Taxi verso casa

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Nei pensieri di Paulo.

Scendo velocemente le scale e altrettanto velocemente salgo sul taxi quasi sbattendo la porta. Mi rendo conto che sto scappando. Ma da cosa? Da lei? Da quella casa? Da me?
"Da te! Stai scappando da te stesso e lo sai..." Sento chiare le parole della mia coscienza spietatamente sincera arrivarmi alla mente.
Lo so che sto scappando da me! Non potrei scappare da lei perché altrimenti dopo il primo gradino avrei fatto marcia indietro e sarei tornato in quella casa, in quel appartamento, su quel divano o su quel tavolo o sul pavimento chi se ne frega! A fare quello che il mio amico in basso mi supplica di concedergli! Mierda! Invece sono su questo taxi che mi sono imposto di chiamare, verso una casa vuota.
"La casa vuota non ti ha mai creato problemi...anzi"
Eh già. Stare da solo non mi è mai importato. E poi in realtà quanto tempo trascorro veramente da solo? Pochissimo. Tra la squadra, le serate con gli amici, mio fratello, mia madre e fino a poco tempo fa Antonella; casa mia sembra più un locale sud-americano affollato dove c'è sempre qualcuno che entra e qualcuno che esce. Le rare volte in cui sono solo , fisicamente parlando, si contano sulle dita di una mano! Le volte in cui sono solo dentro...beh, lasciamo perdere!
"Uhm...Antonella? Perché è uscita fuori pure lei dalla tua mente? Non ci pensavi da un po'...da quando vi siete lasciati...ammesso che tu ci abbia pensato anche allora..."
Voce pestifera! Era solo un bilancio delle cose...di quanta gente c'è a casa...non posso mica fare finta che non sia mai esistita!
"Finora c'eri riuscito molto bene!...anche negli ultimi tempi in cui abitava ancora a casa tua...devo ricordarti le volte che le hai raccontato una balla per scop...."
Si, ho capito! Non serve scendere nei particolari
"Appunto...e poi cosa diceva tuo padre riguardo le donne per un calciatore?"
Mio padre. Già mio padre. Ricordo bene quegli ultimi mesi. Quando sapevo che se ne sarebbe andato. Anzi quando tutti sapevano che se ne sarebbe andato tranne me. Perché ero il più piccolo, quello da proteggere.
Lo rivedo in quel letto, ormai magro e con poche forze, le uniche rimaste gli servivano per parlarmi.
"Paulo, non sprecare il tuo talento...tu ce la puoi fare...tu arriverai lontano...lontano da qui...tu sei il più piccolo dei tuoi fratelli, ma l'unico che può farcela davvero nel calcio!
Gustavo non ha mai avuto la vera passione per il pallone...troppo buono, troppo legato a tutto...Moreno, eh...lui il talento lo aveva sai? Era bravo...di destro e di sinistro...aveva tecnica, ma non carattere. Tu Paulo invece...tu ce la farai..."
Mi sembra di averlo ancora davanti, con quel suo parlare lento e stanco. Mi si chiude lo stomaco, per il dolore, il dispiacere, la rabbia.
Continuava a parlarmi anche se non aveva più forze, ma doveva dirmi tutto, prima che...prima e basta.
"...ora sei giovane...ma...arriveranno le donne, soprattutto se ce la farai. Le donne spezzano le gambe! Hijo mio! Non ti dico che devi lasciarle perdere...non lo puoi fare, e non è giusto...ma devi saperle gestire Paulo! Non puoi portarti in campo i sentimenti!"
Ricordo che mi guardava fisso negli occhi, quello sguardo simile al mio, solo con le pupille più scure. Poi mi ha toccato un braccio, voleva che lo ascoltassi meglio.
"Hijo....ascoltami bene! Un giorno arriverà una donna che ti si piazzerà nel cuore come una lama di un coltello, e resterà lì, non se ne andrà...non la potrai mandare via, si metterà nel tuo cuore e nella tua testa, ma MAI ricordati MAI deve mettersi nelle tue gambe! Forse la amerai, forse sarà solo attrazione, forse sarà la madre dei tuoi figli...forse diventerà il tuo mondo, come è stato per me con la mamma...ma MAI e poi MAI devi far entrare quel sentimento in campo! HAI CAPITO!"
Non avevo capito davvero. Ma ricordo che dissi di sì.
"Si, papà...ho capito..."
"...e invece no! Non hai capito...e come puoi aver capito Hijo mio! Non ti sto dicendo di non amarla, non ti sto dicendo questo...ti sto dicendo che quello che proverai per quella donna, lo devi sempre lasciare a casa...portalo nel cuore, ma non nella testa quando scendi in campo. La testa deve essere sempre libera da tutto, o le gambe non funzionano. Se non sei lì con la testa, puoi essere anche Pelé, Maradona o Platini...ma non riuscirai a giocare bene, a essere straordinario..."
"Ho capito papà. Non c'è nessuna sai...c'è solo il pallone per me! E poi pa' mi hai sempre guidato...quando sarà il momento mi dirai cosa fare no?"
Stupido. Ingenuo. Infantile ragazzino di 15 anni, con l'assurda speranza che le cose sarebbero andate bene, che sarebbe tornato a vedermi giocare. Idiota che non sono altro. Volevo negare anche l'evidenza.
Ricordo che non mi guardava più in faccia.
"Si...Paulo...ci sarò...ci sarò sempre...ma dovrai ricordarle queste parole...promettimelo!"
"Te lo prometto pa'"
Scuoto la testa. Metto una mano sugli occhi chiusi a massaggiare le palpebre. Come ti vorrei qui papà. Ma non è possibile.
La voce della mia coscienza torna a farsi sentire.
"El tiempo no vuelve amigo, sabes..."
So anche questo. Ma lo vorrei lo stesso.
Le luci della città scorrono fuori dal finestrino, ma io non le vedo, troppo perso dietro i miei pensieri, ai miei ricordi, a quel vuoto  che sento ogni volta che penso a Papà.
Mi sembra trascorsa una vita da quel giorno, quello in cui ho finito la mia innocenza, i sogni di un quindicenne e ho messo tutto quello che avevo in un paio di scarpini con i tacchetti. Il giorno in cui Laguna Larga è diventato solo un posto dove tornare per le vacanze. Solo il luogo dove ho lasciato un ragazzo di 15 anni. Solo il posto dove c'è una tomba da visitare. Una vecchia ricevitoria che ci ha sfamati tutti prima di prendere un aereo e poi far diventare casa un altra nazione. Un altra città. Prima Palermo. Ora Torino. A Palermo almeno c'era il mare. Il mare mi manca.
Dall'auto radio accesa del taxi sento le note della canzone di Miguel Bose'.

"Si tu no vuelves, no quedarán màs
que  desertos
Y escucharré por si
Algun latido le queda a esta  tirerà
Que era tan serena cuando me
Querrias
Habia un profume fresco que yo respiraba
Era tan bonta, era asì de grande, y no tenia fin.

Y cada noche vendrá una estrella a hacer e compania
Que te cuente como estoy y sepas lo que hoy.
Dime amor, a presto, amor...estoy aqui. ¿No ves?
Si no vuelves no habrá vida no se lo que haré..."

"Se tu non torni
Non tornerà nemmeno il sole
E resteremo qui io e mio fratello a guardare la terra
Che era così bella quando ci correvi
Con un profumo d'erba che tu respiravi
Era così grande se l'attraversavi e non finiva mai

Così stanotte voglio una stella a farmi compagnia
Che ti serva da lontano ad indicarti la via
Così amore amore amore, amore dove sei?
Se non torni non c'è vita nei giorni miei..."

È proprio questo che vorrei stasera, una stella, la stella di mio padre che mi indichi la via, o mi aiuti a fare chiarezza.
Il taxi per fortuna si ferma al mio indirizzo. L'uomo prende le banconote che gli tendo e si prepara a darmi il resto.
"Tenga il resto..." Dico
Lui si volta per dirmi grazie, poi mi parla di nuovo.
"Scusi..." Dice
"Si..."
"Posso chiederle un autografo signor Dybala?"
Mi ha riconosciuto. Ma la cosa è normale e non mi infastidisce.
"Non la voglio importunare...ma mio figlio è un suo grande ammiratore..."
"Quanti anni tienes suo Hijo...suo figlio..."
"Cinque...gioca nei pulcini della Juve...sa è un mancino naturale anche lui...come lei"
Lo ascolto e mi sembra quasi di sentir parlare mio padre. Ma infondo anche lui è un padre e forse un giorno lo sarò anch'io e dirò le stesse cose.
"Se mi dà un foglio le faccio l'autografo..."
Lui prende subito un blocco è una penna e me li porge.
"Como si chiama tuo figlio?" Chiedo.
"Andrea..." Risponde orgoglioso come solo un padre può essere.
Scrivo.
"Ad Andrea, perché una stella ti guidi sempre verso i tuoi sogni. Paulo Dybala"
Rendo il blocco e saluto il taxista.
Sceso dall'auto lo salutò con una mano e lo guardò andar via. Sarà un segno aver incontrato un padre con un figlio che vorrebbe diventare calciatore? Mah
Il cellulare nella mia tasca vibra. Lo estraggo e vedo il nome di mio fratello Moreno sul display.
Quando imparerà che ora in Argentina e giorno ma qui è notte? Mai credo.
"Moreno, que passa?"
"Stavi dormendo?" Mi chiede
"Se dormivo ti rispondevo...cosa c'è?"
"Paulo ti devo avvertire che domani potrebbe arrivarti una notifica del tribunale..."
"Notifica per cosa?"
"...il tuo ex procuratore...si è legato al dito che l'hai sostituito con me...ha fatto una denuncia per mancato rispetto dei diritti di immagine che aveva venduto a una società con sede a Cipro ...l'ho mandato a a'ffan ...che faccia ciò che vuole...non la vincerà mai..."
"Cazzo Moreno! Non puoi mandare affanculo tutti! Qualcosa a quell'uomo gliela devo..."
"Sono cazzate! Non gli devi un cazzo! Gli sponsor ci sono lo stesso...
"Moreno...ascoltami bene...tu hai creato questo casino e tu lo risolvi! Hai capito? Queste cause possono essere milionarie porca puttana! Sei il mio procuratore da sei mesi e stai facendo un casino che vale per anni! Risolvilo! Non ho intenzione di mantenerti a vita! Hai capito?"
"Che cazzo hai Hermano? Sei un po' nervoso..." La sua parlata mista a una semi risata mi fa incazzare il doppio.
"Quello che ho sono cazzi che non ti riguardano...te lo ripeto: risolvi la cosa! O pagherai di tasca tua...che alla fine è sempre tasca mia! Buonanotte!"
Riattacco. E penso che se ci fosse stato mio padre...beh, lo avrebbe preso a calci in culo!

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