Emozioni a distanza

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Dall'Argentina:
"Cazzo! Cazzo! CAZZOOOO!"
Ha riattaccato il telefono e io rimango in piedi, fuori dalla pota di casa a guardare lo schermo del cellulare ormai muto e a imprecare contro tutto. Ce l'ho con Antonella e la sua trappola, ce l'ho con me stesso, perché come un cretino ci sono caduto, anche se poi sono riuscito a fermarmi...ma lei questo non lo sa! Ce l'ho con la distanza che ci separa, con il mondo diverso in cui viviamo, con la settimana che ho lasciato passare in silenzio, con il mio carattere e con il suo, così cocciuti entrambi. Ce l'ho con la sorte, con la vita che ho scelto, con le stronzate che ho fatto, con le mie stupide convinzioni e con le sue altrettanto stupire convinzioni! E poi c'è l'ho con quella massa di gente che sta facendo un casino infernale dentro casa!
"Con l'universo creato non te la prendi?" Mi sibila la voce della mia coscienza.
"Si, me la prendo anche con quello!"
"Giusto! Rimangono fuori il cosmo, lo spazio, la luna, i satelliti e le stelle, c'è li vogliamo mettere?"
"Non è il momento di fare la stronza!"
"Oh scusa...ma sinceramente, cosa credivi che ti avrebbe detto quando hai deciso di chiamarla?"
"Non lo so...speravo mi facesse almeno parlare?"
"Chi? Una come lei? Parlare? Per sentirsi raccontare che "è stato uno sbaglio...e io non volevo?" Ma sei più fuori di quello che pensavo!"
"...mierda! Si più o meno il concetto era quello..."
"Ah madre de Dios !"
Ma davvero credevo che mi avrebbe lasciato parlare? Davvero ho chiamato per scusarmi?
"Senti amigo, ma tu al suo posto come avresti reagito?" Mi domanda ancora la saputella.
"Come avrei reagito...beh...insomma...non mi avrebbe fatto piacere...ma forse avrei lasciato spiegare..."
La mia amica coscienziosa esplode in una fragorosa risata senza freni.
"Cosa c'è da ridere?" Domando
"Ahahah....tu....ahahah...tu hai detto che non ti avrebbe fatto piacere...ahahaha ahahah....e che almeno la avresti fatta parlare....ahahah....a volte sei veramente divertente! Ahahah"
"Si sì, ridi pure! Non mi credi nemmeno tu!"
"Hombre, certo che non ti credo! Mettiti un attimo nei suoi panni...sei a casa tranquillo e ti ritrovi a guardare la foto della donna con cui hai, diciamo una pseudo relazione, tra le braccia del suo ex, che la bacia appassionatamente e le tocca il culo! Dimmi come avresti reagito..."
Il sangue mi arriva dritto al cervello mentre immagino ciò che la mia coscienza mi suggerisce.
"Appunto! Saresti stato furibondo!"
"Furibondo forse non è la parola giusta..."
"Esatto! Tu sei capace di grande passione almeno quanto sei in grado di odiare! Probabilmente non avresti nemmeno alzato il telefono! Oppure avresti risposto e le tue non sarebbero state parole dolci!"
"O avrei preso il primo aereo disponibile e sarei volato in Italia..."
"Ancora una volta esatto! Ti saresti presentato a casa sua, incazzato a bestia, pronto a sputare veleno senza ascoltare una sillaba! Quindi non biasimarla..."
So che ha ragione. Lo avrei fatto. Potendo prendere un aereo lo avrei fatto e sinceramente lo farei anche ora ma non posso.
Il solo pensiero di saperla tra le braccia di un altro, come ha raccontato al telefono, mi fa ribollire il sangue. Non posso immaginare che la sua bocca baci quella di un altro uomo. Non posso immaginare che qualcun altro la tocchi come ho fatto io. Non posso immaginare che un altro uomo possa fare l'amore con lei, possederla, entrare nel suo corpo e sentire il suo respiro, la sua voce, i suoi gemiti, quel modo sensuale di muoversi e lasciarsi andare al piacere.
"Dios! Estoi loco..."
Lo stomaco mi si contorce. Il cuore sembra fare a pugni con la gabbia toracica per cercare di uscire. Non sento più nemmeno le voci che provengono da dentro casa mentre immagino tutto.
"Pensaci bene Hermano! Devi capire che cosa vuoi..."
"Lo so!"
Faccio un respiro profondo per cercare di calmarmi. Vorrei non aver rivisto Antonella. Soprattutto vorrei essere da lei, perché se potessi essere di fronte ai suoi occhi potrei convincerla, potrei riuscire a non farmi tagliare fuori. Ma sono qui. E l'unica cosa che posso fare è attendere che questi giorni passino, sperando che il tempo ammorbidisca la situazione. In realtà ci credo poco, pochissimo, mentre rientro in quella stanza da mercato argentino che è casa mia.

A Torino:
I giorni seguenti alla telefonata di Paulo, sono peggiori di quelli della settimana precedente, ammesso che questo sia possibile.
Mi alzo dal letto ancora una volta stanca, ho dormito poco e quel poco è stato un incubo anziché un sonno ristoratore.
Scendo dal letto e vado automaticamente in cucina ad accendere la macchina del caffè. Come un automa mi dirigo poi in bagno, buttandomi sotto la doccia nella speranza che serva a farmi sentire meglio.
Faccio tutto quello che ho sempre fatto ogni mattina, in modo automatico e quasi inconsapevole, ma nulla sembra normale alla mia mente e alla mia anima.
Poco meno di un ora dopo sono pronta per uscire. Ho indossato un paio di jeans, una maglia con il collo alto nera, una giacca di lana cotta grigia con là cerniera obliqua, ho messo una collana chiara sul lupetto a collo alto, gli orecchini di perle, un paio di stivaletti da giorno neri con il tacco non troppo alto. Infilò il cappotto scuro e metto una sciarpa al collo, afferrò la borsa ed esco. Tutto nello stesso modo di sempre eppure tutto così diverso.
L'aria fuori è fredda ma non mi infastidisce troppo, anzi a, mi dà quella sferzata che mi serve a svegliarmi.
Mentre guido verso l'ospedale penso, come sempre penso, e come accade negli ultimi giorni, come è accaduto nell'ultima settimana, la mente finisce sempre su di lui
So che è tornato ieri, ma anche se ero a Vinovo, non l'ho incontrato e sinceramente ho fatto in modo che fosse così.
Non sono pronta a vederlo, sono troppo vulnerabile, la stanchezza di questi giorni potrebbe giocarmi brutti scherzi, quindi meglio evitare.
La sagoma dell'ospedale appare all'orizzonte mentre penso che oggi c'è la partita e alle sei dovrò essere allo stadium, in tribuna e stavolta non potrò far nulla per non vederlo o per non incontrarlo.
Mi fermo al bar prima di salire in reparto. Dietro al bancone ritrovo Ginevra. In questo periodo ho avuto modo di conoscerla meglio è venuta spesso in reparto ad intrattenere i bambini e tra una settimana inizierà il suo internato per la laurea specialistica. Mi piace questa ragazza, sa quello che vuole, ha il carattere giusto e la sensibilità adeguata per arrivare al suo obiettivo.
Mi porge il caffè prima che io lo ordini, nella ressa del bar riusciamo a scambiare solo alcune parole e ci salutiamo con un sorriso.
Al quinto piano la corsi è affollata, le infermiere sono al lavoro, le visite sono parecchie anche perché qui i pazienti sono piccoli ma le loro malattie spesso sono grandi, troppo grandi. I genitori, i nonni, gli zii, i parenti più stretti, gli amici fanno avanti indietro più che possono per far sentire la loro vicinanza a questi pazienti troppo giovani, troppo piccoli, ma giganti nella lotta che combattono ogni giorno.
Concludo il mio giro di visite sempre con Isabella.
Le sue condizioni sono abbastanza buone, ma non buone come vorrei. È debole e non esce molto dalla sua stanza, ma è così particolare e intelligente per i suoi quindici anni di età che trova il modo per non annoiarsi mai. Ascolta la musica, studia per non rimanere indietro a scuola, scrive e legge, legge tantissimo, di tutto e per ogni cosa che legge poi ricorda e spesso ne parla con me.
"Ciao doctor's !"
"Ciao bellezza! Come ti senti oggi" Le dico
"Abbastanza bene...sarà che alle sei c'è la partita?! Tu sarai allo stadio vero?"
"Si, ci sarò!" Dico semplicemente così è il suo sguardo diventa serio.
"C'è qualcosa che non va doctor's ...sembri stanca...cioè sei sempre fighissima, ma sembra che tu non abbia dormito..."
La sua acutezza nel riuscire a vedere oltre la mia solita maschera ormai non mi stupisce più.
"Non ti sfugge mai niente! Sono solo un po'stanca, sai il lavoro, il cambio di stagione...succede anche ad un medico!" Le spiego sfoggiando un sorriso che faccio fatica a tirare fuori.
"Uhm...ti ho visto stanca altre volte Doctor's, ma ora è diverso, dietro questa stanchezza c'è dell'altro...tristezza, malinconia...non so...sembri....delusa! Ecco! Dietro alla tua stanchezza sembra esserci della delusione..."
"Questa ragazza è un portento! Lo sai vero?" Mi dice l'omino del mio inconscio che era zitto da un po'.
"Lo so eccome che è un portento!"
"No, Isa! Nessuna delusione ...solo molta stanchezza! Non preoccuparti passerà"
"Sarà doctor's...ma tu mi nascondi qualcosa..."
La sua intuizione è ovviamente vera, ma come posso spiegarle che il mio malessere e' causato dal suo idolo? Come posso dirle che il ragazzo che adora, quello di cui ha la maglia sempre vicino al letto, non è il santerellino che tutti credono? Come posso dirle mi sento tradita, usata per come tappabuco per dargli il tempo di tornare con la sua vecchia fiamma? Come posso spiegarle che il suo Paulo, il suo perfetto Paulo, mi aveva promesso di proteggermi e io gli avevo quasi creduto, dal marcio che può esserci in questo mondo, salvo poi decidere di ridare una controllata al fondoschiena della sua ex fidanzata per farmi capire che è da lui che in realtà mi devo proteggere e devo farlo da sola? No, non posso dirle nulla di tutto questo è infatti non lo faccio.
La visito, guardo la sua cartella e penso che quei valori non mi piacciono, dovrebbero essere più bassi, dovrebbero essere migliori.
Ma lei non è stupida e non si lascia ingannare dai miei tentativi di spostare la discussione.
"Hai visto la foto di Paulo e Antonella?" Mi chiede mentre sto ancora scorrendo la cartella. Il cuore mi manca un battito. Mantengo gli occhi bassi sui fogli per non mostrarle il mio turbamento, ma ormai su quei fogli non vedo più niente, negli occhi, nella mente riappare in automatico quell'immagine che da giorni mi tormenta.
Quando credo di poter dissimulare ogni mio sentimento, alzo lo sguardo su di lei, che mi sta indagando con il suo sguardo.
"Si, ho visto, credo abbia visto tutto il mondo..." Dico usando un sorriso così falso e disinteressato che non so dove sono andata a prenderlo.
"Lei non mi piace! Non mi è mai piaciuta! Non è la donna per lui...donna poi...è Una ragazzina viziata! Se pensa di tornare con lei fa uno sbaglio enorme..."
La ascolto senza dire niente.
"Beh, Isa, i rapporti non sono sempre così semplici...forse hanno capito di aver sbagliato a lasciarsi...secondo me sono perfetti insieme."
Mi rivolge uno sguardo tra lo stupito e lo scandalizzato.
"Stai scherzando?! Tu non la conosci quella lì!...USA Paulo come il suo bancomat, o per farsi strada in qualche campo! Ne sono certa! È la tipica femmina che fa le cose per suo tornaconto...credimi, io non avrò esperienza diretta in queste cose ma le so riconoscere! Non è la donna per lui...per lui serve una donna vera, una...tipo te doctor's !"
Ora lo sguardo sconcertato è il mio. Ma come può dire delle cose del genere. L'ingenuità dei suoi quindici anni, ecco! Solo così riesco a giustificare questa affermazione, ma è giusto che abbia ancora un po' di questa ingenuità visto che il resto è stato rubato dalla malattia.
"Ma che dici Isa! Leggi troppi romanzi rosa! Lo sai che io sono destinata ad essere e rimanere una medico zitella circondata solo da gatti!"
"Si come no! Ma ti sei vista? No dico, ti guardi allo specchio ogni tanto? Ti guardi intorno quando passi per la strada o per la corsia! Qua dentro ci sono uomini che sbavano per te, medici, infermieri e anche alcuni papà ti dirò, hanno la bava alla bocca ogni volta che passi per la corsia! Ahahah...solo che tu non li guardi nemmeno!"
Addirittura alcuni genitori dei miei pazienti?
"Si Cara! Te lo dico da un pezzo! Ma siccome io sono il tuo amichetto invertebrato rompiscatole, non mi ascolti! Dai un po' retta a questa ragazza che la sa lunga!" Mi dice il mio omino a braccia conserte dondolando la testa in segno di assenso.
"Non me ne sono mai accorta, Isa, forse ti sbagli" le dico invece
"Naaaaa! Non mi sbaglio per niente! Tu non mi credi perché sono sempre chiusa qui dentro, ma questo è un fantastico punto di osservazione! In fondo qui transita tutta la tipologia di generi umani, tutta! E io la osservo! E ti dirò di più: anche Paulo ti ha messo gli occhi addosso!"
Lo dice così, guardandomi dritta in faccia, con la sicurezza di chi sa il fatto suo, mettendo le braccia conserte sul petto e alzando la testa in segno di chi è certa di non aver sbagliato la sua valutazione.
Mi stupisce. Continua a stupirmi ogni giorno che passa. La guardo scuotendo la testa e tirando le labbra in un sorriso un po'mesto mentre rimetto apposto la sua cartella.
"Ti stai sbagliando Isabella..."
"Ci ha già provato?" Mi risponde lei di rimando mentre io sono sempre più spiazzata e in imbarazzo.
"Chi Isa? Di chi stai parlando?" Le chiedo facendo finta di non capire.
"Lo sai doctor's di chi parlo...di Paulo! Ci ha già provato con te?"
"Assolutamente no!" Rispondo facendo una risatina che suona falsa anche a me. "Suona falsa anche la risposta se è per questo!" Si intromette l'omino.
"Strano, ero convinta che ci avesse già provato...da come ti guardava la prima sera...e poi quando mi ha portato la seconda maglia...avrei giurato che tra voi fosse già successo qualcosa..."
"La ragazza qui è da candidare al Nobel per l'intelligenza!" Dice l'inconsistente applaudendo a scena aperta.
"Non è mai successo niente Isabella, tranquilla".."
"Io sono tranquilla! Non avrai pensato che è venuto davvero per portarmi la maglia numero dieci vero? No, dico, non ci avrai creduto spero!? Perché non è venuto per niente per me, ma per te doctor's ! E aveva la faccia di uno che..."
La devo fermare. Devo impedirle di continuare a parlare. Alzo la mano in segno di stop.
"Isabella, te lo ripeto, non c'è niente tra noi. Io sono un medico della società e non può esserci, per contratto, nessun rapporto tra noi che non sia di tipo professionale. Quindi puoi mettere a riposo la tua fantasia."
Lei mi guarda un attimo soppesando ciò che ho detto. Poi dice un "ok" che suona  poco convinto, ma serve a fermare la discussione.
La saluto affettuosamente ed esco cercando di tornare a respirare normalmente. Rimango di nascosto a guardarla fuori dalla porta per un po'. La vedo prendere il cellulare e inviare un messaggio, ricevere la risposta e sorridere. Anche un piccolo seppure effimero contatto con l'esterno può far bene per chi rimane chiuso qui tutto il tempo. Posa il cellulare sul comodino e poi prende un libro, Jane Austin, "Orgoglio e pregiudizio" è il titolo del libro che sta leggendo. Un classico!
"Già, un classico, un po' come il tuo Orgoglio e il tuo pregiudizio, ti dice niente?"
Mi chiede l'omino.
"No! Nulla! Non ho né l'uno e né l'altro!"

L'altro battitoWhere stories live. Discover now