Alla corte dei Re

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Lasciata a scuola vittoria, mi dirigo verso l'ospedale. Parcheggio nella mia zona riservata e salgo velocemente al settimo piano.
Mi dirigo sicura vero l'ufficio del dottor. Castellani. Nella sala d'aspetto non c'è nessuno. La segretaria del dottore, di cui non ricordo mai il nome, mi vede e mi fa segno di entrare. Busso piano e attendo di sentire la voce di Mario che arriva subito.
Giro la maniglia ed entro.
"Ciao Caterina. Come stai? Vieni accomodati."
Si alza, mi stringe la mano e poi si risiede dietro la sua scrivania.
"Grazie professore."
Mi siedo nella sedia davanti a lui.
"Allora, come è andata la tua giornata con la squadra?"
Lo chiede con un vago sorriso che mi fa presagire che sappia molto più di quello che posso raccontargli io.
"Diciamo che è stata una giornata diversa. Credo che lei già sappia come sono andate le cose." Dico sorridendo a mia volta.
"Si, mi è stato riferito che hai fatto un esame approfondito..."
"Non so cosa le hanno riferito professore, ma credo di aver fatto quello che dovevo fare. Voglio dire, non potevo ignorare un segnale. Mi scuso se ho scombinato i piani di qualcuno, ma non l'ho fatto volontariamente...era mio dovere..."
Alza la mano facendo segno di fermarmi e io lo faccio.
"Caterina, nessuno sta mettendo in dubbio che tu abbia fatto la cosa giusta. Avrei fatto lo stesso. Se il tracciato del sig. Dybala aveva delle anomalie era tuo dovere approfondire la questione. Conosco le tue capacità, non ti avrei chiesto di sostituirmi se non mi fidassi totalmente. Non ti ho chiamato per questo."
"Grazie dottore. Ma allora perché mi ha chiamato? "
"Ti ho chiamato perché devo consegnarti questa."
È così dicendo mette sulla scrivania davanti a me una busta bianca su cui è riportato un logo che conosco perfettamente. Juventus football club.
Non la tocco e non la apro. Nella mia mente sale chiara l'idea che si tratti di una denuncia o una citazione che la società ha fatto nei miei confronti per la visita a Paulo. Me lo potevo aspettare.
"Non la apri?" Mi chiede Mario.
"Sono certa che lei saprà illustrarmene il contenuto"
"Certo che posso dirti cosa contiene. Dentro troverai una lettera di convocazione. Devi ricatti alla direzione della società tra circa due ore, il presidente Andrea Agnelli vuole incontrarti."
Mi sale un groppo alla gola. Ecco perché Mario è così gentile, il cazziatone  me lo farà la dirigenza in persona. Perfetto!
"Sai perché vogliono vedermi?" Chiedo con una voce più malferma di quello che vorrei.
"Posso immaginarlo Caterina, ma non sono autorizzato a parlarne. Non ti angosciare, ma ti consiglio di andare all'appuntamento e di essere puntuale, sarà apprezzato."
"Capisco. Mi muovo subito. Grazie professore."
Mi alzo, prendo la busta ancora chiusa e la metto nella borsa.
Mario mi accompagna alla porta con un sorriso .
"Stai tranquilla, non hai nulla da temere. Ci sentiamo dopo l'appuntamento. Va bene?"
"Si, grazie professore. A dopo. Buona giornata."
Esco nell'atrio dove stanno aspettando un paio di pazienti che prima non c'erano, saluto con un cenno la segretaria di cui ancora una volta non ricordo il nome e mi dirigo all'ascensore che ha ancora le porte aperte, con un piccolo scatto mi infilo velocemente nella cabina e spingo il tasto per arrivare a terra.
Estraggo la busta di una raffinata carta da lettere bianca con il logo della società. La apro ed estraggo il foglio leggendo velocemente il contenuto.
Non c'è scritto molto. "La S.v. È attesa presso la sede....bla bla bla...alle ore 11.00 a.m.   Per un incontro....bla bla bla...con II presidente dott. Andrea Agnelli. Si raccomanda massima puntualità . Cordiali saluti. "
La rimetto nella borsa. Sono già passate le dieci e ho poco tempo, il traffico a Torino è perennemente congestionato.
Salgo in macchina e velocemente parto. Non ho tempo di pensare. Non voglio nemmeno farlo. Guido quasi come un automa tenendo d'occhio ossessivamente l'orario.
In modo quasi incredibile arrivo alla sede alle 10.45. Parcheggio all'interno dello stabile e mi avvio verso l' ingresso.
Il palazzo elegante e' perfettamente curato. All'ingresso, dietro un bancone per il ricevimento una signora distinta mi guarda e mi sorride. Mi avvicino cercando di sembrare altrettanto calma.
Non ho nemmeno il tempo di parlare.
"Buongiorno. La dottoressa Donati immagino." Dice
"Si. Buongiorno. Ho un app..."
"Certo. Salga pure. Settimo piano. Da questa parte" mi indica sorridente l'ascensore.
"Grazie."
Mi dirigo nella direzione indicata, spingo il tasto dell'ascensore che si apre immediatamente, salgo e spingo il pulsante 7 che a fianco riporta al scritta: "uffici presidenza".
In pochissimo tempo arrivo al piano. Un elegante atrio con a terra un tappeto nero su un pavimento quasi bianco accoglie la scrivania di una segretaria. La donna sulla cinquantina si alza appena mi vede.
"Dottoressa Donati, ben arrivata" mi porge la mano che automaticamente stringo.
"Buongiorno."
"Prego mi segua. La stanno aspettando."
Mi stanno aspettando? Chi? Suppongo che lo scoprirò presto. La signora mi conduce attraverso un corridoio tappezzato di immagini in bianco e nero che raccontano la storia della squadra. Ci fermiamo davanti ad un grande porta a doppio battente. Mi fa cenno di attendere e io mi fermo.
Entra, e dopo poco più di un secondo mi fa segno di accomodarmi.
Varcata la soglia mi trovo davanti un lungo tavolo di vetro. A capo tavola c'è il presidente Andrea Agnelli. Alla sua destra l'amministratore delegato Marotta, alla sua sinistra Pavel Nedved e di fianco a lui riconosco subito Pessotto.
Si alzano tutti al mio ingresso. Il presidente mi viene in contro con un sorriso e la mano tesa.
"Dottoressa Donati benvenuta. Piacere Andrea."
Stringo automaticamente la mano con un sorriso finto quanto la mia serenità in questo momento.
"È un piacere incontrarla. Prego si accomodi. Credo che le presentazioni saranno brevi visto che ha già avuto modo di conoscere il sig. Marotta e Pavel un paio di giorni fa. Le presente il sig. Pessotto."
Stringo anche la sua mano, prima di passare a quella di tutti gli altri che mi salutano calorosamente e sorridendo.
"Si accomodi." Mi dice il presidente indicandomi una sedia vuota davanti a tutti loro.
"La sacra inquisizione!" Sentenzia il mio omino  nascosto  e un po' preoccupato.
In effetti la sensazione è più o meno quella. Potrei non uscire viva da qui e con la carriera stroncata, non ho difficoltà a crederci.
Mi siedo dritta sulla poltroncina di pelle bianca.
Il presidente non perde molto tempo in preamboli.
"Siamo lieti che abbia accettato il nostro invito..."
"Beh, non era proprio un invito...e non era facile rifiutarlo.." Penso, ma lo tengo per me.
"Possiamo offrirle qualcosa prima di iniziare? Un caffè. Un aperitivo."
"Un caffè volentieri. Grazie" se devo morire almeno lo farò dopo aver preso un caffè con la dirigenza della Juventus.
Il presidente spinge un tasto dell'interfono per far portare i caffè per tutti.
Poi, senza attender oltre inizia a parlare.
"Dottoressa Donati, si chiederà il motivo della sua convocazione..."
"No, il motivo temo di saperlo...attendo solo il momento in cui sarò scuoiata è appesa alla forca sulla piazza al pubblico insulto!" Penso. Ovviamente senza esprimere ad alta voce il mio pensiero.
"...l'abbiamo convocata dopo le visite mediche che ha svolto mercoledì sulla squadra..."
"Appunto...come volevasi dimostrare..." Sussurra il mio omino
"...nello svolgere il suo lavoro, lei ha ritenuto necessario trattenere e approfondire le analisi sul sig.Dybala..." Continua il presidente, in modo serio ma con un lieeve sorriso senza staccare i suoi occhi da me.
"...Dai! Forse la pubblica gogna sarà più breve di quello che ci aspettiamo..." Bisbiglia ancora il mio amico.
"Tranquillo! Tra poco arriverà la fustigazione..." Gli rispondo
"...Il dott.Marotta e il sig.Nedved ci hanno riferito la sua...ferma posizione...diciamo così, nel voler proseguire l'accertamento..."
Sento di dover intervenire. Una piccola difesa mi sarà concessa?
"Presidente, mi scusi se la interrompo...capisco che ai vostri occhi il mio intervento sul sig. Dybala può essere risultato insistente e anche invadente se vogliamo...ma, ho fatto quello che avrei fatto nei confronti di qualunque paziente. Forse avrei dovuto attendere il consulto con il prof. Castellani, ma nella mia professione a volte attendere vuol dire perdere tempo...ecco, non ho voluto perdere tempo e trascurare un segnale. Inoltre il paziente era consenziente..."
Agnelli alza una mano per far segno di fermare il mio tentativo di difesa.
"...dottoressa, lei non ci deve nessuna spiegazione..."
In quel momento un leggero bussare alla porta fa entrare la signora della reception con i caffè.
Mi posa davanti una tazzina bianca bordata di nero con il logo della Juve. È come ti puoi sbagliare! Discretamente come è entrata se ne va.
Bevo un sorso di caffè senza zuccheralo. È ottimo ovviamente. Anche loro fanno lo stesso.
"Come dicevo, non ci deve alcuna spiegazione del suo operato..."
"E allora" penso.
"L'abbiamo voluta incontrare perché il suo intervento è stato molto apprezzato per tempismo, sicurezza e professionalità  da chi era presente e anche da chi come me non c'era."
"Stai a vedere che la pena sarà più leggera di quello che pensiamo..." Diciamo io e l'omino nella mia mente.
Il presidente continua.
"Non voglio girare troppo intorno alla questione...l'abbiamo convocata per proporle di entrare a far parte dello staff medico della nostra società."
Rimango con la tazzina a mezz'aria. Mentre l'omino spalanca occhi e bocca in un espressione incredula.
Poso la tazza sul piattino per prendere un attimo di tempo.
Poi trovo il modo di articolare una frase.
"Mi scusi presidente, ma voi avete già i membri del vostro staff medico, ne fa parte anche il prof. Castellani...non vedo come potrei essere d'aiuto..."
"Il prof. Castellani ha espresso tempo fa, il desiderio di ridurre il suo carico di lavoro. Siamo pienamente soddisfatti del suo operato ma dobbiamo sempre guardare avanti, al meglio. Abbiamo chiesto al professore di suggerirci un suo valido sostituto in quell'occasione e lui ci ha fatto il suo nome."
"Ma come gli è venuto in mente!" Penso
"Non le nascondo che il fatto che lei sia una donna, a suo tempo ci procuro' alcuni dubbi...abbiamo preso tempo per meditare. Poi si è presentata l'occasione di vederla all'opera in modo fortuito ma direi molto proficuo."
"Avevano già parlato di me..." Lo sconcerto nella mia mente si allarga a macchia d'olio.
"Capisco..." Riesco a dir solo questo. Anche se non capisco affatto.
"Vorremmo che entrasse a far parte integrante del nostro staff." E dicendo così, spinge davanti a me una cartellina color argento.
"In queste pagine troverà le condizioni del suo contratto...non le chiediamo di seguire la squadra direttamente, in ogni partita e trasferta. Abbiamo il nostro medico societario. Quello che le chiediamo è di diventare il nostro medico di riferimento fuori dal campo. Si occuperà degli infortuni, sperando siano pochi, e di tutti gli esami di routine. Sarà a disposizione ogni volta che si svolgerà un incontro, in tribuna o da casa, come preferisce, ma dovrà essere reperibile in quelle occasioni. Seguirà la squadra solo nelle trasferte all'estero, gare e tornei d'allenamento compresi. Se non le fosse possibile seguirci per svariati motivi dovrà comunque essere reperibile.
La quota del suo stipendio annuale è riportata nell'ultima pagina. Le forniremo tutto ciò di cui ritiene di aver bisogno per svolgere al meglio il suo lavoro."
Sfoglio lentamente le pagine che ho davanti, arrivo all'ultima dove vedo l'importo annuale del mio contratto a sette zeri e  per poco non mi cappotto.
Devo dire qualcosa, ci sono troppe cose in ballo su questo tavolo.
"Signori, io sono lusingata dalla vostra offerta...ma credo che voi sappiate quale tipo di lavoro svolgo attualmente.."
"Lo sappiamo dottoressa. Conosciamo il suo impegno per la sua ulteriore specializzazione che sta prendendo per aiutare i bambini colpiti da malattie ingiuste..."
"È un lavoro a cui non sono disposta a rinunciare!" Dico con voce ferma stupendo anche me stessa.
Marotta interviene.
"Non le viene chiesto di rinunciare. Non le chiederemmo mai di farlo visto l'impegno che mette in questa "parte di attività" diciamo così. Le chiediamo di affiancare ai suoi "impegni" quello con la nostra società."
"L'impegno che mi chiedete non è proprio semplice..."
Il presidente torna a parlare.
"Siamo disposti a sostenere, anche economicamente s'intende, la sua attività all'interno dell'ospedale. In particolare per il reparto dedicato all'infanzia."
Messa in questi termini mi risulta difficile non sentirmi messa all'angolo.
"Dottoressa Donati, lei sarebbe la prima donna ad entrare a far parte dello staff medico della nostra società. La prima nella storia di tutta la Juventus. È un grande cambiamento per noi. Tra tutte le cose che le ho elencato, sono certo che capirà, devo chiederle, qualora decida di accettare ed è quello che tutti noi qui ci auguriamo...le dovrò chiedere di limitare i suoi rapporti con la nostra squadra a relazioni strettamente professionali, non so se mi sono spiegato."
Ascolto questa frase e la trovo francamente, maschilista.
"Ho inteso perfettamente. Mi ascolti presidente: se accettassi il vostro incarico, per quanto mi riguarda è assolutamente ovvio che i rapporti con i giocatori saranno SOLO ed esclusivamente di ragione professionale, e questo non perché è scritto su questo contratto, cosa che francamente trovo maschilista e fuori luogo, ma perché io sono una professionista, non è mia abitudine intrattenermi con i pazienti. Non so se mi sono spiegata."
I quattro uomini di fronte  a me sorridono guardandosi tra di loro non so se per compassione per quello che ho detto o per approvazione, preferisco pensare che sia per la seconda opzione piuttosto che per la prima che farebbe aumentare la mia disapprovazione a livelli biblici.
"Non avevamo alcun dubbi su questo dottoressa...anche sulla sua reazione..."Dice il presidente.
"La mia reazione vi diverte signori?" Chiedo guardandoli in faccia uno ad uno.
"Assolutamente no dottoressa. Diciamo che è in linea con ciò che ci è stato illustrato del suo carattere...ed è esattamente quello che vogliamo."
Non rispondo per non innescare una sterile discussione, tanto non porterebbe a nulla.
"Non ci resta che conoscere la sua risposta dottoressa. Se vuole un po' di tempo per rifletterci ovviamente le è concesso."
"Devi rifletterci? La cifra nell'ultima pagina non ti dice nulla?" L'omino è più agitato di me. L'opportunità che mi si offre è gigantesca per una donna della mia età. Senza contare ciò che di positivo può portare alla mia carriera e al mio lavoro in generale.
"Ma?...sento che c'è un ma...per caso stai pendo a qualcuno e al tuo fantastico discorso etico?"Dice ancora l'inconscio ominide.
"...infame! Lo sai che ci sto pensando..."
"E allora? Non era un tuo paziente...se dovessero esserci sviluppi avvertirai chi di dovere, cioè questi qui davanti...intanto ti metti in una posizione invidiabile! Te ne rendi conto? Vogliamo buttare tutto alle ortiche per una scopata? Beh, magari più di una...ok..."
Lo zittisco mentalmente! Devo ragionare in fretta. Mi impongo di aver preso una decisione prima di alzarmi da questa sedia.
Il cuore mi dice una cosa. La mente in altra. Io devo mediare tra i due.
Poso i fogli che ho in mano sul tavolo e guardo il presidente.
"Presidente, se vuole che ricopra questo ruolo mi deve assicurare che potrò avere a fianco il dott. Castellani. Non chiedo che sia perennemente presente, ma desidero che sia il primo medico che posso consultare in caso di bisogno. Nella veste che ritenete più giusta, ma è una condizione indispensabile. L'altra condizione è che io possa lavorare in ospedale, in particolare al reparto oncologico, in modo sereno, nessuno deve venirmi a cercare quando sono in turno. Chiamatemi e vi richiamerò al più presto, ma non mandate nessuno. Ultima cosa, la metà dello stipendio che mi avete offerto deve essere devoluto al reparto stesso per il miglioramento dell'ambiente ospedaliero. Queste sono le mie condizioni. Prendere o lasciare."
Rimangono zitti non più di tre secondi, si danno uno sguardo e poi Andrea parla"
"Le sue condizioni sono del tutto ragionevoli, il dott. Castellani non avrà problema ad accettare, lo aveva previsto in effetti, il suo ammirevole lavoro sarà tutelato glielo assicuro, per quanto riguarda il suo stipendio trovo che la sua richiesta sia quantomeno particolare."
"È una mia scelta, a voi non cambia nulla." Rispondo prontamente.
"Ha ragione. Le sovvenzioni non sono mai abbastanza. La mia proposta è un altra. Lei mantiene per intero il suo stipendio annuale. Noi ci impegniamo a versare una somma pari al suo stipendio, in un'unica soluzione, una volta all'anno, appena lei avra accettato."
"È uno a zero per lui! Palla al centro!" Esulta l'omino
Non ho via di scampo. E non posso chiedere di più. Le possibilità per il reparto con quella somma sono tante. Ed è a Isabella che penso quando decido di accettare.
"Benvenuta alla Juventus dottoressa Donati"
"Grazie"

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