Sei diversa!

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Il resto della mattina trascorre nelle visite di routine. Arriva mezzogiorno che nemmeno me ne accorgo. Torno in ufficio, do' un occhiata al telefono e vedo un altra chiamata del dott. Castellani. Mi appunto di nuovo di richiamarlo.
Verso l'una scendo al bar per fare uno spuntino. Al bancone Ginevra non c'è più e il bar è piuttosto affollato. Ordinò un tramezzino è una bottiglietta d'acqua. Mentre sto finendo il mio tramezzino vedo entrare Miranda. Mi nota subito, mi saluta, prende anche lei un tramezzino e viene a sedersi al mio tavolo.
"Ciao Caterina, come stai bellezza?" Mi chiede mentre inizia a mangiare il suo pranzo.
Faccio segno che va tutto bene mentre ingoio l'ultimo boccone e lei mi guarda fisso.
"Che c'è?" Chiedo
"Uhm...non so, sei diversa...è successo qualcosa?"
"No!" Rispondo anche troppo velocemente
"Ah! Mi stai mentendo...qualcosa è successo ma non ne vuoi parlare...hai degli occhi..." luminosi"...come se avessi...uhm, ecco...come se avessi fatto una nottata di ottimo sesso! Per caso "tango argentino?"
Sto bevendo quando lancia questa affermazione e per poco non mi va tutto di traverso. Cristo Benedetto?  Ma cosa hanno tutte oggi il radar?
Si mette a ridere ma quando vede che l'acqua mi sta andando di traverso mi da una pacca sulla spalla e torna seria.
"Ehi! Stavo scherzando..."
Tossisco un po' ma faccio segno che va tutto bene.
"Sì tutto ok, mi è andata di traverso un po' d'acqua...ma che cosa c'è di diverso in me oggi, me lo spieghi?"
"Te l'ho detto, sei luminosa...e poi ha lo stesso vestito di ieri. Tu non metti mai lo stesso abito due volte di fila...NOOOOOOOO!  Non mi dire che hai avuto una notte di sesso sfrenato con l'argentino e non avevi un abito di ricambio!!!! Che figata!"
Sono scioccata! Non rispondo e alzò un dito rivolto al barista gridando:
"Un caffè. Grazie!"
"Miranda tu sei fuori di testa! Ho messo lo stesso vestito perché sono tornata tardi, mi sono addormentata e stamattina ho messo questo che era già pronto! OK???" Sto quasi gridando!
"Tesoro calmati! Era una battuta!...però non era male come idea dai...lui era sicuramente ben disposto!" Continua a parlare e riesco a farle un breve sorriso.
"Devo andare Miranda..." Le dico dopo aver bevuto il caffè in fretta.
"Lo so, anch'io...ah! ha chiamato il dott. Castellani, ti cercava"
"Si lo so, mi ha cercato anche sul cellulare appena posso lo richiamo"
"Ok. A presto splendore. Buon lavoro."
"Anche a te Miranda"
Esco dalla vetrata per avere un attimo di pausa e fumarmi una sigaretta.
Non posso credere che sul mio volto si vedano tutte queste emozioni, che ci sia un cambiamento così evidente che io non riesco tuttavia a vedere.
Spengo il mozzicone e torno al mio reparto. Non ho tempo di fermarmi sulle sensazioni delle persone, ci sono vite che mi aspettano.
Il pomeriggio trascorre abbastanza normalmente. Fino alle quattro del pomeriggio ho il tempo di rimanere in ufficio ad aggiornare le cartelle.
Finito il lavoro di scartoffie posso fare una capatina nella sala musica del reparto.
Appena entro ritrovo Ginevra, sta seduta al pianoforte e suona alcune canzoni per i più piccoli. La sala non è molto affollata. Resto a guardarla per un po'. Suona bene e mi sembra che interagisca positivamente con i bambini presenti. Mi ha fatto una buona impressione stamattina e ora quell'impressione è confermata.
Lei mi vede e mi saluta con un grande sorriso. Decido di dedicare un po' del mio tempo ai bimbi in sala e la affianco al pianoforte. Dopo un po' ci ritroviamo a suonare un brano a quattro mani e a cantare canzoncine che strappano risate ai piccoli malati presenti. Mi piace sempre stare qui, ho voluto tanto questo luogo. Ci deve pur essere una parentesi di felicità anche nel dolore, o per lo meno di tregua.
Il tempo letteralmente vola! Prima che me ne accorga sono quasi le 17.30. L'infermiera che bussa alla porta mi comunica che nel mio ufficio e' arrivata mia cugina con Vittoria.
Saluto brevemente i bambini, i genitori e Ginevra che rimane a intrattenerli nella sala.
Appena esco nel corridoio vedo Stefania ferma davanti alla porta del mio ufficio  Vittoria che alla mia vista mi corre incontro e mi si lancia addosso con il suo zainetto per la danza. La prendo e la sollevo, rischiando di rovesciarmi.
"Ciao principessa! Come stai?"
"Ciao zia! Bene! Stasera mangio e dormo da te lo sai?"
"Certo che lo so! Poi stiamo sul divano a guardare la TV!"
"Siiiii!!!...posso andare in sala musica finché non andiamo?"
"Certo!" La metto giù e lei va in sala, conosce bene questo luogo è dentro di me mi auguro che continui a conoscerlo solo come il "posto dove lavora la zia" è mai per altro motivo, il solo pensiero mi chiude lo stomaco.
"Ciao tesor!" Dico salutando Stefania
"Ciao stellina! Scusa se ti do questo impegno, ma quel celebroleso di suo padre naturalmente non poteva tenerla..."
"Non ti preoccupare, mi fa piacere!"
"Ok, vado altrimenti perdo il treno..."
"Vai tranquilla, noi ce la caviamo!"
"Grazie...ma cos'hai fatto?" Mi chiede.
"Niente, perché?"
"Sei più bella del solito oggi...risplendi!"
Non ci posso credere, anche lei!
"Non ho fatto niente te lo assicuro!" Dico con troppo impeto.
"Uhm...secondo me c'è di mezzo un uomo...comunque non ho tempo di sottoporti al l'interrogatorio quindi per ora te la cavi, ma appena torno facciamo quattro chiacchiere! Ciaooo"
E se ne va.
Cosa c'è di così diverso in me oggi? Cosa vede la gente che io non riesco a vedere? Sono davanti al piccolo specchio che ho in ufficio e mi fissò intensamente.
No! Non vedo proprio nulla che non abbia già visto, non ci sono differenze.
Il mio omino si fa sentire.
"Prova a chiudere gli occhi..." Mi  dice, "...fai un bel respiro...pensa alle sensazione che hai provato..."
Faccio come mi dice anche se sinceramente, non so perché gli do retta.
Tengo gli occhi chiusi per qualche secondo, respiro e provo a richiamare alla mente le sensazioni che ho provato ieri sera.
In un secondo ogni emozione mi invade. Faccio un altro respiro e riapro gli occhi.
Riflessa nello specchio vedo me stessa ma sotto una luce completamente diversa. Sembra che i miei occhi siano più...più..."luminosi"! Come dice Miranda o Isabella, hanno una patina più morbida e languida, sembra che la mia pelle sia più liscia, le labbra mi sembrano più piene e cosa preoccupante ho sul volto un sorriso vago e leggermente sognante che non ho mai avuto.
"Ecco cosa vedono gli altri che tu non vuoi vedere..." Dice ancora l'omino.
"Ma scherzi??? Secondo te non ho mai avuto queste sembianze? Cioè, nessun uomo mi ha mai fatto questo effetto? Dai...non è possibile..."
"No, che io sappia non ti ho mai vista così...e fidati sono con te da parecchio tempo"
L'ominide mi appare quasi ragionevole e sensato in questa conversazione mentale.
"Sai che ti dico? ...se è così è meglio di un lifting! Costo zero, nessun dolore e anzi..."
"Ragazza, tu non stai bene! Ti stai nascondendo dietro un dito, lo sai bene quello che provi e pensi e non è un lifting!"
Ok, la nostra conversazione è durata anche troppo, gli ho dato ragione una volta ma non esageriamo.
Rimetto al suo posto l'omino, cioè in un angolo remoto della mia mente. Mi levo il camice e mi rimetto la giacca.
Esco e vado a chiamare Vittoria. La vedo dalla vetrata della stanza, sta giocando con un bimbo della sua età, Davide. Sono seduti sul tappeto morbido e colorato, lei con il suo maglioncino rosa uguale agli scalda muscoli che porta sui leggins grigi, là gonnellino rosa più chiara, i capelli lunghi sciolti, la trovo meravigliosa ma non perché è mia nipote, perché ha una dolcezza e una sensibilità che sono un dono di natura.
Tutti dicono che mi somiglia moltissimo, ne sono fiera, solo mi auguro che la vita la tratti bene.
La chiamo bussando sul vetro, mi vede subito. Saluta Davide che a differenza sua e pallido e un po emaciato, la testa calva e il corpicino troppo magro. Lei gli porge la bandana che lui aveva in testa e che ora si era tolto. Davide cerca di rimettersela bene ma fa fatica e Vittoria, con grazia assolutamente propria sola dei bambini, lo aiuta a legarla bene dietro la testa.
Mi salgono quasi le lacrime. I bambini non dovrebbero provare certe cose, non dovrebbero soffrire, non dovrebbero essere ammalati e costretti a stare in un ospedale. Dovrebbero essere solo felici, giocare, ridere ed essere convinti che ogni giorno è un giorno speciale. Ma la vita vera è un altra e io ne sono la prova.
Vittoria esce. La portò in ufficio e ci prepariamo ad uscire.
L'ascensore arriva subito, scendiamo al piano terra.
"Zia, Davide guarirà?" Mi chiede
"Certo che guarirà Vittoria, faremo tutto il possibile perché guarisca."
"Ma può succedere che non guarisca?"
"Beh, c'è sempre una possibilità che le cose non vadano come vogliamo, ma dobbiamo accettare anche questo lo sai vero?"
"Uh,uh."
Non dice altro, ma resta immensa nei suoi pensieri

L'altro battitoWhere stories live. Discover now