Cerchio magico

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Corro. Sto correndo su una striscia di asfalto, su una strada stretta che non ha fine e sembra sospesa nel nulla.
Le mie scarpe basse nere rischiano di farmi inciampare, i jeans stretti non mi permettono movimenti veloci, la camicia bianca che indosso si sta attaccando alla mia pelle sudata. So che mi inseguono e devo fare presto, ma un infame sassolino mi fa inciampare e cadere.
Sento due mani delicate che mi aiutano a rialzarmi. Quando alzò la testa vedo la faccia di mia nonna Matilde.
"Nonna! Cosa fai qui?"
"Cosa stai facendo tu Caterina?"
"Io?...io corro..."
"Per andare dove?"
"Per scappare nonna!"
"Da chi scappi tesoro? Da te?"
"No! Da quelli che mi inseguono..." Mi volto indietro per farle vedere che ci sono persone che mi stanno rincorrendo, ma in realtà non c'è nessuno alle mie spalle.
"È così che vuoi vivere Caterina? È così che ti ho insegnato a vivere? Per scappare?"
"No...nonna...davvero ero inseguita..."
"Alzati!" Mi dice in modo imperativo. In quel momento, mentre mi rimetto in piedi noto che è vestita come me.
Mi costringe a voltarmi verso destra, dove vedo un mare scuro che si agita appena oltre la fine della banchina su cui siamo in piedi.
Di punto in bianco l'immagine cambia. Ai miei occhi appare la figura  di Paulo. È in piedi nel soggiorno dell'appartamento, guarda fuori dalla finestra. Il suo abito è elegante. La casa sembra avere delle luci sparse, forse siamo in un periodo di festa, magari Natale.
D'improvviso nel salone entra la figura di una donna, una giovane donna, con un abito scuro e una gonna forse troppo corta. Ha un bel corpo, belle gambe, non c'è che dire. La vedo avvicinarsi a lui e posargli le mani sulle spalle. Paulo si volta. La sua faccia è inespressiva, i suoi occhi non hanno emozioni. Lei lo bacia e lui non fa nulla per ritrarsi. Lo prende per mano, e mi accorgo che le loro mani sono legate da fili rossi, quando si muove lei, lo fa anche lui, sembrano...burattini!
LUI È UN BURATTINO! Mi porto le mani alla bocca mentre sento le lacrime scendere lungo le guance.
"È diventato un burattino! Lei lo muove come vuole..."
"Certo! Tu l'hai costretto a diventare questo!"
"No! Non ho fatto io questa cosa!"
"Allora perché non lotti per liberarlo? Perché non lotti per lui? Per te stessa? Per quello che potreste essere?"
"Io non voglio trascinarlo nei miei..."
"Non lo vuoi trascinare in cosa? Nei tuoi segreti? Nei tuoi dubbi? Nelle tue paure di essere una donna felice?"
"Io..."
"Tu NON VUOI LOTTARE!!!"
Me lo grida quasi in faccia e io rimango impietrita.
"Nonna io non so..."
"Tu non sai come lasciarti il passato alle spalle! Questo non sai!"
"Nonna tu non..."
"Non cercare scuse...LOTTA! COMBATTI PER CIÒ  VUOI! VAI A PRENDERTI QUELLO CHE È TUO! Devi fare solo questo...altrimenti sarà così..."
Mi volto per guardare ancora davanti a me. Vedo chiaramente Antonella che muove i fili che la legano a Paulo facendogli fare ciò che vuole. Ora si gira verso di me e il suo volto è spaventoso! Gli occhi rossi, la pelle grigia e quel sorriso dai canini appuntiti che mi dice che ho perso.

M sveglio di soprassalto. Il fiato corto, la pelle velata di sudore. Mi portò una mano al volto.
"Che cazzo di sogno!" È l'esclamazione che mi passa per la testa.
Paulo ha ancora la testa sul mio cuscino e continua dormire sereno. La sua mano e appoggiata sul mio addome, sento il peso del suo braccio che si alza e abbassa al ritmo del mio respiro troppo accelerato.
Mi devo alzare. Lo sposto delicatamente, sfilando di lato per scendere dal letto. Lui si muove appena ma continua a dormire.
Mi infilo i pantaloni della tuta e prendo le sue ciabatte. Esco piano dalla stanza facendo attenzione a non far sbattere la porta.
Mi dirigo sicura in cucina senza accendere le luci. Prendo un bicchiere e mi verso dell'acqua che bevo tutta d'un fiato.
Sognare mia nonna mi scombussola sempre. Non accade spesso ma quando succede so che c'è un motivo, positivo o negativo che sia, c'è!
Guardo l'orologio, sono quasi le cinque, ho dormito poco più di quattro ore e  la stanchezza si è attenuata di poco.
Mi passò le mani nei capelli più che per sistemarli per cercare di muovere, insieme alla mia chioma scura, i pensieri nella mia mente.
"Perché sei arrabbiata con me nonna?" Penso. L'ho vista poche volte nella vita riprendermi con ira per ciò che stavo facendo di sbagliato a suo parere, e ora, in piedi in questa cucina sconosciuta, in questa che non è casa mia, averla vista così, anzi averla sognata in quel modo mi lascia dentro un po' di angoscia.
"Dovresti chiederti per cosa ti domanda di lottare?" Mi dice la voce assonnata dell'omino
"Ma tu sei sempre sveglio?"
"Per le cose importanti si!" Mi risponde fiero del suo compito.
"Per cosa dovrei lottare secondo te?"
"Oh, lo sai già..."
"Davvero? Non vuoi illuminarmi?"
"Certo, se lo ritieni necessario lo farò!"
"Lo credo inevitabile..." Penso mettendo le braccia conserte.
"E sia! Devi lottare per il letto!"
"Per il letto?" Chiedo, cercando di dissimulare ciò che penso.
"Hai capito perfettamente...devi lottare per restare in quel letto da cui ti sei appena alzata...o meglio, per quello che con te stava dormendo, e lo sta facendo ancora , in quel letto dove ti senti così bene..."
"Avevo capito..." Dico prima che possa continuare.
"Non mi sembrava. Ti fai domande su cose che sembrano ovvie..."
"Di ovvio non c'è nulla amico mio...e comunque non è una scelta che dipende esclusivamente da me..."
"A parte che non mi chiami mai amico mio e sono commosso! Ma mi sembra di capire che lui abbia le idee più chiare di te su ciò che vuole..."
"Tu credi? È in un momento di debolezza...dubito che abbia idee chiare su qualcosa in questo preciso momento."
"Allora diciamo che hai qualche giorno per capire...facciamo così? Qualche giorno per provare a prenderti "ciò che è tuo" parafrasando le parole di  tua nonna."
Mi fermo a riflettere un attimo. Potrebbe avere ragione oppure torto marcio. Su una cosa sono d'accordo: questi giorni possono essere chiarificatori.
Dovrò stare qui e dentro di me capisco che in fondo, la cosa non mi dispiace, anzi mi mette una certa curiosità, una possibilità di vivere tre giorni come se fossi "un altra" o meglio, quella che vorrei essere se...
Bah, i se adesso non li voglio contemplare, voglio lasciarli da parte.
Prendo la bottiglia dell'acqua per tornare in camera.
Prima di rientra, apro piano la porta della stanza di Alicia. La luce del corridoio si riflette all'interno e illumina il volto di questa donna che conosco da pochissimo. Entro piano e mi avvicino al letto.
Ascolto il battito dal polso, ed è regolare.
Sfiorò la fronte per sentire se ha febbre ma la temperatura è ideale.
Al mio tocco lei apre gli occhi, mi vede subito e cerca di sorridermi.
"Caterina...non dormi mai?"
"Non volevo svegliarti Alicia...mi sono alzata a bere, volevo vedere come stavi..."
"Abbastanza bene"
"Hai dolori?"
"Ora no, solo tanta stanchezza..." Mi dice pianissimo
"È normale! Ti lascio riposare...hai bisogno di qualcosa?"
"Devo andare in bagno...e ho anche sete..."
"Ti aiuto ad andare in bagno?" Le chiedo spostando le coperte per aiutarla.
"No Cara, c'è la faccio...potresti portarmi un po' d'acqua?"
"Te la prendo subito."
La guardo andare oltre la porta poi velocemente torno in cucina, prendo un bicchiere e un'altra bottiglia d'acqua e torno da lei che è già uscita dal bagno.
La aiutò a sedersi sul bordo del letto e le verso un bicchiere d'acqua che beve per intero.
"Gracias!" Mi dice
"Di nulla...ora torna a riposare"
Si stende e le sistemo le coperte, mi sorride con gratitudine e chiude gli occhi addormentandosi all'istante.
Riprendo la mia bottiglia d'acqua che avevo posato per terra e chiudo la porta per ritornare in camera.
Anche qui cerco di aprire il più piano possibile ma appena metto piede nella camera la luce sul comodino di Paulo si accende.
"Dove eri?"
"Sono andata a bere e a dare una controllata a tua madre..."
Lui, seduto nel letto mi guarda con gli occhi assonnati ma subito svegli alle mie parole su sua madre.
"Qualcosa non va?" Mi chiede
"No! No, tutto apposto...sta dormendo." Dico avvicinandomi al letto e posando la bottiglia sul mio comodino.
Lui si alza e va in bagno. Non dice altro. Forse essere svegliato dopo poche ore di sonno non gli piace molto, come dargli torto.
Mi levo i pantaloni della tuta e mentre li appoggio sulla solita poltrona ai piedi del letto lui ritorna in camera.
Lo guardo dirigersi verso la sua parte del letto e stendersi di nuovo sul materasso girandosi su un fianco per guardarmi.
Ricambio lo sguardo.
"Mi dispiace di averti svegliato..." Dico piano
"A me no, se lo spettacolo è quello che vedo...mi passi la bottiglia acqua?"
"Sì certo...vado a prenderti un bicchiere ho bevuto dalla bottiglia..." Gli dico passandogli la bottiglia.
Si alza ad afferrarla guardandomi negli occhi.
"Credi che possa darmi fastidio bere da dove hai posato la tua bocca, un attimo fa?"
In effetti il discorso non fa una piega. Lo guardo sorseggiare l'acqua mentre lui continua a fissarmi. Quando ha finito mi ripassa la bottiglia. La afferro e la posò sul mio comodino.
"Ora mi dici che cosa hai? Sei pensierosa..." Le sue parole quasi sussurrate nella penombra delle lampade accese sciolgono ogni mia riserva, quasi mi togliessero qualcosa di pesante che sentivo addosso. Se c'è qualcuno che ha il potere di calmare i miei pensieri e le mie ansie quello è lui in questo preciso momento. Lo guardo in silenzio. Mi inginocchio sul letto sotto il suo sguardo attento. Ho disperatamente bisogno di lui.
Gattonando come un bambino sul materasso mi avvicino piano.
Poso le mani sul suo petto.
"Ho...fatto un brutto sogno..."
"Anche l'altra volta avevi fatto un brutto sogno..." Mi dice piano, con lo sguardo più morbido.
"Paulo...posso dormire vicino a te...mi puoi...tenere tra le braccia?"
Non aspetto nemmeno che mi risponda, poso la testa sul suo petto e lasciò scivolare il mio corpo vicino al suo.
"Certo che puoi...chica mia...vieni..."
Metto la testa sulla sua spalla  appoggiando il naso al suo collo e respirando a fondo il suo odore. L'angoscia del sogno mi fa salire le lacrime agli occhi e il mio respiro senza volere si spezza e lui se ne accorge immediatamente.
"Ehi...pequegna...che succede..."
Mi sposta i capelli e mi costringe a guardarlo. So di avere gli occhi lucidi e normalmente non vorrei farmi vedere così, ma ora davanti a lui non provo nessuna vergogna.
I suoi occhi sono pieni di una dolcezza che non fa altro che farmi sentire ancora più vulnerabile.
"Vuoi dirmi che cosa hai sognato...solo se vuoi..."
"Mia nonna...ho sognato mia nonna...e...lei era arrabbiata con me...non si è mai arrabbiata con me...e saperla in collera ora mi fa male..."
"Shhhh...no, non lo devi pensare! Ovunque sia tua nonna ti vuole bene e veglia su di te...non è assolutamente arrabbiata, credimi...ha fatto un capolavoro con te!"
"Tu credi?"
"Ne sono assolutamente certo! Ti ha amato su questa terra e lo fa anche da lassù!"
Sospiro, un sospiro che è quasi un singhiozzo trattenuto.
La sua mano si posa sul mio viso ad accarezzarmi la guancia.
"Non piangere...lei non vorrebbe...e io non riesco a vederti soffrire..."
Si avvicina alle mie labbra accarezzandole con le sue. Chiudo gli occhi e mi godo quel contatto che mi infonde calore e sicurezza.
Le sue labbra mi danno infiniti piccoli baci su ogni millimetro della mie.
Mi lascio invadere dal calore che quel contatto così unico mi da.
"Paulo, tienimi tra le tue braccia per favore...qui mi sento al sicuro..."
"In questa stanza?"
"No! Tra le tue braccia...le tue braccia sono come..."
Mi guarda attendendo con ansia ciò che sto per dire.
"Come sono le mie braccia?" Mi domanda
"...come un cerchio magico...dentro questo cerchio mi sento al sicuro e...in pace..."
"Allora non uscire da questo cerchio..."
Mi attira più vicino. Le mie gambe si intrecciano alle sue ancora una volta ancora in  un perfetto incastro.
Respiro il suo profumo e la pace mi avvolge. Lo sento accarezzarmi il viso e credo di sentirlo quasi cantare una ninna nanna, ma forse è solo suggestione mentre scivolò nel sonno avvolta del cerchio delle sue braccia che non mi lasciano andare.

L'altro battitoWhere stories live. Discover now