Di nuovo tu?

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Giugno, 2012

Alla fine Erik, il proprietario della gelateria, mi aveva assunta.

Avrei lavorato per tre giorni alla settimana, dalle nove alle tredici, insieme ad un altro ragazzo che avrei conosciuto da lì a qualche minuto.

- Voi due lavorerete insieme, ha solo quindici anni ma ti garantisco che è davvero efficiente - Erik è un ragazzo di circa venticinque anni, biondo, un po' troppo alto ma trovo il suo viso davvero simpatico. Non smette mai di sorridere. Perciò è facile credere a quello che dice.
M

i ha dato una divisa e stiamo parlando nel retro del negozio, quello è il mio primo giorno e mi sta dando gli ultimi consigli. Proprio mentre sta per dirmi che mi pagherà settimanalmente, sentiamo il campanello del negozio ed una voce chiedere se ci fosse qualcuno.



- Eccolo - sorride Erik mentre mi fa segno di seguirlo.

Non posso crederci.

Non appena entro nella gelateria, comincio a sorridere incredula.

- JK, allora sei tu? - sto continuando a sorridere come un ebete, mentre JK mi guarda con il viso rosso e palesemente sorpreso.

-Ma quindi vi conoscete?- anche Erik sembra contento di quella rivelazione.

- Sì, ci conosciamo - rispondo io sollevata di poter lavorare con qualcuno con cui sarei andata sicuramente d'accordo.

- Bene, anzi benissimo! - esclama Erik - Allora direi, che adesso che ci siete entrambi, di aprire.- batte le mani e poi si rivolge al mio collega - JK vai a cambiarti così spieghi a Key come funziona la macchina dello yogurt, io purtroppo devo scappare - senza aggiungere altro JK corre nel retro del negozio e solo quando è dietro al bancone con me, Erik ci saluta e ci avverte che sarebbe tornato fra un paio di ore.

Una volta soli, JK mi sembra alquanto teso tanto che sono io a dovergli ricordare di farmi vedere come azionare la macchina dello yogurt. Subito arrossisce e sorride leggermente, poi si fionda sulla macchina e in cinque minuti mi spiega come preparare uno yogurt.

- Avevo paura che fosse qualcosa di più complicato - sorrido divertita.

- L'unica cosa complicata è quella di capire i gusti assurdi della gente - sembra essersi rilassato.

- È da molto che lavori qui? -

- Due mesi, sono stato il primo a rispondere all'annuncio - mi spiega cercando di essere il più sciolto possibile, ma il sorriso perenne che ha sul volto mi fa capire che la mia presenza deve in qualche modo renderlo teso.

- Beh, allora dovrai insegnarmi tutto tu - provo a scherzare e pian piano noto che inizia a rilassarsi.

Tuttavia non abbiamo molto modo di parlare, perché al contrario di quello che pensavo la gelateria è già piena alle dieci di mattina. Più di una volta mi ritrovo a chiedere aiuto a JK, a quanto pare non ho davvero capito come funziona quella macchina per lo yogurt, ma dopo un po' finalmente mi rendo conto che continuavo a fare lo stesso errore.

Come promesso, Erik torna verso mezzogiorno, la sua presenza, al contrario di quello che temevo, non mi crea ansia. Anzi, mi sento così a mio agio che spero di poter rimanere il più lungo possibile. Soprattutto perché Erik non smette di farci ridere o di far qualche battuta su JK, che risponde sempre con quel suo sorriso carino.

Alle tredici, Erik chiude il negozio. Ed io sono libera.

È stata una mattinata stancante ma piacevole, Erik è contento di come abbia lavorato e mi aspetta tra due giorni al solito orario.

Tolta la divisa, fuori dal locale, io e JK ci fermiamo davanti al suo mezzo.

- Mi fa piacere poter lavorare con te - gli sto dicendo. Lui abbassa lo sguardo, sul viso l'accenno di un sorriso.

- Anche a me - ricambia, senza guardarmi. Sorrido contenta.

- Vuoi un passaggio? - poi mi chiede.

- Non c'è bisogno - ma ecco che per la seconda volta, Jemy fa la sua comparsa e di nuovo ci interrompe con quella frase

- Cosa ci fai qui? - gli chiedo sbalordita di quel tempismo perfetto.

- Ieri mi hai detto che avresti finito all'una e dovevo parlarti di una cosa - mi risponde lui sorridendo - Allora andiamo? - mi chiede poi, ignorando JK palesemente.

- Ma tu stai sempre in mezzo?- per la prima volta il tono della voce di JK prende un'intonazione diversa. Sconvolta mi volto verso di lui e non ricordavo fosse così alto.

- Scusami? - Jemy lo guarda con sguardo provocatorio, come se avesse fatto finta di non aver sentito bene.

- Lascia stare, ci vediamo giovedì Key, ciao - non faccio in tempo neanche a salutarlo che ha già messo in moto il motorino e sta sfrecciando via.

- Ma che vuole quello? - Jemy tuttavia non sembra contento di quello che è appena successo.

- Non ne ho idea -

- Beh, digli di stare al suo posto e che io sto in mezzo ai fatti tuoi quanto voglio -

どうして欲しい?// What do you want?Where stories live. Discover now