione che sappia qualcosa che io non so, ma un qualcosa che potrebbe far cambiare binario a questa storia, a questa situazione, ho la strana impressione che stia facendo un doppio gioco, che dietro le sue mosse evidenti, ce ne siano altre, meno chiare ma più importanti.
E mi convinco sempre più che siamo in una partita a scacchi, dove alcune mosse servono a sacrificare delle pedine, dei pedoni, delle torri, ma ti fanno conservare la regina e soprattutto il re per lo scacco matto.
Lo sguardo che mi lancia mi da la certezza di ciò che penso. Ieri sera era ha giocato in un modo, oggi sta giocando in un altro. Ieri sera era mio avversario, oggi mi sta dicendo che è un mio alleato e che ho due scelte o giocare contro di lui sfidandolo e perdendo, oppure allearmi a lui, giocare a quattro mani e vincere, ed io voglio vincere sempre e comunque, ma soprattutto voglio vincere questa partita.
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La macchina di Paulo si allontana e il telefono torna a vibrare.
"Come è andata?"
"Ha capito."
"Ha capito davvero?"
"Si, assolutamente"
"Sei convinto di quello che sta succedendo, sei sicuro di quello che mi hai detto di questa storia? Se sbagliamo perdiamo la dottoressa, ma soprattutto perdiamo lui!"
"Sono sicuro che questa storia è poco chiara! Sono certo che quello che sappiamo non è tutta la verità...ma dobbiamo far finta che lo sia..."
"Credi che ci vorrà molto per finire questa partita a scacchi?"
"Non ne sono sicuro? Diciamo che chi sta giocando dall'altra parte muove le pedine credendo di essere il più forte, ma alla fine lo scacco al Re lo faremo noi!"
"Allora muovi le pedine giuste e fai questo scacco!"
"Sarà fatto!"
Clic. Fine della chiamata.
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Uscita dalla doccia trovo Miranda in cucina. Ha apparecchiato per due e il calore della sua casa mi fa tanto ripensare a mia nonna.
"Hai trovato tutto in bagno?" Mi domanda
"Si grazie. Grazie anche per la tuta..."
"Mi sa che ti starà un po' grande..." E parte in una delle sue risate contagiose
"Meglio stare nei tuoi abiti che nei miei stasera, credimi?"
Mi siedo al tavolo apparecchiato e bevo un bicchiere d'acqua credevo che avrei pianto sotto la doccia invece, no, niente lacrime.
Guardo Miranda avvicinarsi alla finestra e tornare ai fornelli, per poi tornare alla finestra.
"Cosa c'è? Perché guardi fuori? È qui?" La mia voce trema al pensiero.
"No, no, non è lui...ma da un po' c'è un suv nero fermo dall'altra parte della strada, non l'ho mai visto...non è di queste parti..."
Mi avvicino alla finestra e guardo nella direzione che mi indica.
Riconosco l'auto scura, è la stessa che era parcheggiata sotto casa mia ieri sera, la stessa che ha seguito Paulo quando è partito.
Un brivido freddo percorre la mia schiena. Ho la sensazione che quell'auto non sia lì a caso, che forse anche ieri sera non era lì per caso e che non è partita altrettanto casualmente dopo che lui era andato via.
"Che succede?" Chiede Miranda che è attenta ai particolare almeno quanto me"
"Quell'auto era parcheggiata sotto casa mia ieri sera e ha seguito Paulo quando è andato via...Miranda, non può essere un caso! Due indizi fanno una prova! Ieri sera non ci ho fatto caso ma adesso..."
"Adesso qualcosa non torna!"
"Decisamente no!" Mi sposto dalla finestra, vado nell'ingresso, infilo il piumino.
"Vuoi affrontare il guidatore? Non so se è una buona idea Caterina..."
Ho già aperto la porta e in un attimo sono in strada ma appena sto per attraversare il suv mette in moto e parte.
Miranda alle mie spalle vede tutta la scena è quando mi volto dice una sola cosa.
"Decisamente le cose non tornano!"
E io concordo in pieno.

Spazio autrice
Ho cercato di aggiornare il prima possibile.
Spero che il capitolo vi piaccia...non temete, stiamo arrivando alla resa dei conti....😉😉😉
Commentate e mettete ⭐️. Vi abbraccio forte. Velmachelly

L'altro battitoWhere stories live. Discover now