Confessioni al muro

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Aprile, 2012

ll pullman dovrebbe partire alle cinque e mezza precise, e riesco a prenderlo in tempo. Joon mi ha fatto volontariamente perdere tempo, perché sperava cambiassi idea all'ultimo momento, ma sapeva che era importante per me passare del tempo con Jemy. Così salgo giusto in tempo che le porte si chiudano dietro di me. Non è molto pieno a quell'ora, e quindi mi siedo al primo posto libero.

Ci vogliono circa quindici minuti per arrivare da Jemy, e ho per questo le mie solite cuffiette a portata di mano. Mentre le infilo nelle orecchie, mi dò un'occhiata intorno e noto che qualche posto avanti a me, sulla fila opposta alla mia è seduto un ragazzo piuttosto familiare.

Come avevo potuto dimenticare quell' episodio di qualche settimana prima? Era senz'altro quel ragazzo a cui piaceva disegnare. Peccato che non ricordi il nome, tuttavia non mi faccio scoraggiare e decido di sedermi accanto a lui lo stesso. Chissà se quel bullo gli ha dato più fastidio.

- Ciao - lo saluto, sedendomi accanto a lui. Era così preso dal suo disegno che sobbalza diventando tutto rosso quando realizza che sono accanto a lui.

- C-ciao - fa quasi fatica a rispondere, l'ho chiaramente messo in imbarazzo.

- Ti ricordi di me? - spero di non aver fatto una figuraccia.

- C-certo - mi risponde tuttavia - Meno male, temevo ti fossi dimenticato - gli confesso, mentre lui sembra essersi tranquillizzato e si raddrizza sul sedile.

- Non mi sono dimenticato - mi rassicura, sorridendo leggermente facendomi notare i denti un po' sporgenti ma che io trovo carini.

- Come va con il bullo? - il ragazzo non riesce a guardarmi negli occhi e quando gli faccio quella domanda, lo abbassa sul suo quaderno - Meglio - risponde semplicemente, ma non so se crederci. Comunque noto che sia un tipo di poche parole, evidentemente non gli piaceva molto chiacchierare. Non mi va di insistere con quella storia - Ti dispiace se resto qui? - gli domando allora, ma lui annuisce senza aggiungere altro. Gli sorrido e metto su le mie cuffiette.

Vorrei chiedergli come si chiama, ma non vorrei che ci rimanesse male e pertanto lascio stare. Tuttavia ha ripreso il quaderno in mano e sta continuando a disegnare: questa volta è un cavallo. Non dovrei spiarlo, ma mi rilassa il modo in cui sta facendo quelle sfumature sulla criniera. Pian piano però inizio ad osservare lui. Ha delle belle mani, curate, quasi delicate ma si vede che sa quello che fa dal modo deciso in cui impugna la penna biro con cui sta disegnando. Non sapevo quanti anni avesse anche se ne dimostrava quindici al massimo sedici, ma ero abbastanza sicura non né avesse di più per il viso delicato, che l'altra volta non avevo notato fosse così bello. Sicuramente quei capelli neri e un po' scompigliati e quel taglio d'occhi un po' orientale, avrebbero fatto stragi di cuore quando sarebbe diventato più grande. Inevitabilmente noto anche di come stia dritto sul sedile, quindi dell'apertura ampia delle spalle e del costato, che doveva essere sicuramente un po' più alto di me, nonostante fosse decisamente magrolino.

Devo averlo osservato un po' troppo, perché ad un certo punto si volta e mi guarda interrogativo. Distolgo subito lo sguardo, ma mi viene da ridere per essere stata beccata così facilmente. Comunque intravedo la mia fermata e quindi mi preparo a scendere, ma a questo punto voglio sapere come si chiama.

- L' altra volta non mi sono presentata, sono Key e non ricordo il tuo nome, perdonami - gli tendo la mano mentre mi sorride divertito - Lo so - mi lascia basita, poiché non ricordavo di avergli detto il mio nome - Mi chiamo JK, comunque - afferra la mia mano e questa volta sono sicura che non dimenticherò il suo nome.

- Alla prossima, allora - gli sorrido mentre mi alzo e scendo dal pullman, JK non risponde ma ricambia il sorriso. Spero di non averlo spaventato troppo.

どうして欲しい?// What do you want?Where stories live. Discover now