Rabbia e gelosia

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Dentro P.
La vedo andare via di spalle mentre mi fa il dito medio senza nemmeno voltarsi. Mi viene da sorridere ma appena lo faccio il labbro inferiore che mi ha morso si fa sentire.
"Gatta selvatica!" Porto la mano alla bocca, ovviamente non c'è traccia di sangue, sa come far male ma senza lasciare ferite la gattina.
"Trovi veramente che sia il caso di chiamarla gattina?" Mi domanda la mia coscienza.
"No. È proprio una gatta selvetica della peggior specie..." Penso.
"...uhm...quella specie che però ti piace molto..."
"Non posso dire il contrario...si, la specie mi piace...ma è questo esemplare che mi attrae più di tutte le altre..." Rispondo e capisco in quell'istante di avere rivelato a me stesso una verità che non avevo ancora ammesso.
"Che ti piacciono le donne lo sanno tutti! Non hai fatto una grande rivelazione...il problema è per quanto tempo ti piacciono?" La vocina continua a parlare.
Non ha tutti i torti, il fascino femminile non mi lascia indifferente, ma adesso che sia uno che passa da una donna all'altra...non esageriamo! In fondo sono stato con la stessa per più di tre anni!
"Sì certo, solo che ci sono state piccole parentesi...vogliamo chiamarle così...o snoccioliamo i nomi di tutte? Se vuoi te le elenco."
"Non è necessario...possiamo sbagliare tutti no?" Rispondo.
"E dimmi, hai sbagliato a restare fidanzato con Antonella per tre anni...o ritieni di aver sbagliato a cornificarla? Non ho ben chiaro il concetto che vuoi esprimere.."
"Come sei puntigliosa! Facciamo che ho sbagliato in entrambi i casi e non ne parliamo più?"
"Diciamo che mettiamo da parte il discorso..."
Mi dirigo alla mia auto senza tornare dentro, avevo già detto che uscivo per un impegno. Apro la portiera, salgo e metto in moto ripensando alla nostra intensa conversazione.
Non ho le idee chiare. Non ho nemmeno le sensazioni chiare. Vederla al campo, sapere che farà parte dello staff mi ha scombussolato. E poi ci sono gli altri, i miei compagni di squadra...e i loro commenti nello spogliatoio...cazzo! Batto una mano sul volante mentre mi fermo a un semaforo. Ripenso ai commenti di Gonzalo...
"Hombre! Devo infortunarmi per farmi visitare dal nostro medico...madre divina! Fammi avere un problemino che per sistemarlo poi ci penso io!" E gli altri a ridere e a rispondere.
"Gonza, l'unica cosa che devi farti visitare è il cervello...e la dottoressa lì non può aiutarti!!!" Risate.
"Raga, però Paulo si è già fatto fare una visita privata...al corazon..." Dice Juan
"Si...ma non ci ha detto se si è fatto visitare solo il cuore...si è già messo in ginocchio oggi..." Insiste Gonza. Rido alle battute. O meglio sorrido.
"Però hombre, dico...ma l'avete vista bene? Che corpo...con quelle gambe..."
"Perché hai guardato solo le gambe Gonza?...gli airbag davanti non li hai notato? Da tuffarsi e affogare!" Dice stavolta Duglas
"Secondo te non ho visto?...e il lato B? Dios fammela avvicinare che le do una controllati a a tutta la carrozzeria..."
"Cosa le fai Gonza? Una visita?" Chiede Barza
"Si, ma per farla la devo stendere...non farmici pensare che secondo me la dottoressa...en la cama sabe qué hacer...a letto sa cosa fare..." E si mette a muovere il bacino. Sento ancora la gelosia che mi sale dentro. Mi sono infilato nella doccia e ho aperto il getto per non continuare a sentirli parlare di quella donna che ho tenuto tra le braccia. Le loro chiacchiere su come possa essere a letto mi innervosiscono, avrei voluto uscire dalla doccia e dire a Gonzalo di smetterla, che le sue mani su di lei non le metterà mai, non la sfiorerà nemmeno con un dito, non saprà mai com'è quando fa l'amore, come si muove, come respira, come bacia...non lo saprà MAI.
Cazzo! Ancora sento la stessa rabbia montarmi dentro.
Un branco di squali affamati! E lei non se ne rende conto! Ci proveranno, cercheranno di arrivare a lei in tutti i modi, soprattutto Gonzalo...lui vuole metterle le mani addosso. Gli voglio bene, ma non posso permettergli di toccarla. Nessuno deve sfiorarla.
"Stai parlando come un fidanzato geloso, lo sai vero?" Mi dice la mia coscienza.
"Yo se!"
"Sai, quel morso, quel ditone e quel "non sei stato niente..." Non credo volessero dire:" Ti amo...non vedo l'ora di rivederti e di stare con te"..."
"So anche questo...ho esagerato ad accusarla...ma avevo bisogno di sapere se mi aveva usato..." Dico dentro di me.
"Beh, l'avevo capito...accusarla di essere una zoccola però non è stata una brillante idea e non l!'ha presa come un complimento direi..."
"Ho esagerato..."
"Giusto un filino..."risponde ancora la mia vocina interna.
"Lo so! Devo trovare il modo di scusarmi...non posso andare in ritiro e poi partire per l'Argentina senza averle parlato."
"La vedo difficile che voglia fare quattro chiacchiere con te...mi sembrava un po' alterata quando è andata via."
"...uhm...dici? Magari le passa..."
"Come no! A chi vuoi che dia fastidio essere apostrofata come una donna di facili consumi!"
"Che palle! Però anche lei ci ha messo del suo! Voglio dire, venire al campo con quei jeans e quei tacchi...merda! Siamo tutti uomini! Si è guardata allo specchio? Con il corpo che ha?..."
"È che tu conosci molto bene..." Dice sarcastica la mia vocina interiore.
"Non bene come vorrei...credimi!"
"Non dubito! Forse non sapeva di dovervi incontrare, non sapeva che le sarebbe arrivata la proposta di diventare il vostro medico, infondo te la ha fatto capire chiaramente..."
"Si lo ha detto...diciamo così..."
"Solo che tu sei troppo annebbiato dalla gelosia per crederle..."
"Uhm..." Non rispondo.
Arrivato a casa metto la macchina in garage e salgo in ascensore.
Sul pianerottolo vedo le luce filtrare dalla porta d'ingresso e riflettersi sul pavimento. C'è qualcuno e io non avrei voglia di vedere nessuno.
Entro e sento la voce di mia madre e di Moreno che parlano. Doveva tornare oggi mio fratello, lo avevo dimenticato.
Li raggiungo in soggiorno. Mia madre mi viene incontro come sempre.
"Hijo mio! Come stai?" Mi bacia su una guancia tenendo il mio viso tra le mani.
"Ciao ma. Tutto bene. Bentornati"
"Ciao Hermano!" Mi dice Moreno.
Sul tavolo vedo diverse buste e mi torna in mente il discorso fatto al telefono con Moreno.
Lui capisce che ho visto le buste e subito interviene.
"Dobbiamo parlare Hermano." Mi dice andando a prenderle.
"Di cosa?" Chiedo, più per prendere tempo e cercare di restare calmo.
"Di questa..." Mi porge una busta apparentemente innocua.
La prendo e la apro, dentro ci trovo quello che non avrei voluto. La notifica di querela con relativa causa intentata dal mio ex procuratore per recessione dal contratto e violazione dei diritti della mia immagine, con relativa minaccia, poco velata, di richiesta di risarcimento per una cifra spropositata.
"Moreno, dimmi che è uno scherzo! Dimmi che non hai creato questo casino..." Dico a denti stretti.
"Hijo, non prendertela con tu Hermano. No es colpa sua.."interviene mia madre con voce non troppo convinta.
"Ma! Non ci provare...non sono in vena...hai letto cosa c'è scritto? Sai di che cifre stiamo parlando? "
Lei abbassa soltanto la testa. Sa che ho ragione ma non vuole decidere chi ha sbagliato cosa tra i suoi figli, è sempre stata così, imparziale.
"Moreno, te lo richiedo..."
Con aria quasi scocciata lui risponde.
"Dai lascia perdere...ci penso io! Non ti devi preoccupare...pensa a giocare!" E mi strappa di mano la lettera come se io fossi ancora un bambino e lui ancora quello che crede di potercela fare, il sangue mi arriva al cervello in un attimo.
Gli vado difronte, a pochi centimetri dalla faccia e gli puntò il dico contro.
"Non ti do del figlio di...perché ho rispetto per tua madre che è anche la mia...ma che sei una testa di cazzo te lo dico! Risolvi questo casino, risolvilo in fretta e senza conseguenze per le mie finanze...non mi voglio ritrovare in una causa che può durare anni e costarmi milioni di euro! Hai capito?"
"Ti ho detto che la risolvo..."
"Certo che la risolvi! O ti dovrai trovare un altro lavoro e fidati che non sarà pagato quanto ti pago io..."
Lui sta per reagire, lo so, lo conosco. È infatti lo fa.
"Potevo esserci io al tuo posto! Non te lo dimenticare...ero più bravo di te, lo sapeva anche papà!"
Stavolta lo prendo per il maglione e lo spingo indietro, mia madre cerca di mettersi in mezzo, spaventata da una reazione che non mi ha mai visto avere.
"Paulo! mantén la calma...per favore!"
"mamá, déjame en paz!!! Ci potevi essere tu, hai detto bene...ma non ci sei riuscito! Io SI! Io ce l'ho fatta, e questo papà lo sapeva! E IO vi ho portati fuori dalla mierda! IO pago il tuo stipendio e quello di Gustavo...IO pago i vostri divertimenti, le vostre belle macchine, i ristoranti e gli hotel di lusso, le tue vacanze e i pure i regali delle zoccole che ti scopi! Quindi vedi di non farmi incazzare...o dovrai iniziare a lavorare veramente! E credimi dei miei soldi non vedrai più un centesimo..."
Mia madre sta quasi piangendo. Lui è nero, vorrebbe ribattere ma non ha parole perché sa che quello che gli ho detto è vero.
Mollo la preso e voltò le spalle a entrambi, prendo una bottiglia d'acqua e vado in camera mia. Sul letto perfettamente rifatto ci sono gli indumenti lavati che ha usato Caterina l'altra sera. Tutto mi torna alla mente, compresa la scena di oggi. Decido di farmi una doccia...devo pensare come rivederla e devo farlo in fretta, forse, un idea mi è venuta.

L'altro battitoWhere stories live. Discover now