Lacrime di coccodrillo

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Giugno, 2012

- Quindi sei stata al suo gioco? - sono seduta sul letto di Jemy, continuo a tirare su con il naso, e non faccio altro che sfregarmi un fazzoletto, sporco di mascara, sul mio viso già rosso per le lacrime che non riesco a trattenere.

La domanda di Jemy accentua ancora di più il mio senso di colpa: perché sì, ero stata al suo gioco, ero stata agli ordini di T-Boy.

- Perché hai fatto questo, Key? - Jemy non si riesce a rendere capace di quello che ho fatto, continua a farmi la stessa domanda fino a quando non lo vedo guardarmi di sbieco, come se avesse inteso qualcosa - C'entro io, vero? - adesso il suo è un tono quasi accusatore e sicuro di quello che sta domandando.

Non rispondo, non voglio dirgli la verità, non voglio svelargli che ho lasciato Joon perché la sua amicizia e la sua incolumità erano più importanti di qualunque altra cosa.

- Ho capito - annuisce e afferra il telefono - Ho capito tutto - continua a ripetere più convinto.

Non riesco a capire cosa stia facendo con il telefono, ma è quando sento il nome di Jin che mi rendo conto che ha davvero capito cosa sia successo.
- Cosa le hai fatto fare, Jin? - mi alzo in piedi all'istante e cerco di afferrare il telefono ma Jemy per quanto sia magro, è più forte di me e mi intrappola con un braccio. Mi tiene stretta a lui, la schiena contro il suo petto mentre lo sento urlare contro suo cugino che è uno stupido egoista, che doveva stare fuori da quella storia, che alla fine a rimetterci sono sempre gli altri - Non fai altro che calpestare la gente per uscire con la faccia pulita, vai a farti fottere - sono le ultime parole che sento pronunciargli, dopo di che chiude la telefonata e lascia andare pure me.

Continuo a piangere - Sono lacrime di coccodrillo - è quello che mi dice guardandomi male - Ti avevo detto di non metterti in mezzo Key, ti avevo detto di starne fuori, invece tu dovevi tradirmi con mio cugino e farmi passare come un perdente - è infuriato ma adesso lo sono anche io.

- Ho lasciato Joon per te e tu sai dirmi questo? -

- Cosa dovrei dirti? Sei solo una stupida impicciona! - Non ci penso neanche due volte, perché sono così sopraffatta che l'unica cosa che riesco a fare e stampargli cinque dita in pieno volto.

- Vaffanculo - è l'ultima cosa che gli dico prima di lasciare la sua stanza, la sua casa, il suo fottuto giardino.

È la seconda volta che mi permetto di schiaffeggiare Jemy, ma proprio lo odio. Ho lasciato il ragazzo di cui sono innamorata per lui, e questo è il suo ringraziamento: un rimprovero e sentirmi dire che sono una stupida impicciona.

Il prossimo pullman, poi, passerà fra un'ora. Scoppio di nuovo a piangere, perché in quella cazzo di giornata non era andato nulla come doveva.

Mi siedo sulla panchina della pensilina, per fortuna non c'è nessuno ed è quasi buio: nessuno potrebbe vedere il mio viso e i miei occhi troppo gonfi per le lacrime che non riesco a smettere di trattenere. Ormai l'unica cosa che posso fare è aspettare e piangere tutte le mie lacrime.

Almeno fino a quando non sono costretta ad asciugarmi in fretta il viso quando un motorino sfreccia davanti a me e ha il cattivo gusto di fermarsi.

- Key?-

Alzo lo sguardo e riconosco subito JK, il ragazzino del pullman.

- Come hai fatto? -

- A riconoscerti? - mi domanda con un mezzo sorriso tra l'imbarazzo e il divertito.

Annuisco - Perchè non è difficile da dimenticare un viso come il tuo - non so come prendere questa sua affermazione, fatto sta che mi fa sentire meglio.

- Beh, grazie - gli sorrido.

- Perché sei qui? Non lo sai che l'ultimo pullman è passato mezz'ora fa? -

- Cosa?!?- vorrei piangere di nuovo, ma mi limito a rovistare tra le foto che ho nella mia gallery, alla ricerca degli orari che avevo fotografato, ed effettivamente mi accorgo di aver letto male.

- Bene! - esclamo alzandomi in piedi - Questa si che è una giornata del cazzo! - JK mi guarda dispiaciuto e anche un po' sorpreso da quel mio modo esuberante di esprimermi, ma dallo sguardo intuisco che ha capito che qualcosa non va.

- Vuoi che ti accompagni io?- la mia attenzione si catalizza subito su di lui e sul suo motorino - Ecco perché non ti ho visto più sul pullman!-

- Finalmente i miei hanno deciso di fidarsi - mi confida, accenando un mezzo sorriso che scopre i suoi denti superiori leggermente sporgenti ma pur sempre carini. Tuttavia non so se accettare il passaggio, ma di certo non posso passare la notte sotto quella pensilina o chiamare i miei che sono ancora a lavoro.

- Mi faresti un grande piacere - sono intenzionata ad accettare e JK mi sta passando anche il casco - Preferisco che lo metti tu - anche se ne ha solo uno, quando una mano lo afferra prima di me - Non c'è bisogno - è Jemy.

Sia io che JK lo guardiamo basiti, ma se JK è leggermente intimorito da quella presa di posizione di Jemy, io sono totalmente arrabbiata.

- Portami a casa - lo ignoro completamente, dopo la sparata infelice di poco prima non merita nulla, così cerco di salire sul mezzo ma Jemy mi afferra di peso e me lo impedisce -Ho detto che non c'è bisogno - insiste lui, mentre con uno strattone mi libero dalla sua presa - Cosa non ti è chiaro del per te non esisto più? - gli urlo quindi in faccia, mentre il povero JK assiste alla scena decisamente preoccupato, mentre Jemy sembra essere visibilmente colpito da quello che gli ho appena detto - Hai ragione - però mi stupisce, avrei creduto che mi avrebbe continuato a rispondere male - Sono stato uno stronzo a dirti quelle cose, quando tu hai cercato solo di aiutarmi - credo di aver finito tutte le mie lacrime, invece ricomincio a piangere - Jin non sapeva cosa fosse successo tra te e T-Boy, ma sapeva che tu lo avresti convinto a lasciar perdere i miei interessi in cambio della sua libertà - Jemy sembra davvero dispiaciuto di quello che è successo e così si avvicina e mi afferra per i fianchi - Scusami - mi sussurra all'orecchio mentre lo stringo forte a me.

Non mi sono dimenticata di JK e in tutto ciò lo ringrazio per avermi aiutata e che ora sarei tornata a casa di Jemy.

- Di nulla - mi risponde con tono un po' distaccato, prima di mettere in moto e sparire nel buio inoltrato della sera.

- Chi era quello? - mi chiede poi Jemy - Un ragazzo che ho conosciuto sul pullman - rispondo soltanto, mentre salto su di lui e lo costringo a farsi perdonare così: portandomi fin casa sua sulle sue spalle.

どうして欲しい?// What do you want?Where stories live. Discover now