Battiti impossibili

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Spazio autrice
Care amiche, come ormai d'abitudine scrivo all'inizio del capitolo. Non anticipo nulla, vi lascio il piacere di scoprire cosa succede in queste righe e in quelle che seguiranno....
Vi auguro buona lettura, sperando che il il vostro cuore batta...più forte.
Attendo le vostre ⭐️ e i vostri commenti e come sempre vi abbraccio forte. Vostra Velmachelly

Il viso di mia nonna mi appare vivido e reale a fianco alla barella su cui sono distesa.
La sento toccarmi la mano e mi volto a guardarla. Sorride. Mi sembra bellissima con le piccole rughe che si sono increspate in quel sorriso che conosco e ho amato così tanto. I capelli bianchi ben pettinati, la camicia linda e perfettamente stirata, gli orecchini con le perle abbinati alla collana che in questa strana serata, ho indossato io.
"Nonna...cosa fai qui?" Domando a fatica
"Io sono sempre qui, tesoro mio! Come sei pallida e magra...ma non ti preoccupare andrà tutto bene..."
Come vorrei crederle. Come vorrei che fosse davvero come dice lei.
"Nonna...ho paura!" Riesco a dire solo questo, poi le lacrime, di nuovo, scendono. Non so se piango perché vorrei averla ancora e sempre accanto o se piango per la paura di quello che può attendermi, una nuova battaglia, a cui non sono pronta.
"No! No, gioia mia, non devi piangere..." Lo dice accarezzandomi la guancia
"Nonna non ce la faccio...questa volta so che non posso farcela..."
"Bambina mia, non devi aver paura, ti ho detto che andrà tutto bene...ma qualcosa dipende anche da te..."
"Non capisco..."
"Si, devi permettere a te stessa di vivere la vita a piena...basta difese, basta muri e corazze, bambina mia, adesso devi spiegare le tue ali e volare, prendere tutto quello che ti aspetta...accogliere chi ti ama e chi vuole amarti..."
"Chi vuole amarmi?" Domando, dubbiosa e perplessa.
"Si anima mia, chi vuole amarti...lo sai di chi sto parlando...te l'avevo detto che avresti dovuto lottare, tu non sei nata per subire e basta...sei un medico straordinario, adesso devi essere una donna, con l'uomo che vuoi al tuo fianco...senza pensare più a difenderti..."
La guardo fissa, i suoi occhi sono fermi.
"Parli di Paulo?" Chiedo
"Certo! E di chi altri?" Risponde sorridendo.
"Ma, nonna...Paulo..."
"No! Niente ma e niente se...accetta quello che vuole il tuo cuore e il suo! Meriti la felicità, te la sei guadagnata e io sarò sempre con te...come suo padre è sempre con lui...devo andare..."
"No, nonna..." Imploro
"Si, tesoro, non avere paura...non c'è niente qui che può farti stare male..."
Con quelle parole appoggia una mano sulla mia pancia e io sento il calore intenso che arriva da quel contatto. È come se fosse lì,con me, in quel momento. Metto la mano sulla sua che è ancora sul mio ventre e  ho la netta sensazione di accarezzare la pelle di quelle mani un po' ruvide e nodose,  quelle mani che ho toccato tante volte, quelle mani che non si sono mai stancate di lavorare nella vita.
Il suo sorriso mi pervade di serenità e le lacrime che sento non sono più di paura.
"Paulo..." Dico, e lei mi fa solo un segno di assenso con la testa, si abbassa a baciarmi la fronte e scompare, mentre io riapro gli occhi.

La luce fredda della sala mi colpisce gli occhi. Una lacrima scivola  dall'angolo dell'occhio lungo una guancia.
La mia mano è ancora appoggiata sulla mia pancia, lì dove la nonna ha posato la sua e dove mi sembra di percepire ancora il suo calore.
Dentro sento la chiara sensazione di averla avuta di fianco a me davvero, quella sensazione di reale e vivido.
Sento dentro la serenità che parlare con lei mi ha sempre dato anche se quel piccolo dubbio di dover affrontare qualcosa di negativo resta nella mia mente, ma relegato in un angolo.
Mi guardo intorno, forse con la speranza di non aver sognato, con il desiderio che tutto sia vero anche se so che non può essere così. Ma la sensazione che rimane è  palpabile, veritiera come se davvero avessimo parlato, come se veramente avesse poggiato la mano sulla mia pancia per rassicurarmi, per dirmi che va tutto bene e come se davvero mi avesse detto di accettare quello che vuole il mio cuore, e il mio cuore vuole Paulo.
Alzo la testata per guardare oltre il vetro della porta della sala, ovviamente non scorgo nulla, io ho detto a Miranda di mandarlo a casa e non c'è motivo perché lui non abbia accettato quella richiesta, soprattutto dopo quello che è successo stasera.
È andata così, il mio cuore desidera, ma non sempre ottiene.
Sono ancora persa nei miei pensieri quando Anna entra nella stanza.
"Eccoti qua! Vedi che avevo ragione a volerti visitare..." Mi dice con il suo fare un po' burbero ma che in realtà  nasconde  una grande sensibilità è un enorme professionalità.
"Tu hai sempre ragione!" Le rispondo con un mezzo sorriso.
"Uhm, vedo che ti sei ripresa...bene...ho qui i risultati del tuo emocromo..."
"E quindi?"
"Mah, sono un po' sballati ma niente di davvero preoccupante..."
"I marcatori?"
Mi fissa per un istante con il suo sguardo serio. Poi sorride.
"I marcatori sono apposto"
Sorrido anch'io perché già lo sapevo, la nonna aveva ragione.
"Resta il fatto che sei dimagrita troppo e non stai bene..forse è superfluo, ma io per sicurezza voglio farti una ecografia all'addome, se sei d'accordo?"
"Perché se non fossi d'accordo non me la faresti?"
"Nooo! Te la farei comunque! Dai, scopri la pancia e non pensiamoci più..."
Getta le mie analisi sul banco e prende l'ecografia portatile, si siede di fianco a me e si prepara a visitarmi.
Scopro il ventre abbassando i pantaloni della divisa e alzando la maglia verde da sala operatoria.
"Vestita da medico per farmi visitare da un altro medico...che assurdità! Tanto sarà tutto apposto, sono solo stressata oppure ho preso un virus..."
"Lo credo anch'io...ma sai come si dice: prevenire è meglio che curare!"
Afferra il tubo del gel, lo scuote un attimo e me Leo spreme sulla pelle.
Il gel è fresco e mi provoca un brivido.
"Sempre gel gran riserva!" Mi dice ridendo e rido anch'io ricordando che ho detto più o meno le stesse parole a Paulo quel giorno di tre mesi fa.
"Ok, iniziamo."
Chiudo gli occhi mentre posa la sonda sulla mia pancia scoperta e spalma con fare sapiente il gel per farla scivolare meglio.
Tutto inizia a  ricordarmi quel giorno in cui ho fatto lo stesso per fare l'ecografia al cuore a Paulo.
Quella stanza quasi buia, lui disteso sul lettino, il silenzio intorno a noi, e io che dovevo restare concentrata, non distrarmi con il suo corpo, non cercare di incontrare il suo sguardo che sentivo su di me, restare fissa sullo schermo, non spostare gli occhi che comunque, avevano già visto è registrato abbastanza di lui.
In questo momento mi rendo conto che è lì che è iniziato tutto. È in quell'istante che il mio cuore ha iniziato a battere più forte, a far scorrere il sangue più veloce nelle vene, a dire alla mia anima che da quel stante in poi sfuggire a ciò che sentivo nascere sarebbe stato difficile.
Lì anima e cuore si sono messe d'accordo, all'unisono hanno deciso che lo avrei amato, che loro avrebbero lottato per lui, che avrebbero corso dietro a lui, che avevano riconosciuto quel qualcosa, quel sentimento, quell'essenza, che stavano cercando, solo una parte di me era in disaccordo con loro, la parte che uso di più, quella che mi tradisce meno, che mi permette di difendermi, il cervello.
La mia mente ha registrato tutto, ma ha valuto erigere comunque le sue difese per tenerlo lontano. Alla fine però, ha perso, ed ora lo so.
La voce di Anna mi riporta alla realtà.
"Mirandaaa..." La sento quasi gridare il nome della mia fida infermiera.
Come un bravo soldatino, Miranda appare subito sull'uscio.
"Mi dica dottoressa?"
"Miranda prendimi una sonda nuova per favore! Non sopporto chi usa male gli strumenti e non li sistema..."
Strappa il filo della sonda dal suo supporto quasi con rabbia. Il suo volto però mi sembra strano.
"Qualcosa non va Anna?"
"No, no, solo questa sonda è decrepita! Come si fa a fare il nostro lavoro quando gli strumenti non funzionano..." Parte in uno sproloqui sulle disfunzioni del sistema, sulla sanità che non funziona, su noi che lavoriamo come schiavi e siamo sottopagati, sul fatto che facciamo i turni di notte e rischiamo la vita ogni volta che uno squilibrato o ubriaco varca le soglie del pronto soccorso.
La conosco troppo bene per lasciarmi incantare dalla sua arringa. Anna è un medico serio, preciso, e scrupoloso, non parla mai a vanvera e se lo fa c'è un motivo.
"Anna! Anna! ANNAAAAA?"
"Cosa c'è?" Mi chiede interrompendo il suo soliloquio.
"Cosa c'era che non andava?"
"La sonda! L'ho fatta cambiare per questo!"
"Non dirmi cazzate! Tu non ti metti mai a parlare della sanità, dei mezzi ridotti e del fatto che siamo sottopagati durante una visita...cos'hai visto?"
"Non ho visto niente e poi quello strumento del cazzo non funziona!"
Ecco, ora che è passata al turpiloqui so che ha visto qualcosa di strano, qualcosa che forse, non dovrebbe esserci.
"Anna piantala CAZZO! Sono un medico anch'io! Perché hai fatto cambiare la sonda? Cosa hai visto!? Dimmelo!"
"Che situazione di merda! Non ho visto niente Caterina, davvero la sonda funzionava male...forse ha proiettato un ombra...e io non voglio dire una cosa per l'altra...ecco!"
"Un ombra? A livello addominale? Cioè a livello di...quello che mi è rimasto?"
"Si, ma sono certa che è stata quella maledetta cosa che non funziona bene...e poi lo sai che c'è rimasto più di qualcosa..."
"Si ma non abbastanza per ..."
"Ah, ecco Miranda..."
Il ritorno di Miranda con una sonda nuova di zecca mette fine alla nostra discussione.
Anna infila il cavo nel supporto.
"Oh, finalmente qualcosa che va come si deve!"
Prepara di nuovo il mio addome mettendo dell'altro gel  che in realtà non servirebbe visto che quello di prima è ancora esattamente al suo posto.
Posa la sonda sulla mia pancia, al certo, appena sopra l'ombelico.
La fisso, stavolta non chiudo gli occhi, voglio guardarla in faccia. Anche Miranda è rimasta nella stanza ed è alle spalle di Anna intenta a guardare il monitor.
"Dunque, il tuo stomaco è vuoto ma è tutto apposto...considerando che hai vomitato! Duodeno ok, milza perfetta, pancreas apposto...te lo avevo detto che era colpa di quella sonda!"
Non dico niente e continuo a guardarla. Sento che si abbassa verso il basso ventre, faccio solo un piccolo sospiro, niente che loro possano sentire.
Sposta il piccolo affare meccanico all'altezza della cicatrice.
E a quel punto, la vedo sbiancare.
Miranda alle sue spalle si porta una mano alla bocca.
Io sento un mattone piombarmi sulle spalle.
"Cosa c'è?" Chiedo con un filo di voce
Non mi rispondono, nessuna delle due.
"Che cosa succede? Miranda, cosa c'è?"
Non mi guarda. Continua a tenere la mano sulla bocca e a scuotere lievemente il capo.
Anna continua a muovere la sonda ecografia, ma più lentamente, sempre nello stesso punto, senza spostarsi troppo.
"Anna, ti prego dimmi cosa c'è?"
"Caterina...io non...so come..."
"Non sai cosa? Parla?!...oppure fammi vedere"
"Caterina...quello che ho visto è incredibile..."
"O mio Dio!" Dico portandomi una mano sugli occhi!"
"No, no, Caterina non è quello che pensi..."
"Allora cosa?" Grido voltandomi a guardarle.
"...sei incinta!"
Miranda inizia a piangere. E io le guardo come se fossimo in un episodio di "ai confini della realtà"
"Ma che cazzo stai dicendo Anna! Io non posso essere...tu hai detto..."
"Caterina, so cosa ho detto! Ho detto che per te sarebbe stato difficilissimo avere un bambino, che le possibilità erano al massimo del 10%...non ho detto che era IMPOSSIBILE!"
La mia mente non riesce a registrare quello che sta dicendo. Non riesce a razionalizzare ciò che era impossibile e può diventare possibile, il mio cervello è legato alle certezze mediche non alle possibilità varie ed eventuali.
Neanche il mio ominide invertebrato riesce a darmi sostegno, è svenuto pancia all'aria con delle stelline che gli girano sopra.
A contrario della mia mente, il mio cuore è partito al galoppo. Batte, sempre più forte, a metà tra la speranza  che ciò  che Anna ha detto sia la realtà e per l'altra metà nel terrore che si tratti di un errore, che quella notizia possa diventare subito uno sbaglio è quello che si vede sia invece qualcosa di ben meno piacevole.
Devo trovare subito una soluzione a questa situazione.
Guardo Miranda che si asciuga gli occhi con un pezzo di carta, mentre Anna continua guardare il monitor.
"Anna, non può essere! Lo sai anche tu che il 10% in medicina equivale a zero! Riprendi l'ecografia e guarda bene, sicuramente ti sei sbaglia..."
La mia voce è tremolante. Il mio cuore palpita nella speranza che Anna abbia visto giusto e la mia mente è terrorizzata all'idea che possa trattarsi di una massa.
Anna non mi risponde, continua a muovere la sonda nello stesso punto, all'altezza dell'utero.
"Anna, parla per favore!" La imploro.
Non dice una parola. Dall'apparecchio ecografico arriva il rumore di un battito cardiaco. Mi sento veramente esausta e sbotto.
"ANNA!!! A cosa serve farmi sentire il mio battito? SO GIÀ CHE SONO TACHICARDICA!"
Mi volto a guardarla e lei mi fissa con un sorriso che non le ho mai visto.
"Se tu stessi zitta, sentiresti che questo non è il tuo cuore, ma il battito del bambino!"
Rimango a bocca aperta.
Volta lo schermo dell'ecografo verso di me e lo vedo.
Un punto scuro su un fondo grigio. Qualcosa di molle che si muove e batte, batte, batte...
Le lacrime mi invadono letteralmente gli occhi, sono a bocca aperta e senza parole.
Alzo la testa dal lettino per vedere meglio e le lacrime scendono lungo le guance.
"Adesso sei convinta?" Mi chiede Anna mentre Miranda continua a piangere.
Faccio solo un segno di assenso con la testa, ormai sono convinta.
"Sei tra la quinta e la sesta settimana...più sesta veramente....i conti tornano?"
La mia mente fa fatica a fare conti in questo momento, ma il mio omino che si è ripreso fa segno di sì con i pollici alzati e al suo gesto il cervello ritorna a ragionare.
È stato poco più di un mese fa, l'ultima volta che io e Paulo...nel ufficio allo Juventus center ...prima di sentirlo parlare con Antonella, di sapere che era incinta e che aspettava un bambino da lui.
Le assurdità della vita, io che ero distrutta dopo quella giornata, mentre dentro di me prendeva vita quello che ora batte sullo schermo.
"Si, tornano..." Dico senza smettere di piangere, tanto queste lacrime non riuscirei a fermarle comunque.
Dopo qualche secondo mi assale l'ansia.
"Oh Dio, Anna! Ho preso dei medicinali, ho mangiato poco e male e stasera ho anche bevuto...potrei aver creato danni irreparabili...ma non lo sapevo..." Piango come una fontana.
"Calma, calma...da quello che vedo va tutto benissimo, il battito è forte e chiaro...in questa fase iniziale nulla di quello che hai fatto ha danneggiato niente altrimenti questo cuoricino non batterebbe!"
Lo dice posandomi una mano, quella libera, sul braccio e mi accorgo che anche lei ha gli occhi lucidi.
"Adesso però dobbiamo pensare a te! Questa mamma è sottopeso! Quindi ti diamo un po' di vitamine...e devi iniziare a mangiare!"
"Si lo so..."
"Senti Caterina, il padre è....?"
"Paulo, il padre è lui e...non so come la prenderà...io gli..."
"Non avete mai usato precauzioni?"
"No, mai...lui sa che....insomma che io...non...crederà che l'ho fatto apposta, che l'ho voluto incastrare come volevano fare..." E non riesco ad andare oltre, lacrime, lacrime e ancora lacrime...
"Beh, io non so cosa dirà, ma possiamo chiederglielo..." Dice Anna
"Non credo che chiamarlo al telefono a quest'ora di notte sia una buona idea!"
"Perché dobbiamo chiamarlo al telefono? È qui fuori!"
Resto senza fiato. Guardo Miranda che mi fa segno di "sì" con la testa"
"Non è andato..."
"No, è sempre rimasto seduto qui fuori...io ho riferito il tuo messaggio ma non è andato via..." Risponde Miranda.
Sento un senso di leggerezza, di gioia e ansia tutto insieme.
Non se n'è andato. E'rimasto fuori ad aspettare tutto questo tempo. Le parole della nonna mi tornano alla mente, e all'istante, immediatamente, subito, provo un senso di felicità, misto a qualcosa che non so definire, ma credo che un bravo scrittore direbbe semplicemente "amore".
In fondo, credo che l'amore sia così, un sentimento misto di tanti altri sentimenti a volte contrastanti, che ti fa stare male e bene insieme, ti fa sentire felice e triste, gioiosa e depressa.
Non so cosa dirà, non so come reagirà, non so nemmeno se accetterà quello che dovrò dirgli e sinceramente non so come dirgli tutto questo, ma so che gli sarò grata per tutta la vita. So che se questo bambino nascerà, se riuscirò a portare a termine questa gravidanza che era impossibile sarà grazie a lui, che inconsapevolmente lo ha reso possibile e nel mio cuore credo fermamente che nessun altro uomo avrebbe potuto realizzare questo miracolo.
Miranda si asciuga le lacrime ancora una volta poi si rivolge a me.
"Vuoi che lo faccia entrare?" Mi chiede
Ed io, che in questo momento mi sento oltre il settimo cielo posso solo darle una risposta.
"Si"
La vedo uscire dalla porta, con le lacrime che non riesce a trattenere e aspetto di vedere entrare Paulo.
Anna, sorridendo, mi accarezza un braccio, mi passa un ennesimo foglio di carta e mi dice semplicemente:
"Vi lascio soli...chiamami quando vuoi, sarò qua fuori..."
"Grazie."
"Non è me che devi ringraziare..."
Si alza, volta le spalle ed esce mentre continuo ad attendere che l'uomo che amo varchi la soglia.

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