Le confessioni di Miranda

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Spazio autrice
Care amiche, forse vi stupirà ritrovarmi già qui...ma molte di voi mi hanno fatto capire che erano in ansia e non volevo lasciar trascorrere un fine settimana in compagnia dell'angoscia...così, eccomi! Vi avevo detto che le sorprese non erano finite e tutti i misteri non erano stati svelati...beh, questo capitolo getta ancora un po' di luce sulle faccende dei due protagonisti. Mi auguro che sia di vostro gradimento e possa tenervi compagnia in questi giorni. Naturalmente, come sempre, attendo le vostre ⭐️ ma soprattutto i vostri commenti. Vi abbraccio forte. Vostra Velmachelly .

Riapro gli occhi mentre mi stendono sulla barella. Siamo ancora nel parcheggio. Sento il freddo, il buio, le luci che illuminano il piazzale. Subito mi arrivano le voci di Miranda, Paulo e Nedved.
"Portiamola dentro...chiamate la dottoressa Bernanrdi..."
"Caterina...abla por favor..."
Gli infermieri mi spingono nel pronto soccorso e la luce che conosco bene mi colpisce gli occhi.
"Sala emergenza 1...chiamate la dottoressa Bernanrdi..." Ripete Miranda.
"Sta...operando..." Riesco a dire con la bocca impastata dal gusto acido del vomito.
"Come tesoro? Cosa dici? Non capisco..." L'inflessibile Miranda sembra nel panico.
"Ho...detto...che sta...operando..."
"Come sta operando?...chi c'è di turno...cazzo!"
"Ci sono io, non c'è bisogno del medico di turno...portala dentro, metti una via centrale e attacca una flebo di salina...mi lavo le mani e arrivo..."
Riconosco la voce del dott. Castellani, deve essere arrivato al pronto soccorso seguendo anche lui l'ambulanza.
"Va bene dottore..." Risponde Miranda nel tono professionale che conosco.
"Caterina...no te preocupes...non ti preoccupare..."
"Sono in ottime mani, lo so!" Rispondo a Paulo.
"Già...resto con te....non ti lascio...non posso...in tutti i sensi..."
Lo guardo. Ancora quel viso teso e preoccupato, quello sguardo angosciato che ho visto quando stava male sua madre. Dentro sento qualcosa che si scioglie. Possibile che davvero lo stia dicendo per...amore?
Non voglio illudermi ancora, ma non voglio lasciarlo nell'ansia e gli rivolgo un sorriso, tirato, ma pur sempre un sorriso che lui ricambia subito, passando una mano sul mio viso in una carezza delicata e dolce.
"Paulo, non puoi entrare..." La voce del dott. Castellani è chiara ma non dura.
"Lo so..."
La barella è spinta nella sala e io mi volto a guardarlo un ultima volta, anche lui mi fissa poi si gira a parlare con Pavel.
Miranda mette nel mio braccio il sistema per la flebo che inizia subito a scendere.
Castellani mi visita.
"Sei disidrata, hai vomitato altre volte stasera?"
"Si, una, prima in ufficio...forse il viaggio in ambulanza mi ha dato fastidio..."
"O forse hai bevuto un po' troppo stasera..."
Mi sento una deficente! Anche lui si è accorto del numero di bicchieri che mi sono scolata a tavola, eppure il vino non mi ha mai dato questi problemi.
"Lo so...ma il vino non mi ha mai dato effetti di questo genere...non mi sono ubriacata...non avrei potuto soccorrere Antonella se fossi stata ubriaca...mi creda dottore!"
Mi guarda con tenerezza e un sorriso indulgente. È un uomo di polso ma anche di grande empatia quando serve e l'ho sempre ammirato per tutte queste sue doti messe insieme.
"Non è il vino che ti ha dato alla testa, dottoressa, dovresti saperlo...l'amore fa più effetto di qualunque alcolico..."
L'amore? Non posso credere che anche lui sappia...che io...
"Professore...io...non sono...non è stato...cioè...non vorrei che lei credesse..."
"Caterina, io credo solo che sia arrivato il momento che tu ammetta con te stessa di essere innamorata e accettare questo fatto...perché il ragazzo che sta qui fuori aspettando di sapere come stai lo ha capito e...beh, forse è meglio che questa storia, te la racconti qualcun'altro..."
Rivolge lo sguardo a Miranda che fa un solo cenno di assenso.
"Prima però, ti visito..."
Mi controlla scrupolosamente, ascolta il cuore, tasta l'addome, mi fa qualche domanda.
"Quanti chili hai perso Caterina?" Mi chiede
"Non lo so, due o tre credo...forse quattro..."
"Nell'ultimo mese?"
"Si, direi di sì..."
"Senso di inappetenza?"
"Si"
"Stanchezza diffusa?"
"Si"
"Dolori addominali?"
"No, non molti, nulla che mi abbia costretto a ricorrere ai farmaci per i miei problemi se è questo che intende"
"Bene, meglio così...ora ti facciamo un Plasil per il vomito e ti reidratiamo con la soluzione salina in attesa che arrivi Anna..."
"Perché vuole che mi visiti Anna? Potrebbe essere solo un virus, lo stress o quello che ho bevuto o mangiato stasera..."
"Caterina, se fosse qualcosa che hai mangiato stasera staremmo male tutti, il sottoscritto compreso...può essere un virus o più probabilmente lo stress...ma preferisco che la dottoressa Bernanrdi ti visiti, visto i tuoi trascorsi..."
Sento il mondo piombarmi addosso con tutto il suo peso. Il pensiero che la malattia sia tornata, che possa costringermi ad un altro intervento o alla chemio, mi stringe il cuore in una morsa.
"Lei crede...che...sia una recidiva...." Non riesco nemmeno a pronunciare quella parola. Le lacrime hanno il sopravvento. Credo di non essere mai stata così emotiva in tutta la mia vita.
"Caterina, comprendo il tuo timore...senza analisi non possiamo fare nessuna ipotesi, sei un medico, lo sai bene...le nostre diagnosi non si basano né sui se ne sui ma...voglio solo che il medico che ti ha avuto in cura ti visiti..."
Ha ragione. Non facciamo ipotesi campate in aria, siamo medici, forse possiamo farci un idea, avere una intuizione, ma poi servono le prove.
Anche se sono consapevole che quello che ha detto il professore è vero, non riesco a non ripassare nella mia mente tutti i sintomi che ho avuto nell'ultimo mese. Continuo a dirmi che no, niente mi ha fatto ripensare a quella sensazione di anni fa, ma chi può dirlo con certezza? Siamo pessimi medici quando si tratta di noi stessi, a volte vogliamo ignorare le evidenze.
Miranda mi somministra in vena il Plasil e nel giro di pochi minuti il senso di nausea mi abbandona.
Getta via la siringa usata con gesti sicuri e precisi, poi si avvicina a me e mi fa, anche lei, una carezza sul viso, porgendomi un pezzo di carta per asciugarmi le lacrime.
"Andrà tutto bene..." Mi dice, ma nei suoi occhi intravedo l'angoscia e la paura che prova per me, anche lei sa quali sono i sintomi e sa che certe malattie sono silenziose e infime in alcuni casi, e quando si manifestano può essere troppo tardi.
Mi fissa per un secondo poi si volta ed esce dalla stanza lasciandomi sola.
Abbandonata in quel luogo conosciuto in cui però, di solito, non sono quella stesa sulla barella, ma sono quella che intorno a quel letto lavora, mi sento come una barca in mezzo al mare.
Un mare grande e in tempesta, dove io sono solamente una delle piccole barche che cerca un appiglio, un faro, una indicazione che mi dica dove si trova il porto più vicino, il luogo in cui potrò attraccare e sentirmi finalmente al sicuro.
Invece non c'è nulla, non una luce, non uno straccio di scoglio su cui almeno, andare a sbattere e farla finita.
Mi asciugo gli occhi, ma il pianto non vuole fermarsi, sembra che la diga della mia emotività sia sta totalmente travolta e spazzata via, ed io non ho modo di fermare questa ondata di emozioni che continua farmi piangere.
Miranda rientra nella sala. Si è cambiata, ha messo la divisa da infermiera, tolto gli abiti civili e immedesimata in quel ruolo che conosce fin troppo bene e che forse le dà più sicurezza.
Si avvicina e mi prende la mano.
"Va meglio?" Domanda
"Si, la nausea è sparita...ma queste lacrime non si vogliono fermare..."
"Piangere fa bene ogni tanto, sai?" Risponde buttando il pezzo di carta intriso del mio pianto nel cestino e porgendomene uno pulito, ho il dubbio che anche lei abbia pianto...ma se anche lo chiedessi non lo ammetterebbe mai!
"Senti Caterina...qui fuori c'è...Paulo, vorrebbe vederti...posso farlo entrare?" Dice a bassa voce.
"NO! Non farlo entrare! Digli di andare a casa...per stasera ha avuto anche troppi problemi...e poi...poi non voglio che mi veda così..."
"Tesoro, perché non..."
"HO DETTO DI NO! Miranda! Fai quello che ti dico...non voglio vederlo!"
"Come vuoi..." Sembra affranta, ma oltrepassa la porta e sparisce.
L'ultima cosa che voglio è farmi vedere da lui in questo stato!
"FALSA!" Il mio amico evanescente si riaffaccia per farsi sentire.
"SEI FALSA! STAI MENTENDO E LO SAI!?"
"Fatti gli affari tuoi una buona volta!"
"No! Non me li faccio! Perché la verità è che vorresti vederlo, vorresti che lui fosse qui, accanto a te, a tenerti anche solo la mano! Invece le tue vecchie convinzioni vincono sempre sui tuoi sentimenti!"
"VAFFANCULO! Invertebrato del cazzo!!!"
Gli rispondo mentalmente e poi torno a piangere come una fontana!  Ma quando è successo che sono diventata una sentimentalista seriale dal pianto facile?
Il grillo parlante ha ragione ovviamente! Ma non posso! La mia parte razionale mi impone di tenerlo lontano da questa situazione, lontano da me e dalla sofferenza che posso causargli.
Mentre mi soffio il naso per l'ennesima volta, Miranda torna nella sala, con la faccia rattristata e l'espressione contrita.
Non voglio che mi riferisca niente di quello che lui può avergli detto e quindi decido di giocare d'anticipo.
"Miranda!?"
"Dimmi tesoro!"
"Credo che tu mi debba delle spiegazioni..."
Lei mette le mani nelle tasche della divisa da infermiera che le ho visto addosso tante volte. È combattuta, lo vedo, ma io ho bisogno di distrarmi e di capire che cosa ci faceva in macchina con Pavel.
"Forse non è il momento...magari.."
"Non ci provare neanche! Capito?...alzami lo schienale di questo affare e inizia a parlare!"
"Ok..."
Mi aiuta ad alzare lo schienale del lettino, poi si volta, prende una delle sedie girevoli che ci sono nelle sale emergenze e si siede a fianco a me.
Resta in silenzio però, ed io sono piuttosto impaziente.
"MIRANDA! PARLA!!!"
Lei fa un profondo sospiro, poi, finalmente, inizia a raccontare.
"Conosco Pavel da quasi vent'anni..."
A quell'affermazione alzò la testa di scatto.
"COSA?! tu conosci Nedved da vent'anni???" Dire che sono sconvolta è un eufemismo.
"Si...vuoi che racconti o è un interrogatorio?" Mi risponde piccata.
"Scusa...continua..."
"Lo conosco da quando è arrivato in Italia, alla Juventus...quando arrivò a Torino, venne mandato qui a fare le visite mediche. Non parlava una parola di italiano...era totalmente spaesato...i miei nonni erano polacchi, come lui...finita da piccola mi hanno insegnato la lingua...così mi chiamarono per fargli da interprete visto che non parlava nemmeno inglese...erano altri tempi..."
Ora la ascolto in silenzio, mentre la vedo persa dietro il filo dei ricordi.
"...insomma, gli feci da interprete...poi lui mi disse che la moglie era incinta e non sapevano a chi rivolgersi in questa città che per loro era nuova e sconosciuta. Io a quel tempo lavoravo in ginecologia e ostetricia, far nascere i bambini era il mio pane quotidiano, così gli dissi di rivolgersi al nostro reparto e così fecero. Vennero pochi giorni dopo, la moglie era all'ottavo mese di gravidanza. Qui hanno trovato chi li ha aiutati e io facevo loro da interprete tutte le volte, un po' parlavamo polacco e un altro po' gli insegnavo qualche parola di italiano..."
Adesso sono totalmente presa dal suo racconto.
"...insomma, la moglie partorì qui, io ero in sala parto e sono stata la prima a mostrargli la figlia appena nata...da allora, mi hanno sempre mostrato la loro gratitudine e siamo sempre rimasti in contatto..."
"Cioè tu sei un amica intima della famiglia Nedved e IO non l'ho mai saputo!? Sono soddisfazioni!"
Lei fa un sorriso tirato.
"Non ne abbiamo mai parlato, non c'era motivo..."
"Non c'era finché non abbiamo fatto le prove dello sforzo! Nedved era qui! E tu non mi hai detto niente! Potevi dirmi che vi conoscevate!..."
"Era una situazione strana...un evento improvviso e unico...la Juventus non viene più qui a fare le prove da anni!!! Che differenza avrebbe fatto se ti avessi detto che conoscevo Pavel da tanto?"
In effetti non ha tutti i torti, cosa avrebbe potuto cambiare? Nel mio lavoro nulla...o forse sì...
"In ogni caso, Caterina, in quella giornata e nei giorni successivi, non ho mai avuto contatti con lui..."
"Davvero? Mi stai dicendo la verità?"
"Oh Caterina! Sei peggio di un inquisitore!" Finge di arrabbiarsi con me, ma poi riprende.
"Si, ci parlai..."
"Quando?"
"Il giorno delle prove dello sforzo...dopo che tu avevi ordinato l'accertamento su Dybala...ricordi quando sono venuta da te cercando di dirti che c'era qualcuno che ti aspettava nella sala d'attesa?"
"Si, ti ho trovato dietro la porta...ma non mi hai detto niente..."
"Non ho avuto il tempo! Sei partita a razzo! Perché tu sei così! Se devi fare una cosa, se devi affrontare una situazione, non ci stai a pensare...non lasci il tempo a nessuno di dire nemmeno una parole...via! Parti sulle ali della tua convinzione e tiri dritta...non ci sono santi in paradiso! È così ti sei ritrovata di fronte tutto l'enturage della Juventus al completo!"
Ricordo bene quel giorno, sembra passata una vita e contemporaneamente solo un secondo.
"Ci avevi parlato prima di venire da me? Cosa ti aveva chiesto?"
"Si, ci avevo parlato, ma non mi aveva chiesto nulla di particolare...solo "referenze" diciamo così, sulle tue capacità mediche...dovevi fare una ecografia ad uno dei giocatori più costosi della squadra, era normale che si informasse, ma sapeva che se il dott. Castellani si era affidato a te non c'erano dubbi sulle tue capacità."
"Uhm..." Faccio solo questo rumore, mentre ripenso a quel giorno che ha poi cambiato tutto.
"Poi non vi siete più sentiti? Nei giorni seguenti...quando mi è stato offerto l'incarico alla Juve?" Domando.
"NO! Mai! Non è abitudine di Pavel discutere le decisioni della società con me!"
"E allora che cazzo ci facevi in macchina con lui stasera? ME LO VUOI SPIEGARE???"
Alzo la voce perché sono Sono stanca! Stanca di tutte queste storie che partono da lontano, stanca di tutte queste parole, delle mezze verità e dei sotterfugi, degli inganni, delle cose non dette, delle protezioni o presunte tali.
"Non ti agitare!!! Sei stata male...e devo cambiarti la flebo!" Cerca di ammansirmi, ma io ormai non voglio più che qualcuno mi protegga.
"MIRANDA! Puoi cambiare la flebo anche mentre parli, potresti farlo a occhi chiusi, bendata e con una sola mano...quindi vedi di continuare a pelare!"
"Vedi quando dico che parti a razzo! Questo è un chiaro esempio..."
"MI-RAN-DAAAAAAA!" Grugnisco.
"Ok, ok, continuo..."
Mentre cambia la flebo riprende a narrare.
"Non ho avuto nessun contatto che ti riguardasse con Pavel ne prima che ti offrissero il posto, né dopo...i nostri contatti sono ripresi, diciamo così, poco più di un mese fa...quando sei stata a casa di Paulo per accudire sua madre. Nedved sapeva che il fratello di Paulo stava tornando dall'Argentina con Antonella. La cosa non gli piaceva e non piaceva nemmeno ai piani alti della società. Mi chiamò la sera che sei stata male e Paulo ti ha riportato a casa...avevano deciso di tenervi d'occhio...non perché avevano paura che tra voi nascesse qualcosa...o meglio, immaginavano che qualcosa tra voi già ci fosse e non volevano che la cosa arrivasse alla stampa...ma soprattutto, non si fidava di Moreno e Antonella...non si fidavano per niente...anche se dovevano fingere di credere a entrambi..."
La ascolto fissando il soffitto e cercando di mettere  insieme tutto quello che mi dice, come fossero le tessere di un puzzle.
"Mi stai dicendo che la sera in cui sono stata qui per Isabella e ti ho confessato di essere stata a letto con Paulo tu poi glielo hai riferito?"
"OH NO!!!CRISTO SANTO! Ma per chi mi hai preso?" Risponde inorridita.
"Non lo so! Sembri un agente dei servizi segreti!"
"No, non ho mai detto niente di quello che era successo o c'è tra voi...MAI!...tu non hai capito...non sei la vittima in questa storia....non è di te che non si fidavano, non è la vostra storia che spaventava la società e non sei stata presa come medico solo per il tuo aspetto...loro ti hanno protetta! Vi hanno protetto! Volevano mettervi al riparo dai rischi che venivano da fuori..."
"Forse devi spiegarti meglio...quando sei entrata in questa storia a tutti gli effetti?"
"La sera che Paulo ti portò a casa, dopo che erano arrivati Moreno e Antonella...quando lui ha lasciato tutti perché stavi male, Moreno e Antonella hanno chiamato Pavel...gli dissero che tra voi c'era una storia, che lo stavate facendo alle spalle della società e che tu eri la causa del calo che lui aveva avuto in campo...insomma, fecero pressioni su Nedved e il presidente perche' vi tenessero d'occhio e per fare in modo che tutto tornasse come prima, quando Antonella e Paulo stavano insieme, ci misero il carico...lei era incinta e il bambino era suo!"
"Poteva essere vero..." Rispondo sottovoce.
"Poteva essere...ma Pavel non è uno sprovveduto! È furbo, e se qualcosa puzza di marcio lo annusa a chilometri di distanza...così quella sera mi chiamo al telefono e mi raccontò tutto, dicendomi che non si fidava né del fratello di Dybala e ancor meno della ex fidanza...avevano entrambi troppe cose da perdere in questo gioco...lui avrebbe seguito Paulo, e per far credere ai due che si era bevuto la storia lo avrebbe aspettato fuori da casa tua e gli avrebbe parlato, cercando di tenerlo lontano da te per un po' finché le acque non fossero state meno torbide...io dovevo solo starti vicino perché sapeva che l'improvviso allontanamento di Paulo da te e la notizia della gravidanza di Antonella ti avrebbero fatto del male....e così è stato..."
Mi passo una mano sugli occhi, mi sembra tutto tremendamente assurdo.
"Sei stanca? Vuoi che smetta? Ti porto qualcosa?"
"No, non smettere...però vorrei un bicchiere d'acqua..."
Mi porta subito il bicchiere che bevo d'un fiato e poi riprende.
"Quando hai scoperto che lei era incinta e sei scappata qui all'ospedale Pavel mi ha avvertita...sono corsa subito in rianimazione, sapevo di trovarti li...ti ho incontrato e poi sei venuta a casa mia...quando ho visto il suv fuori dalla finestra non pensavo che uscissi a rincorrerlo...ma non sei riuscita a prenderlo....se c'è l'avessi fatta, quella sera, in quell'auto, avresti trovato Nedved e Paulo, insieme..."
"Cosa?" Domando stupita"
"Si, Paulo aveva scoperto dove eri e Pavel lo aveva intercettato prima che arrivasse a casa mia e ti trovasse lì...gli ha fatto capire che non si fidava di quello che suo fratello e Antonella gli avevano detto e Paulo aveva espresso il dubbio che il bambino non fosse suo...così, hanno trovato una sorta di accordo....Pavel avrebbe continuato a fingere di seguire Paulo per far credere ai due di avere l'appoggio della società, ma nello stesso tempo Paulo gli chiese di tenerti d'occhio. Sapeva che stavi male e che non gli avresti più risposto al telefono e lo avresti anche evitato, Pavel era l'unico modo che aveva per sapere come stavi...poi quella sera ti sei addormentata sul divano, eri distrutta...."
"Si me lo ricordo..."
"Così, li ho chiamati e sono tornati indietro...Paulo voleva solo vederti per un attimo...e li ho fatti entrare...non ti sei accorta di niente perché dormivi profondamente..."
"Paulo è entrato in casa tua mentre io dormivo sul tuo divano! Oh signore dimmi che sto sognando!"
"Si, e non mi sono pentita di averlo fatto perché ho visto quello che prova per te! E non è solo attrazione fisica credimi! Un uomo che resta dieci minuti in ginocchio di fianco a una donna solo per guardarla dormire...non è uno che pensa soltanto a come scoparsela!"
L'immagine che le parole di Miranda suscitano in me mi porta nuove lacrime, ma possibile che piango per ogni maledettissima emozione?
Mi porge un altro fazzoletto di carta senza dire nulla.
"Poi se ne sono andati e...le cose sono finite come sai...Pavel aveva visto giusto, i due avevano messo insieme un bel piano ma hanno fatto i conti senza l'oste, come si suol dire...e siamo arrivati a questa sera..."
La storia di Miranda da un senso a quasi tutto quello che è successo in questo mese assurdo.
"Quindi Miranda, tu hai passato tutte le informazioni sul mio stato fisico e mentale a Pavel che poi le avrebbe date a Paulo...per tutto l'ultimo mese!? E io non me ne sono accorta!?"
Miranda ride, di quella risata leggera che le ho sentito fare tante volte, come se si fosse tolta un gran peso.
"Ahahah....tu credi che io, da sola, potessi dare loro tutte queste informazioni! Ahahaha"
"Perché? Non è così?..."
"No! Non è così"...ahahah"
"Quindi qualcun'altro informava Paulo?"
"Certo! Lo informava direttamente senza passare attraverso Pavel....ahahah"
"Chi? Il professor Castellani?"
"Ahahah....il prof. Castellani....ahahaha" continua a ridere, quasi piegata su se stessa.
"Allora chi? Miranda rispondi!?"
"...ma non ci arrivi da sola?" Chiede con un sorriso e gli occhi che brillano.
"No, non ci arrivò, non sono in grado ok? Chi, Miranda? CHI?"
"Ma come chi?!...ISABELLA!"
E a questo punto, credo di svenire di nuovo o almeno, il mio omino inconscio la fa per me.

L'altro battitoWhere stories live. Discover now