Taglio Netto

100 8 0
                                    

Giugno, 2012

Dovevo farlo alla sala giochi sotto il suo sprezzante sguardo soddisfatto. E solo quando sarebbe stato certo che io e Joon non avessimo più contatti, avrebbe dimenticato gli interessi e Jemy.

Era proprio in quegli ultimi momenti che mi ero resa conto che io amavo Joon. Doverlo lasciare mi distruggeva, soprattutto perché stavo rischiando tutto. Anche se T-Boy avesse lasciato perdere quella faccenda, questo non dimostrava che i genitori di Jemy avrebbero chiuso la questione della denuncia. Tuttavia ormai avevo accettato quel destino, e non potevo tirarmi indietro.

- Ti aspetto alla sala giochi, cerca di venire il prima possibile - mi sta ascoltando, seduto su uno sgabello del bar, T-Boy mi ascolta con sospetto, non si fida assolutamente di me. Non mi stacca gli occhi di dosso. Giro per la sala giochi, cerco di trovare la scusa perfetta, quella che non faccia insospettire Joon di qualcosa, ma quel suo modo insistente di fissarmi mi disturba. Credevo che Jin avesse ragione, credevo che in realtà avessi qualche ascendente su di lui, ma in realtà ero stata solo un'altra delle sue pedine. Anche io mi ero abbassata a seguire i suoi ordini, a fare quello che voleva lui.

- Non farmi scherzi - è dietro di me, sento il suo respiro umido sul mio collo. Non rispondo, mi sposto soltanto, lo voglio il più lontano possibile da me.
Però mentre entro nel bagno delle donne, mi rendo conto che, da quando ho accettato di lasciare Joon e prestarmi a quel progetto masochista, qualcosa è diverso in T-Boy. Comunque non voglio pensarci e mi sciacquo il viso come per cancellare, almeno per un secondo, tutto quello schifo che avrei dovuto affrontare.

- Tutto bene? - una voce poco familiare mi sta rivolgendo quella domanda, un po' preoccupata.

Mi volto e riconosco appena il viso di chi mi sta parlando. Anche se il suo sguardo ed il profilo del naso, mi ricordano qualcuno.

- Ehm... sì, grazie - dopo qualche secondo di silenzio riesco a rispondere anche se con un po' di titubanza, soprattutto perché la ragazza che ho davanti non mi sembra molto convinta - Sicura? Perché T-Boy mi ha chiesto di controllarti -

- Ha chiesto di fare cosa? - la guardo sconvolta: addirittura era arrivato fino a quel punto?

- Sì, ma è ovvio che non gli avrei mai riferito nulla - la guardo ancora più sconvolta - Quel ragazzino crede davvero che io mi pieghi alla sua volontà? È solo un illuso - ormai il suo è diventato un monologo personale, era chiaro che a quella tipa non piaceva affatto T-Boy.

- Ma allora perché gli lasciate fare quello che volete? - adesso sono io che sbotto, per quanto potessero odiare tutti quel ragazzo nessuno faceva nulla per farlo smettere. La ragazza mi lancia uno sguardo veloce, poi si appoggia al lavabo e incrocia le braccia al petto - Perché se non facciamo così, addio sala giochi, addio posto di lavoro, addio tutto - mi spiega lei semplicemente, come se mi avesse appena fatto l'elenco della spesa, ma a quel punto realizzo dove l'avessi già vista: era la sorella di Xavier.

- Credimi, noi abbiamo provato ad alzare la testa ma lui ci ha distrutto la sala giochi, ci abbiamo impiegato mezzo anno per riparare tutti i danni che ci hanno fatto - ma chi diavolo era questo ragazzino? Il padrino? Ero allucinata.
- Comunque perché mi ha chiesto di controllarti? Cosa hai combinato per attirare la sua attenzione? -

- Gli ho chiesto un favore - rispondo semplicemente.

- E quindi? -

- E quindi vuole che gli paghi "i suoi interessi" - non so se fidarmi di lei, quindi non mi applico molto a spiegarle quello che fosse successo tra me e T-Boy.

- Mmh - alza le spalle e poi mi tende una mano - Comunque io sono Ivy - guardo prima la mano e poi lei, questa ragazza ha qualcosa di strano ma infondo era pur sempre la sorella di Xavier - Key, mi chiamo Key - alla fine stringo la sua mano.

- Bene Key, se vuoi sfogarti sai da chi andare - Ivy mi fa l'occhiolino, nello stesso identico modo del fratello, e poi esce dal bagno lasciandomi qualche minuto interdetta.

Non so se riuscirò a farlo, non se riuscirò a lasciarlo, e quando esco dal bagno e vedo Joon al bancone del bar, ridente e sereno, mi si spezza il cuore. Come al solito mi bacia sulle labbra, ma nota subito che qualcosa non va, come potrei stare bene? Da lì a qualche secondo avrei dovuto dargli prova che io ero esattamente come aveva sempre creduto che fossi: una che non ne valeva la pena. Mi chiede cosa volessi dirgli, che al telefono mi aveva sentita strana, e l'unica cosa che riesco a fare e schioccare un'occhiata a T-Boy e poi trascinarlo accanto alle slot.

- Key, inizio a preoccuparmi - mi sta infatti dicendo - Cosa succede? - mi fa male lo stomaco, ma intravedo T-Boy dietro di lui, accanto ad una slot che mi fissa con il suo sguardo sprezzante.

- È difficile - inizio col dire, ma non riesco a continuare, mi mancano le parole.

- Key, cosa succede? - adesso la sua voce è seria, Joon ha capito che c'è qualcosa che non va, qualcosa di brutto.

- Dio! - impreco, mi volto di spalle con le mani tra il capelli: come diavolo potevo fare una cosa che non volevo fare?

- Non capisco - mi continua a ripetere e più lo fa, più mi sento morire dentro.

- È finita - alla fine mi giro di scatto e glielo dico, mi guarda a bocca aperta.

- C-cosa? - non sta capendo nulla di quello che gli ho appena detto, sorride nervoso.

- È finita, Joon, non voglio stare più con te - il groppo alla gola sale, riesco solo a dirgli quella frase e vedere il sorriso compiaciuto di T-Boy e poi esco dalla sala giochi, le lacrime agli occhi.

Non so dove sto andando, ma sento di aver fatto la cosa peggiore della mia vita. Ho appena detto addio all'unico ragazzo che mi aveva fatta sentire bene, che mi stava facendo innamorare, che mi aveva fatto sentire me stessa, che aveva scelto me nonostante tutto. Ed io gli avevo dato un calcio nel sedere per la volontà di un ragazzino, dello stesso ragazzino per cui lo avevo accusato di essere un sottomesso. Alla fine anche io ero caduta nel suo gioco, alla fine anche io ero diventata vittima del suo ascendente.

Continuo a camminare velocemente, sto andando verso la scuola ma in realtà è da Jemy che voglio andare. Il terminal non è molto distante, forse avrei trovato qualche pullman o avrei potuto chiamare Jin e farmici accompagnare. Ma sono così confusa che cammino senza prendere una decisione.

- Che significa? - la sua mano mi afferra per un braccio, Joon è davanti a me, gli occhi grandi per la rabbia ma umidi di confusione - Adesso mi dici cosa cazzo significa tutto questo - non riesco a guardarlo negli occhi soprattutto perché non trattengo più le lacrime.

- Ti prego, Joon - lotto fra i singhiozzi - Non chiedermi nulla -

- Perché Key? Perché mi stai facendo questo? Allora è stato solo un gioco per te? Non era vero nulla? - adesso piangiamo insieme, mentre lui mi scuote per le spalle.

Continuo a chiedergli di accettare le cose così come sono, di lasciarmi andare, che tra noi deve finire oggi stesso ma lui non ci vuole credere, mi domanda se sono stata costretta a farlo, che non poteva essere così. Non so più come giustificarmi, vorrei dirgli la verità ma T-Boy non è stupido e lo posso vedere benissimo dietro le spalle di Joon, guardarci guardingo e attento ad ogni piccolo passo falso che potrei fare. Ma tutto quello a cui assiste è l'addio costretto di due innamorati.

- Ti prego - è l'ultima cosa che gli dico, poi prendo la mia decisione: Jemy mi avrebbe salvata anche quella volta.

どうして欲しい?// What do you want?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora